The Dark Side of the Pitbull
Ce lo ricordiamo combattivo, tallonatore vecchio stampo di un’epoca che sembra passata quando in realtà è solo dietro l’angolo. Brian Moore ha indossato 64 volte la maglia dell’Inghilterra tra il 1987 e il 1995, è sceso in campo cinque volte con quella dei Lions e ha disputato tre Coppe del mondo e vinto tre 6 Nations con tanto di Grand Slam. Ma soprattutto, Brian Moore è un simbolo e così è detto tutto. È tornato alla ribalta nelle ultime ore perché ha appena pubblicato un’autobiografia, “Beware of the Dog”, dove svela di aver subito degli abusi quando era un ragazzino da un maestro di scuola. E che non ha mai perdonato la madre che lo diede via in adozione. Due traumi che sul campo si sono trasformati in competitività allo stato puro, come racconta sempre nel libro. Soprannominato The Pitbull, Moore ora fa il commentatore per la BBC e cura un rubrica sul Daily Telegraph, quotidiano al quale ha svelato altri particolari in un lungo incontro con la giornalista Elizabeth Grice. All’età di nove o dieci anni, Morre (nato a Birmingham l’11 gennaio 1962) è stato vittima di abusi sessuali da parte del suo maestro, ora morto e il cui nome non viene mai rivelato, durante una gita. A peggiorare le cose, l’amicizia che legava l’insegnate ai suoi genitori. Gli abusi sono proseguiti durante la scuola, ma il futuro tallonatore con la rosa tatuata sul petto non ha mai raccontato niente a nessuno, tenendosi tutto dentro. Ora che è padre di due ragazzine nate dal terzo matrimonio, ha “tutta un’altra prospettiva” ed è uscito allo scoperto. “Chiunque mi conosca non direbbe mai che manco di confidenza con me stesso perché parlo in pubblico. Ma chi ha avuto esperienze come le mie capirà che ciò è possibile, che essere uno che ama parlare è come una forma di compensazione, quando in realtà si è emotivamente danneggiati”. Abbandonato dalla nascita dal padre di origine malese, è stato dato in adozione dalla madre e, a sette mesi, veniva descritto dalla National Children’s Home come un “bonny boy” che non ha niente dell’orientale. Venne così adottato da Ralph e Dorotyhy Moore, coppia metodista con due figli avuti dal matrimonio e una bambina cinese, pure lei adottata. Il rugby lo ha contagiato sin dall’inizio per l’essere uno sport di contatto e violento, ai suoi occhi. All’università di Nottingham studiava legge e giocava per la squadra dell’ateneo il mercoledì, mentre il sabato indossava la divisa del club della città delle Midlands. “È una faccenda difficile, se si è stati vittima di un abuso, ci si sente infangati dall'atrocità di questo crimine”, continua a raccontare Moore che ha provato a contattare il suo ex professore colpevole degli abusi: “Io mi sono sentito sopraffatto quando ho saputo che era morto. Gli avevo scritto una lettera spiegandogli le conseguenze di quello che aveva fatto, ma è morto prima che potessi inviarla. Lui probabilmente si era lasciato andare a questo tipo di abusi per diversi anni”.
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