sabato 27 febbraio 2010

6 Nations: difesa Italia, vittoria Azzurra

Stadio Flaminio, Roma. Italia 16 - 12 Scozia

Italia: LMcLean (Benetton Treviso); A Masi (Racing Metro Paris), G Canale (Clermont-Auvergne), G Garcia (Benetton Treviso), M Bergamasco (Stade Francais); C Gower (Bayonne), T Tebaldi (Gran Parma); S Perugini (Bayonne), L Ghiraldini (Benetton Treviso), M Castrogiovanni (Leicester), Q Geldenhuys (Viadana), M Bortolami (Gloucester), J Sole (Viadana), M Bergamasco (Stade Francais), A Zanni (Benetton Treviso)
Rincalzi: F Ongaro (Saracens), M Aguero (Saracens), C Del Fava (Viadana), P Derbyshire (Petrarca Padova), P Canavosio (MPS Viadana), R Bocchino (Rovigo), K Robertson (Viadana)
Scotland: H Southwell (Stade Francais); S Danielli (Ulster), M Evans (Glasgow), G Morrison (Glasgow), S Lamont (Scarlets); D Parks (Glasgow), C Cusiter (Glasgow, capt); A Jacobsen (Edinburgh), R Ford (Edinburgh), E Murray (Northampton), J Hamilton (Edinburgh), A Kellock (Glasgow), K Brown (Glasgow), J Barclay (Glasgow), J Beattie (Glasgow)
Replacements: S Lawson (Gloucester), A Dickinson (Gloucester), N Hines (Leinster), A Strokosch (Gloucester), M Blair (Edinburgh), P Godman (Edinburgh), N De Luca (Edinburgh)
Referee: Dave Pearson (Eng)
A rugby non ci si può nascondere dietro gli occhiali da sole, insomma non si può bluffare. Chi sa applicarsi nella difesa parte già in vantaggio e se la squadra avversaria gioca male, si fa ancora meglio. L’Italia che ha vinto al Flaminio ha anzitutto difeso, portando placcaggi, rodendo terreno alla Scozia, spingendola indietro e ritrovandosi anche quando la benzina stava per finire. Gli Azzurri tornano così a sorridere dopo sette sconfitte nel 6 Nations e il cucchiaio di legno lo possiamo comodamente usare per girare il minestrone.
Bella battaglia in quel di Roma contro gli scozzesi di Andy Robinson ai quali va dato il merito di averci provato fino alla fine, di aver sfiorato in due occasioni la segnatura grossa, ma che oltre il solito schema non riescono a reinventarsi tanto da incartarsi con le proprie mani quando a ostruire la manovra non erano i nostri. Mischia solida dopo qualche scossa di assestamento iniziale, continui nella rimessa laterale a parte due errori gratuiti con lanci lunghi, ma nell’economia degli 80 minuti ci stanno: l’Italia ha retto l’urto, l’ha respinto – e qui sta la differenza. A fare da anello di congiunzione Craig Gower, un mediano che richiede palloni da giocare, ben assistito da Canale e Garcia. E se Mirco Bergamasco si presta bene ad un ruolo che non è suo, quello di calciatore, il fratello Mauro guida la terza linea a caccia dei nemici: tra Bergamauro – Sole – Zanni e Brown – Barclay – Beattie i primi tre non hanno nulla da invidiare agli uomini con la croce di Sant’Andrea.
Il nostro vallo di Adriano - Gli Azzurri aprono le marcature con Bergamasco al 9’, da un calcio di punizione per un fallo in mischia di Euan Murray. È il primo segnale che la difesa porta punti perché la Scozia cerca la manovra, ma fatica assai a ritrovarsi e la palla può girare, ma se non viene portata in avanti non si guadagna nulla, mentre l’Italia difende correndo, avanzando e placca con gusto. E costringe la Scozia a stare nella propria metà campo.
Quattro minuti più tardi ancora il biondone dello Stade Francais si ripete per un fischio di Pearson (oggi tranquillo, non smanioso di protagonismo) a Barclay da un’azione cominciata da una touche. Altri indizi che questa può essere la volta buona per mettere a tacere quelli che pretendono di fare di più di ciò che ci è fattibile: giochiamo semplici, senza fronzoli, badiamo al sodo. 6-0.
Ovviamente la Scozia sa che non può sbagliare, che certo questo non è il match contro il sornione Galles di due settimane fa: guarda caso, le due mete dei blue navy a Cardiff erano arrivate perché i gallesi non difendevano, o meglio non placcavano. Il condottiero è Dan Parks, poi eletto Man of the match. Mah, spettava sicuramente ad un azzurro, tant’è. Parks mostra intelligenza, i suoi calci esplorano bene la profondità e trovano lo spazio per spostare il baricentro del gioco. Centra i pali al 20’ e al 31’: 6-6. Ma sbaglia sullo scadere un altro piazzato dopo un fallo di Sole sulle folate che la Scozia prova faticosamente a costruire. Nota positiva è l’atteggiamento di Tebaldi che ha dato segni di miglioramento al piede, eccetto nell’occasione in cui regala palla agli scozzesi che sfiorano la meta. Ma la fine del primo tempo aiuta a respirare.
Il secondo tempo – Nella seconda frazione le due squadre capiscono che è questione di 50/50. Hanno paura di perdere, ma è soprattutto l’Italia che vuole provare a vincere, mentre la Scozia sembra più interessata a cercare per forza di cose la meta. L’Italia allunga di altri tre punti con Bergamirco, Parks lo riacciuffa con un drop dopo l’ennesima lunga gestazione di un’azione che parte bene, ma poi si incasina. Ancora un pareggio, 9-9, e a questo punto chi sbaglia paga. Il primo a sbagliare è Gower, che mette le mani in ruck e regala, minuto 62, un facile calcio all’apertura scozzese: per la prima volta gli Azzurri sono sotto. Ma la difesa paga, eccome se paga.
Forze fresche in campo, tra cui Canavosio. La Scozia ha più fiato nelle gambe, ma non la concentrazione giusta per tenere a bada un’Italia che a questo punto si riversa in attacco. Ancora rugby semplice, senza fronzoli, finché Canale punta un varco, lo esplora, poi converge su Mike Blair, che non ha la consistenza di Cusiter, vede incrocia con Canavosio e Southwell non può farci nulla: al 66’ arriva la meta sotto i pali che fa esplodere il Flaminio: 16-12 con la conversione di Mirco.
96 tackle contro i 72 degli scozzesi. La vittoria passa anche per di qui, perché le maglie azzurre – o meglio bianche – si chiudono, anche quando è una questione di millimetri: quelli che dividono Jacobsen dalla meta al 72’, ma l’ovale non supera la trincea imbastita da nostri che poi recuperano palla sulla mischia che ne consegue, con i nuovi arrivati Ongaro e Aguero.
È la fine della partita, Gower potrebbe renderla più tranquilla con un calcio di punizione da centrocampo, ma centralissima rispetto ai pali. Si spegne appena prima della traversa. La Scozia prova a ripartire dai propri 22 senza concederci tregua, ma non va lontano. Non si passa, hanno abbassato le saracinesche. Con la difesa siamo andati a vincere.
Più attacco? No, più continuità e la vittoria arriva - di Abr
Dice tutto giusto Ringo, tranne il sollievo per l'evitato Wooden Spoon: per definizione anglica e persino nel loro dire comune fuor di rugby, il Legnoso Cucchiaio è quel che spetta a chi arriva ultimo, facesse anche cento punti. Chi non le perde tutte evita il whitewash (letteralmente: imbiancata). Quindi no relax, le posate buone c'è ancora da sudarsele ...
Sostanzialmente sono due squadre che se la sono giocata a viso aperto per come sono capaci, dirette bene da Pearson (il meno peggio tra gli anglosassoni, l'avevamo detto in tempi non sospetti), ognuna ancorata a quel che meglio sa fare.
E' prevalsa la continuità nella difesa Azzurra (110 placcaggi contro 78) sulle manovre scozzesi, spesso esaurite al terzo/quarto placcaggio. Difesa non significa solo "opporsi", come purtroppo avvenuto in Irlanda per tanti motivi che analizzeremo in altra sede: difendersi perbene come fatto con Inghilterra e meglio ancora oggi, significa interrompere le trame avversarie impadronendosi dell'attrezzo e ripartire.
Ci dà più o meno obliquamente questo credito anche coach Robinson: "We've had the ball 22 times inside their 22. But credit to the Italian defence, and credit to the way that they scrambled, and also the way they slowed our ball down." Comunque l'unico complaint esplicto dell'allenatore scozzese è una decisione di Pearson a fine primo tempo, di non buttar fuori Josh Sole per aver deliberatamente "killed the ball": beh se è tutto qui, allora siamo stati grandi.
Alcune ferite autoinflitte hanno reso la nostra giornata più penosa del dovuto: la solita rimessa laterale in crisi nel primo tempo (4 rimesse perse su 16: Ghira. lo devono fà lancià corto che lungo sbaglia), un paio di scelte alla mioddio come scotta 'sta palla di Tebaldi, un paio di rinvii sbilenchi di Masi. Ah, che dire poi della vexata quaestio delle maul avanzanti: salutate alla reintroduzione come toccasana del nostro attacco, a un anno di distanza siamo ancora a zero sottovuotospinto. Rimesse, maul: abbiamo per caso un problema nella preparazione tecnica collettiva degli avanti?
Il fatto positivo è la sempre più confermata ferocia difensiva in terza linea (altro che tre B: ne abbiamo solo una ma Bergamauro assieme alla Esse del maturatissimo Sole e alla Zeta di Zanni bastano e avanzano) e al centro, dove oggi è grandissima la prestazione difensiva e in ripartenza di Garcia e Gower.
Animo, con oggi abbiamo forse perso la tanto decantata supremazia in mischia ma ne conquistiamo una ben più importante: sulla linea del vantaggio non temiamo nessuno e per ottanta minuti non passa lo straniero, zum zum! Ciò ingenera una confidenza che consente ai nostri di passar sopra agli errori senza perdersi d'animo come nel passato, di recuperare gli inevitabili buchi che fino a un anno fa significavano meta sicura per gli avversari.
C'è anche il fattore disciplina dalla parte dei nostri: 11 punizioni concesse contro 10 ma solo 3 piazzabili (e piazzate), contro tre su tre (e una trasformazione) per noi, piazzate da Mirco Bergamasco.
Una volta compreso che con noi non si passa nè al largo nè tantomeno col pack o lì vicino - han provato a targettare Gower: mal glie ne incolse - gli scozzesi si sono ancorati alle fasi statiche (dove la gara alla fine s'è assestata sulla parità sostanziale) e sulla netta superiorità tattica garantita dal piede di Parks, Man of The Match per essere l'unica individualità emersa nei due gruppi (troppo coese le nostre api operaie e troppo anonimi gli avversari, a parte due tre guizzi di Max Evanse e le qualità e la grinta del pilone Jacobsen). Beninteso, Luke McLean non ha sfigurato; solo Parks era abilissimo a spiazzarci quando i nostri salivano e Luke rimaneva solo in presidio con Tebaldi a mezzavia.
Nel secondo tempo tale pressione tattica unita a un po' di stanchezza consegnava agli scozzesi il netto predominio sia territoriale che di possesso. Gli Azzurri resistevano sulla linea del Piave, incassavano un drop e una punizione che ci portava in svantaggio, ma sapevano reagire non appena Mallett effettuava le necessarie sostituzioni (un po' col contagocce). In particolare Canavosio: avrà meno fantasia e potenziale di Tebaldi ma fa solo le cose giuste e possiede quel paio di chili in più che gli consentono di provare a rompere il primo placcaggio.
Poderose inoltre le iniziative di Masi non sempre lucido ma generoso e di Geldenhuys che corre sempre dritto. Fino al capolavoro originato da Gower con un reverse pass, perfezionato da Canale che penetra e effettua un magistrale offload per Canavosio che con un scarto pianta gli avversari e vola in meta. Mitici infine i tre minuti buoni di possesso Azzurro pick&go stile primi anni del millennio.
Tre anzi quattro i momenti di autentico terrore: non tanto le due azioni quasi meta degli scozzesi - al nostro pack non la si fa più così facilmente. No, ci riferiamo a un paio di nostri passaggi larghi con scritto "per Danielli" e per fortuna sfuggitigli Poi, terrore nell'extra time con gli scozzesi avanzanti: non sarà che si riprenderanno con noi quel che il Galles gli ha rubato... Infine, la ciabattata di Mauro Bergamasco (comunque immenso oggi) che non raggiunge l'out e riconsegna palla all'estremo tentativo scozzese. Ma le vittorie sofferte sono le più belle.
Il nome di questa vittoria? Deee- fence, come si grida in tutti gli stadi Nfl. Difesa significa sacrificio, coralità ma anche ripartenze, quando funziona.

8 commenti:

ringo ha detto...

A parte la diversa interpretazione che si può dare sul cucchiaio di legno (in effetti gli anglosassoni hanno un modo di pensare non latino), era più che altro per sgombrare il campo dall'interpretazione generale che già viene concessa a questo match. Orgoglio, passione, cuore: sono i termini con i quali viene raccontata la vittoria. Gente che crede che nel rugby, per l'appunto, ci si possa inventare anche ciò che non si ha. Abbiamo vinto perché abbiamo difeso come si deve: che ovvio occorra orgoglio e grinta e per farlo, ma se ci fossero questi due elementi allora manco dovremmo metterci a giocare a rugby.
Che vuol dire: si difende con orgoglio e si attacca con supponenza? Mah.

GiorgioXT ha detto...

Mischia chiusa : in apparenza abbiamo sofferto... però :
- Non ne abbiamo perso NESSUNA si nostra introduzione
- Abbiamo vinto le due FONDAMENTALI per la partita, sui nostri 5 metri con introduzione Scozzese.

Abr ha detto...

No problem Ringo: il potersi permettere anche le interpretazioni più restrittive, è un segno di avanzamento.

Quanto lla falsa contrapposizione difesa-attacco - il miglior attacco è la difesa e viceversa - chi ha giocato sa che in realtà non c'è soluzione di continuità tra le due fasi.
Quando faremo un'analisi complessiva del torneo, scopriremo che quando non abbiamo attaccato (Irlanda) è perchè in realtà non abbiamo difeso ma solo "tenuto", senza riuscire a impossessarci di palle giocabili (il famoso problema delle fonti di gioco, più le ruck).

Abr ha detto...

Si Giorgio, infatti la mia conclusione è che su tale fonte è finita pari e patta: ho scritto "la gara alla fine s'è assestata sulla parità sostanziale (nelle fasi statiche)".
Ognuno più o meno s'è fatto le sue di mischie, Pearson ha fischiato salomonicamente ma in generale sono stati corretti e poche le contestazioni (su una non ero d'accordo: quando Jacobsen s'è messo a festeggiare troppo (tipico di coscienza sporca).
Se devo dirla fuori dai denti, in fondo sono contento: ero infatti un po' stanchino di sentir dire che tutto passa dalla superiorità in mischia ordinata per quanto riguarda l'Italia. Una squadre se vuole competere deve eseguire bene tutti i fondamentali non solo uno. Se quindii riflettori su Castro & company si abbassano, secondo me i prim ia esserne beneficiati sono proprio loro.

A proposito di fonti del gioco, un po' meno bene ci è andata sulle rimesse nel primo tempo (bisogna la-vo-ra-rci su! Bortolami ok, ma non basta); molto molto meglio è andata invece in ruck, se vogliamo assimilarle a una fonte di gioco.

Quella mischia che sottolinei dentro ai 5m è stata fondamentale, quanto per i francesi ieri resistere in inferiorità numerica: l'avevano chiesta loro la seconda mischia a mo' di sfida, se cedevamo lì era la fine. E invece WE SENT THEM HOMEWARD, THEY THINK AGAIN.

ringo ha detto...

"scopriremo che quando non abbiamo attaccato (Irlanda) è perchè in realtà non abbiamo difeso ma solo "tenuto": il punto è tutto qui ;)

Anonimo ha detto...

bei commenti. Come sempre! :-)
Una sola notazione da spettatore sugli spalti (peraltro mi pare l'aveste già rimarcato voi in un post):
Lo stadio Flaminio è una vergogna!!
Per carità, massimo rispetto a un monumento storico e nessun problema particolare né prima, né durante, né dopo.
Ma non ci si può presentare a un evento come il 6N con uno stadio scoperto, con tribune posticce fatte di tubi innocenti, facendo pagare 40€ la curva.
Stendiamo un pietoso velo pure sul "monoprezzo" di 5€ per qualsiasi consumazione, ma immagino che su tra i britannici sarà anche peggio.

Abr ha detto...

Ehhh qui si paga la monocultura calcistica italica, secondo la quale gli stadi sono sfogatoi per le plebi incolte dette "curve" rimasuglio delle fazioni a Bisanzio, i Crips e i Blood ante litteram.
Ti lamenti del prezzo unico, ma che dire delle due ali di ambulanti abusivi alle porte di?

San Siro stesso è un pisciatoio pubblico o un megaparcheggio multipiano per umani.
Abbiamo dedicato un post ia Twickenham rifatto con tanto di hotel quatttro stelle dentro con camere che danno sul campo: qui in Italia i primi a lamentarsene sarebbero proprio I TIFOSI, ululando livorosamente no al privilegio per riccastri !!!!!!
Qui manca la cultura del prezzo - qualità.
Non pensano che nel fratttempo si viene fregati per aver niente in cambio e qualsiasi prezzo è troppo alto.

Abr ha detto...

... e tnxs per i bei commenti forthose :)

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