sabato 13 febbraio 2010

6 Nations: in Galles mandano un avvertimento a Gatland

Nella Rugby Nation non perdono occasione per stupirci con i grandi battibecchi da pub, utili a riempire anche le pagine sportive. Così ecco l’ultima, fresca fresca: la luna di miele di Warren Gatland in Galles è ormai giunta al termine (ma va?). Nessun cambiamento traumatico in panchina in vista, a Cardiff e nel resto del regno si ricordano ancora bene i danni di quattro anni fa. Eppure parrebbe, si dice, si va mormorando che il coach neozelandese con la sfida contro la Scozia è chiamato alla prima grande risposta nei confronti dei sostenitori dei red dragons e della federazione.

Se un anno fa poteva contare sull’ovazione per aver ottenuto il Grand Slam al primo anno su una delle panchine più calde e scomode quando le cose si mettono male, nel 2010 la solfa è cambiata. It may seem absurd, but you can sense the cynics and vultures are starting to hover over Gatland”, scrive Gareth Griffiths (tipici nomi e cognomi di lassù, giusto per qualche appunto da segnarsi in caso di gitarella fuori porta) sul South Wales Echo, quotidiano popolare della zona.

Il guaio è sempre lo stesso: il rugby in Galles sta come al calcio in Italia. E per quanto la palla ovale abbia i suoi tempi e le sue abitudini diverse da quelle calcistiche, difficile sopravvivere in una regione che mastica rugby allo stesso modo con cui si sciacqua la bocca con della sana birra. Ogniqualvolta Gatland se ne esce con una formazione, scatta il sondaggione e tutti sono allenatori. La sconfitta contro l’Inghilterra a Twickenham al debutto di questo Six Nations ha lasciato inevitabilmente il segno.

E così, mentre l’ennesimo exit poll indica che il 41% dei tifosi ritiene che il migliore in campo con la Scozia sarà James Hook, a Gatland non gliela mandano a dire, ricordandogli che sono otto anni che la Scozia non si impone al Millennium Stadium. Sulla carta i favoriti sono i padroni di casa, ma poi ogni partita è sempre una storia a sé.

“They were expecting notable changes after the poor performance at Twickenham. But the stubborn New Zealander has again opted to keep faith with most of his side which under-performed against Martin Johnson’s men. In the end, there were only two alterations – Blues wing Leigh Halfpenny replacing regional team-mate Tom James and Jonathan Thomas starting at lock for only the second time in his 52-cap career in place of Luke Charteris”, continua il cronista gallese. Che uno gli risponderebbe: ad avercene di rimpiazzi come Halfpenny e Thomas. Il primo soprattutto, il ragazzo che da quando ha fatto la sua comparsa nel mondo professionistico non ha perso occasione per dimostrare tutte le sue qualità, anche con la maglia dei Lions. Corsa, potenza, ma soprattutto intelligenza tattica: ovvio che poi vada limato e fatto maturare, ma nessuno nasce campione.

Tant’è che non sarebbe illogico attendersi una seria risposta dal terreno “coperto” del Millennium da parte di tutto il Galles a quel Galles che si diverte un sacco a farsi del male.

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