6 Nations: la Scozia che vorremmo essere
Croke Park, Dublin: Ireland 20 - 23 Scotland
(primo tempo 7 -14; 80.313 spettatori; arbitro Kaplan, Sfa).
La Scozia batte l'Irlanda al Croke Park, schivando il Cucchiaio di Legno e dirottandolo verso Sud. Due mete degli irlandesi - la prima di Brian O'Driscoll forse viziata da un passaggio in avanti, la seconda di Tommy Bowe forse fuori controllo nell'istante del grounding per il parziale pareggio, una punizione e una trasformazione a testa per Sexton e O'Gara, non bastano a recuperare una meta scozzese di Johnnie Beattie, più le decisive cinque punizioni e un drop di Parks. Per quest'ultimo è il terzo Man of the Match Award in quattro partite giocate da titolare. La Scozia non ottiene questo risultato per caso o improvvisandosi ciò che non è, nè sapendo finalmente rendere produttivi i suoi celebrati attacchi indefessi alla linea avversaria, ma al contrario applicando con metodo ed efficacia una strategia di gara consona alle sue caratteristiche.
La cronaca: l'Irlanda parte all'attacco, sicura e quasi spavalda: evita il gioco al piede e muove palla mirando all'aggiramento e allo sfondamento in velocità, usando begli offload ma rivelando per due volte in fila problemi di precisione nei passaggi finali (14 saranno gli errori a fine gara, contro 7 degli scozzesi). Appena entra in possesso della palla la Scozia fa vedere qual'è il suo game plan: controllo territoriale, delle fonti di gioco e pressione, basta con quei loro stucchevoli giretti in orizzontale palla in mano lungo la linea, a cercare improbabili buchi e offload.
Bilancio dei primi sei minuti: due palle perse per l'Irlanda, tre punti per la Scozia. I padroni di casa riprendono a macinare il loro gioco d'attacco spumeggiante e all'11' passano con un loop tra Sexton e d'Arcy che lancia in meta O'Driscoll, ma l'ultimo offload è in odore di in avanti. Sexton trasforma, siamo 7 -3, partita ricondotta nell'alveo delle previsioni.
La Scozia riprende aderente al suo piano col guadagno territoriale e replica in pochi minuti: percussione dritta di Ross Ford e Kelly Brown con la collaborazione del centro Graeme Morrison, palla a Beattie che passa sopra a O'Connell before e si allunga fino alla meta sull'angolo sinistro. Parks sbaglia la trasformazione ma siamo 8-7 per la Scozia.
Questa continua a applicarsi in ruck e a causare problemi alla mischia chiusa irlandese, e andando poi ad aggiungere il tassello finale di quello che sarà il suo predominio finale: la rimessa laterale, dove Kellock e Hamilton infliggeranno ai migliori specialisti dell'Emisfero un cocente e mai visto prma 7 rimesse perse contro 10 vinte su loro lancio.
Ci mette del suo anche Sexton, falendo un difficile calcio da lontano che probabilmente ne incrina il morale, mentre Parks infila la sua e centra anche un drop da 35 metri che porta la Scozia a guidare per 7 -14 a fine primo tempo.
La musica non cambia a inizio secondo tempo: irlandesi veementi all'attacco, scozzesi a difendere con rucking vigoroso, gioco tattico e inaridendo le fonti del gioco avversario; Sexton a fallire un ulteriore piazzato mentre Parks invece è preciso nel suo tentativo da 40 metri, e siamo 7 -17.
Al 50' brutta scenetta: O'Gara si presenta per la sostituzione quando l'Irlanda ha l'opportunità di piazzare, Sexton è rassegnato a lasciare il pitch ma le regole parlano chiaro, non può essere sostituito prima del penalty. Sexton centra il piazzato ed esce sul 10-17.
L'Irlanda si scatena alla caccia della meta del pareggio e infine ci riesce al 65' con Tommy Bowe sull'angolo destro e O'gara che trasforma da posizione difficile: 17 -17, nella testa dei fan scozzesi si materializza il disastro della gara con il Galles.
Dopo uno scambio di punizioni tra Parks e O'Gara siamo sul 20-20 a cinque minuti dalla fine: ennesimo calcio tattico, palla a Kearney sotto pressione nei suoi 22 metri, il quale commette l'errore fatale di tentare di ripartire e viene imbragato. Palla trattenuta, punizione angolata per Parks (in foto) che non fallisce nemmeno questa volta.
La prima vittoria della Scozia di Robinson nel Sei nazioni comporta un sacco di certezze infrante: a cominciare dalla mancata quinta Triple Crown in sette anni a portata di mano degli irlandesi, sconfitti tra l'altro nell'ultima partita di rugby al Croke Park.
Un bilancio che per gli ex campioni in corsa formale per il titolo fino all'ultima gara si fa negativo - sempre perdente in trasferta, ne perde una anche in casa- e positivo per la Scozia: una vittoria fuori, un pareggio con gli inglesi, una sconfitta per un pelo col Galles e una buona prova iniziale coi francesi, l'unica macchia essendo la sconfitta romana; quel che conta di più, il Cucchiaio di Legno che aleggiava viene rispedito ad altri lidi, oimè più caldi del Canale d'Irlanda.
Questa vittoria manda un messaggio chiaro e forte per tutti, noi per primi: è vero che nel rugby non si bluffa ma non si deve nemmeno partire rassegnati.
Significa: fatto salvo che non si può pretendere di improvvisarsi ciò che non si è, se si riesce a individuare ed accentuare per bene execution, perseveranza e aderenza per ottanta minuti ottanta alle proprie caratteristiche positive, qualche impresa la si coglie.
Fino a ieri i loro trequarti vagolavano orizzontali per il campo; finalmente coach Robinson ha responsabilizzato al massimo l'intelligenza e la precisione nel gioco tattico e la capacitaà di punire ogni indisciplina avversaria di Parks, sfruttando le doti di centri e terze linee nella percussione, provocando indisciplina, difendendo con attenzione e sfruttando l'esperienza e la preparazione dle pack. Oggi han saputo aggiungere la ciliegina fondamentale che ha legittimato il successo, rubare le rimesse ai maestri.
Gli Highlanders ci sono arrivati lentamente: sviati dalla prima gara con la Francia ancora in rodaggio, si sono schiantati per asfissia contro un Galles che li ha fatti correre e poi ha corso sopra le loro asfissie e infortuni; tornati sconnessi e poco incisivi, sono stati puniti dall'Italia più fisica di loro; sfiorata l'impresa contro una Inghilterra involuta, sono riusciti a perfezionarsi e a trovare l apropri adimensione perfetta e a non sbagliare nulla nella prova più difficile.
Agevolati, va detto, dalla imprecisione di tutta l'Irlanda, non solo di Sexton; ma si sa, come sono rari gli errori non provocati a questi livelli, così si vince anchesapendo aprofittare di debolezze ed errori dell'avversario.
Robinson alla fine ha vinto perchè ha saputo far smettere ai suoi di attaccare per attaccare quando han mostrato di non essere in grado di trovare i guizzi finali per finalizzare moli di lavoro inutile; ha valorizzato il gioco tattico di Parks alzandolo al massimo della ribalta (tre Man of The Mathc Award vinti in quattro partite giocate da titolare) e ha sfruttato le armi apportate da uno dei pack più tecnici visti quest'anno.
Gioco saggio, tattico, concentrato sulle fonti, tremendamente efficace, davanti, senza andar a sfidare gli avverari sui loro terreni. E gli orecchianti vi verranno a raccontare, avendo in testa il chiodo fisso dei problemi di casa nostra, che la Scozia ha vinto perchè ha attaccato muovendo la palla ...
La Scozia che vorremmo essere, come da titolo, non si riferisce alla loro fantomatica, poco reale propensione all'attacco, ma piuttosto al loro saper valorizzare le loro caratteristiche positive. Che guarda caso potrebbero somigliar molto alle nostre.
1 commento:
Tipo un sostituto di Paterson alla piazzola quando questo non c'è ;)
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