L'intervista, Zanni: affrontare l'Italia è dura per tutti
Alessandro, come ci si sente a non far sentire la mancanza di un campione come Parisse? La mancanza di Sergio si sente, dentro e fuori dal campo. È uno di quelli insostituibili. Io mi sono trovato ad adattarmi a giocare da numero 8 e spero di continuare a migliorarmi sempre di più. Ma il suo peso in campo si sente, è stato anche Man of the Match contro l’Inghilterra. Sono sicuramente contento del mio contributo. Poi il resto lo decidono gli addetti ai lavori. Quella partita potevamo vincerla, l’abbiamo persa per qualche errore di troppo però ci ha dato la fiducia per affrontare la Scozia e vincere. Il filo conduttore tattico è la difesa, dalla mischia ai trequarti. Quanto può portare lontano il muro dell’Italia? Penso che dobbiamo puntare sulla difesa non solo perché lo facciamo bene, ma anche perché abbiamo ancora qualche difficoltà nel gestire il pallone in attacco. È molto migliorata, ma non si può solo difendere, una volta su dieci può capitare quell’errore che ti costa caro e bisogna anche attaccare, come siamo riusciti a fare contro la Scozia. Eppure c’è chi dice che l’Italia non giochi bene e faccia giocare male, manca lo spettacolo. Non abbiamo forse un gioco spettacolare, ma quando attacchiamo ci facciamo sentire. Poi ovvio che se si guardano le partite del Galles o della Francia si vede la differenza, ma giocare contro di noi è difficile perché l’Italia è dura fisicamente. Impegniamo tutte le squadre che affrontiamo. L’attacco: la Francia è esplosiva. Come si può affrontarla? Sono i migliori dell’emisfero Nord. Dobbiamo essere diligenti, anche nel gioco al piede e non concedere loro le opportunità per contrattaccare, mantenendo il possesso dei nostri palloni. Sono bravi nelle fasi di contesa. Hanno vinto in Nuova Zelanda e battuto il Sud Africa: la sola cosa che gli manca è la costanza. Veniamo a noi. L’Italia sbarcherà dalla prossima stagione in Celtic League e lei pure con il Benetton Treviso. È il modo giusto per migliorare la qualità del nostro rugby? Sicuramente. Ti porta ad affrontare squadre di grande livello ogni settimana. È un ingresso molto importante, anche se molte cose devono ancora essere stabilite: affronteremo squadre contro le quali ho già giocato in Heineken Cup e non saranno partite facili per noi italiane: lunghe trasferte, non siamo abituati ogni settimana a match di alto livello. Sono cinque anni che veste l’azzurro. Ha cominciato con Berbizier e si è confermato con Mallett. Come si è trovato con il primo e come si trova ora? Pierre è un romantico del rugby, vecchia scuola. Ci ha insegnato a pensare in grande e abbiamo avuto una svolta, il 6 Nazioni del 2007 rimane ancora il migliore che abbiamo disputato. Nick stimola i singoli giocatori e sulla gestione del gruppo sta facendo un ottimo lavoro. Non a caso dopo il 6 Nazioni dell’anno scorso, andato male, nel resto del 2009 abbiamo fatto grandi prestazioni. E l’anno prossimo c’è il Mondiale. Quanta voglia ha di arrivarci? Tanta. La Coppa del Mondo del 2007 l’ho solo assaggiata perché mi sono infortunato subito contro gli All Blacks. Per me è un’esperienza incompiuta e sarebbe un onore esserci. E poi sarà in Nuova Zelanda con tutta la passione di quella terra per il rugby. Ultima: quanto ha lavorato Alessandro Zanni per diventare un punto fermo dell’Italia? Un giocatore per arrivare in alto deve metterci tanto, ma sono importanti le persone che ti stanno attorno. Devo ringraziare gli allenatori che ho avuto, tutti bravi. E poi c’è il sostengo della famiglia e degli amici. Da parte mia, spero di continuare ancora per qualche anno in questa nazionale. (Dario Mazzocchi, Libero del 14 marzo 2010)
2 commenti:
Affrontare l'Italia è dura per tutti ... tranne per la Francia :(
Nessun rimprovero percarità, quelli li lasciamo agli orecchianti del rugby, anche se la delusione da parte del tifoso è capibile e ci sta.
Ma non si può ignorare quanto spietatamente sincero sia questo sport in cui non si bluffa; è stata incontestabile superiorità su tutti i fronti, almeno oggi.
Eh sì. Ma d'altronde è anche per questo che ci piace questo sport. Poi va da sé che quando il Zanni ha sgaloppato sul finire di partita ho lanciato l'urlo: dai che ti ho pure intervistato!
Nell'augurio che RR portasse bene.
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