domenica 14 marzo 2010

6 Nations: non juego al Murrayfield

Murrayfield, Edimburgh: Scotland 15 - 15 England (primo tempo 9 - 6)
(Formazioni come da annunci).

Vi siete persi Scozia Inghilterra? Never mind, non è grave. L'Inghilterra s'è tenuta la Calcutta Cup col pareggio senza mete. L'unico fatto memorabile della giornata è che si tratta del 18' pareggio nella più che centenaria storia del trofeo, l'ultima volta Andy Robinson giocava per l'Inghilterra, correva l'anno 1989.
Più iniziativa, possesso, idee e voglia da parte della Scozia, ma come sempre le manca l'ispirazione finale, il guizzo, il ... campione. Sull'altro versante del Vallo Adriano, il nulla sempre più sconcertante, condito dal solito spirito da mastini nelle trincee della difesa.
Partita noiosa come un Gran Premio: emozioni solo per chi ama il wrestling, i grandi traumi e i calci piazzati. Unici guizzi di rugby, due accelerazioni scozzesi abortite a un metro dalla meta e un drop di Parks su tre tentati. Una partita anni Ottanta, e senza francesi o gallesi in campo.

La cronaca

Inizio con cinque minuti di ping pong. Al sesto minuto prima palla seria per gli scozzesi e primo calcio piazzato per Parks: Jonkers è arbitro sudafricano, punisce subito il primo placcatore che non si toglie. Nel corso della gara non dimostrerà la medesima spietata "pulizia" e coerenza di Joubert a Dublin (non ha la stessa personalità e sicurezza) ma assicurerà un arbitraggio coerente a una gara tosta, ruvida.
Al tredicesimo rigore fischiato a favore degli inglesi per lo stesso motivo del fallo precedente e Wilko pareggia. Gli scozzesi partono per il loro miglior momento di carica con Morrison, poi Nick de Luca; Parks ha il suo punto debole nelle scelte limitate, infatti decide di calciare largo a sinistra per Sean Lamont ma non ne esce che un altro calcio di punizione, al 18' siamo 6-3.
Siamo al primo quarto di gara, gli inglesi non hanno fatto praticamente nulla. La partita prosegue col dominio di possesso e territorio scozzese ma l'Inghilterra non è mai in affanno difensivo. Sul piano delle fonti di gioco, quel poco di mischie ordinate è in equilibrio con una lieve prevalenza inglese sul lato di Cole, mentre nelle rimesse è pari e patta.
Alla fine i Bianchi con la Rosa ci provano con Hartley e Care a guadagnar metri, fin che alla mezz'ora arriva la punizione dopo una mischia che va a finire a pugni e spintoni. Wilkinson piazza, 6 -6. La Scozia insiste con il suo stance aggressivo, contenuto dagli inglesi senza affanni. All'approssimarsi della fine del tempo, Parks si risolve a tentare il drop. Il primo lo sbaglia, dopo 4 minuti lo azzecca, 9-6 e fine del primo tempo.

Alla ripresa Hamilton concede graziosamente un penalty sciocco che Wilko trasforma per l'ennesimo pareggio. Dopo manco due minuti la prima zuccata fatale della partita: tocca proprio a Wilkinson che ferma con la testa Max Evans lanciato; entra al suo posto Toby Flood.
Gli inglesi iniziano a darci dentro in attacco, Cueto poi Worsley e Deacon portano la palla dentro ai 22m scozzesi e al 48' guadagnano una punizione trasformata da Flood per il primo vantaggio inglese della partita. Al 50' bocciatura dell'evanescente Armitage, entra Ben Foden.
Subito Haskell si fa beccare a non togliersi dal placcato, Parks pareggia. Nel giro di tre minuti altra punizione contro gli inglesi, Parks centra il suo primo palo. La Scozia rimane in attacco, la sua pressione la porta a un metro dalla meta con Jacobsen (come contro l'Italia), e lì arriva la seconda brutta zuccata della gara, tra Brown e Monye che devono uscire entrambi. Per gli inglesi debutta il mediano di Leicester Ben Youngs, ma all'ala.
Al 63' una serie di percussioni pick&go degli avanti inglesi arriva a pochi metri dalla meta ma riesce a procurarsi solo una punizione e Flood riporta in vantaggio i suoi a un quarto d'ora dalla fine. Un po' alla volta entrambe le squadre mandano in campo tutti e sette i sostituti ma non sono passerelle, la partita è dispendiosa e ruvidissima; l'arbitro se la fa quasi sfuggire di mano, non attribuendo nessun giallo e non riuscendo mai a disciplinare le mischie ordinate che portano via due-tre minuti ogni volta.
Al 68' Parks centra il suo secondo palo da punizione angolata, il rimbalzo viene cacciato da McDonald entrato al posto di Brown, gli scozzesi arrivano nuovamente a un metro dalla meta, guadagnano un vantaggio e a quel punto Parks spreca per trasformare la punizione da posizione facile, mentre poteva ragionevolmente provare a lanciare in meta qualche compagno. Tant'è, Parks pareggia a dieci minuti dalla fine.
Sono gli inglesi a provare a vincere la partita in modo più consistente, anche se gli scozzesi operano un paio di incursioni decenti: da una parte ci prova Foden, dall'altra Danielli. Al 76' Flood tenta i pali da metà campo, la direzione è perfetta ma manca un metro di forza. A ottantesimo scaduto, ultimo assalto albionico, con gli avanti per guadagnare i metri per il drop di Flood che termina corto.
L'Italia non gioca così male.

Chiara superiorità scozzese nel primo tempo, ma frutta solo tre punti di margine, mangiati con una sciocchezza nel giro di un minuto. Secondo tempo tutto testate e infortuni, da cui apparentemente ci rimette più l'Inghilterra (Wilkinson, Monye sostituito dal debuttante Youngs fuori posizione e stazza) ma la Scozia manco ci prova a testare i punti deboli dello schieramento avversario.
Non ne ha i mezzi, ci mette tanta buona volontà e tecnica ma oltre a non avere gli Earls e i Bowe, non pare operare le scelte e i timing giusti. Ricordano l'Irlanda pre O'Driscoll, quando avevano gli avanti migliori dei trequarti a fare i break. Parks non è Paterson nei piazzati e ha poche opzioni aldilà dei drop, calci tattici e lanciare i suoi tenendosi ben lontano dalla linea del vantaggio: oggi così a questi livelli non si passa con nessuno, mentre dispiegare 15 energumeni al suo servizio per tentare di capitalizzare le punizioni e costruire opportunità di drop, forse non rende.
Nonostante tutto fa ancora una figura superba la terza linea dei "killer B's" di Glasgow in attacco, ma in un contesto francamente mediocre sia di oppositori che di compagni.
Quanto all'Inghilterra, forse l'uscita di Wilkinson ha pesato: chissà quella punizione finale e/o quel drop falliti da Flood che fine avrebbero fatto con lui: chi può dirlo? Parliamo piuttosto di gioco: con Jonno o Flood, con Armitage o Foden chi l'ha vista la differenza?
Il problema quindi forse è più avanti
di lui, nella qualità e quantità di palle approvvigionate dal pack, e/o più indietro, nell'assenza di propositività e aiuto dai centri mentre le ali partono sempre da troppo lontano, per non parlar di Armitage; cioè gli schemi e la disposizione delle forze in campo sono conservative, poco produttive. Gli rimane sempre e solo un invidiabile spirito da mastini che mai perdono, manco quando producono il nulla totale, il "non juego" come stasera.
In ogni caso tant'è, e' andata cosi' e le due non possono star lì a reclamare piu' di tanto, nemmeno la Scozia: un risultato che taglia fuori l'Inghilterra dalle speranze di titolo, invero campate solo sul suo immenso orgoglio - a meno di una inopinata vittoria dell'Italia sulla Francia; quanto alla Scozia, si risparmia il whitewash ma per evitare il wooden spoon (con buona pace del professor Pierantozzi telecronista, che continua a confondere i due concetti manco fosse un francese) dovrebbe riuscire a negare la Triple Crown all'Irlanda sabato prossimo al Croke Park.
In generale e riflettendo anche sull'altra partita odierna, si sono configurate due nette fasce di squadre in questo 6N: alla prima appartiene la Francia con l'Irlanda, nell'altra ci sono equipotenti e in stretto ordine alfabetico, Inghilterra Italia e Scozia. Il Galles fa classe a sè: chiaramente sotto la prima classe non è nè meglio nè peggio della seconda, è solo completamente diverso; l'Italia con quella e le sue pari classe se la può giocare, con le altre due non ancora.

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