domenica 30 maggio 2010

Gli Ospreys conquistano Dublino e la loro terza celtica

Royal Dublin Society, Magners League Grand Final: Leinster 12-17 Ospreys


Non accadeva dal settembre 2008 di vedere Leinster perdere al Royal Dublin Society, il terreno amico dove la squadra irlandese guidata da Michael Cheika ha costruito le sue fortune in campionato e in coppa.
Ieri sera Leinster dopo l'uscita dalla Heineken Cup che deteneva, ha ulteriormente perso in casa cedendo agli
Ospreys, reduci anche loro dall'uscita di scena in Heineken Cup, solo per loro l'ennesima. Questi ultimi han saputo cogliere l'ultimo obiettivo della stagione: il club gallese si è portato a Swansea la terza vittoria nella Magners Celtic League dopo quelle del 2004/05 e 2006/07 - l'ultima 100% Celtic, dall'anno prossimo sarà anche un po' italiana. Forse Leinster come del resto Munster ha puntato troppo sull'Europa, e il risultato è questo.
Ospreys han prevalso in un match nervoso, all'inizio contratto, certo non esaltante come la finale di Twickenham ma comunque giocato fino alla fine, come fa intendere il punteggio:
17-12, con un pesante errore di Jonathan Sexton dalla piazzola nell'ultima parte di gara che avrebbe portato i suoi a distanza anche di un drop dalla vittoria. Alla fine, però, hanno vinto i più compatti sia in attacco che in difesa.
I gallesi partono forte e dopo due minuti vanno vicino alla meta con Dan Biggar, ma la prima gioia è negata dal passaggio in avanti da parte di Tommy Bowe che prova a inventarsi un difficile off load. La risposta del Leinster è nella gambe di Isa Nacewa che trova un varco nella barriera difensiva e serve Shane Horgan: ma anche in questo caso la cattiva gestione alla mano dell'ovale rovina la festa.
Gli errori si susseguono
da una parte e dall'altra, anche dei più grossolani come quando Nacewa non trova la rimessa laterale dopo aver chiamato il mark. Sono comunque gli ospiti quelli più in palla che provano con Shane Williams a dare uno scossone al risultato: il folletto ispeziona la metà campo degli irlandesi, ne esce una lunga azione sostenuta a più fasi, ma questa volta il colpo di grazia alle fatica arriva da un in avanti di Jerry Collins, la pinta di Guinness neozelandese. Non è all'altezza della situazione nemmeno Biggar, la govane apertura che forse mostra un po' di timore reverenziale non nei confronti degli avversari e del loro pubblico, ci mancherebbe, quanto di essere lì a giocarsi una finale. Sbaglia un calcio, nel corso del match rifiuta un drop goal alla sua portata optando per James Hook alle sue spalle, ha il braccino in alcuni passaggi e non riesce con il collega di mediana Mike Phillips a dare quel ritmo per scardinare definitivamente un Leinster contratto. Ma è quanto basta, oggi.

Si aprono le danze -
La sensazione, nelle file irlandesi, è che la benzina ormai indichi la riserva dopo due stagioni senza sosta per il team e per i suoi giocatori impegnati con la nazionale irlandese e con i Lions: il rugby logora, il Six Nations lo ha dimostrato, e gli effetti si notano con il passare dei giorni. Sono solo scuse certo, anche i gallesi che han di fronte non hanno certo mai lesinato "sangue alla Patria" e ai Lions: forse dopo un paio di stagioni in secca completa, han semplicemente più fame dei campioni uscenti d'Europa sia nelle nazionali che per club.
Finalmente al 20' la sveglia: fianlmente Biggar giostra bene a centrocampo, detta ottimamente il passaggio al centro Andrew
Bishop che si intromette nel giardino irlandese con una linea perfetta e quando ormai gli si fa incontro l'estremo Kearney, serve a Bowe il più facile degli scarichi per la segnatura pesante: 7-0 con la trasformazione. Ironia della sorte è il giocatore irlandese dell'anno a marcare la differenza per i gallesi.
Nel giro di tre minuti Sexton cancella lo zero nel tabellino personale. L'inerzia è però nelle mani di Swansea che con la pertica Alun-Wyn Jones e di nuovo Collins a sprecare un'altra ghiotta opportunità di marcare pesante: l'ex All Blacks finisce per essere atterrato da Nacewa a pochi passi dall'area di meta. E' solo un preludio alla seconda meta che parte ancora dalle mani di Biggar ma il cui vero il vero artefice è Hook, lesto a servire un altro pallone invitate e con il giusto timing all'accorrente Lee Byrne, che evita anche l'ultimo intervento di Heaslip: al 35' è il pesante 14-3 con due mete a zero.

Secondo tempo - Si va a bersi un tè caldo, si torna in campo e nei restanti quaranta minuti i gallesi provano ad amministrare senza riscontrare grande oppposizione, nonostante Leinster cerchi subito di scalfire lo svantaggio con un penalty centrato da Sexton al 45'.
Tre minuti dopo, mentre
CJ Van der Linde cede per l'ultima volta il posto a Cian Healy, Biggar ripristina le distanze col suo 17-6. Gli Ospreys non combineranno molto altro, è evidente che non sta a loro cercare l'iniziativa ma anche che sono a corto di energie, così cedono terreno alle fasi offensive dei padroni di casa. L'atmosfera prende sempre più i contorni di una finale Northern Style, coi metri guadagnati col sangue e i punti coi piedi, ma Sexton torna a marcare solo al 62' per il meno otto, ancora oltre il break.
Un po' tardi forse, se quei tre punti fossero arrivati prima forse le sorti potrebber esser state diverse. Solo al 71' ancora l'apertura irlandese riesce a portare i suoi vicini come mai, sul 17-12. E' la distanza di una meta non trasformata e gli Ospreys concedono un ulteriore fallo ai Dubliners da buona posizione quasi centrale e nemmeno troppo distante dalla porta per uno come Sexton. Il quale però non calibra bene e l'ovale esce largo, col pubblico a mettersi le mani nei capelli e rendersi conto del perchè il venerando O'Gara sia ancora l'apertura titolare della nazionale del Trifoglio. Sarebbe stato il -2 che apriva la strada al classico finalone abrasivo per avanti scafati, alla caccia del drop o della punizione, come quello visto nella Guiness Premiership, a maggior ragione dato che davanti non ci sono Tigri ma Falchi Pescatori un po' smarriti che non riescono a fare altro che stringersi per attendere il fischio finale.

Auspici, sensazioni e saluti -
L'ultimo assalto del Leinster viene respinto con la forza d'animo, l'esultanza finale dei XV in campo è chiaro segno dell'impresa compiuta dagli ospiti che, a distanza di una settimana portano in Galles un titolo che segue la Amlin Challenge Cup vinta dai Cardiff Blues a Marseille. Proprio mentre da quelle parti si guarda con un certo ottimismo ai prossimi appuntamenti della nazionale.
La considerazione sorge spontanea dopo l'impressionante uno-due nel finale di una stagione che sembrava diretta al disastro per i Dragoni e invece lo è per l'Irlanda, che passa dall'en plein del 2009 al zeru tituli 2010: prima Marseille e poi Dublin, che per i Welsh risulti più agevole vincere quando sono lontani dalle pressioni domestiche? E possono giocare realisticamente il ruolo di anti-Francia Boreale?

A proposito di Emisferi: Cheika era alla sua ultima da coach del Leinster, da agosto siederà sulla panchina dello Stade Francais con il compito di rilanciare la modaiola ma decadente franchigia parigina. Va in Francia dopo aver lasciato un grande ricordo di sé nella capitale irlandese, rendendo i dublinesi non solo "la" formazione deputata a mentenere in forma i trequarti nazionali ma anche "la" squadra più completa d'Europa, in corsa fino all'ultimo sia in Europa che in Keltia e in grado di ribaltare mischia e tutto il resto di Munster e di molte altre.

Postilla finale -
Quanto alla Celtica, si conferma per quella che è, nonostante la formula playoff inaugurata quest'anno che indubbiamente ha aggiunto interesse: è una competizione strana, per certi versi con poca anima, nonostante vi siano impegnate delle gran belle formazioni. E' inequivocabile che lì tutto passi dagli impegni nelle coppe europee e delle nazionali, vero obiettivo che le formazioni forti hanno iscritto fin nelle loro ragioni sociali: un po' poco per scatenare le folle trasbordanti viste in contemporanea in Sudafrica, in terra di Francia o nella stessa Twickenham.
Tra poco toccherà alle nostre rendersene conto: in soldoni, non è andando in gita che si impara nè che si diventa eroi e, nonostante i tronfi comunicati che arrivano dalla federazione, all'estero non ci stanno filando granchè. E forse nemmeno la Fir si sta filando granchè i suoi prodi in missione per conto di Dondi, forse per non dover essere costretta a inventarsi nuove scuse oltre a quelle abituali sugli avversari forti post Test Match e 6Nazioni. Ci sarà allora da stupirsi se i "missionari" italiani, spediti nelle brughiere lontano dagli occhi e dal cuore, a mo' di novelli San Colombano al contrario, si limiteranno a far quel che potranno? Ma questo lo dicevamo sin dall'inizio.

Leinster: Rob Kearney; Shane Horgan, Brian O'Driscoll, Gordon D'Arcy, Isa Nacewa; Jonathan Sexton, Eoin Reddan; Stan Wright, John Fogarty, CJ van der Linde, Nathan Hines, Malcolm O'Kelly, Kevin McLaughlin, Shane Jennings (capt), Jamie Heaslip

Replacements: Richardt Strauss, Cian Healy/Mike Ross, Trevor Hogan, Stephen Keogh, Paul O'Donohoe, Fergus McFadden, Girvan Dempsey

Ospreys: Lee Byrne; Tommy Bowe, Andrew Bishop, James Hook, Shane Williams; Dan Biggar, Mike Phillips; Paul James, Huw Bennett, Adam Jones, Alun Wyn Jones, Jonathan Thomas, Jerry Collins, Marty Holah, Ryan Jones (capt)

Replacements: Ed Shervington, Ryan Bevington, Ian Gough, Filo Tiatia, Jamie Nutbrown, Gareth Owen, Nikki Walker

Referee: Chris White (England)

4 commenti:

massimo coppa zenari ha detto...

è incredibile constatare come un gigante come il Leinster abbia gettato alle ortiche un'intera stagione!

Abr ha detto...

già massimo: un anno sugli altari, l'anno dopo nella polvere ...

La mia idea è che a questi livelli devi scegliere un solo obiettivo e in anticipo.
Vedi Tolosa che mandava in semifinale di Top14 una squadra senza Kelliher etc.etc.

Leinster invece è rimasta ingaggiata su due fronti sino all'ultimo e alla fine ha perso tutto, mentre per gli Ospreys avevan deciso gli eventi con largo anticipo.

ringo ha detto...

Il che dimostra il punto di vista con il quale le grandi approcciano la Celtic. Sembrerò ripetitivo, ma è un dato di fatto.
Prendiamo l'esempio dei Blues: inizio terribile, con la testa alla Heineken. Poi l'eliminazione dalla coppa e il passaggio però in Challenge Cup. A quel punto in campionato ha fatto ciò che serviva per accaparrarsi un posto nella prossima Heineken e, obiettivo raggiunto, tutte le forze per la finale con Tolone.

Abr ha detto...

Beh, il discorso valeva per Munster e Leinster. Alla fine anche per queste una Celtic può in mancanza di meglio diventare un obiettivo stagionale, come ben sanno proprio gli Ospreys.
I Blues per esempio quest'anno ci han provato abbastanza sul serio, nel finale di regular season, ad arrivare ai playoff.

Il punto è che le cose da quest'anno son cambiate coi playoff, prima il premio di consolazione te lo costruivi piano piano nel corso dell'anno, ora oltre a quello serve un extra sforzo, un investimento una pianificazione stile coppe. E mal glie ne incolse alle irlandesi.

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