lunedì 3 maggio 2010

Manifesta inferiorità


Non è mai stata nostra intenzione fare i fighi e sancire la superiorità morale del rugby. Basta attendere che gli altri dimostrino la loro inferiorità. Non abbiamo nemmeno creato polemiche particolari sulla diversità tra palla rotonda e palla ovale: comunque vada è sempre sport. Però guardate bene la foto qui a fianco, del guerriero basco Imanol Harinordoquy che ieri sfoggiava una vistosa protezione al naso rotto pur di prendere parte alla semifinale di Heineken Cup contro Munster poi vinta dal suo Biarritz.
Nel corso della partita lo si è visto persino a testa in giù nel bel mezzo di una maul, quella costruzione architettonica per cui diversi giocatori si raggruppano attorno all’uomo con la palla e comincia a spingere, da una parte e dall’altra per farlo meglio intuire a chi non è esattamente un consumatore abituale di rugby. Solo due mesi prima, con la maglia della nazionale francese, trionfava nel Six Nations. Harinordoquy è un finissimo giocatore che ha gambe potenza e cervello. Anche con il naso rotto e quell’ammasso di garze e bende attorno alla testa.
Bene: ve li ricordate i volti dei nostri calciatori che facevano capolino tra gli ottanta mila di San Siro quando sono sbarcati gli All Blacks? Oppure a fianco dei neozelandesi in occasione degli impegni di marketing? O ancora a dire che questi – i rugbisti – sono atleti da applaudire e ammirare? Avevano ragione, come sono da ammirare quei calciatori che danno il massimo per novanta minuti, che non tirano indietro la gamba o che, scaltri come le volpi, infilano il portiere avversario in area. Fanno il loro mestiere e chiunque svolge il proprio lavoro con impegno, va applaudito.
Ma vi ricorderete anche di quei giornalisti che, una volta finito il test match dell’anno per l’Italrugby, hanno commentato bevendo un bicchiere e cazzeggiando in tribuna vip: “Tutto qui? Io mi diverto di più con un dribbling di Balotelli”. C’è stato chi, dopo aver assistito a sbafo alla danza maori, ha gridato alla profanazione della Scala del calcio. Chi, manco fosse un indovino dei Maya, ha dichiarato la morte clinica del campo di gioco.
Ieri sera lo sport in generale ha fatto i conti con la farsa dell’Olimpico. La Lazio che ha fatto di tutto per perdere con l’Inter. I sostenitori della Lazio che hanno fatto di tutto per tifare contro la squadra del cuore? Quale cuore? Boh, chiedetelo a loro che oggi rispondo: “Eh no, io tifavo contro la Roma”. Aggiungono che se non sei di quelle parti, non puoi capire perché la rivalità tra giallorossi e biancocelesti va al di là delle regole del calcio. E dello sport. Allora che si menassero tutti i fine settimane dietro una delle due curve dello stadio, ci farebbero un piacere (noi, perfidamente, aggiungiamo: ma quale coraggio hanno ancora gli ultras della Lazio di definirsi di destra, per lo più fascisti, se poi si augurano che la loro squadra perda contro l’Inter dei radical chic alla Moratti e Tronchetti Provera?).
Dunque, a conti fatti non c’è nulla di cui meravigliarsi. I pallonari d’Italia (non tutti, perché il vizio di generalizzare non ci ha mai sedotti) più che uno sport, seguono la cagnara. Noi ci accomodiamo pertanto in seconda fila, coscienti del fatto che il rugby vieta di bluffare: è geneticamente impossibile perché basta che un tipo si ritrovi a terra frustrato dopo un bel placcaggio da parte avversa che si levi in piedi e non vede l’ora di vendicarsi. Sempre rispettoso del cerimoniale per cui nello scontro fisico – e non personale, o meglio quasi mai – sta il bello di questo sport.
Non abbiamo sancito la superiorità della palla ovale: abbiamo semplicemente preso atto dell’inferiorità degli altri. Tutto qui.

2 commenti:

Abr ha detto...

Sei andato un po' oltre, Socio, quando inviti i "tifosi" a picchiarsi dietro la curva. Oltretutto di fascistoni ce n'e' e eccome anche tra i tifosi da' a' Maggica, e in ogni caso non mi pare sia titolo di merito: essere ancora "fascisti" nel Duemila e fischia e' per l'appunto roba da romani, come essere un ripetente, capita ma non c'e' niente di che vantarsi.

Ma comprendo la tua indignazione. Il calcio sarebbe pure bello quando e' ben giocato, ha quel tanto di imprevedibilita' che rappresenta il contraltare, una interessante "compensazione" col nostro che a volte ha una precisione quasi scientifica. Ma i suoi tifosi, il suo ambiente, i suoi comentatori! Ma che gente e'?
Si dimostra ancora una volta, ce ne fosse bisogno, che il calcio e' un "giuoco" e non uno sport.

Che poi a Roma "te' nun po' capi' ", questo lasciamo che se lo dicano ma noi sappiamo bene che sono solo bullshit excuses.

ringo ha detto...

Concordo sul fatto che essere fieri di darsi del "fascista" nel Duemila non sia affatto un vanto. Ma mica sono io che lo dico, sono i cori che lo ricordano.
In quanto all'essere andato oltre invitandoli a menarsi dietro la curva: non ci vedo nulla di male. A loro piace pure, stando alle dichiarazione del ragazzo della Lazio finito accoltellato durante il derby. Se è un loro passatempo, lasciamoglielo fare.
Sul "te nun po' capì", concordo nuovamente.

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