lunedì 7 giugno 2010

Gli Springboks serrano i ranghi

Peter de Villiers il vulcanico coach sudafricano approfitta delle convocazioni per i prossimi test match ufficiali con Francia e Italia per lanciare un messaggio, tutto interno e apparentemente molto "australe".
Per spiegare la mancata conferma di Frans Steyn in verde e giallo (si proprio l'unico che avevamo definito insostituibile tra i Boks), PdV prima fa un po' l'ambiguo, ventilando un accordo preventivo col giocatore che inizialmente gli aveva fatto sapere di non voler giocare: “I met with Frans (before the Cardiff test) and we came to an agreement that I would not choose him beyond this game".
Dopodichè il coach si fa esplicito: ha giocato male ma la colpa è dell'Europa. "I believe Frans (...) wasn’t the best in Cardiff, and that is a problem. I don’t know what he is going to do to get back there. Playing overseas is not the answer.
La campanella di fine ricreazione per i giocatori all'estero non diviene veto come per gli Australiani o i Neozelandesi ma poco ci manca, almeno a parole: "“If you go and watch the game again, and really watch it closely, you will see that most of the overseas based players were off the pace in that game. I have been criticised for not selecting overseas based players, but this match showed me that the guys have to be playing Super 14”.
Quell'espicito "dovete giocare nel Super14" cala sulle orecchie non solo di Steyn ma anche di Ruan Pienaar in trasloco allo squadrone in allestimento a Belfast (Xavier Rush, Johann Muller, BJ Botha, lui, e poi Ferris, Paddy Wallace etc.etc.).
Tagliati quindi gli "stranieri" Steyn, Van Niekerk e CJ (Van Der Linde) , quest'ultimo peraltro in via di rientro a franchigia Saru, assieme ai "sudafricani" Ndungane (infortunio) e Meyer Bosman, un paio di "stranieri" sono però stati (ri-)convocati: si tratta del pilone BJ (Botha) e di Butch James.
Se per BJ siamo all'utilitaristico o all'inevitabile, in virtù della non convocabilità di The Beast Mtawarira sancita definitivamente dalle autorità sportive sudafricane per la mancanza di passaporto, nel caso di Butch s'è deciso di concedergli una chance, dopo il rifiuto unfair del suo club a vederlo schierato al Millennium, gara non ufficiale.
PdV, dopo aver ricordato che può schierarlo sia centro che apertura, spezza una gran bella lancia per il campione mondiale in carica: “There are seven other players who just love having Butch around and they feel they play better when he is. This is not an individual sport, it is a team sport, and we must make the selections that help the team cause.
L'ultimo degli "stranieri" convocati è quello che a Peter DeVilliers piace di più e non perchè porti il suo stesso cognome: Jean de Villiers è colui che meglio illustra gli effetti secondo il coach perversi delle esperienze europee. A breve infatti il "pentito" ufficializzerà il suo rientro da figliol prodigo agli Stormers e Western Province, da lui lasciati per Munster in un anno dalle scarse soddisfazioni in Irlanda e della prima finale nella storia della franchigia di Città del Capo.
Anche nel suo caso PdV non frena la lingua: “I always knew that Jean would be back by 1 June this year, he phoned me before he left and told me he knew he was making a big mistake and wanted to come back as soon as possible”.

Comunque PdV o Div che dir si voglia, non le risparmia a nessuno: se la prende con certi allenatori del Super Rugby, riferendosi agli infortuni di Fourie DuPreez e Andries Bekker, fuori per sei mesi: “I would be uncomfortable as a coach if all I could see was my own goal and could not see beyond that to the interests of the player”.

Tentando una sintesi, aldilà di PdV che non si smentisce mai, nessuno meglio di noi italiani è in grado di comprendere i sudafricani: le regole e i principi esistono e vengono affermati con forza, salvo poi analizzare caso per caso. Il che non è detto sia un male in assoluto: solo i cretini rimangono fermi e fissi ad ogni costo ... oppure fanno i puritani con gli altri: vedremo se qualche inglese oserà rispolverare ad esempio le vecchie polemiche sugli Isolani Pacifici reclutati dalla Nuova Zelanda, quest'anno che gli albionici si ritrovano in nazionale alcuni nativi sudafricani e neozelandesi.
Lo squadrone finale Springoboks per i test match casalinghi risultante da tutto quanto detto è composto dal gruppo vincente del Millennium, "depurato" come detto: Bjorn Basson, BJ Botha, Juan de Jongh, Jannie du Plessis, Jaque Fourie , Gio Aplon, Alistair Hargreaves, Ricky Januarie, Ryan Kankowski, Zane Kirchner, Francois Louw, Victor Matfield, Ruan Pienaar, Dewald Potgieter, Chiliboy Ralepelle, Danie Rossouw, John Smit (capitano), Flip van der Merwe.
Inoltre arrivano Jean De Villiers e Butch James e poi Bakkies Botha, Wynand Olivier, Pierre Spies, Gurthro Steenkamp e Morne Steyn dei Bulls, Schalk Burger e Bryan Habana degli Stormers, tutti lasciati a riposo dopo la finale Super14.

Nel frattempo il coach dell'Australia Robbie Deans non si lagna come DeVilliers e si fa una ragione degli infortuni di Ashley Cooper e del pilone Ben Alexander. Del resto è il minimo che può capitare in uno sport di combattimento ("Il ballo è uno sport di contatto, non il rugby!"), se oltretutto scegli di giocare la prima partita contro degli isolani: Deans non cerca scuse, non fa parte del suo carattere molto pratico e poco politico. E si consola con la bella prestazione del suo rinnovato team.

Chi invece ha sempre fatto politica e continua a farla è Graham Henry: Il vincitore designato del prossimo Mondiale - altrimenti farà bene a migrar veloce - nel mentre rinforza gli All Blacks forse più deboli di sempre sulla carta con quello che da noi chiameremmo " equiparati" (cfr. post su Sonny Bill Williams), ha voluto fissare un incontro con l'arbitro Wayne Barnes prima del Test con l'Irlanda.
L'approccio parrebbe scettico: ""I always speak to the referee, but whether it makes a difference is very debatable," afferma Henry: "I've tried to love them, I've tried to kick them, I've tried to ignore them, and nothing's worked".
In realtà i messaggi li lancia chiari e forti e riguardano il breakdown e la mischia; si comprende il senso del secondo dal suo punto di vista ("everyone square and pushing straight") dopo la figuraccia di San Siro; un po' meno senso ha il suo richiamo sul breakdown a Barnes dal momento che la "bestia nera" dei Tutti Neri sul tema è da mo' la poco boreale Sudafrica, ma tant'è, con quel che ultimamente passa il convento Down Under, tutto fa brodo.

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