Sono giovani. E cresceranno
Alla vigilia dei Test Match di giugno che fanno da antipasto al Tri Nations, crescono le aspettative sull'Australia di coach Robbie Deans.
Se ne parla, ovviamente, soprattutto in Inghilterra visto che contro i Wallabies la nazionale di Martin Johnson si gioca un bel po' di reputazione, a partire dal primo Test Match di questo sabato a Perth, anticipato da un giro infrasettimanale di solidi Barbarians australi giusto martedì.
L'ultima volta che gli australiani hanno calcato il palcoscenico europeo hanno dovuto digerire la sconfitta di misura contro la Scozia al Murrayfield e il pareggio con l'Irlanda a Dublino lo scorso novembre. Ma, al di là della vittoria sulle Fiji di settimana scorsa, hanno anche sconfitto il Galles e proprio l'Inghilterra. Di spunti dunque ce ne sono ed è molto interessante quanto ha scritto sulle colonne del Daily Telegraph una vecchia conoscenza del rugby giocato, Paul Ackford, il poliziotto che da seconda linea ha indossato le magliette - oltre che della nazionale per 22 volte - degli Harlequins e dei British Lions, partecipando anche alla Coppa del Mondo del 1991.
Secondo Ackford, il gruppo di Deans ha una carta da giocare, che se da una parte fino ad ora non ha garantito continuità di risultati, dall'altra può rivelarsi cruciale in Nuova Zelanda 2011: il comparto giovani sui quali l'attuale coach ha deciso di puntare.
Ricorda Ackford come solo un anno fa nessuno badava troppo a gente come David Pocock, la 22enne terza linea (nella foto in versione Movember) che fa stare in panchina un assaltatore come Phil Waugh; o ancora Will Genia e Quade Cooper. L'amalgama giusto ci sarebbe, con giocatori non troppo vecchi che svariano dai 25 ai 27 anni e che tuttavia hanno esperienza da vendere: Matt Giteau (78 caps), Rocky Elsom (49), Benn Robinson (31, infortunatosi con le Fiji). In particolare, sempre secondo il nostro Ackford, a sorprendere è la qualità degli avanti che possono reggere il confronto con quelli delle altre nazionali.
Volti nuovi che vanno a sostituire quelli che hanno fatto la storia degli aussie, due volte campioni del mondo ('91 e '99) e una volta seconda (2003, in casa, finale persa contro l'Inghilterra di Jonny Wilkinson). Negli Anni 90 c'erano Nick Far-Jones, David Campese, John Eales e Michael Lynagh; poi George Gregan, Stephen Larkham e George Smith; oggi Giteau, Cooper, Pocock e Robinson, che però in questa tornata dovrà fare i conti con un ginocchio rotto.
Ricorda Ackford come solo un anno fa nessuno badava troppo a gente come David Pocock, la 22enne terza linea (nella foto in versione Movember) che fa stare in panchina un assaltatore come Phil Waugh; o ancora Will Genia e Quade Cooper. L'amalgama giusto ci sarebbe, con giocatori non troppo vecchi che svariano dai 25 ai 27 anni e che tuttavia hanno esperienza da vendere: Matt Giteau (78 caps), Rocky Elsom (49), Benn Robinson (31, infortunatosi con le Fiji). In particolare, sempre secondo il nostro Ackford, a sorprendere è la qualità degli avanti che possono reggere il confronto con quelli delle altre nazionali.
Volti nuovi che vanno a sostituire quelli che hanno fatto la storia degli aussie, due volte campioni del mondo ('91 e '99) e una volta seconda (2003, in casa, finale persa contro l'Inghilterra di Jonny Wilkinson). Negli Anni 90 c'erano Nick Far-Jones, David Campese, John Eales e Michael Lynagh; poi George Gregan, Stephen Larkham e George Smith; oggi Giteau, Cooper, Pocock e Robinson, che però in questa tornata dovrà fare i conti con un ginocchio rotto.
"New Zealand do intensity, South Africa do power, Australia do smart. It's just the way it is", scrive Ackford che ricorda anche come nel Super 14 appena conclusosi, "three of their provincial franchises made the top six".
Di carne al fuoco ce n'è: i risultati raccolti da Deans (primo tecnico straniero, per lo più kiwi sulla panchina australiana) hanno lasciato il segno soprattutto per le sconfitte, come quel 53-8 rimediato dagli Springboks nell'agosto 2008, il peggiore nella storia dei Wallabies. Ma non c'è mai come ricominciare da zero, da un ciclo che si era concluso con la sconfitta dell'Australia nei quarti di finale nella World Cup 2007 sotto il sole di Marsiglia, contro - e dài - l'Inghilterra di Wilkinson, appena rientrato nei ranghi di Brian Ashton che poi condurrà quella nazionale alla finale persa a Parigi. Da Perth alla Nuova Zelanda, però, la strada non è mai stata così lunga: un anno per arrivare all'appuntamento mondiale, avendo appreso la lezione più importante. Vincere.
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