domenica 6 giugno 2010

Gran partitone al Millennium

Coach Gatland, criticato come non mai dopo il deludente Sei Nazioni, finalmente poteva allestire un Galles ristabilito in certi ruoli chiave (Mike Phillips, Hook "stabilizzato", Davies cresciuto) anche se non con tutti (assenti Gethyn Jenkins, Shane Williams, Martyn Williams) e soprattutto dal morale ringalluzzito per le recenti affermazioni gallesi in Celtic League e in Challenge Cup.
Lato Springboks, coach Peter de Villiers superava qualche iniziale incomprensione (Frans Steyn) e veto dai club (Butch James), approfittando in modo intelligente della situazione - trasferta in Europa, finale Super14 appena effettuata, infortuni (Fourie DuPreez) - per allestire un team apparentemente "B", ma l'inesauribile pool di talenti del Paese Arcobaleno non va mai preso sottogamba, soprattutto quando tutti sono molto motivati a mostrarsi degni della maglia con l'antilope saltante.
Condite questi ingredienti con l'ambientazione nel Millennium Stadium che festeggia il decennale, stipato da sessantamila tifosi e otterrete la ricetta per una gara a viso aperto, splendida, una delle migliori dell'anno so far, ancorchè non ufficiale: Wales 31 - 34 South Africa, con tre mete per parte, cinque punizioni sudafricane contro tre e un drop per i gallesi.


Una partita distinta nettamente in tre parti: primo quarto, 16 - 3 per il Galles; secondo e terzo quarto, parziale di 3-28 per il Sudafrica; ultimo quarto con l'arrembaggio gallese, due mete e un parziale di 12-3, insufficiente per andare a prendere i Boks.
Primo quarto
I due team partono al reciproco arrembaggio, senza tatticismi o timori reverenziali: Boks con la terza linea inedita Louw - Potgieter- Van Niekerk, Danie Roussow e Jaque Fourie a far da ball carrier, sfidati sul medesimo terreno da un ottimo Bradley Davies. Sarà l'assenza di Mornè Steyn ma il ricorso al piede di Ruaan Pienaar all'apertura è limitato a chiudere le fasi troppo prolungate, anche Frans Steyn si limita al recupero territoriale, entrambe cercano le rimesse laterali più che l'up&under.
Lato gallese la palla gira bene per le mani e Mike Phillips aggiunge il coraggio dei suoi guizzi vicini alla ruck e la fisicità difensiva; sul fronte opposto Ricky Januarie rimbalza come una pallina da tutte le parti: non ha la visione di DuPreez ma supplisce col lavoro indefesso. Su tutto la solita difesa Boks attenta, veloce, spietata, mai in affanno.
In una situazione di equilibrio ad alto livello, basta poco per far pendere la bilancia da una parte o dall'altra. La differenza in questo caso la fa l'arbitro Lewis: nulla di scandaloso, intendiamoci, attua solo un arbitraggio lievemente casalingo, da partita non ufficiale: occhiuto coi visitors, indulgente ... con la folla. Sintomatiche sono le prime mischie ordinate, dove dopo il crouch-touch Lewis interrompe il timing facendo un pause infinito, i Boks entrano e lui fischia regolarmente l'ingaggio anticipato. Oppure su rimessa in gioco fischia una punizione gratis contro gli avanti Boks, che predispongono la maul a gallesi ancora lontani; è invece solo mischia per un tagliafuori di Halfpenny su calcio di rimessa in gioco nel secondo tempo.

Cose un po' così insomma, che i sudafricani inizialmente sembrano subire: nel giro di dieci minuti è sei a zero - una punizione di Stephen Jones e un bel drop di James Hook; al ventesimo, sul 9- 3 (piazzati di Jones e Pienaar), John Smit schierato tallonatore riceve palla in linea e apre largo a destra invece di caricare. La telefonata arriva a James Hook che intercetta e s'invola da 40 metri alla meta: 16 - 3, fine del primo quarto dominato dai Dragoni, anche se il gioco appare equilibrato.
Secondo e terzo quarto
I Boks serrano i ranghi e semplicemente insistono col gioco abrasivo, stando solo più attenti alla disciplina. Dopo pochi minuti guadagnano una punizione, 16-6, alla mezz'ora la pressione viene finalizzata da Odwa Ndungane (in foto): resiste a un placcaggio durissimo che lo toglierà dalla gara e cala in meta sull'angolino sinistro. Pienaar manca la trasformazione, il primo tempo si chiude sul 16-14.
La ripresa conferma che sono i Boks ad avere il pallino della gara, in specie col biondo Dewald Potgieter, talmente scatenato sia in attacco che nel recupero palla da ricordare a tratti il mitico biondo Rives. Ma è uno sforzo collettivo quello dei Boks: l'esperto veterano Danie Roussow dalla seconda linea apre varchi nella difesa Rossa, lanciando in meta dopo 3 minuti proprio il biondo flanker.
Dopo dieci minuti è una punizione dalla lunga distanza di Frans Steyn ad approfondire il gap, mentre la imperturbabile leadership di reparto del capitan Victor Matfield stabilisce un certo controllo Boks sulla rimessa laterale gallese.
Anche i trequarti sudafricani partecipano alle iniziative d'attacco, al sessantesimo il promettente centro Juan De Jongh degli Stormers segna la meta all'esordio: con la trasformazione siamo 19-31 e partita apparentemente in mano Boks, si tira il fiato ed entrano i cambi.

Ultimo quarto
Al 72' la prima meta da Dragone di Tom Prydie, il rimpiazzo di Shane Williams, non sembra altro che il rombo di un temporale lontano, anche per l'errore nella trasformazione e l'immediata marcatura del quarto penalty di Pienaar.
Molto più destabilizzante per i Boks è invece la meta in mezzo ai pali di Alun-Wyn Jones al 77', grazie alla linea arretrata gallese che sa approfittare molto bene della goffaggine di qualche avversario sul calcio di rinvio in gioco. Mancano solo tre punti per il pari, la folla spinge i Dragoni ma i Boks riescono a gestire con sufficiente aplomb gli spiccioli di tempo rimasto.


Una gran bella gara molto divertente e combattuta: fossero tutti così, i Test"veri" ... Buone anche le indicazioni per i due coach: Gatland non può prescidere dalla forza di Phillips in mediana, ha fatto benissimo ad "accontentare" Hook schierandolo prima dell'intervento alla spalla che lo terrà fuori per tutta l'estate, scoprendo un 5/8 moderno, alla australiana, ottimo complemento di fantasia alla fisicità di Jamie Robertse alla precisione di Stephen Jones; davanti ottima la prova di Davies in seconda linea e di Walburton in terza, preferito a Martyn Williams, sceso in campo coi Barbarians.
Per Peter de Villiers la conferma che l'ultimo dei suoi problemi è la depth in qualsiasi reparto: non all'ala e manco l'assenza di Mornè Steyn e DuPreez rappresenta un rischio. De Jongh si rivela affidabile rimpiazzo per Jean De Villiers al centro, Januarie non è tramontato come vice DuPreez e la flessibilità di Pienaar fa sempre comodo; Jaque Fourie dà l'impressione di potersi permettere di lasciar fare, l'unico che pare insostituibile è la bombarda Frans Steyn in fondo - almeno non da Zane Kirchner. Se di terze linee ce n'è fin che basta, in seconda Roussow non fa rimpiangere Bakkies Botha e anche in prima linea, finito l'esperimento Smit pilone (e saran cavoli al recupero di Bismark Du Plessis), con CJ, BJ e poi Jannie Du Plessis piloni sembra tutto decisamente più equilibrato. Peccato per l'assenza di Butch James: un Sudafrica col 5/8 alla australiana - ora anche alla gallese - sarebbe stata opzione interessante da valutare.


Wales: Lee Byrne, Leigh Halfpenny, James Hook, Jamie Roberts, Tom Prydie, Stephen Jones, Mike Phillips; Paul James, Matthew Rees, Adam Jones, Bradley Davies, Deiniol Jones, Jonathan Thomas, Sam Warburton, Ryan Jones (captain).
Replacements: Huw Bennett, John Yapp, Alun Wyn Jones, Rob McCusker, Richard Rees, Dan Biggar, Andrew Bishop.

South Africa: Frans Steyn, Gio Aplon, Jaque Fourie, Juan de Jongh, Odwa Ndungane, Ruan Pienaar, Ricky Januarie; CJ van der Linde, John Smit (captain), BJ Botha, Danie Rossouw, Victor Matfield, Francois Louw, Dewald Potgieter, Joe van Niekerk.
Replacements: Chiliboy Ralepelle, Jannie du Plessis, Alistair Hargreaves, Ryan Kankowski, Meyer Bosman, Zane Kirchner, Bjohn Basson.

La versione di Ringo - C'è un Paese nel pianeta ovale dove partite come queste vengono messe immediatamente sotto la lente di ingrandimento per rovinare la festa. E' il Galles, va da sé, dove del 1999 attendevano di battere gli Springboks e forse questa, alla luce anche di quanto accaduto, poteva essere davvero la volta buona. Commentatori, reporter e addetti alle statistiche di quella parte di Gran Bretagna si sono messi all'opera e hanno concluso che il gruppo di Gatland ha fitness, skill and power, ma manca di forza mentale.
Non è una grande rivelazione, nel nostro piccolo lo abbiamo ripetuto più volte durante il Six Nations quando, come ha ricordato il socio in apertura, il coach neozelandese è finito nel tritacarne mediatico che lassù trita davvero. A detta della stampa gallese, a questa nazionale manca la convinzione di poter sbrogliare completamente l'affare che si trovano di fronte, pur non venendo concessa una seconda possibilità per cui "ritenta che sarai più fortunato". Il Galles, nuovamente, è arrivato corto anche se in un certo senso si avverte qualcosa di nuovo nell'aria: dopo un'annata non eccezionale, tra club e nazionale pare intenzionato a porre le basi di un più sereno avvenire (i club nelle coppe europee e nella Celtic, la nazionale in vista del Mondiale).
C'è chi ha dato prova di meritarsi la convocazione, come Bradley Davies, seconda linea che ieri ha vestito i panni di un avanti da mandare oltre la linea fornendolo con tutti i palloni possibili. Dal suo esempio probabilmente hanno tratto maggiore confidenza gente come Phillips, Hook, Roberts e il "piccolo" Prydie, uno che dopo il famoso match contro l'Italia nel 6 Nazioni non è che abbia visto moltissimo il campo con gli Ospreys. Per la cronaca, Hook una volta tanto ha beneficiato di un intercetto sul passaggio Smit - van Niekerk.
Un dato da tenere sott'occhio per capire l'involuzione del gioco di casa nella seconda frazione è quella che indica come, in vista del minuto 63, il Galles aveva lasciato sul campo 5 rimesse su proprio lancio, tante in un incontro di alto livello come quello di ieri al Millennium. E così, alle belle cose della prima parte di partita, hanno fatto seguito alcuni errori banali ai quali già abbiamo avuto modo di assistere durante il Six Nations. Alti e bassi contro il Sud Africa che pur schierando delle seconde linee nel XV in campo - e chiamale tutte seconde linee... -, rimane una formazione massiccia senza dubbio, ma i gallesi non si sono tirati indietro nei contrasti; e soprattutto un gruppo che sa cosa significhi portare il peso di detentori della Coppa del Mondo.
Errori che, infine, pesano come macigni quando agli assalti dei boeri si vuole rispondere con il possesso palla.
Tornando ai commentatori di lassù, dicono che sia venuta meno una vittoria che avrebbe garantito confidenza in vista del tour in Nuova Zelanda. Ma ammettiamo, noi, che perdere di tre punti può essere cocente, ma è sempre meglio che scendere down under con una scoppola che ti trambusta il cervello e offusca la vista. Dalla lente di ingrandimento pare pure venir fuori che questo Galles non possa ambire ad andare oltre i quarti di finale nella prossima World Cup: fare i conti senza l'oste sappiamo già a quali risultati porta.

2 commenti:

massimo coppa zenari ha detto...

la partita mi è piaciuta moltissimo. Avrei voluto che vincesse il Galles, per una volta!

Abr ha detto...

Una delle due migliori dell'anno sinora a mio avviso, con Tolone Clermont.

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