domenica 1 agosto 2010

All Blacks al top e non si può far nulla

Tri Nations - Melbourne

Australia (14) 28 - 49 (32) New Zealand

Senza dubbio, gli All Blacks sono al top. Roba sopraffina, che sa unire qualità, quantità, furbizia e determinazione: la Nuova Zelanda che ha battuto l’Australia per 49-28 a Melbourne è stata praticamente perfetta. Non solo perché si è fatta un baffo dei Wallabies che sette giorni fa hanno battuto il Sud Africa imponendosi come unica rivale degli uomini di Graham Herny, ma soprattutto perché dopo aver subito la prima meta, ha infilato un uno-due degno di due ganci ben assestati in un incontro di pugilato. E le certezze dei padroni di casa sono crollate, nonostante – ed è bene sottolinearlo – l’orgoglio che la truppa di Robbie Deans ha messo in luce quando si è ritrovata con un uomo in meno per l’espulsione di Mitchell. Però contro questa Nuova Zelanda non basta.

Ora, piano con le lodi seppur meritate ai tutti neri. Sembrano tanto quelli del 2006, alla vigilia di un Mondiale che in tanti avevano pronosticato anzitempo in loro possesso. Per poi venire a meno quel killer istinct in cui si stanno rivelando campioni di categoria. Ieri, ad esempio, accadeva che Dan Carter calibrasse argutamente i calci di ripresa del gioco ad uso e consumo dei suoi avanti o che questi, furbescamente, andassero a importunare i dirimpettai australiani, muovendosi sul sottile filo della legalità sportiva. Poi la prima meta sarebbe stata da annullare perché sul calcio di Barnes l’ovale viene respinto sia da Carter che da Ma’a Nonu e finisse nuovamente nelle mani dell’apertura che era qualche passo avanti rispetto al centro. Oppure che la meta di McCaw sia il frutto di un fallo da terra di Conrad Smith lanciatosi su Ashley Cooper. Giusto per la cronaca, ecco, nient’altro. Il guaio è che il ritmo imposto dagli AB era troppo alto anche per un arbitro come Craig Joubert che ha avuto il suo bell’impegno a tenere a bada il nervosismo con i richiami perché entrambe le parti si esercitavano nell’attività a rallentare i calci liberi battuti velocemente. Al punto che Drew Mitchell, proprio lui, l’autore della meta che sembrava incanalare la partita Wallabies nella giusta direzione, ha levato la palla di mano all’avversario di turno pronto a rimetterla in campo senza attendere lo schieramento, sotto gli occhi del guardalinee e del giudice di gioco. Secondo giallo, per gesto deliberato, e cartellino rosso al 43’.

Australia – Nuova Zelanda è nel viso frustrato di Rocky Elsom e David Pocock, nella poca lucidità di Richard Brown in occasione della meta di Cory Jane al minuto 35’, quando da numero 8 qual è dovrebbe azzannare le gambe dell’ala neozelandese e invece sta lì a metà strada, allungando il braccio nel tentativo disperato di afferrarlo per la spalla. Suntuosa, ieri, la giovane ala d Henry che smarca un intelligentissimo Muliaina per la seconda marcatura pesante: sull’intervento di Elsom – che sappiamo tutti come sia fatto -, lo respinge con un frontino, allunga l’ovale sul destro a due centimetri dalla linea laterale e lancia con un piede calibrato l’estremo. Fatto sta che alla fine della prima frazione, gli AB hanno messo a segno già quattro mete (32-14). Punto di bonus. E se è vero come è vero che il Tri Nations si vince con il fieno che si porta a casa dalle trasferte, non c’è molto altro da aggiungere.

La meta australiana è ben fatta, non c’è dubbio: al 7’ Mitchell stoppa il rinvio di Carter che si attarda nell’esecuzione, raccoglie l’ovale e via. Il guaio è che due giri di orologio più tardi, Carter si rifà con gli interessi quando Matt Giteau schierato apertura scarica un pallone lento su Barnes che dovrebbe calciarlo via, ma si trova ormai accerchiato e la frittata è fatta. Altro guaio: i Wallabies perdono il confronto in mischia ordinata – scontato -, ma anche quando i due reparti di avanti si danno appuntamento nei raggruppamenti, nonostante Pocock faccia di tutto per non sfigurare di fronte a McCaw. E se gli AB in quattordici dal 22’ al 32’ per il giallo a Owen Franks (placcaggio con la spalla, gioco pericoloso) marcano con l’onnipresente capitan Richie, si ripetono dal 28’ al 38’ quando Mitchell sconta il primo sin bin, pure lui per placcaggio portato con la spalla. La differenza sta in questi particolari, soprattutto: un parziale di 14-0 che garantisce agli ospiti di rimanere sempre sopra il break.

Cifre? I neozelandesi placcano 142 volte, gli australiani 87, mancando l’obiettivo in 15 occasioni. Gli AB concedono 15 calci di punizione, l’Australia 12. Nel secondo tempo, ad ogni azione degli orgogliosi Wallabies che si abbracciano alla meta di Ashley Cooper al 55’, raggiunta dopo un lungo forcing sulla linea di estrema difesa nemica, corrisponde la reazione degli altri. Al 58’ è Rococoko, al 79’ è Corey Flynn dopo che era stato Elsom a segnare al 69’. Pocock ci va vicino, ma alla fine la marcatura non è data perché McCaw e Weepu nascondo l’ovale tra le gambe e non vi è certezza della realizzazione. Sette mete a tre, comunque.

Il meccanismo degli All Blacks gira alla perfezione in questa prima uscita della Bledisloe Cup e appare difficile che possa andare diversamente tra sette giorni, in Nuova Zelanda, prima della pausa per rimettere in ordine le cose. Ad ogni chiamata sul campo, i kiwis alzano il livello del torneo e le rivali non possono tener testa. Gli Springboks fisicamente sono acciaccati, nervosi, non hanno focus. I ragazzi di Deans hanno le qualità, avrebbero anche il focus se disponessero delle possibilità di arginare la marea nera. Oggi non le hanno. In compenso, hanno, come detto prima, l’orgoglio che se non può bastare per vincere, può servire per tenere vivo il torneo.

1 commento:

Abr ha detto...

Ehgià, la terza linea aussie s'è rivelata superiore a quella col braccino corto Boks, così come quella AB s'è rivelata più lucida, veloce, determinata e... esperta (eufemismo) di quella wallabies.
Il resto come sempre segue la terza :)

Resta da capire se, in un impeto di protagonismo (o di assiduo aggiornamento), la prossima stagione gli arbitri fischieranno al pack e 3/4 AB tutto quello che sinora non han visto.
Come avvenne nel 2007.
Joubert ad esempio, ha evidenziata il loro non rotolar mai via dal placcaggio, ma s'è perso i rapidissimi episodi che hai evidenziato e il costante fuorigioco della linea difensiva Nera.

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