All Blacks avanti. In ogni senso
South Africa 22-29 New Zealand, Tri-Nations, Johannesburg
La Nuova Zelanda va a Soweto e vince. Stadio pieno in ogni ordine di posto, come si dice in questi casi: la Soccer City ci mette un attimo a diventare scenario di una partita di rugby vera, fisica, di grande impatto fisico e visivo. Agli All Blacks bastava un punto per assicurarsi il Tri Nations 2010, se ne sono presi tutti e quattro allo scadere del match con la volata conclusiva di Israel Dagg e ha retto all'onda d'urto che il Sud Africa ha costruito dai primi minuti. Ok, poi c'è tutto il resto, come l'arbitraggio del gallese Nigel Owens che sul finire del primo tempo finisce a gambe all'aria e a testa in giù, travolto dagli avanti Springboks: magari la botta gli fa smarrire il senso della direzione perché va a finire che la meta di McCaw, quella che nella ripresa significa momentaneo pareggio sul 22-22, nasce da un'azione con un paio di vistosi passaggi in avanti in sequenza. Roba peggio che Francia ai quarti del Mondiale 07, a Cardiff, contro gli All Blacks si intuisce.
Cose che succedono in questa edizione del torneo australe, dove lo strapotere dei neozelandesi è salvaguardato dalle maniche larghe dei giudici di gara che hanno acceso una guerra poco diplomatica tra la federazione sudafricana, la SANZAR e il mondo dei fischietti. Nelle aree di raggruppamento, agli avanti di Graham Henry viene perdonato sempre qualcosa, robe che magari tra un anno non verranno più concesse. A discapito di una squadra che è senza dubbio la più forte sulla piazza, oggigiorno. E' tutto un aggrovigliarsi di incroci pericolosi.
Le lacrime trattenute - Venendo alla partita: i 90 - e passa - mila che si danno appuntamento al Soccer City Stadium; il capitano boero John William Smit che indossa la maglia speciale per il 100° cap e tiene in braccio la figlia agli inni; il tallonatore ferito che all'80' si inginocchia e pare mettersi a piangere per la delusione cocente; Woodcock che segna la prima meta tuttanera su azione orchestrata dai compagni di reparto. E tanto altro, a partire dalla sfida al piede tra Carter e Steyn che apre le marcature e al 19' il risultato dice 6-6. Owens evita di fischiare due falli commessi dagli ospiti nei propri 22, quando il Sud Africa ha messo in moto il proprio piano: vincere la collisione, imponendo il propri gioco fisico sia in fase difensiva, per chiudere ai Tutti Neri la possibilità di trucchetti per rallentate il gioco e sia in fase offensiva, per costringere i trequarti avversari a giocare in mezzo al campo, tentando di limitare la maggior dimestichezza degli All Blacks con le fasi di gioco allargato costringendoli a passaggi difficili e alla mancanza di off loads. I Boks impongono la "legge della collisione" persino in rimessa laterale: alla prima a favore i Neri tentano una delle loro"furbe", ma il povero Kaino che taglia davanti trova il placcaggio punitivo lievemente in anticipo di uno sveglio Flip Van der Merwe, tanto che McCaw chiama subito i compagni di reparto all'adattamento, e da quel momento niente più furbe in rimessa.
I novantamila hanno ragione di esultare quando al 24' Schalk Burger riesce a schiacciare la palla in meta nonostante l'opposizione di Ma'a Nonu sulla linea. E' il risultato dall'avanzata a tambur battente dei padroni di casa, con Juan Smith che equilibra magnificamente la terza linea Boks e si fa sentire quando ci sono spazi da chiudere e da aprire, con Steyn che batte veloce una punizione a favore a ridosso dei pali per un fallo di Ben Franks. Il Sud Africa vuole la meta e la ottiene, con Flip van der Merwe che agevola la meta con l'ultima spinta e si rialza da terra con un taglio in fronte ma il sorriso sulle labbra.
Un affare da carristi - Funziona quasi tutto: la mischia, la rimessa laterale propria (ma Owen fa subito il professorino: dopo un lancio storto, impone un cambio di possesso perché Smit impiegherebbe troppo a lanciare l'ovale), la diga per contenere la marea nera. Gli All Blacks però non si fanno mettere a faccia sotto: magari hanno occhi meno spiritati degli avversari ma le idee rimangono ben chiare anche sotto la peggior pressione che abbiano subito sinora. Al di là del loro capitano, Mealamu conferma il trend positivo delle ultime uscite, mentre la seconda linea Tom Donnelly si fa valere solo una volta in campo aperto, una volta superato il guado dai suoi, e serve Woodcock che marca al 36' "con la margherita in bocca" il decisivo 16-14 che darà l'alt al trend positivo dei padroni di casa. Meta che segnala la capacità tutta All Blacks di spostar velocemente uomini ai lati del campo, non importa siano piloni o lock, le mani sono tutte buone come il tempismo. Nel conto va messo un piazzato di Steyn, quarto marcatore nella storia dei Boks ed uno di Carter, miglior realizzatore nella storia per una nazionale.
Nota di colore: il centro Juan de Jongh si fa notare come l'omonimo che milita nella nazionale olandese di calcio per il tipo di interventi, ecco. Niente a che vedere però con le tacchettate sul petto dello Xabi Alonso di turno; il suo è un display difensivo che fa la differenza, ma oggi tutti i verdearancio sono decisi e svelti, senza pause.
Si va così negli spogliatoi.
La ripresa, tra calcoli ed emozioni - Ora, a fare due conti, agli All Blacks sta benissimo così, perdere con meno di sette punti di scarto per mettere definitivamente le mani sul titolo. La sorte sembra stare dalla parte dei feriti Boks, con alcuni errori gestuali degli oceanici che quasi quasi permettono a Burger di andare a marcare un'altra volta. C'è chi ha gambe, correndo a recuperare i calci di ripartenza (in particolare JP Pietersen al rientro), chi concede respiro ai polmoni come Carter che, quando ormai gli AB hanno messo su un accampamento nei 22 nemici, combina un in avanti mentre riceve una bombarda di Steyn a liberare. Gli Springboks hanno un solo compito: placcare duro e non concedere nulla dopo che al 43' Steyn allunga (19-14). Non è facile, ma si impegnano come forsennati. Gio Aplon, Jean De Villiers e Pietersen si lanciano come avvoltoi sui palloni alti, Conrad Smith e Corey Jane non trovano mai spazi. Prova la sorpresa Carter, che servito da Weepu entrato al 43' per Cowan, scatta sulla sinistra, fissa Pietersen, si ferma, riaccelera di colpo ma l'ala sudafricana non si fa fregare, lo aspetta e lo riprende a pochi centimetri dalla meta. Avvisaglie.
Steyn al 62' tolgie finalmente il titolo agli All Blacks ma il suo collega all'apertura accorcia a misura di meta (22-17 al 66').
Pietersen annulla con un mark un pasticcio nel recupero dell'ovale con la pressione sul collo a ridosso della meta. Steyn calibra male due rinvii che finiscono oltre la linea del pallone morto e riporta la macchina da mischia nei 22 sudafricani. Non ce la fanno più, ahiloro: a premere sull'acceleratore si corre questo rischio.
Owens come il Barnes di tre anni fa - Al 77' il fattaccio: netto passaggio in avanti tra Jane e Ma'a Nonu sotto gli occhi non solo di Owens, ma anche del guardalinee, gli AB si riversano in avanti, dalla multifase si arriva dall'altra parte del campo con McCaw che si tuffa nell'angolo. Il piede sinistro tocca fuori o meno sulla difesa disperata? E' meta o no? Il TMO (sudafricano) comunica serafico che non ha la certezza che il piede abbia toccato fuori prima che il flanker marcasse, ma non dovrebbe essere l'incontrario, cioè la meta si da solo se v'è certezza etc.etc.? Tant'è, 22-22. Carter non trova i pali. Tre giri di lancetta per fare la differenza.
Drop di Steyn per la ripresa delle ostilità, dalla ruck è il neoentrato Januarie ad uscire con il possesso prezioso, capitan Smit guida i suoi per il sussulto di gloria. Toh, il possesso è ora All Blacks, Ma'a Nonu resiste all'unico placcaggio che non riesce in mezzo al campo e per la prima volta nella partita riesce a passare la linea, galoppa prima di evitare l'ultimo ostacolo servendo Israel Dagg, entrato al posto di Rocokoco al 57'. Corre sotto la curva, alza il braccio al cielo (in foto) e segna. Non è forse un caso che la pratica la chiuda questo ragazzo che tra un anno giocherà la sua prima Coppa del Mondo. Carter trasforma: è il finale 29-22.
In ottanta minuti più emozioni che nel corso di un intero Mondiale di football. Fischi arbitrali compresi.
6 commenti:
Mah, anche senza considerare gli in avanti non visti, gli ultimi dieci minuti di Owen sono da internamento in Zimbabwe: sul 22 pari, nell'unica incursione Boks nei 22m avversari, sottrae subito la mischia ai sudafricani, fischiando un fantastico "ingresso anticipato".
Difficile constestare a quella old fart solo problemi di diottrie e di velocità: giusto faccia la fine dell'Armando, "caduto giù" una volta che Juan Smith "ha aperto la portiera" e l'ha "inavvertitamente" spinto nel tritacarne ...
D'altro canto però, lo diceva il vecchio Sacchi del Milan degli Eroi, se sei vincente dell'arbitro te ne fotti: se "guidi" il gioco non c'è verso che la partita ti sfugga.
Come capitò agli All Blacks alla RWC2007 con la Francia e il famoso in avanti fu conseguenza e non causa, anche stavolta è inutile lagnarsi di Owen se si lascia nel secondo tempo il 75% del territorio agli AB, squadra che tra l'altro mica gioca coi calci tattici; prima o poi ti "sbiancano".
Evidentemente i Boks avevano dato tutto; onore agli AB che invece avevano ancora qualche riserva da spendere. In altura.
Completamente d'accordo sulla bella analisi della partita, come sulla deficienza assoluta (absit iniuria verbis) di Owens nel finale. Si vede che l'altura aveva fatto finire le riserve d'ossigeno anche a lui. Perfetta, comunque, anche la nota di Abr su "conseguenze e cause", che serve a mettere tutto nella giusta prospettiva.
Peccato per il SA (simpatizzavo Springboks), ma nonostante i - netti - miglioramenti mi pare che ci sia ancora un problema di forma in diversi uomini: se gestisci il dinamismo come se avessi il pieno di carburante, mentre invece il serbatoio è solo a 3/4, è chiaro che nell'ultimo chilometro si rischia di dover spingere a piedi. E contro gli All Blacks di oggi questo è un problema.
Tatticamente non sono di certo un esperto, dico solo che mi è piaciuto vedersi affacciare di nuovo uno dei marchi di fabbrica SA, che ultimamente si era un po' perso: quelli up&unders poderosi e millimetrati di Steyn, e il tempismo perfetto di chi li insegue a azzannare sul punto d'incontro. Certo che anche Steyn, senza DuPreez e nonostante un volenteroso e solido Hougaard, un po' appannato lo è, rispetto all'incredibile stagione scorsa. Vabbé, speriamo ora di vedere 2 bei match contro gli Aussies.
Piccola nota finale, e scritta senza piaggeria: grazie per il blog, come sempre una boccata d'aria fresca (e di intelligenza, che poi è la stessa cosa) rispetto alle pose da "tifettari", di una parte e dell'altra, che ultimamente paiono fare sempre più capolino anche in Ovalia. Purtroppo.
Tnxs Cornelio: analisi da condividere in toto. Si spera, da tifosi SA, che stiano traguardando il mondiale ...
Hougaard, che sorpresa: veloce e preciso, solido in difesa, anche nella postura ricorda DuPreez!
gli all blacks sono stati stellari, in questo torneo, così come disastrosi gli springboks. Però, dico, se a una squadra così gli diamo pure tutte le decisioni arbitrali a favore, dove si andrà a finire? Il Mondiale è loro, e direi "politicamente"
il premondiale Massimo, il premondiale ...
Gli arbitri sono come quelli che per farti partecipare alla loro festa ti fan credere di essere essenziale e poi, una volta che ci sei, non ti filano manco di striscio ....
Grazie a Cornelio per i complimenti: in realtà qui siamo tifosi, basta prendere in considerazione il Socio quando ammette di essere un amante tradito dagli Springboks e il sottoscritto quando scrive di Galles. Ma lo facciamo senza prenderci troppo sul serio.
Riguardo ad arbitraggio e AB, anche qui posizione espressa dall'ultimo commento del Socio. Io però lo ribalterei, nel senso che ti fanno credere che con loro alla festa ti divertirai, li inviti e poi ti non ti filano: come la bella tusa di turno, insomma.
Posta un commento