sabato 7 agosto 2010

Gli Aussie migliorano, gli All Blacks vincono

Al Lancaster Park - AMI Stadium, Christchurch (audience, 39.000): New Zealand 20 - 10 Australia

La Nuova Zelanda mantiene per l'ennesimo anno la Bledisloe Cup e mette un'ipoteca pressocchè definitiva sul TriNations, anche se gli è mancato il punto di bonus che l'avrebbe reso matematico.
Festa comnque solo rimandata: per perdere il Torneo gli All Blacks dovrebbero incassare zero punti nelle rimanenti due partite esterne e, ben più complesso, l'Australia dovrebbe vincere col bonus tutte le rimanenti tre gare.


Quanto alla partita di Christchurch, è innegabile che i "boys" australiani abbiano mostrato progressi in termini di concentrazione e consistenza, ma pur sempre una gara boys vs. men è rimasta.
Difficile sostenere che gli All Blacks si siano "accontentati" di vincere per due mete a una: in certi tratti della gara sono stati seriamente impegnati dal gioco sequenziale multifase australiano ma stava ai Wallabies fare l'impresa. I gialloverdi sono "solo" riusciti per ampi tratti della partita a detenere l'iniziativa e stare in campo quasi alla pari coi Tutti Neri, e scusate se è poco di questi tempi.
E' sempre difficile capire dove finisce il merito degli uni e dove invece comincia il pur corretto attendismo della squadra in testa, o anche sostenere che l'ingresso di Kurtley Beale - peraltro molto positivo - e l'eliminazione del doppione di Matt Giteau al centro, abbiano cambiato faccia all'Australia (anche se forse è vero). Preferiamo piuttosto evidenziare modestamente un'altra lettura sull'esito sostanzialmente equilibato della gara, definita nel punteggio dalla maggior determinazione e concretezza dei padroni di casa.

Non è una novità che agli All Blacks vengano fischiati molti falli: sono la squadra del TriNations che ha concesso più calci di punizione sinora, ma ciò non gli ha impedito di rifilare 30 o 50 punti a tutti. Il punto è che prima dell'arbitraggio di Kaplan, di falli e falletti sistematici impuniti i Tutti Neri ne commettevano almeno altrettanti. Finalmente stavolta c'è in campo un arbitro pistino, sempre al posto giusto, autorevole e non autoritario che ha fischiato al momento giusto e senza sventolar cartellini ha richiamato tre volte capitan McCaw, chiarendogli che ciò che stava vedendo doveva finire.
Capita l'antifona, gli All Blacks sono improvvisamente apparsi più "umani": si difendono con molto ordine, ma basta palle che schizzan dalla parte sbagliata una ruck si e una no, finita l'impossibilità di giocare dentro ai 22m neozelandesi se non asfissiati dai fuorigioco, basta gente in Nero sistematicamente sdraiata sopra e sotto il placcato etc.etc.
Sbaglieremo, ma forse grazie a Kaplan gli arbitri potrebbero aver trovato finalmente il bandolo della matassa di come si fa a dare una regolata a questi Kiwis: non è una buona notizia per Graham Henry, sotto questo profilo e aldilà del fattore campo potremmo assistere a una seconda parte di TriNations diversa dalla prima. Anche se oramai è troppo tardi per il torneo 2010; per il Mondiale invece, chissà.

La cronaca - Tre mete e un calcio di Giteau fissano il risultato al primo quarto di gara sul 14-10, dopodichè la partita è una battaglia d'attrito e il tabellone si muove solo per due punizioni di Dan Carter su due tenuti australiani, uno per tempo.
I primi cinque minuti sono tutti di marca Wallabies e dànno la cifra della gara: gli ospiti puntano a tenere il possesso col gioco multifase ripetuto in sequenze interminabili e asfissianti (soprattutto per chi attacca), gestendo con oculatezza i calci di liberazione quando il fiato finiva. Gli All Blacks però sono come sempre superiori nell'uno contro uno, nel ritmo e nella intensità: al primo possesso fanno molta strada con Tom Donnelly fermato da Brown, al secondo sono già in meta con Mils Muliaina sempre lui, lanciato lungo l'out sinistro da Joe Rokocoko. 6' minuto, prima incursione nei 22m, sette a zero.
A quel punto i commenti si improntano al massacro imminente: gli All Black in effetti danno l'impressione di poter passare ad ogni accelerata. Gli Australiani hanno il merito di non mollare e insistere col loro nuovo game plan, e trovano subito il canale giusto: in una percussione Carter s'infila in trappola, l'ovale gli viene velocemente strappato, Kurtley Beale si lancia in contropiede attraverso la sbilanciata linea avversaria e al 10' arriva in meta intonso per il pareggio 7-7.
I padroni di casa riprendono accelerando il gioco senza dar tregua, ad esempio usano le rimesse laterali veloci per impedire di tirar fiato. Una incursione sulla destra dove raddoppiano le due ali e l'estremo Tutti Neri richiama i difensori, la difesa si sbilancia su una percussione di Mealamu e si trova corta quando Carter sposta velocemente il gioco sulla sinistra, dove attendono i due centri Ma'a Nonu e Conrad Smith che marca la meta all'angolino. La trasformazione di Carter segna il suo punto nr. 1.111 nei Test Match e siamo 14-7 al quarto d'ora di gara.
Al primo ingresso nei 22m Kiwis Kaplan fischia il tipico fuorigioco arrembante di Ma'a Nonu davanti a tutti (in fuorigioco); Giteau marca il 14 -10, siamo al 20' e gli All Blacks comprendono che devono star più accuorti, rendendo una gara veemente più fluida e meno fallosa.

Il resto del tempo e il resto della partita scorrono su un unico binario: iniziative d'attacco costanti e indefesse ma poco incisive dei Wallabies, azioni meno frequenti, più rapide, ficcanti e solo apparentemente più pericolose degli All Blacks; è equilibrio, anche se i commentatori insistono a cantare il de prufundis per gli Aussie.
Di notevole al 31' una palla rubata in rimessa porta i Wallabies a pochi metri dalla meta; sullo sviluppo Anthony Faingaa viene fermato per un in avanti, mentre era evidente il fuorigioco di tutta la linea Nera: sarà l'unico errore rilevante di Kaplan.
Prima della fine del tempo gli All Blacks estendono il vantaggio grazie a una punizione concessa per un tenuto di Genia, isolato. Negli ultimi scampoli del primo tempo i Wallabies vacillano su una rimessa veloce e poi in mischia, dove il veterano Tony Woodcock impartisce lezioni al giovave Salesi Ma'afu.

Nel secondo tempo la Nuova Zelanda prova a tener gli Australiani lontani, ma questi insistono col loro gioco sequenziale palla in mano. Al 46' si procurano una punizione dalla distanza per fallo sul breakdown di Smith, ma il calcio Giteau rimane corto.
Poco dopo Tony Woodcock sfugge al giallo dopo aver "giustiziato" Saia Faingaa reo di indugiare dalla parte sbagliata di una ruck. Decisione arbitrale del tutto disallineata coi metri visti sinora, ma forse più saggia, perchè l'ennesimo avvertimento a capitan McCaw sortisce l'effetto di mitigare ulteriormente la foga difensiva dei Tutti Neri già più guardinghi del solito, aprendo ulteriori spazi alle iniziative ripetute Aussie.
Di fatto però queste si rivelano sterili: non potendo ancorarsi "alla europea" su fasi statiche sicure, il gioco Aussie diviene troppo dispendioso, tutto possesso, testate e offload. Solo Drew Mitchell pare capace a un certo punto di aprire una breccia ma Nathan Sharpe che lo sostiene viene fermato in tempo.
Gli attacchi australiani si susseguono fino al 65' ma alla fine è tanta fatica per niente: prima ci prova Piri Weepu dalla distanza, poi nel finale ci riesce Dan Carter a centrare la punizione che toglie anche il bonus difensivo ai visitatori, chiudendo la gara sul 20 -10.


I progressi dei Wallabies sono evidenti, ma la sconfitta eguaglia la peggior striscia perdente di sempre con gli All Blacks (nove partite), per non parlare di Bledisloe Cup mancante dalle bacheche dal 2002. Eppure la linea giovane di Deans convince, pur rinunciando a caratteristiche che parevano trademark come la doppia apertura e a patto di ritrovar certezze in rimessa laterale e di recuperare un pilone destro all'altezza.
A livello individuale è molto positivo l'impatto di Kurtley Beale, preciso nei piazzamenti, al piede e pronto agli inserimenti; Will Genia fa il riciclatore veloce ma un paio di sue iniziative individuali provocano i due calci di punizione che negheranno il bonus ai suoi. Positivo l'esordio di Anthony Faingaa al centro, da rivedere l'esperimento Ashley Cooper al centro esterno, l'anziano Drew Mitchell (per gli standard australiani) è sempre pericoloso mentre O'Connell all'ala chi l'ha visto. Matt Giteau è forse l'emblema di questa squadra: classe da vendere e qualche palla buttata via, il che a questi livelli può far la differenza. In prima linea Robinson regge, Faingaa ci prova e M'afu non può; seconda e terza linea propongono una gara di grande sacrificio, col solito David Pocock a svettare per le palle recuperate.
Se alla fine capitan Elsom afferma che tutti ce l'han messa tutta, coach Deans addita la mancanza di concretezza dei suoi in una gara tirata, sintetizzando: "They scored effectively a couple of times and we weren't able to".

La vittoria senza bonus non consegna il titolo del Torneo TriNations 2010 assieme alla Bledisloe Cup agli All Blacks, ma solo un vero disastro potrebbe oramai negarglielo. Oltretutto è la 13' vittoria consecutiva per i neozelandesi, non distante dal record - 18 - stabilito quest'anno dalla Lituania e dalle 17 degli Springboks di Mallett.
Si è trattato di un interessante test difensivo per i padroni di casa, con Kieran Read e Jerome Kaino cresciutissimi assieme al solito Richie McCaw e al thug Brad Thorn a svettare. Dietro s'è rivista la velocità di Joe Rokocoko, assieme alla solita mortale sagacia di Conrad Smith e al livello impressionante raggiunto da Mils Muliaina, con Corey Jane a dar l'impressione che se fosse servito di più, potrebbe far grandi cose. Menzione speciale, in attacco, la merita Keven Mealamu.
Coach Henry loda la superba prova difensiva dei suoi ma tradisce qualche riserva sull'impegno: "Our defence, structurally, was superb I thought. We probably didn't hit as hard in the tackles or win the contests as much as we have but the structure didn't give them opportunity and that was hugely pleasing."
Il punto per noi più chel'impegno è quello evidenziato all'inizio: sapranno gli All Blacks reggere senza sbracare in falli come l'anno scorso, sotto le cariche di team più concreti e convinti di sè (chiaro il riferimento ai Boks), se gli arbitri continueranno a mettere certi comportamenti sotto i riflettori come ha fatto Kaplan? Al primo assaggio della "nuova cura" sono passati da sette mete realizzate fuori casa a sole due in casa. alla faccia del "gioco positivo" di Henry: saranno anche stati un po' compiacenti, appagati e in controllo, ma non è un fatto da sottovalutare.

5 commenti:

Faggy86 ha detto...

quel rivedere l'esperimento AAC a centro propio no...primo perchè non è affatto un'esperimento, secondo perchè ha fatto delle gramdi partite propio in quel ruolo...una partita sotto tono ci può stare...

Faggy86 ha detto...

sia chiaro, non è una critica, è un'opinione come la vostra...

Abr ha detto...

faggy, forse non mi sono espresso chiaramente e me ne spiaccio: per me "rivedere" significa che vorrei rivedercelo.

Ciò detto, AAC ha giocato sinora 5 volte in nazionale come centro ma ha sempre fornito prove convincentiovunque, sia all'ala che nel suo posto principale, l'estremo.
Deans lo sa e difficielmente rinuncia a lui, e se tende a usarlo come "jolly" è proprio perchè apprezza la sua versatile intelligenza rugbistica.

Faggy86 ha detto...

AH!...scusa, avevo propio capito il contrario...:)

Abr ha detto...

ti scusi del fatto che siamo d'accordo? ;)

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