sabato 28 agosto 2010

Gli Springboks si levano un peso

Tri Nations - Loftus Versfeld, Pretoria

South Africa (24) 44 - 31 (28) Australia

Era ora di vincere e gli Springboks alla fine ce l’hanno fatta. Il Sud Africa batte 44-31 l’Australia al Loftus Versfeld di Pretoria, casa dei Blue Bulls, formazione che già dal nome indica una certa prepotenza fisica. Così opera la squadra di Peter De Villiers in un match che trascorre nel primo quarto d’ora tra una serie infinita di buchi difensivi, regalando sicuramente mete, ma facendo un po’ storcere il naso in quanto alla tattica. Cose che capitano quando in palio c'è solo il secondo posto su tre, oltre ovviamente all'orgoglio. A beneficiare di un gioco più "aperto" - per usare un eufemismo - non possono essere che i Wallabies di Robbie Deans: sia per tradizioni che per attitudine "quasi League", che per le caratteristiche di un gruppo di giovani dalle enormi potenzialità. Alla lunga però i Boks comprendono che stanno giocando come piace agli avversari e riprendono il controllo a furia di tostissimi pick and go velocizzati da Francois Hougaard Man of the Match (almeno per noi) e si riprendono la partita nel secondo tempo pur rischiando qualcosa; l'esatto opposto di quanto avvenuto con gli All Blacks nello scorso Saturday Clash a Soweto. C’era anche da festeggiare il centesimo cap di Victor Matfield, la perticona barbuta 33enne che ha detto che dopo il Mondiale probabilmente appenderà le scarpette al chiodo - e vorrei anche vedere dopo essere diventato il terzo Springboks con 100 caps nella storia - un altro è suo compagno di squadra nonchè capitano.

La cronaca - Pronti via, l’Australia parte veloce e va vicina alla meta con Drew Mitchell dopo un bel movimento di palla che lancia l’ala sulla fascia sinistra, ma l’arbitro irlandese Alain Rolland chiede conferma al TMO che nega la gioia, l'ovale è atterrato prima della linea. Ma è questione di secondi, perché sugli sviluppi della mischa a 5 metri guadaganta dai Wallabies, alla quarta ruck quel peperino di Will Genia pesca palla e penetra veloce la linea difensiva sudafricana con uno show and go che lo porta in meta. Springboks non tanto sulle gambe quanto privi di concentrazione, la loro trincea si taglia come il burro. Tanto che al calcio di ripresa arriva il raddoppio con O’Connor al termine di gran volata dell’estremo Kurtley Beale che trova il buco, esplora la metà campo, serve Nembo Kid Elsom che arriva a un passo dalla meta, raccoglie di nuovo palla e passa all’accorrente compagno di squadra: 0-14 dopo soli sette minuti.

La risposta boera non tarda ad arrivare con Juan Smith che conferma la sua utilità in ogni fase: mischia a favore verdeoro dentro i 22m australiani - ripetuta tre volte a sottolineare le difficoltà dei Boks - Hougaard finge di andare verso il lato chiuso e passa all'openside che incrocia all'interno, col flanker avversario che se l'era bevuta e ha lasciato il buco. Sembra tutto fin troppo facile per gli attacchi. Subito dopo anche Bryan Habana, per la verità mai brillante in questo TriNations, mostra un lack of concentration: pasticcia nel recupero del drop di ripartenza mentre arriva come una saetta O’Connor (20 anni e 20 presenze nella nazionale, quella maggiore non la U20) a rubare l'in avanti e marcare la seconda meta personale; dopo la trasformazione di Giteau - che ritrova anche la precisione al piede, forse per merito del consulente sudafricano ingaggiato da poco - è 7-21. Nel box del management sudafricano i volti sono tirati, al Loftus Versfeld dove l'Australia non ha mai vinto certi spettacoli non si sono mai visti e allora Morné Steyn invece di prendere la via dei pali per una punizione, va in rimessa. Dalla rimessa nei 22 aussie nasce la marcatura pesante – in ogni senso – di Steenkamp che l’apertura poi converte: è il minuto 15 e si contano già cinque mete, 14-21, senza ancora un calcio di punizione e con tre o quattro giocatori per parte che ancora non hanno visto palla.

Al 20' Steyn (Mornè: Frans è assente, ancorato al fondocampo, e quando prova un paio di ripartenze al piede, le canna di brutto) segna tre punti da 60 metri; ci prova Beale dopo un minuto, un paio di metri più avanti ma sbaglia e il punteggio rimane 17-21. Le difese iniziano finalmente a serrare e gli attacchi a produrre gioco "sudato" e non solo rugby "frikkettone", ma sono i Wallabies a saper sfruttare le smagliature avversarie: in una loro bella ripartenza, Habana ancora lui raccoglie da ultimo uomo un calcio a seguire che scavalca Frans Steyn, prova a ripartire ma cade in trappola e commette un tenuto sotto i suoi pali. Mentre i suoi compagni di squadra trotterellano, Beale batte veloce e passa a Dean Mumm che va intonso per i cinque, al 27' siamo 14-28 ed è già bonus per i Wallabies! Al 31’ finalmente Pierre Spies – sarà per l’aria di casa – si tuffa in mezzo ai pali con una percussione delle sue dopo 13 fasi partite da metà campo: si capisce che menomale, nel secondo tempo forse la musica sarà diversa. Steyn trasforma ed è 24-28 per i Wallabies alla fine di una prima frazione un po' pazzerella, adatta al palato del pubblico Bulls quanto Platinette a far la dj in una radio della Bible Belt statunitense.

Chiusa la prima frazione, si può cominciare a parlare dei singoli. C’è chi merita una menzione, gente come Francois Hougaard che veste bene i panni in teoria non suoi del mediano (gioca più spesso ala) e sa dare presenza, velocità e opzioni al gioco offensivo: perdipiù da brava ala sa placcare, anche quelli più grossi, lo si vedrà nel secondo tempo quando salverà una meta fatta con un prodigioso intervento su Ashley Cooper. Come nel caso di Smith, giustifica la sua presenza in questi Springboks. Cosa non facile dopo un Tri Nations doloroso. Se riescono a disbrigare le piccole cose, i sudafricani riescono a cavar fuori la vittoria: dal gioco al piede, ad esempio: non basta la precisione di Steyn, serve un falco e JP Pietersen era mancato col suo elegante andare a mettere pressione sul ricevitore, cosa che riesce sempre meno al farraginoso Habana di questi tempi. Dalla battaglia nei breakdown e nello scontro fisico multifase, marchio di fabbrica della terza linea recuperata e riequilibrata con Schalk Burger migliore in campo contro gli All Blacks, il riequilibratore del reparto Juan Smith e Pierre Spies che finalmente torna a produrre falcate e sfondamenti. Oltre che in rimessa laterale, dove Matfield regge il canovaccio e inizia a disturbare le costruzioni avversarie; un passo indietro - o forse uno in avanti dei Wallabies - invece si registra in mischia ordinata, sulla carta dominante ma in campo al contrario, a volte in difficoltà. Tra gli australiani si segnala la regia di Will Genia, il ritrovato piede di Matt Giteau, la propositività di Kurtley Beale e gli impatti di Drew Mitchell, le cariche suonate da capitan Elsom, la voglia di O'Connor, l'esperienza di Sharpe, la crescita di Mumm e della prima linea. Sull'altro lato della lavagna invece Pocock perchè ci ha abituato troppo bene, Brown, Quade Cooper un po' in ombra e a volte troppo lezioso, incredibile dictu Ashley Cooper, stavolta schiacciato dal muro dei centri sudafricani - e sul più bello da Hougaard.

Nel secondo tempo come c'era da attendersi, è altra musica: squadre più attente in difesa, gioco più fisico; ovviamente ne approfittano i padroni di casa. Al 45' è facile per Steyn - Mornè, mentre Frans forse rintronato dall'altura cui non è più abituato, continua a produrre oscenità in fase di rilancio - portarsi al meno uno con punizione. Giteau risponde immediatamente da metà campo e siamo 27-31. Al 50' finalmente arriva il riscatto di Frans Steyn: al termine di una serie di veementi tentativi di penetrazione a un metro dalla linea di meta australiana, raccoglie un difficile pallone buttato via da Mornè Steyn sotto placcaggio - lui è più a suo agio coi piedi che con le mani quando è sotto pressione - e schiaccia in meta sull'angolo destro. Meta di Frans trasformata da Mornè, primo vantaggio per i Boks 34-31 e bonus. La partita pare definitivamente segnata, salgono in cattedra i due centri Jean deVilliers e Jaque Fourie che si conoscono come le loro tasche; al 52' il Tmo nega la meta a quest'ultimo, è tenuto sollevato; due minuti dopo tocca a Spies subire la stessa sorte; un minuto dopo Schalk Burger sfiora la linea di meta con l'ovale.

Gli australiani non si arrendono: recuperano palla e ripartono minacciosi, stavolta ai Boks riesce lo scrambing. Poco male, i Wallabies lanciano imperterriti dieci fasi senza sosta spostando palla da un lato all'altro del campo come sanno fare loro, fin che liberano Ashley Cooper lungo l'out destro per una meta data, se non che Hougaard lo chiude con uno scatto e un placcaggio che gli fa perdere il controllo dell’ovale. L'iniziativa comunque intimidisce i Boks, che forse iniziano a mostrare i limiti di tenuta già evidenziati con gli All Blacks. Anche l'uscita un po' anzitempo del capitano John Smit a favore di Ralepelle non aiuta la lucidità in campo. Fatto sta che gli Aussie possono prodursi in 4 serie di attacchi multifase ma senza conseguenze. I cambi si susseguono, entra anche Butch James al posto di Mornè - con questa gara è il terzo marcatore di sempre dei Boks - con la consegna di tener lontani gli avversari a calci. Il predominio territoriale Wallabies resta sterile soprattutto in quanto la rimessa laterale è oramai nel pieno controllo dei Boks. Così tutto scorre fino a quando al 79’ JP Pietersen timbra le marcature e nega il doppio bonus agli Australiani, dopo che l’asse Hougaard-Spies gli consegna l’ovale: l’ala si libera con un bel gioco di piedi, roba da balletto, dell’estremo tentativo di Beale di negare la quinta meta sudafricana, ma è inutile. Butch James fissa il finale sulla sirena 44-31.

La classifica

  1. New Zealand 23 pts. (5W, 0D, OL)
  2. South Africa 6 pts. (1W, 0D, 4L)
  3. Australia 5 pts. (1W, 0D, 3L)

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