Affari italiani, la parola di Zatta
Le due celtiche italiane si preparano per un nuovo week end di campionato, prima di concentrarsi sulla nuova stagione di Heineken Cup. E che questa sia stata una settimana intensa, almeno fino ad ora lontano dai campi, lo dimostrano gli spunti giunti o dalla Federazione - o chi per essa - o dalle sedi dei club.
Ha parlato anche Amerino Zatta, presidente della Benetton Rugby. Lo ha fatto alla luce delle recenti, sigfnificative prestazioni del Treviso nella Magners League e ha provato a guardare avanti.
Ha parlato anche Amerino Zatta, presidente della Benetton Rugby. Lo ha fatto alla luce delle recenti, sigfnificative prestazioni del Treviso nella Magners League e ha provato a guardare avanti.
Zatta ha dichiarato di essere "particolarmente felice" non solo per le partite vinte, ma anche "per il modo in cui i ragazzi hanno ottenuto questi successi" e per "l'entusiasmo che hanno saputo creare attorno alla squadra"; e con spirito diremmo manageriale, non si è fermato qui.
"Sono ben conscio delle difficoltà che dovremo affrontare sia da un punto di vista tecnico che per quanto riguarda l'aspetto logistico" (non sbagliate, è un punto di vista già espresso su questo blog), ha sottolineato il presidente dei veneti. Ma soprattutto ha rimarcato che non si tratta di exploit estemporanei: "da due anni stiamo programmando questa partecipazione europea, cercando di intuire tutti i vari aspetti e le necessità organizzative e tecniche". Lavoro impostato da anni e con traguardi nel medio e lungo periodo per salire di livello, con l'obiettivo di rimanerci: "La squadra è stata costruita su una ossatura che tiene conto dei prioritari parametri di età e di potenziali doti tecniche. Ritengo che la nostra struttura tecnica abbia molto da offrire ai ragazzi e di sicuro i programmi di crescita hanno come nostro riferimento i Campionati Mondiali del 2015".
Parole che spiegano molto. A questo punto, parlando di programmazione, cade anche a fagiolo un riferimento diplomatico scontato ma importante: "Condividiamo con la Fir il desiderio di avere squadre italiane competitive" per aumentare "di conseguenza il livello di competitività della squadra nazionale". Sul "come" la Federazione potrebbe/dovrebbe attuare tale dichiarazione di intenti, con particolare riguardo al problema dei giocatori, magari di interesse nazionale, che in Celtic non possono scendere in campo ogni settimana - o quello opposto ma analogo che affligge l'altra squadra italo celtica, gli Aironi, cioè scoperture temporanee in certi ruoli - il felpato Zatta usa una metafora interessante.
"Nelle sedi opportune abbiamo presentato quelle che riteniamo essere le soluzioni più idonee, che sono sempre e comunque in funzione dei principi ispiratori condivisi con la FIR. Secondo logica i gradini di una scala per essere praticabile devono avere grosso modo tutti la stessa altezza, altrimenti la salita s’interrompe. Questo credo sia evidente".
Forse è evidente - aggiungiamo noi - ma in Italia nei corridoi del potere se ci passate il termine, la cosa spaventa e disturba. L'affermazione di Zatta, traducibile in un "natura non facit saltus" se confrontata con quella del Federale (nel senso di esponente della Federazione) Carlo Checchinato ("Ve la immaginate L'Aquila che si gioca la salvezza con Mogliano rinforzato dai big di Treviso?"), stride non poco. E la scala dei possibili scambi di forze tra entità unite da un obiettivo comune, che Zatta vorrebbe continua, per la Fir invece deve necessariamente interrompersi alle soglie del livello più alto: che lassù s'arrangino. Evidentemente, l'appoggio dei "grandi elettori" territoriali val bene le facilitazioni a chi sta in prima linea. Come se le conseguenze dei dislivelli negli "scalini" non le pagasse per prima la nazionale e poi tutto il movimento (performance, immagine, crescita di gioco e giocatori etc.etc.).
Questioni lecite. Sulle quali incombono le esternazioni del presidente Dondi che sul tema aveva appena fatto rimangiar le parole nientepopodimeno che a Nick Mallett.
Chiusa la parentesi "relazionale", Zatta è ben contento di vedere sugli spalti dello stadio di Monigo, "oltre all'affezionato pubblico trevigiano", "tante persone con provenienze diverse, trivenete ma anche di tutta Italia, che ci riempiono d'orgoglio e danno un senso compiuto al nostro impegno". Impegno: termine che torna spesso, anche quando il presidente dei Leoni conclude in modo molto "veneto": "il vero traguardo che vogliamo raggiungere è quello di trasmettere a tutti coloro che si sostengono un messaggio di impegno e determinazione e possibilmente di capacità".
"Sono ben conscio delle difficoltà che dovremo affrontare sia da un punto di vista tecnico che per quanto riguarda l'aspetto logistico" (non sbagliate, è un punto di vista già espresso su questo blog), ha sottolineato il presidente dei veneti. Ma soprattutto ha rimarcato che non si tratta di exploit estemporanei: "da due anni stiamo programmando questa partecipazione europea, cercando di intuire tutti i vari aspetti e le necessità organizzative e tecniche". Lavoro impostato da anni e con traguardi nel medio e lungo periodo per salire di livello, con l'obiettivo di rimanerci: "La squadra è stata costruita su una ossatura che tiene conto dei prioritari parametri di età e di potenziali doti tecniche. Ritengo che la nostra struttura tecnica abbia molto da offrire ai ragazzi e di sicuro i programmi di crescita hanno come nostro riferimento i Campionati Mondiali del 2015".
Parole che spiegano molto. A questo punto, parlando di programmazione, cade anche a fagiolo un riferimento diplomatico scontato ma importante: "Condividiamo con la Fir il desiderio di avere squadre italiane competitive" per aumentare "di conseguenza il livello di competitività della squadra nazionale". Sul "come" la Federazione potrebbe/dovrebbe attuare tale dichiarazione di intenti, con particolare riguardo al problema dei giocatori, magari di interesse nazionale, che in Celtic non possono scendere in campo ogni settimana - o quello opposto ma analogo che affligge l'altra squadra italo celtica, gli Aironi, cioè scoperture temporanee in certi ruoli - il felpato Zatta usa una metafora interessante.
"Nelle sedi opportune abbiamo presentato quelle che riteniamo essere le soluzioni più idonee, che sono sempre e comunque in funzione dei principi ispiratori condivisi con la FIR. Secondo logica i gradini di una scala per essere praticabile devono avere grosso modo tutti la stessa altezza, altrimenti la salita s’interrompe. Questo credo sia evidente".
Forse è evidente - aggiungiamo noi - ma in Italia nei corridoi del potere se ci passate il termine, la cosa spaventa e disturba. L'affermazione di Zatta, traducibile in un "natura non facit saltus" se confrontata con quella del Federale (nel senso di esponente della Federazione) Carlo Checchinato ("Ve la immaginate L'Aquila che si gioca la salvezza con Mogliano rinforzato dai big di Treviso?"), stride non poco. E la scala dei possibili scambi di forze tra entità unite da un obiettivo comune, che Zatta vorrebbe continua, per la Fir invece deve necessariamente interrompersi alle soglie del livello più alto: che lassù s'arrangino. Evidentemente, l'appoggio dei "grandi elettori" territoriali val bene le facilitazioni a chi sta in prima linea. Come se le conseguenze dei dislivelli negli "scalini" non le pagasse per prima la nazionale e poi tutto il movimento (performance, immagine, crescita di gioco e giocatori etc.etc.).
Questioni lecite. Sulle quali incombono le esternazioni del presidente Dondi che sul tema aveva appena fatto rimangiar le parole nientepopodimeno che a Nick Mallett.
Chiusa la parentesi "relazionale", Zatta è ben contento di vedere sugli spalti dello stadio di Monigo, "oltre all'affezionato pubblico trevigiano", "tante persone con provenienze diverse, trivenete ma anche di tutta Italia, che ci riempiono d'orgoglio e danno un senso compiuto al nostro impegno". Impegno: termine che torna spesso, anche quando il presidente dei Leoni conclude in modo molto "veneto": "il vero traguardo che vogliamo raggiungere è quello di trasmettere a tutti coloro che si sostengono un messaggio di impegno e determinazione e possibilmente di capacità".
- Annunciato il XV Benetton per il match con Newport
Benetton Treviso: 15 Tobias Botes; 14 Ludovico Nitoglia, 13 Ezio Galon, 12 Andrew Vilk, 11 Benjamin De Jager; 10 Kristopher Burton, 9 Fabio Semenzato; 8 Manoa Vosawai, 7 Paul Derbyshire, 6 Robert Barbieri; 5 Corniel Van Zyl, 4 Antonio Pavanello (cap.); 3 Lorenzo Cittadini, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Ignacio Fernandez Rouyet.
Replacements: 16 Diego Vidal, 17 Franco Sbaraglini, 18 Pedro Di Santo, 19 Enrico Pavanello, 20 Alessandro Zanni, 21 Tommaso Benvenuti, 22 Simon Picone, 23 Brendan Williams.
Newport risponde con il grosso del solito XV, anche se vede partire dall'inizio il nuovo arrivato Tom Cheesman come secondo centro e con Andrew Coombs per la prima volta titolare a Numero 8. Spiccano i nomi di Rob Sidoli in seconda linea e di Robin Swonden-Taylor in terza.
Newport Dragons: 15 Will Harries; 14 Adam Hughes, 13 Tom Cheeseman, 12 Tom Riley, 11 Aled Brew; 10 Matthew Jones, 9 Wayne Evans; 1 Phil Price, 2 Tom Willis (c), 3 Ben Castle; 4 Rob Sidoli, 5 Scott Morgan; 6 Dan Lydiate, 7 Robin Sowden-Taylor, 8 Andrew Coombs.
Replacements: Lloyd Burns, Nigel Hall, Hugh Gustafson, Adam Jones, Lewis Evans, Matthew Evans, Nicky Griffiths, Ashley Smith.
- Gli Aironi schierano subito Rodd Penney
Aironi: 15 Julien Laharrague; 14 Giulio Toniolatti, 13 Rodd Penney, 12 Gilberto Pavan, 11 Danwel Demas; 10 Ludovic Mercier, 9 Tito Tebaldi; 1 Alberto De Marchi, 2 Fabio Ongaro, 3 Salvatore Perugini; 4 Carlo Antonio Del Fava, 5 Quintin Geldenhuys (cap); 6 Andrea Benatti, 7 Josh Sole, 8 Nick Williams.
Replacements: 16 Roberto Santamaria, 17 Andrea De Marchi, 18 Luca Redolfini, 19 Marco Bortolami, 20 Jaco Erasmus, 21 Pablo Canavosio, 22 Gabriel Pizarro, 23 Riccardo Bocchino.
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