domenica 5 settembre 2010

E stavolta gli Aussie ci riescono

Tri Nations - Bloemfontein

South Africa 39 - 41 Australia

A Bloemfontein è successo un po' di tutto: gli ospiti che vanno avanti, i padroni di casa che si rifanno sotto e che poi si riportano avanti. E che infine cedono per due punti. L'Australia di Robbie Deans vince in trasferta contro gli Springboks che paiono sempre esser rimasti sulle gambe per poi riscattarsi nei secondi 40 minuti ma senza saper portare a temine la missione fino in fondo, un po' come il Galles dello scorso 6 Nations. Solo che il Sud Africa ci mette del suo, nel senso che tira fuori gli attributi, mette in scena uno scontro fisico che se fosse una formazione continua, in pochi riuscirebbero a sostenere. Gli Aussie riescono non tanto a fermarlo quanto a regire e portano a casa il match per 41-39 negli ultimi istanti. La pressione laggiù monta dopo un Tri Nations da chiudere in cantina e non pensarci più, nonostante il Nelson Mandela Trophy in palio venga beffardamente consegnato ai padroni di casa dagli sguardi vitrei (loro è la miglior differenza punti nelle gare disputate), mentre alle loro spalle i Wallabies festeggiano.

Avvio sprint - E' la prima volta dal 1963 che l'Australia batte i padroni di casa nell'intero HighVeld sudafricano, grazie alla pedatona finale dell'estremo Kurtley Beale, una faccia da film con quei baffetti e il ciuffo un po' così. Cinque mete a tre, anche stavolta come in gara uno partenza esplosiva dei Wallabies che in venticinque minuti mettono a sicuro almeno il punto di bonus. La prima la firma proprio l'estremo, al termine di una bella azione veloce che i ragazzi di Deans continuano a ricercare, fin che hanno le gambe per farlo. Passaggio lungo di Quade Cooper, combinazione veloce Ashley-Cooper e O'Connor con l'ovale che finisce nella mani di Beale. Praticamente quasi tutti i trequarti toccano palla. Al 7' il risultato dice 10-3 per gli ospiti grazie alla conversione di Giteau. Cinque minuti e O'Connor allunga: capitan John Smit al 102' caps - primo di sempre al pari con Percy Montgomery - non si combina giusto in rimessa coi 101 caps di Matfield, il possesso è perso e mentre gli avanti sudafricani si arruffano per recuperare l'ovale, il biondino australiano ha tutto lo spazio e la velocità per perforarli al largo. Un uno-due dejà vu la scorsa settimana che accende i malumori del pubblico; solo il solito piede di Morné Steyn tiene a galla i suoi: 17-6 Australia.
Ma è troppo poco, l'organizzazione offensiva australiana si dimostra inarrestabile per questi Boks dai 12 placcaggi falliti su 36 effettuati, quando è Stephen Moore al 50' caps a schiacciare la palla a terra per la terza volta dopo soli 20 minuti di partita. Altri quattro minuti e stavolta a marcare ci va Rocky Elsom che si fa trovare pronto a dare sostegno ad un'altra folata offensiva condotta da O'Connor. E il pubblico ora è in silenzio. I Wallabies hanno confidenza, sono sulla cresta dell'onda e tutto riesce facile, grazie alla complicità del Sud Africa. Il loro trucco è semplice: gli basta allargare il gioco, la coperta sudafricana è irrimediabilmente forata ai bordi. E il pubblico ha trovato il capro espiatorio, Bryan Habana, non esattamente impeccabile anche stavolta.
Coach Peter De Villiers guarda preoccupato in piedi la scena dalla cabina di regia. E forse pensa che qualcosa del genera l'ha già vista, la settimana scorsa. Infatti al 39', Jacque Fourie segna la 30esima meta in un Test Match dopo che Victor Matfield, risvegliatosi leader in campo prova a dare orgoglio ai suoi, con tanto di calcetto al piede per se stesso che JP Pietersen non avrebbe saputo eseguire meglio: il centro è a sostegno, raccoglie l'offload ed è touchdown. Si va negli spogliatoi sul 31-13 per gli ospiti, gara riaperta: è bastato uno scatto d'orgoglio e nei volti Aussie s'allunga il dubbio instillato dopo il primo tempo parimenti concluso con quattro mete e bonus offensivo già in tasca della gara precedente.

Monta l'onda boera - C'è aria di cambiamento e di film già visto. Il Sud Africa si ripiglia, si stiracchia ed esce dal letargo. Anche nel primo tempo s'eran prodotti in lunghi e precisi multifase abrasivi ma ora c'è la determinazione assassina. E così Steenkamp, uno che ormai ci ha preso gusto, al rientro si tuffa nella zuffa ad un palmo dall'area che scotta e marca. L'arbitro Barnes chiede conferma al TMO, questo dice che sì, non ha nulla in contrario (è la nuova formula inaugurata la settimana scorsa). Steyn converte e allora la storia cambia, o meglio segue una trama già vista la settimana prima: 20-31, con ancora Steyn che ne infila altri tre poco dopo. Immaginarsi i fantasmi urlanti nelle teste dei teammates di Elsom e nel box dove Deans segue apparentemente impassibile.

Finale concitato - La pressione è tutta sui Wallabies adesso, vengono rinchiusi nei propri 22. E sudano freddo. Tanto che Beale vuole metterci del suo. Si ritrova nella posizione di mediano di mischia da una ruck, i predatori sudafricani gli tastano le caviglia, scaraventa all'indietro un ovale che passa sulla testa di Giteau e va a spegnersi a bordo campo. Pasticciaccio brutto: si riparte con una mischia che serve ai padroni di casa per piantare le tende davanti alla meta. Finché, per l'appunto, Jean de Villiers raccoglie il testimone e punta i pali: è bravo a stare in equilibrio su due placcaggi mal portati ed è ancora meta. M. Steyn non può sbagliare: 30-31 al 54'. Tanto che c'è, dalla piazzola si ripete altre due volte, dalla lunga distanza e posizione defilata: al 69' è 36-31; missione compiuta anche stavolta, giocando solo per 40 minuti e con l'handicap?
Intanto entrano forze fresche in mischia: Ralepelle per Smit, Kankowski per Spies, Van der Merwe per Rossouw, Van der Linde per du Plessis (buffo vederlo all'opera durante il match con la lente a contatto ballerina, con quelle dita gli è più facile cavarselo, l'occhio). Deans risponde con Faingaa per Moore, che resta in campo quel tanto che basta per farsi ammonire a causa di uno stupido spear tackle su van der Merwe, concedendo a Steyn di calciare per il +6 al 68' e dar argomenti alla critica interna, che ha dipinto Deans come un pessimo gestore dei tempi e della panca.

Sorpasso, pareggio, controsorpasso - Al 71' altro colpo di scena: con un uomo in meno, l'Australia allunga le mani nuovamente sulla vittoria con la meta di Drew Mitchell, che festeggia col suo slalom il 50' caps al pari di Moore. Era successo che nuovo entrato in mediana Luke Burgess riportasse i suoi nei 22 sudafricani; uno stupido kill the ball di Ralepelle in una rimessa laterale Aussie consentiva a Cooper e Berrick Barnes (subentrato a Giteau) di intendersi rapidi e servire la veloce e solida ala. E' il 36-36. O'Connor converte per il sorpasso, ma M. Steyn risponde immediatamente dalla piazzola dopo una scena da campetto di periferia, con Cooper che serve Beale per ripartire dalla propria metà campo ma l'estremo scivola e l'ovale gli rimbalza sul viso. Mancano cinque minuti alla fine, Springboks +1, basterebbe nascondere palla in ruck fino alla fine. Invece Hougaard commette l'unico errore della sua partita: a un minto e mezzo dalla fine, estrae palla e la passa a Mornè, il quale che apuò fare, la calcia distante ridando il possesso agli avversari che hanno gratis l'ultimo tentativo di risalire il campo.
E mentre ci provano arrivando a metà campo lungo l'out destro, l'arbitro Barnes fischia fallo a Van der Merwe: la seconda linea si butta e non rimane in piedi. Alla piazzola va Beale, specialista designato per la lunga gittata come nelle gare precedenti (checchè il commentatore Sky s'inventi scenari con Cooper che rifiuta e O'Connor che gira al largo). E l'altra scelta di Deans criticata dagli esperti di casa - che prediligono Ashley Cooper estremo, non senza ragioni - non sbaglia il difficile piazzato. Non c'è nemmeno il tempo di ripartite, è finita.
A Bloemfontein e in tutto l'HighVeld è silenzio, per adesso: ci sarà tempo per le "performance review" prima dei test europei di novembre, sta di fatto che il team di deVilliers è passato dalle stelle del 2009 alle stalle di una stagione chiusa all'ultimo posto nel TriNations, con uno score complessivo 2010 di 15 partite e 5 vittorie, di cui tre con l'Italia.
Nel mentre gli australiani increduli si felicitano per l'impresa storica, che significa anche secondo posto nel ranking mondiale Irb e la resilience finalmente dimostrata. Ora si ripassa l'Oceano Indiano per l'ultima contro gli All Blacks, col morale molto diverso da ieri e la consapevolezza di esser squadra veramente capace di tutto e non più solo in senso negativo.

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