Questione di cap, salary cap
Oltremanica pare abbiano un complesso ormai enorme come una casa. Nel prossimo fine settimana riprende la stagione delle coppe europee e quindi, tra queste, quella dell' Heineken Cup. I club inglesi sono chiamati a risollevare la testa fuori dai loro confini: d’altronde a guardare l’albo d’oro sarà pur vero che l’Inghilterra si è aggiudicata il trofeo per sei volte su quindici edizioni, ma l’ultima vittoria risale al 2006/07 con i London Wasps che in finale sconfissero Leicester Tigers per 25-9. Dopo un dominio di tre anni (nel 2000 i Saints, nel 2001 e 2002 Leicester), ha dovuto cedere il passo a Francia (Tolosa nel 2002/03, 2004/05 e 2009/10) e Irlanda (Munster nel 2005/06 e 2007/08 e Leinster nel 2008/09).
Il problema non sta tanto negli annali, è chiaro. Piuttosto in altri tipi di numeri, quelli di ingaggio, che secondo molti stanno mettendo in pericolo la Premiership: con la storia del salary cap, molti internazionali non ci pensano due secondi a fare le valigie per andare nel Top 14. Dove le squadre continuano a rafforzarsi per il fronte casalingo e quello internazionale. Tornando agli annali, nelle ultime dieci edizioni i club transalpini hanno disputato sette finali, alcune delle quali di loro esclusiva competenza: Toulouse – Perpignan 2002/03, Toulouse – Stade Francais 2004/05, Toulouse – Biarritz la scorsa primavera. Si capisce, Tolosa è la più titolata nella Heineken con quattro coppe in bacheca.
Ora, in mezzo a tutte queste statistiche, spiccano la parole di Dan Hipkiss messe nere su bianco in un blog: il titolo del post è eloquente, “Salary cap can make all the difference in pursuit of the Heineken Cup”. Traduzione libera: passa tutto da lì.
Il centro dei Tigers è dell’idea che “with no salary cap restricting their movements, those French clubs now have strength in depth which is very noticeable at the big clubs and will stand them in good stead again, as it did last year".
E che quindi a fine stagione c’è il rischio concreto che a contendersi il trofeo siano di nuovo due transalpine, eccezion fatta per una celtica, meglio se irlandese come Munster o Leinster: “Like the French, the Celtic teams don’t suffer from salary caps either. The Irish teams like Munster are always up there but I feel Leinster will be strong again, as we found out in the final a couple of years ago. They have not lost many players and that continuity really helps when you are trying to land the Holy Grail of European rugby”. Non finisce qui, ci mette dell’altro Nick Kennedy, seconda linea dei London Irish. Il quale si sofferma sul fatto che dal 2007 il trend per la inglesi va peggiorando, “...culminating in last season when only Northampton Saints made it as far as the last eight before losing to Munster”. Kennedy fa i conti in tasca alle due Unions, ricordando che se anche quella francese per il 2010/11 ha messo un limite agli ingaggi dei club, “yes, that’s right, £3million more than their Anglo Saxon opponents ”.
E se gli Exiles hanno 34 uomini in squadra, Tolone ne schiera 47. Facendo invece un paragone con le rivali della Magners League, ecco che si focalizza su un altro punto: le celtiche non retrocedono, se hanno una brutta annata possono contare sul fatto che, dopo tutto, domani è un altro giorno. In UK, al contrario, lo standard è diventato così competitivo che nessuna squadra più dirsi tranquilla dal non essere immischiata nella lotta per non retrocedere, levando fiato agli impegni europei.
Il tema è complesso, andrebbero considerati anche i limiti (in Francia e altrove) sui giocatori "di formazione nazionale" che le squadre sono obbligate a inserire in rosa, ma sul tema ognuno tira l'acqua al suo mulino - a partire dai giocatori, inglesi come se non bastasse. E' comunque evidente che si pone un problema di disparità, generato dalle varie regole locali e non dalle condizioni dei "mercati" rugbistici (pubblico, introiti pubblicitari e televisivi, vivai etc.). Discorsi che verranno aggiornati a gennaio, dopo la fase a gironi.
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