venerdì 26 novembre 2010

Francia - Australia, che invidia

Che invidia a legger le statistiche dei cugini transalpini per questa gara! Sedici vittorie su quaranta incontri nella storia; paradossalmente quel che più fa invidia è il dato "negativo": la Francia non vince con l'Australia dal 2005, rimanendo l'unica delle tre australi imbattuta nel corso della gestione Lievremont e quindi ne diviene un target. Il che la dice lunga sul potenziale esprimibile dai Bleus.
Senza nemmeno star lì a pensar troppo alle potenziali implicazioni nel ranking Irb, i francesi han progettato l'intero ciclo dei Test Match autunnali in funzione di questa sfida: partenza soft full experimental coi resident da Fiji, un po' più impegnativa coi resident dall'Argentina e adesso, dulcis in fundo la prova vera.

L'invidia cresce assieme allo sconforto, perchè il confronto con gli stessi avversari degli Azzurri da' la misura di un divario che è ben lungi dal calare a diec'anni dal nostro ingresso al Sei Nazioni, che doveva essere la panacea di tutti i nostri mali, invece mostra una grande verità: quel che conta non è dove vai ma come ci arrivi.
Sempre riguardo a invidie per i vicini stavolta celtici, ci consentirete la digressione, cadono a fagiolo le dichiarazioni dell'indimenticato Massimo Cuttitta a una radio romana.
L'allenatore della mischia scozzese non le manda a dire: "Gli scozzesi hanno molto rispetto di noi. Pensano che abbiamo una grande squadra che per fortuna loro (così dicono) non viene allenata bene". Chiarendo che le colpe non sono tutte di Mallett e dichiarandosi disponibile in linea di principio a dare un contributo futuro: " "Bah, io verrei volentieri. Se mi chiamassero...". Ottima call per come la vediamo noi, da tener buona per il post 2011, quando si potrebbe sposare con un rinnovo generale non solo dello staff ma anche dei protagonisti in campo, e quindi delle mentalità. Fir permettendo.
Cuttitta sottolinea poi quella che più che una "ricetta" ci pare la scoperta dell'acqua calda: per allenare la mischia nazionale scozzese, lui collabora a giorni alterni al training dei pack delle Celtiche Glasgow-Edimburgh e afferma l'importanza di andar tutti nella stessa direzione. A certificare lo spirito unitario in quel movimento, crediamo che tale interazione serva quasi più ai Celtici che alla Nazionale (pezzi importanti del pack scozzese non giocano nè a Edimburgo nè a Glasgow); qui invece si interpreterebbe tutto ciò nel senso dirigistico, una scusa per "allineare" (verso il basso) chi va tutto sommato benino - Benetton - con Celtic ed Eccellenza che separate e divergenti devono rimanere. Tant'è.

Basta con le invidie a Cugini e Parenti, noi eterni ultimi dei primi, auto-forzati a restare in mezzo al guado non dalla irrealizzabilità dei nostri obiettivi ma dalla incapacità di pianificare i dettagli di come arrivarci; torniamo al match Francia - Australia.
Ciclo di test ivi culminante per i francesi, s'è detto; al punto di fregarsene del bene ritenuto primario per tutte le altre nazionali, la stabilità della squadra. Prima di questa partita Lievremont, l'abbiamo già detto, doveva solo chiarire chi ci sia dietro i suoi favoriti, che ha ben chiari in testa dal Sei Nazioni scorso. Anche per poter gestire eventuali infortuni, come capitato al suo elemento più fisso fin dall'inizio, Francois Trinh Duc.
La squadra che presenta è molto simile a quella che ha battuto l'Argentina, con due sole variazioni: Porical in fondo e Ouedraogo in terza linea. Interessante il ritorno del flanker di Montpellier: il motivo esplicitato è avere con capitan Dusatoir due "cacciatori del numero dieci". Nella realtà, pur con tutta la stima al potenziale e alla centralità di Quade Cooper capace di aprire varchi con la sua imprevedibilità, ci pare scelta a favore del dinamismo, molto simile al duo Moody-Croft inglese. Scelta che oltretutto può equilibrare un posizionamento che sta piacendo a Lievremont, quello di Chabal nr.8 (tipo Worsley), non solo per motivi tecnici ma anche caratteriali, identitari di squadra e mediatici. Così Bonnaire stavolta va in panchina, ma anche se il nero Fulgence avesse gran successo domani, il flanker di Clermont rimarrà opzione valida in molte situazioni, ad esempio qualora servisse un rinforzo decisivo in rimessa laterale. Sarà interessante il confronto in terza linea tra la storica versatilità intercambiabile dei flanker francesi, al limite della somiglianza fisica e la classica specializzazione australe - Pocock fetcher, Elsom (e McCalman) ball carrier.
I primi cinque del pack francese non si discutono: Nallet-Pierre e Mas-Servat-Domingo, anche se Nallet e Domingo lamentavano qualche acciacco. In mezzo l'assenza di Trinh Duc, essenziale per tempi e geometrie, continua a venir rimpiazzata da Damien Traille, che se finora non ha fatto gran impressione come metronomo, è pur sempre dotato di un'arma letale col suo drop. Che rischia di fare un po' ombra al mercuriale Morgan Parra, un ragazzo che richiede spazio e visibilità per dare tutto quello che può, ed è tanto.
Dietro continua l'altro esperimento, Rougerie al centro con l'espertissimo Jauzion; per quanto riguarda il triangolo allargato, Lievremont par dire al mondo, guardate che noi francesi lì abbiam solo l'imbarazzo della scelta.

Sul versante australiano, coach Robbie Deans ha sicuramente meno gradi di libertà del collega francese, ma la partita con l'Italia a qualcosa è servita: promuove Berrick Barnes al centro e boccia definitivamente Matt Giteau. "They aren't totally different but they have specific qualities. We think that Berrick will be more useful to us", ha dichiarato Deans; probabile si riferisse a quel otto su nove nei piazzati con l'Italia che gli sistemerebbe uno dei due punti dolenti dei Wallabies, evidenti non da questo novembre.
Il secondo punto debole, la mischia chiusa, troverà in Francia un test ancora più duro di quello italiano. Qui il coach ha provato a metter le mani avanti con le polemichette rivolte a Castrogiovanni, alzate guarda caso quando l'arbitro sarà il neozelandese Lawrence ... Tutti gli altri titolari del pack con l'Italia sono confermati, inclusi Simmons in seconda linea e Slipper davanti. Dietro no kidding, tornano Will Genia in mediana e James O'Connor all'ala.


France :Jerome Porical; Yoann Huget, Aurelien Rougerie, Yannick Jauzion, Alexis Palisson; Damien Traille, Morgan Parra; Sebastien Chabal, Fulgence Ouedraogo, Thierry Dusautoir (capt); Lionel Nallet, Julien Pierre; Nicolas Mas, William Servat, Thomas Domingo
Replacements: Guilhem Guirado, Jerome Schuster, Jerome Thion, Julien Bonnaire, Dimitry Yachvili, Fabrice Estebanez, Marc Andreu

Australia: Kurtley Beale; James O'Connor, Adam Ashley-Cooper, Berrick Barnes, Drew Mitchell; Quade Cooper, Will Genia; Ben McCalman, David Pocock, Rocky Elsom (capt); Nathan Sharpe, Rob Simmons; Ben Alexander, Stephen Moore, James Slipper
Replacements: Tatafu Polota-Nau, Benn Robinson, Mark Chisholm, Scott Higginbotham, Luke Burgess, Matt Giteau, Lachie Turner

7 commenti:

Zamax ha detto...

Suggerisco il titolo per il prossimo post in merito:

Bérézina australiana per i galletti!

(Bérézina è la Caporetto dei francesi)

Abr ha detto...

... e "Sedan australiana per Lievremont III" invece come la vedresti? ;)

Zamax ha detto...

Sempre di Napoleone si tratta. Mettendole tutte e due assieme forse si rende bene l'idea...

Zamax ha detto...

Visto che ci dilettiamo di storia, mi viene in mente che nelle battaglie dell'antichità la gran parte dei morti avveniva durante la rotta di uno dei due eserciti dopo lo scontro friontale e decisivo. Questo per cercar di spiegare l'impressionante risultato di ieri. In effetti ad un certo punto, rotto l'equilibrio, è sembrato che gli australiani camminassero sulle rovine.

Abr ha detto...

Le battaglie di sempre le vinci quando schianti (o si schianta) l'ORGANIZZAZIONE degli avversari, a quel punto è uno alla volta contro la macchina.
E' uno dei motivi per cui l'Italia fa sempre molta fatica: siamo tutti troooppo intelligenti per farci "organizzare", ogni singolo italico ci deve sempre metter del suo invece che semplicemente eseguire quel che sarebbe previsto caso per caso, vedi Parisse con l'Argentina.

Abr ha detto...

OT, pagine immortali sul tema della disfatta sono quelle guarda caso di un francese (so' specialisti del settore), A.de Saint Exupery su "Pilota di Guerra".
Raccontando la disfatta del '40, più o meno afferma (sintetizzo): uno si aspetterebbe che il sentimento prevalente in una disfatta sia la disperazione, la sofferenza, la prostrazione dopo aver dato tutto inutilmente. Invece no: il sentimento prevalente è l'indifferenza, la passività, l'assenza di risposte ma soprattutto di domande, le recriminazioni.
Perchè la disfatta è lo sgretolarsi di ciò che unisce e vincola gli uomini tra loro; restano solo individui scoordinati e dispersi, esposti e schiacciabili, eroi e vigliacchi ma tutti isolati. L'immagine che usa più spesso è il calcio al formicaio.
Pagine fondamentali (per me).

Abr ha detto...

By the way, è questo uno dei motivi per cui adoro il rugby versione Union dal punto di vista educativo.
Insegna anche ad andare avanti guardando indietro, come scrivono i due fratelli Bergamasco - ma questo lo fa anche il League, sport splendido ma molto più prono ai "giochi a due" come nel basket.
Prima di tutto lo Union, contrariamente ad esempio al calcio, ammaestra a "THE POWER OF THE PACK", che è più della somma delle capacità dei singoli.

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