John, il movimentista
Oltre che ad essere l’allenatore del Giappone e opinionista per Sky, John Kirwan si traveste pure da intrattenitore, come ha fatto sabato dopo il match tra Italia – Australia per lanciare i Mondiali 2011 che si tengono a casa sua, Nuova Zelanda. Tra uno sponsorizzazione e l’altra al fianco di Jona Lomu, si è concesso qualche minuto per essere sottoposto ad alcune domande da Right Rugby. Tema centrale del breve colloquio, proprio la prossima Coppa del Mondo.
Il coach neozelandese è tra quelli che ha sollevato la questione sui calendari del torneo. Il guaio per squadre di seconda fascia come il suo Giappone sta nei giorni di riposo tra un match e l’altro: se ve bene ne hanno cinque, se va male addirittura solo tre come capiterà alla Russia, che per la prima volta parteciperà al torneo.
Quali sono le soluzioni? La risposta non è scontata perché, teoricamente, i modi sono due: o si rivede completamente il calendario o si diminuiscono il numero delle squadre. “Però è bello vedere formazioni come la Romania o il Giappone e tante altre”. E allora che si fa? La logica porta a rivedere i “turni di lavoro”. “L’ideale sarebbero sei giorni per ogni nazionale tra un incontro e l’altro”, suggerisce l’ex ala All Blacks, campione mondiale nel 1987.
Rimanendo down under, come vede questa Super League che cambierà lo scenario delle franchigie? Non c’è il rischio che alcuni protagonisti arrivino alla World Cup o alle competizioni internazionali più stanchi del solito? “Tutto sta nella rosa”, focalizza da subito Kirwan. “Se io sono stanco, ci deve essere un altro pronto a sostituirmi e così via. Bisognerà avere delle rose competitive e ampie”.
È un movimentista l’ex ct della Nazionale, che nella sua mente disegna progetti di ampio respiro. Tipo introdurre il sistema playoff nel Six Nations e mettere in comunicazione Tri Nations e 5 Nations, la competizione che vede coinvolte le squadre asiatiche. Ovvero fare in modo che l’ultima qualificata tra Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa vada a giocare contro la vincitrice del secondo.
Più movimento di così...
Il coach neozelandese è tra quelli che ha sollevato la questione sui calendari del torneo. Il guaio per squadre di seconda fascia come il suo Giappone sta nei giorni di riposo tra un match e l’altro: se ve bene ne hanno cinque, se va male addirittura solo tre come capiterà alla Russia, che per la prima volta parteciperà al torneo.
Quali sono le soluzioni? La risposta non è scontata perché, teoricamente, i modi sono due: o si rivede completamente il calendario o si diminuiscono il numero delle squadre. “Però è bello vedere formazioni come la Romania o il Giappone e tante altre”. E allora che si fa? La logica porta a rivedere i “turni di lavoro”. “L’ideale sarebbero sei giorni per ogni nazionale tra un incontro e l’altro”, suggerisce l’ex ala All Blacks, campione mondiale nel 1987.
Rimanendo down under, come vede questa Super League che cambierà lo scenario delle franchigie? Non c’è il rischio che alcuni protagonisti arrivino alla World Cup o alle competizioni internazionali più stanchi del solito? “Tutto sta nella rosa”, focalizza da subito Kirwan. “Se io sono stanco, ci deve essere un altro pronto a sostituirmi e così via. Bisognerà avere delle rose competitive e ampie”.
È un movimentista l’ex ct della Nazionale, che nella sua mente disegna progetti di ampio respiro. Tipo introdurre il sistema playoff nel Six Nations e mettere in comunicazione Tri Nations e 5 Nations, la competizione che vede coinvolte le squadre asiatiche. Ovvero fare in modo che l’ultima qualificata tra Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa vada a giocare contro la vincitrice del secondo.
Più movimento di così...
2 commenti:
Ovvero fare in modo che l’ultima qualificata tra Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa vada a giocare contro la vincitrice del secondo.
Non faceva prima a dire che gli piacerebbe giocare contro una del Tri Nations? ;-)
Mah forthose, io invece la interpreto come segue: impariamo dagli errori altrui.
Prendi l'Italia: dieci anni nel 6Nazioni ma da prima dei secondi è diventata ultima dei primi e lì è rimasta, incassando batoste a ripetizione che ne hanno minato la freschezza e la determinazione (questa è la mia diagnosi).
Il Giappone più saggiamente, "zen" rispetto all'occidentale "I want it all and I want it now", preferisce un approccio più smooth, più continuamente motivante: sei ultimo dei primi? Retrocedi e ti ricostruisci. Sei primo dei secondi? Sali e ti metti alla prova. Non male.
Teniamo presente che il Giap, dopo che il Tri- diventerà Four-, se appena appena farà un Mondiale 2011 decente, il prossimo giro potrebbe "comprarselo" l'ingresso nel Four- che diventerebbe Five- . E invece ...
Credo che next step potrebbe essere, giusto per saggiare il terreno, il trasferimento da HK a Tokio o Osaka della quarta partita della Bledisloe: quest'anno ad HK i Sanzar non sono stati contenti dell'affluenza.
Posta un commento