domenica 28 novembre 2010

Orgoglio, ... oni e ...ulo degli Azzurri

C'è una parte delle dichiarazioni di Nick Mallett a Sky che chiarisce quanto fosse arrivata a significare per gli Azzurri la partita contro Fiji. Dando seguito a quanto già detto da Martin Castrogiovanni, la solita "radio gavetta" (mentre Parisse fa l'ufficiale serio e controllato): alla fine il pilone dei Tigers aveva lanciato il suo orgolioso "in your face" a chi aveva bollato gli Azzurri come squadra di perdenti, rivendicando la vittoria come conquista di una ritrovata semplicità e dei propri ... cojones.
"Io sono Nick Mallett, " ha rivendicato sorridente ma teso il coach anglo-sudafricano prima di andarsene a raggiungere i Barbarians che nel prossimo weekend se la vedranno col Sudafrica (o viceversa):"ho vinto ovunque, col Sudafrica, a Parigi etc.; molti mi cercano, posso andare ad allenare dove voglio. Sono con l'Italia che da sempre vince poco. Ci sono dei tifosi che non hanno capito che con me l'Italia è cresciuta? Beh, mi spiace ma di rugby non capiscono un ca..(biip)". Testuale.
Un rospo sputato del genere, la dice lunga sul livello tensione accumulata in casa Azzurra per questa ultima partita. Una tensione, come abbiamo detto in precedenza, in gran parte auto - ingenerata dalla mentalità e dai calcoletti un po' agricoli di un certo ambiente interno, che sceglie di batter la grancassa delle due vittorie e del decimo posto in ranking prima di partire e non fa che suggestionare un entourage mediatico superficiale, che scimmiotta gli stilemi del calcio dei corrispondenti e delle tv locali.
Avevamo anticipato che questa partita sarebbe stata "estrema": forche pubbliche in caso di sconfitta oppure catarsi, trasfigurazione ed elevazione al cielo. In mezzo il nulla, da bravi Contradaioli al Palio. Anche al Mallett gli è partito l'embolo, non ce l'ha fatta a fare il Benitez, il facile bersaglio lasciato esposto dai bellicosi proclami lanciati da dietro le scrivanie.
Nel nostro piccolo, immaginando tutto questo, avevamo già esposto in anticipo le nostre analisi complessive sulla situazione Azzurra e le sue prospettive, e questa gara non le spostano. Da Modena ci arrivano in gran parte conferme al riguardo, sia positive (difesa, disciplina, abbozzo di gioco multifase, giovani etc.) che nei soliti cronici aspetti problematici (approccio alla gara, ambiente, metodologie, certe scelte e situazioni puntuali nel game plan e nell'execution). L'unico effettivo miglioramento da celebrare rispetto alle altre due gare giocate in novembre è la capacità di tornare razionalmente a far le cose semplici, senza rimaner preda della frenesia come nei finali con Argentina e Australia.

L'uscita - sfogo di Mallett ci indica anche con tutta probabilità che siamo all'addio: ne ha abbastanza, il segnale ai Federali è chiaro e forte, non è disponibile per un rinnovo del contratto post 2011. Ai membri del Sinedrio Federale passa la palla nel gioco delle parti: gravi si stracceranno le vesti dicendo, come si fa a confermare uno pur bravo che però manda a quel paese i tifosi?
Ribadiamolo allora, prima dei peana postumi e smemorati della serie "so' sempre i migliori quelli che se ne vanno, si stava meglio quandosi stava peggio": Mallett è un grande allenatore, forse addirittura migliore che come giocatore (il che è complimento non da poco), con un track record da brivido - è ancora detentore del record di vittorie consecutive tra le nazionali maggiori (17, con gli Springboks). Dopo un inizio un po' traumatico s'è adattato e l'Italia gli è debitrice di un gioco difensivo solido, sia coi leggeri e tecnicissimi australiani che con le PanzerDivisionen figiane. Gli deve pure qualche primo timido abbozzo di gioco multifase, compromesso dalla voglia di trovar risolutive scorciatoie e/o di trascurare i sani vecchi principi delle maul e del pick & go, primariamente da parte di uno staff federale che vede solo mischia e rimesse come fasi organizzate per gli avanti oltre la difesa, con altre inadeguatezze passatiste (basterebbe guardar che fanno i nostri in fase di riscaldamento - le flessioni! - come ci fa notare un lettore). Con i protagonisti e lo staff disponibili, quel che ne ha ricavato Mallett è più o meno il massimo. Tante grazie quindi al lavoro prezioso di Mallett.
Per la fase quadriennale che si aprirà dopo il Mondiale it's time to move on: proprio per capitalizzare il lavoro basic di Mallett si deve svoltare verso un approccio meno "magistrale" e più tattico e psicologico, approfittando del ricambio generazionale; serve dare le chiavi COMPLETE della macchina a un Loffreda o un Saint Andrè integrati dai coaching staff delle due celtiche - se è tempo di scrivere il bigliettino a Babbo Natale.

Veniamo alla partita.
Ancora una volta ci sono problemi di execution dovuti alla tensione, ma in primis soffriamo un game plan errato: al fine di limitare al massimo i rischi di turnover, i trequarti Azzurri venivano fatti partire venti metri indietro. Risultato iniziale, tanti begli svarioni larghi di qua e di là nel campo da calcetto di Modena (arriverà a metà della larghezza dello Stade de France o di Twickenham?), ma guadagno territoriale nullo, nonostante gli sforzi di Sgarbi, Masi, Mirco B. e Canale. Come non bastasse, la pressione al diapason di cui sopra produceva diversi errori di handling e di scelte di passaggio, frenesia nei punti di contatto e quindi falli.
In positivo va segnalata ancora una volta la buona tenuta fisico-contro-fisico della difesa, grazie a raddoppi ben portati (ma le manine in mezzo si sprecano nel primo tempo): solo un paio di volte Vulivuli e Lobovalavu sfuggono e una volta sola sfondano Sisa Koiamaibole e Nalaga, veniamo schiacciati solo due/tre volte nei nostri 22metri e subiamo una sola meta. Nonostante gli errori, contrastiamo punto su punto: siamo 6-7 a fine del primo quarto.
Il momento peggiore dei nostri è il secondo quarto, sottolineato da quel "rubbish" del pur paterno arbitro Pearson a Parisse riguardo al nostro modo di difendere nel breakdown. C'è da temere se non il crollo la punizione disciplinare, come nel secondo tempo con l'Australia (quattro piazzati subiti) o negli ultimi 10 minuti con l'Argentina (tre); per fortuna Seremaia Bai non è in giornata e fallisce un calcio decisivo che li avrebbe portati oltre il break, demoralizzandoci. Primo tempo comunque da dimenticare per i nostri, con prevalenza sia nel possesso che territoriale dei figiani. Il secondo dato è invero preoccupante: lo ottengono "gratis", senza mai giocar tattico.

La ripresa - Innazitutto onore al merito di chi negli spogliatoi ha cassato i piani di coinvolgimento dei trequarti in modo sbagliato ed è riuscito a far ragionare i nostri, li ha "cooled down" spiegando che la difesa a raddoppio in due era perfetta, bastava solo smettere di spingere e smanacciare una volta che l'avversario è portato a terra. E poi ancorarsi alle certezze - fasi statiche, gioco chiuso vicino al pack (che aiutava anche il piazzare centrale di Mirco) e un pizzico di gioco tattico. Non può che esser merito dell'allenatore e va riconosciuto; anche perchè questo back to basics è la negazione del percorso intrapreso da tempo verso un attacco meno prevedibile, più incentrato sui trequarti; cambiare idea a fronte delle situazioni fattuali è sempre sintomo di intelligenza. Per una volta i nostri riusciranno ad eseguire senza frenesie.
Forse il momento topico della gara è nel corso della resistenza in inferiorità numerica attorno al 45': i figiani sfondano sulla destra dell'attacco con Goneva supportato da Lobovalavu, il più continuo e pericoloso dei suoi, assorbendo la difesa, poi aprono al centro; ovale a Campese Ma'afu in mezzo, quattro grossi figiani allineati a sinistra dove stazionava il solo Masi. Il quale non pensa e fa la cosa teoricamente sbagliata, da centro quando è ala di ruolo, ma gli va benissimo: invece di scalare si fionda dal lato cieco sul lento pilone e lo atterra prima che passi, salvando una meta pressocchè fatta. La fortuna aiuta gli audaci e anche un po' incoscienti oltre che cazzuti: assieme all'orgoglio Azzurro di una resistenza in inferiorità numerica senza troppi affanni a parte in questo caso, questa azione contiene i tre elementi vincenti della giornata.

E' la svolta psicologica; loro pur grossi son sempre più lenti e prevedibili e il proseguo è tutto in discesa per i nostri, pur ancora in inferiorità numerica: ancorati alle fasi statiche che dominiamo e sulla giornata perfetta di Mirco al piede, campiamo sui falli avversari. Ma va bene così, nel concetto di rugby essenziale che possiamo permetterci e che dovremmo giocar sempre.
Tornati in parità, mischia ordinata a parte non riusciamo a passare nemmeno con quindici fasi e oltre nei 22metri avversari, tra 64' e 68': ancora una volta la scarsa produttività degli avanti, privi di maul o altra tecnica organizzata. Il tutto degenera in una serie di tentativi individuali a testate, fino agli inevitabili errori/orrori: Bocchino apre largo e quasi si fa intercettare, Mirco B. che era rimasto il solo lucido nel primo tempo con Sgarbi quando gli altri erano nel pallone, tenta di fare autogol ripartendo da solo dalla linea dei 10 metri nostra e si fa catturare. Commette tenuto, consegnando un calcio non impossibile per Bai sul 18-16. Per fortuna nostra (ancora lei: si vede che eravamo a credito) il back del Castres lo sbaglia, altrimenti poteva essere un colpo d'incontro fatale proprio mentre tentavamo la massima pressione. Il resto è discesa, nonostante un altro paio di errori di Bocchino su calci di spostamento (ma ha difeso sempre leoninamente) - cui si aggiunge uno incredibile di McLean, per il resto attento e essenziale uomo tattico: mal "consigliato" da Parisse, calcia diretto in touch da metà campo su calcio di punizione "half arm" (indiretto), consegnando la rimessa agli avversari dal punto in cui ha calciato: un errore da Under17.
A proposito di efficacia, da segnalare la gara di Festuccia, entrato nel primo tempo al posto di Ongaro toccato duro: solidissimo in mischia, è protagonista di un perfetto grillotalpa alla Pocock, uno dei pochi dei nostri. Anche Dellapè con Geldenhuys sono coppia difensivamente rocciosa e perfetta in rimessa, non appena il primo, entrato al posto di Del Fava nel primo tempo, si convince di star tranqui e non smanacciare nelle ruck. Ottimi Sgarbi e Canale al centro, anche se quest'ultimo usa solo il grubber e non l'offload in attacco; perfetti persino nel primo caotico tempo Masi e Mirco B al largo, per quel poco che si può. Prestazioen molto buona anche della terza linea, operaia al massimo con Zanni, Barbieri e anche Parisse. Quanto alla prima linea Azzurra, non si discute. Sulla mediana, tutti rivedibili e migliorabili Gori incluso ma tutti si stradannano in difesa senza paura; Orquera quel poco che dura si produce in un paio si corri e scarica da libro stampato.
Questi figiani che avevan messo in crisi il Galles e fatto preoccupere per qualche tempo i francesi, una volta "incanalati" i backs Vulivuli, Nalaga, Goneva e Lobovalavu nelle trappole difensive e con l'uso esasperato delle fasi statiche, si rivelavano monodimensionali in attacco, sempre più lenti (pochi gli offload riusciti) e proni al gioco tattico. Ha aiutato la giornata non perfetta di Seremaia Bai e anche l'infortunio al loro ball carrier più devastante, Sisa Koiamaibole (eh, sappiamo esser "fisicamente tosti" pure noi). Tutti gli altri enormi avanti, da Qovu a Qera, son stati sempre tenuti a bada. Il che non è da sottovalutare, comparando la nostra prova difensiva con quelle altrui (Galles ma anche Francia contro gli australiani o Scozia con Manu Samoa).

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma il calcio indiretto spedito in touche l'ha fatto mclean?

Anonimo ha detto...

mah, magari mi sbagliero', ma io sono abbastanza d'accordo con Mallet. Nella crescita della nazionale mi sembra di scorgere una qualche logica... la fase difensiva mi sembra migliorata abbastanza rispetto a qualche anno fa, siamo capaci di defendere per 80 minuti contro tutti subendo meno mete. In attacco pecchiamo ancora nella fase di finalizzazione ma riusciamo attacchi multifase senza perdere il pallone in avanti, come spesso accadeva in passato. Certo c'è ancora molto da lavorare sull'incisività degli sfondamenti, angoli di corsa, gestione del soprannumero ma tutto cio si impara a piccoli passi, soprattutto visto il livello di partenza dei nostri giovani

Vince

Abr ha detto...

Proverò a rivedere l'azione incriminata, mi pareva Bocchino. E' certo cmq. che ha sbagliato un paio di calci tattici tentati. In ogni caso, il "suggeritore" è stato Parisse.

Abr ha detto...

Anch'io ci vedo un disegno lucido, concreto e soprattutto chiaro, comunicato. Per questo non mi scandalizzo se a qualcuno dice, di rugby non capisci un ...
Altro discorso è , se il suo approccio sia quello giusto PER IL FUTURO. Andava fatto, questo è indubbio.

Alessandro Cossu ha detto...

No, il calcio libero (scambiato per punizione) è stato calciato da McLean (che per altro mi è piaciuto molto nel secondo tempo). Chapeau ancora una volta ai due soci, che hanno scritto in tempi non sospetti sulle virtù (a lungo dimenticate) del rugby semplice ma efficace che si è visto nel secondo tempo da parte della Nazionale. Non so voi, ma il placcone di Masi con rantolo del figiano a terra è stato un momento di esaltazione!
Continuate cosí, ragassuoli!

Abr ha detto...

Ok, buono a sapersi, modifico al volo; su Bocchino rimane quel passaggio avventuroso, un paio di calci di spostamento sbagliati e tanta grinta difensiva. Come dice Mallett, ha bisogno di giocare di più (nel club).
Per il resto, grazie Ale.

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