Pumas stanchi, Irlanda vincente nella fredda Dublino
Argentina tour - Lansdowne Road, 28 November 2010
Ireland 29 - 9 Argentina
Non era certo il clima delle grandi occasioni quello di ieri pomeriggio a Dublino, all'Aviva Stadium, per l'ultimo match di queste novembre internazionale. E il risultato della comunque gradevole partita disputata ci dice che l'Irlanda è tornata per lo meno a sorridere o comunque a levarsi il broncio, vincendo per 29-9 sull'Argentina. Almeno all'ultimo una big europea è riuscita a raddrizzare il trend.
Il campo dell'Aviva è figlio di una notte gelata, nel mattino si era ipotizzato di sospendere il tutto; ai bordi del campo e sui muretti c'è pure ancora della neve e lassù non è certo uno scenario abituale in questa stagione. Ad adattarsi meglio, almeno all'inizio, sono i Pumas che premono sull'acceleratore e decidono che il caso di scaldarsi per bene con un po' di attrito e sfregamento in mischia. Tutto comincia quando recuperano palla da una ruck, scena ripetuta più volte nel corso della prima parte di gara. Si gettano in avanti e per almeno otto minuti si posizionano ad un passo dalla linea di meta. Mischia dopo mischia, potrebbero optare per i tre punti, ma scelgono sempre il faccia a faccia. Finché il pilone destro irlandese in orgogliosa versione Movember Tony Buckley prende le misure per bene a Rodrigo Roncero. E già qui la storia cambia.
I sudamericani si rendono improvvisamente conto che finché c'è il baffuto, c'è poco spazio di manovra partendo dalla mischia ordinata, meglio quando c'è da andare a caccia di ovali nei raggruppamenti. Dieci minuti sotto la porta e zero punti nel tabellino alla lunga costeranno caro. Perché nel frattempo i padroni di casa si sono scaldati pure loro e si affidano alle abilità dei trequarti per testare la difesa avversaria: scambi e incroci tra Geordan Murphy, Tommy Bowe, Brian O'Driscoll, Gordon D'Arcy e un ispirato Andrew Trimble servono per ribattere e fissare i primi punti, complice l'indisciplina degli argentini. Che arrivano con il fiato corto, mentre Felipe Contepomi non è in giornata, nella sua Dublino dove ha lasciato ricordi gradevoli con il Leinster. E' invece la nuova generazione d'apertura del club irlandese, Jonathan Sexton, a infilare i primi tre punti al 13' e da questo momento l'Irlanda sarà sempre avanti.
Contepomi ne sbaglia un paio nemmeno difficili, non azzecca un drop e i Pumas non possono affidarsi al gioco al piede. Provano a scuotere l'aria con il peso di gente come Fernandez Lobbe, Patricio Albacete e il solito Mario Ledesma che arringa i suoi prima di un nuovo incontro ravvicinato. L'Irlanda passa invece in banca - in una settimana finanziariamente tremenda da quelle parti - e marca il break con Stephen Ferris al 19'. Una volta nei 22 biancocelesti, muovono palla al largo con il sostegno elegante di Jamie Heaslip che taglia di fatto fuori l'estremo Martin Gurruchage dal tentativo di intervenire in extremis sul flanker che schiaccia a terra l'ovale. Sexton converte e ne mette altri tre al 28' per il 13-0. Contepomi finalmente si sblocca, ma negli spogliatoi ci si va sul 19-3.
Il finale sembra già scritto, il pubblico fatica addirittura a riprendere posto sugli spalti perché continua a fare freddo e magari si sta meglio al coperto, anche se più che una birra conviene scolarsi qualcosa di caldo, roba comunque forte e alcolica. Al rientro, Contepomi spreca un altro piazzato, ma i Pumas hanno il merito di lottare con orgoglio. Roncero non ce la fa, ma gli ingressi di Marcos Ayerza e Juan Figallo ridanno vitalità e così gli ospiti riescono a portare gli irlandesi nella loro trappola, levandogli ossigeno e facendoli giocare meno bene che nel primo tempo. Contepomi si ripiglia e accorcia, Sexton gli risponde, ma il risultato non è garantito. A furia di provarci, finalmente Gurruchage crea il primo vero e insidioso pericolo tra le maglie verdi, ma che i Pumas siano stanchi lo si intuisce dal fatto che l'estremo non possa contare su un sostegno per poi far terra bruciata nel punto d'incontro e dalla mancanza di idee.
Al 67' siamo sul 22-9, basterebbe appunto una meta o un paio di calci perché gli argentini creino brividi freddi lungo la schiena dei padroni di casa. Il pack tiene botta, ha rialzato definitivamente la testa, ma da una rimessa nella metà campo nemica, gli irlandesi costruiscono una ghiotta occasione, propiziata dal piede del neoentrato Ronan O'Gara che innesca nei 22 la corsa di Bowe che poi affida palla a Keith Earls, anche lui arrivato dalla panchina, ma la meta viene negata dal TMO. La seconda marcatura grossa è comunque nell'aria e, giustamente, la firma D'Arcy, autore di una bella prestazione, che calcia per se stesso e infine si tuffa all'80'. Dopo una mischia vinta dai suoi.
Dopo la scorpacciata del sabato, le due nazionali hanno regalato comunque una piacevole domenica. L'Irlanda, da parte sua e come detto all'inizio, almeno strappa una vittoria più convincente rispetto all'altra unica Union britannica uscita indenne dal week end, la Scozia contro Samoa. Non solo, grazie alla vittoria per più di 15 punti dovrebbe riuscire a strappare il posto di seconda europea nel ranking Irb alla Francia. I Trifogli in fase sperimentale di gioco non paiono per questo quell'esercito che due stagioni fa dettava legge tra Six Nations e coppe europee, l'età media continua a crescere e qualche vecchio potrebbe arrivare a corto di benzina ai prossimi appuntamenti, la seconda linea Mick O'Driscoll è tra questi, considerati gli sforzi dei singoli giocatori nei propri club. Ma almeno tira il fiato.
I Pumas, invece ora si salutano e si sciolgono, si affronteranno da avversari nei campionati francesi o inglesi: se questi riuscissero a giocare assieme molto più tempo, riuscirebbero probabilmente a sopperire anche agli inevitabili cali fisici, giacché con una rosa limitata si sono spremuti fino all'ultima goccia nei club di appartenenza. Sarà uno dei problemi di Phelan, se rimarrà nel quadriennio post Mondiale e del coordinatore Marcelo Loffreda, quando il Tri diventerà Four Nations, il che implicherà un autentico "trasloco" di una squadra quasi del tutto europea anche per mentalità e bioritmi, una migrazione verso Sud difficile da immaginare adesso.
Ireland 29 - 9 Argentina
Non era certo il clima delle grandi occasioni quello di ieri pomeriggio a Dublino, all'Aviva Stadium, per l'ultimo match di queste novembre internazionale. E il risultato della comunque gradevole partita disputata ci dice che l'Irlanda è tornata per lo meno a sorridere o comunque a levarsi il broncio, vincendo per 29-9 sull'Argentina. Almeno all'ultimo una big europea è riuscita a raddrizzare il trend.
Il campo dell'Aviva è figlio di una notte gelata, nel mattino si era ipotizzato di sospendere il tutto; ai bordi del campo e sui muretti c'è pure ancora della neve e lassù non è certo uno scenario abituale in questa stagione. Ad adattarsi meglio, almeno all'inizio, sono i Pumas che premono sull'acceleratore e decidono che il caso di scaldarsi per bene con un po' di attrito e sfregamento in mischia. Tutto comincia quando recuperano palla da una ruck, scena ripetuta più volte nel corso della prima parte di gara. Si gettano in avanti e per almeno otto minuti si posizionano ad un passo dalla linea di meta. Mischia dopo mischia, potrebbero optare per i tre punti, ma scelgono sempre il faccia a faccia. Finché il pilone destro irlandese in orgogliosa versione Movember Tony Buckley prende le misure per bene a Rodrigo Roncero. E già qui la storia cambia.
I sudamericani si rendono improvvisamente conto che finché c'è il baffuto, c'è poco spazio di manovra partendo dalla mischia ordinata, meglio quando c'è da andare a caccia di ovali nei raggruppamenti. Dieci minuti sotto la porta e zero punti nel tabellino alla lunga costeranno caro. Perché nel frattempo i padroni di casa si sono scaldati pure loro e si affidano alle abilità dei trequarti per testare la difesa avversaria: scambi e incroci tra Geordan Murphy, Tommy Bowe, Brian O'Driscoll, Gordon D'Arcy e un ispirato Andrew Trimble servono per ribattere e fissare i primi punti, complice l'indisciplina degli argentini. Che arrivano con il fiato corto, mentre Felipe Contepomi non è in giornata, nella sua Dublino dove ha lasciato ricordi gradevoli con il Leinster. E' invece la nuova generazione d'apertura del club irlandese, Jonathan Sexton, a infilare i primi tre punti al 13' e da questo momento l'Irlanda sarà sempre avanti.
Contepomi ne sbaglia un paio nemmeno difficili, non azzecca un drop e i Pumas non possono affidarsi al gioco al piede. Provano a scuotere l'aria con il peso di gente come Fernandez Lobbe, Patricio Albacete e il solito Mario Ledesma che arringa i suoi prima di un nuovo incontro ravvicinato. L'Irlanda passa invece in banca - in una settimana finanziariamente tremenda da quelle parti - e marca il break con Stephen Ferris al 19'. Una volta nei 22 biancocelesti, muovono palla al largo con il sostegno elegante di Jamie Heaslip che taglia di fatto fuori l'estremo Martin Gurruchage dal tentativo di intervenire in extremis sul flanker che schiaccia a terra l'ovale. Sexton converte e ne mette altri tre al 28' per il 13-0. Contepomi finalmente si sblocca, ma negli spogliatoi ci si va sul 19-3.
Il finale sembra già scritto, il pubblico fatica addirittura a riprendere posto sugli spalti perché continua a fare freddo e magari si sta meglio al coperto, anche se più che una birra conviene scolarsi qualcosa di caldo, roba comunque forte e alcolica. Al rientro, Contepomi spreca un altro piazzato, ma i Pumas hanno il merito di lottare con orgoglio. Roncero non ce la fa, ma gli ingressi di Marcos Ayerza e Juan Figallo ridanno vitalità e così gli ospiti riescono a portare gli irlandesi nella loro trappola, levandogli ossigeno e facendoli giocare meno bene che nel primo tempo. Contepomi si ripiglia e accorcia, Sexton gli risponde, ma il risultato non è garantito. A furia di provarci, finalmente Gurruchage crea il primo vero e insidioso pericolo tra le maglie verdi, ma che i Pumas siano stanchi lo si intuisce dal fatto che l'estremo non possa contare su un sostegno per poi far terra bruciata nel punto d'incontro e dalla mancanza di idee.
Al 67' siamo sul 22-9, basterebbe appunto una meta o un paio di calci perché gli argentini creino brividi freddi lungo la schiena dei padroni di casa. Il pack tiene botta, ha rialzato definitivamente la testa, ma da una rimessa nella metà campo nemica, gli irlandesi costruiscono una ghiotta occasione, propiziata dal piede del neoentrato Ronan O'Gara che innesca nei 22 la corsa di Bowe che poi affida palla a Keith Earls, anche lui arrivato dalla panchina, ma la meta viene negata dal TMO. La seconda marcatura grossa è comunque nell'aria e, giustamente, la firma D'Arcy, autore di una bella prestazione, che calcia per se stesso e infine si tuffa all'80'. Dopo una mischia vinta dai suoi.
Dopo la scorpacciata del sabato, le due nazionali hanno regalato comunque una piacevole domenica. L'Irlanda, da parte sua e come detto all'inizio, almeno strappa una vittoria più convincente rispetto all'altra unica Union britannica uscita indenne dal week end, la Scozia contro Samoa. Non solo, grazie alla vittoria per più di 15 punti dovrebbe riuscire a strappare il posto di seconda europea nel ranking Irb alla Francia. I Trifogli in fase sperimentale di gioco non paiono per questo quell'esercito che due stagioni fa dettava legge tra Six Nations e coppe europee, l'età media continua a crescere e qualche vecchio potrebbe arrivare a corto di benzina ai prossimi appuntamenti, la seconda linea Mick O'Driscoll è tra questi, considerati gli sforzi dei singoli giocatori nei propri club. Ma almeno tira il fiato.
I Pumas, invece ora si salutano e si sciolgono, si affronteranno da avversari nei campionati francesi o inglesi: se questi riuscissero a giocare assieme molto più tempo, riuscirebbero probabilmente a sopperire anche agli inevitabili cali fisici, giacché con una rosa limitata si sono spremuti fino all'ultima goccia nei club di appartenenza. Sarà uno dei problemi di Phelan, se rimarrà nel quadriennio post Mondiale e del coordinatore Marcelo Loffreda, quando il Tri diventerà Four Nations, il che implicherà un autentico "trasloco" di una squadra quasi del tutto europea anche per mentalità e bioritmi, una migrazione verso Sud difficile da immaginare adesso.
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