Sopra il tunnel della Manica
La notizia che in molti si aspettavano è arrivata: Jonny Wilkinson ha firmato un prolungamento di contratto che lo terrà a Tolone fino al 2013. Era solo questione di attendere l'ufficialità, dal momento che lo stesso giocatore aveva chiaramente fatto intendere di non volersi muovere dal sud della Francia. Il fatto è che la Rugby Football Union ha deciso e comunicato ufficialmente che nella nazionale inglese post World Cup 2011 verranno selezionati, "salvo limitate eccezioni", solo gli atleti che militano nella Premiership, mentre Wilko da contratto ora ufficialmente siglato, passerà in Francia gli anni che separeranno l'edizione neozelandese da quella inglese della Web Ellis Cup.
E allora siamo giunti al riconoscimento che dopo il 2011 è ragionevole non ci sia futuro in nazionale per l'eroe del 2003? Chissà, le eccezioni alla regola sono sempre ammesse. Per il 2011 intanto il coach dell'Inghilterra, quel Martin Johnson suo capitano nel 2003 che non è certo un sofista della regìa arretrata (di cui si ricorda la mancanza di pazienza con cui ha accantonato la promessa Danny Cipriani), da tempo prima per necessità e poi forse per precisa scelta tattica schiera l'apertura Toby Flood che nel suo club, il Leicester Tigers, spesso si posiziona come primo centro lasciando l'apertura a Staunton. Chiaro si tratti di aperture dalle caratteristiche radicalmente diverse: Flood più "tattico" e rapido, adatto a giocare in linea scaricando e penetrando lui stesso, Wilkinson regista più arretrato, più "strategico", per un gioco più "tradizionale" fondato sulla precisione e sul piede. Rimane il problema della sua fragilità, tanto da necessitare di una "spalla" di guardia che storicamente fu Mike Catt: nella realtà Wilko nasce come centro e fisicamente non si è mai tirato indietro, mentre Catt lo completava come regista avanzato sulla linea.
Tornando alle due opzioni radicalmente diverse nel gioco della nazionale inglese incarnate da Flood e Wilkinson, è chiaro che se l'obiettivo del coach è veder giocare i suoi come con l'Australia in novembre, la scelta non si pone nemmeno e non è favorevole al secondo cannoniere internazionale di tutti i tempi. Cui però il vecchio compagno Johnson potrebbe riservare un ruolo tattico da rilievo di caratura importante, col sangue freddo e l'esperienza per gestire i finali di partita. E magari chissà, qualora servisse quell'ultimo maledetto drop ...
L'affaire Wilkinson ci consente tuttavia di trattarne un altro, più vicino a noi pur passando sempre per Leicester. Il nostro Martin Castrogiovanni, che delle Tigri è pilone, contrariamente ai colleghi di reparto Ayerza e Cole non ha ancora avuto una proposta per il rinnovo del contratto. Anzi, dalla dirigenza dei campioni d'Inghilterra s'alzano regolarmente alti lai contro il salary cap che renderebbe impossibile ingaggiare tutte le star internazionali indispensabili per competere nelle Coppe: messaggio che il nostro forte ma un po' agè pilone potrebbe aver interpretato come un benservito dopo i citati rinnovi dei colleghi. Dovendo scegliere un posto alternativo, il nostro vorrebbe trasferirsi ma non certo in Magners League, magari con la maglia di una delle due italiane. A quanto pare, Castro preferirebbe salpare per Parigi, dove il clan italiano è ben nutrito tra i due club dello Stade Francais e del Racing Metro, per non parlare di quello argentino. La notizia - giornalisticamente - è vecchia ma pur sempre attuale. Perché lì, solo per la compagnia? No, soprattutto perché conviene.
Castrogiovanni con i Tigers ha vinto, si è levato i cosiddetti sfizi (3 scudetti, per esempio), ha battagliato in Heineken Cup. Se è vero che il Top 14 è divenuto economicamente più ricco della Premiership dal punto di vista delle singole società, è consigliabile avventurarsi da quelle parti. Potrebbe addirittura finire dove sono i presidenti a mandare in campo una tigre accompagnata da un'amazzone, giusto per regalare un po' di colore - meglio se rosa - al duro gioco del rugby.
E allora siamo giunti al riconoscimento che dopo il 2011 è ragionevole non ci sia futuro in nazionale per l'eroe del 2003? Chissà, le eccezioni alla regola sono sempre ammesse. Per il 2011 intanto il coach dell'Inghilterra, quel Martin Johnson suo capitano nel 2003 che non è certo un sofista della regìa arretrata (di cui si ricorda la mancanza di pazienza con cui ha accantonato la promessa Danny Cipriani), da tempo prima per necessità e poi forse per precisa scelta tattica schiera l'apertura Toby Flood che nel suo club, il Leicester Tigers, spesso si posiziona come primo centro lasciando l'apertura a Staunton. Chiaro si tratti di aperture dalle caratteristiche radicalmente diverse: Flood più "tattico" e rapido, adatto a giocare in linea scaricando e penetrando lui stesso, Wilkinson regista più arretrato, più "strategico", per un gioco più "tradizionale" fondato sulla precisione e sul piede. Rimane il problema della sua fragilità, tanto da necessitare di una "spalla" di guardia che storicamente fu Mike Catt: nella realtà Wilko nasce come centro e fisicamente non si è mai tirato indietro, mentre Catt lo completava come regista avanzato sulla linea.
Tornando alle due opzioni radicalmente diverse nel gioco della nazionale inglese incarnate da Flood e Wilkinson, è chiaro che se l'obiettivo del coach è veder giocare i suoi come con l'Australia in novembre, la scelta non si pone nemmeno e non è favorevole al secondo cannoniere internazionale di tutti i tempi. Cui però il vecchio compagno Johnson potrebbe riservare un ruolo tattico da rilievo di caratura importante, col sangue freddo e l'esperienza per gestire i finali di partita. E magari chissà, qualora servisse quell'ultimo maledetto drop ...
L'affaire Wilkinson ci consente tuttavia di trattarne un altro, più vicino a noi pur passando sempre per Leicester. Il nostro Martin Castrogiovanni, che delle Tigri è pilone, contrariamente ai colleghi di reparto Ayerza e Cole non ha ancora avuto una proposta per il rinnovo del contratto. Anzi, dalla dirigenza dei campioni d'Inghilterra s'alzano regolarmente alti lai contro il salary cap che renderebbe impossibile ingaggiare tutte le star internazionali indispensabili per competere nelle Coppe: messaggio che il nostro forte ma un po' agè pilone potrebbe aver interpretato come un benservito dopo i citati rinnovi dei colleghi. Dovendo scegliere un posto alternativo, il nostro vorrebbe trasferirsi ma non certo in Magners League, magari con la maglia di una delle due italiane. A quanto pare, Castro preferirebbe salpare per Parigi, dove il clan italiano è ben nutrito tra i due club dello Stade Francais e del Racing Metro, per non parlare di quello argentino. La notizia - giornalisticamente - è vecchia ma pur sempre attuale. Perché lì, solo per la compagnia? No, soprattutto perché conviene.
Castrogiovanni con i Tigers ha vinto, si è levato i cosiddetti sfizi (3 scudetti, per esempio), ha battagliato in Heineken Cup. Se è vero che il Top 14 è divenuto economicamente più ricco della Premiership dal punto di vista delle singole società, è consigliabile avventurarsi da quelle parti. Potrebbe addirittura finire dove sono i presidenti a mandare in campo una tigre accompagnata da un'amazzone, giusto per regalare un po' di colore - meglio se rosa - al duro gioco del rugby.
2 commenti:
Post a quattro mani, Socio, con qualche aggiunta di elementi che mancavano all'analisi. Oltretutto aggiungo, come del resto notato nel post sul turno di Aviva Premiership, che a vedere la partita Castro è molto motivato e pimpante ed ha dichiarato pubblicamente che vorrebbe tanto prolungare con Leicester, dove tra l'altro il pubblico stravede per lui, tanto da farne un uomo immagine alla Chabal.
Sarebbe bello: lui che a Chabal ha rifilato un cartone per le lusinghe inopportune alla morosa giunte dall'orco.
Ci sarebbe tutta l'altra storia, quella vecchia come il cucco sul fatto se sia meglio la Premier o la Celtica. Vedendo l'ultimo week end, si pende per la prima.
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