Brunel s'incorona da solo
E' ufficiale, almeno dal lato del prestatore d'opera se non ancora da quello del datore di lavoro: il coach Jacques Brunel ieri ha approfittato di un impegno pubblicitario del suo Perpignan a Barcellona coi campioni di calcio allenati da Guardiola, per annunciare ai giocatori e poi ai giornalisti presenti che lascerà la squadra a fine stagione, confermando inoltre la sua nuova destinazione, la guida tecnica della Nazionale Azzurra post Mondiali in Nuova Zelanda. Il tecnico s'è "giustificato" così coi giornalisti conterranei: "Ci ho riflettuto a lungo, ma era difficile lasciar passare una opportunità come questa. Guidare una équipe nazionale è sempre stato il mio sogno. Con la Francia (durante la gestione Laporte, ndr) non ero che un aiutante".
Era noto da tempo che Brunel volesse lasciare Perpignan a fine anno; s'era parlato di contatti col Biarritz poi, rivelava a suo tempo Midi Olympique, in un blitz coi Federali italiani a novembre veniva trovato un accordo in linea di principio. L'annuncio di ieri, dopo il rientro da Treviso dove s'era significativamente negato a ogni intervista, indica che il tecnico ha sistemato le cose lato datore di lavoro uscente (il contratto che lo legava alla squadra franco catalana si prolungava fino a 2012 inoltrato); lato "entrante", per salvare la forma - Nick Mallett ha un contratto in corso con scadenza in ottobre - ha ribadito che non ci sarebbe ancora nulla di scritto con la Fir, solo un gentleman's agreement per un quadriennale traguardato ai Mondiali di Londra 2015. E noi ai gentiluomini crediamo sempre.
Se l'uscita di Barcellona chiude una querelle, rischia però di aprirne subito un'altra. Vedremo infatti come reagirà la Federazione Italiana, quella che secondo alcuni commentatori starebbe gestendo la fine Mallett con piglio decisionista. Ora che Brunel novello Napoleòn s'è nominato da solo - esattamente come Mallett s'era chiamato fuori per primo e in modo"netto", per usare un eufemismo - ora i vertici Fir si trovano a decidere tra due opzioni, entrambe fastidiosamente reattive: o negare l'esistenza di ogni formalizzazione, derubricando tutto a mero pour parler come fatto sinora, trovandosi a dover reggere un imbarazzante segreto di Pulcinella fino ai Mondiali; oppure confermare l'annuncio, magari asserendo che trattasi di impavido e spavaldo coming out concordato .... alle porte del Sei Nazioni e non alla sua fine, magari poco gloriosa - com'era nei piani, se conosciamo i "nostri polli".
Jacques Brunel è nato il 14 gennaio 1956 nel dipartimento del Gers che ha Auch capoluogo, nella regione del Midi-Pyrenèes (un tempo si diceva Guascogna); ha giocato a Grenoble, Carcassonne e Auch stessa per dodici anni dal 1988 al 1995, prima di diventare allenatore del Colomiers per tre stagioni, poi del Pau e allenatore degli avanti della nazionale francese gestita da Laporte fino al 2007. A Perpignan dopo il Mondiale come direttore tecnico, ha portato il team a due finali e a un titolo Top14 (2009) che mancava da decenni. E' un tostissimo Capricorno Guascone poco loquace e attento ai dettagli che prende tutto maledettamente sul serio: sempre installato a bordo campo, braccia incrociate, mai sorridente; esperto di avanti ma ha giocato trequarti. A giudicare dal suo Perpinyà, la sua squadra ideale è impostata su una prima linea devastante ma anche dinamica (Freshwater-Guirado-Mas) supportata dal resto del pack, su un calciatore precisissimo in fondo (Porical) e trequarti guizzanti e potenti (Marty, Mermoz, Fritz, Candelon), senza "primedonne" alla Parra in mediana ma con la capacità all'occorrenza di gestire e inserire talenti come Dan Carter. Una squadra compatta, chiusa, reattiva, sempre pronta alle ripartenze. Molto latina insomma. Sulla carta, mancanza di phisque du role e carattere chiuso a parte, sembrerebbe quanto serve per far sognare i tifosi; ma l'allenatore non gioca, può solo aggiungere valore a un potenziale di base che dev'essere messo a disposizione dal cosiddetto "movimento". E a tal proposito forse ne vedremo delle belle, tra Accademici Federali e ... Celtic League, che si avvia a divenire un ingombrante lascito, a questo punto forse non troppo gradito, di Nick Mallett.
UPDATE 19/1: arriva arrancando con ritardo di 48 ore la reazione della Fir: "A seguito di quanto riportato nelle ultime quarantotto ore dalla stampa italiana e straniera, si desidera precisare a titolo definitivo che una decisione in merito alla conduzione tecnica della Squadra Nazionale verrà assunta solamente nei prossimi mesi e che, ad oggi, non sono stati raggiunti accordi al di fuori di quelli in essere con il Commissario Tecnico, Sig. Nick Mallett, la cui scadenza del rapporto professionale con FIR è fissata al termine della Rugby World Cup".
Cioè Brunel è impazzito, o meglio fa le fughe in avanti senza avvisare; del resto l'aveva detto lo stesso tecnico francese, l'accordo finale c'è (e probabilmente anche le firme su un "Memorandum of Understanding"), manca solo la formalizzazione. Si tratta in tutta evidenza di una timida foglia di fico, del tutto "bruciata" sul piano della credibilità, ma suggerita dai legali per non dar troppe carte in mano a Mallett che, come direbbe Munari, potrebbe decidere di "mettersi in mano a un avvocato". Segue infine quello che pare un residuo del "piano A" : "Sino al termine dell'RBS 6 Nazioni 2011, non verranno rilasciate ulteriori dichiarazioni circa la conduzione tecnica della Squadra Nazionale". Tutti pronti allora alla accorata e sconsolata dichiarazione "di getto" del Presidentissimo Dondi alla bella Tania Zampari a bordo campo, in caso di dèbacle.
4 commenti:
qualcuno mi dovrebbe spiegare perché un allenatore francese non dovrebbe apprezzare la ML.
è un campionato di livello (sicuramente superiore alla proD2), non ha retrocessioni e quindi permetterebbe (autolesionismo italico a parte) di lavorare con calma e porta 60 atleti a confrontarsi ogni settimana con l'alto livello (tra titolari, panca e tribuna).
semmai il problema è la mancanza di un programma di sviluppo del rugby di base, ma questo è un altro discorso!
Sono solo supposizioni personali.
Fondate su due considerazioni: la prima è la differenza delle tipologie di gioco sviluppabili in Magners rispetto a modelli più "chiusi" e latini che mi pare Brunel non disdegni.
La seconda è quello tu affermi essere un altro discorso ma che in realtà è collegato ed è la radice di tutto: come si fa a SVILUPPARE un movimento e non solo una rappresentativa nazionale, se esso è modellato a piramide ripidissima con due sole squadre al vertice?
A parte essere ben diverso il modello francese dove ci sono ben DUE campionati professionisti con più di VENTI squadre (altro che semipro), a parte la paternità, Brunel non può non vedere lo sfascio nel movimento di base, nei vivai, nei club, con 'ste accademie.
La magners è buon e fa bene? Indubbio, a parte che dalle prestazioni in Coppa di tutte le nostre non parrebbe. Ma sviluppare un MOVIMENTO è altra cosa. Brunel se la vedrà tra 4 anni, non tra pochi mesi: ha bisogno di ventenni non di un paio di "clinic" perenne per una ventina di prescelti e tutti gl ialtri a casa.
Poi alla fine Brunel non potrà nè vorrà certo disfar tutto, ma non potrà non porsi certe domande. Sperando senza rispondersi come fece Mallett, ma dove son finito, e ricominciare anche lui dalla seconda elementare (placcaggi, difesa ...).
Avendo visto ormai più e più volte dal vivo il Perpignan di Brunel, sulla carta il tecnico francese è proprio quello che ci vuole per dare respiro, velocità e penetrazione alle manovre azzurre. Perché non credo che tutta dipenda dagli interpreti. Che lo possa fare avendo in mano solo la nazionale è tutto un altro discorso, naturalmente.
Anche a me piace molto l'approccio catalano e lo trovo molto adatto alle nostre caratteristiche - operaismo davanti, centri e ali razzenti e potenti dedite alle ripartenze e non a spaccarsi la cervicale addosso agli avversari, diligenza senza fronzoli in mediana, piede fulminante all'estremo.
A parte il problema non banale di identificare gli esecutori - i giovani centri Sgarbi e Benvenuti potrebbero andar bene e pure Nitoglia magari si convincerà a tornare; Gori ok, un altro forse uno potrebbe essere Marcato in fondo, con McLean che risale in mediana?
Però è un modello non granchè allineato con quello che sta sviluppando Franco Smith, per non dire di Rowland Philips, se mangerà la colomba pasquale ...
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