sabato 12 marzo 2011

L'ITALIA STAPPA LO CHAMPAGNE

Italy 22 France 21: match report
Six Nations - Rome, 12 March 2011
Italy 22 - 21 France


Ci sarebbe da stare qui a contarcela a lungo. E così si farà. Perché c’è una nuova data da segnare sul calendario del rugby italiano ed è quella del 12 marzo 2011. E c’è uno scenario, il Flaminio di Roma. E ci sono dei volti, quelli dei giocatori italiani e del loro allenatore Nick Mallett. E c’è l’indole azzurra. E c’è tutto il resto, con il recupero nel corso del secondo tempo quando i galletti pensavano di uscirne vincitori e invece sono finiti allo spiedo. Annaffiati dallo champagne che però a stapparlo è l’Italia, l’Italia che ha vinto 22-21 contro la Francia. Per scrivere bello in grassetto e sottolineato almeno tre volte che il 12 marzo 2011 si è fatta la storia.
Ci sono anche i sapori, da gustare intensamente. Lo champagne francese presentato al Flaminio è come quello delle bottiglie lasciate aperte troppo tempo: mezze bevute, poi messe via, poi riprese per accertarsi che non ha lo stesso sapore, sa di bollicine evaporate. E allora se ne apre un’altra, ma è come se ci fosse un peso sullo stomaco: una bottiglia lasciata andare a male. Gli italiani non hanno champagne da offrire, caso mai qualcosa di più brusco e molto meno sofisticato, ma comunque nobile. Un bel barbaresco. 

Ma veniamo alla cronaca spicciola all’inizio, poi i tappi salteranno. Si parte bene, con decisione e pragmatismo, con un in avanti in ricezione sul calcio d’inizio di Luciano Orquera che vuol dire mischia nei 22 avversari. William Servat anticipa l’ingresso sotto gli occhi del ligio arbitro australe Mark Lawrence. Calcio libero, giocato velocemente e sul quale i francesi si fanno trovare in fuorigioco, consentendo a Mirco Bergamasco di presentarsi alla piazzola per timbrare il cartellino. E dopo un minuto è 3-0 per l’Italia.
La mischia, questo piede di porco per aprire le porte. Gli avanti azzurri la soffrono, per quanto Sylvain Marconnet nella seconda che viene disposta porta a terra Martin Castrogiovanni beccandosi l’ammonizione verbale di Lawrence. Ma sono proprio i francesi a prenderci meglio le misure e così ci metteranno in difficoltà nel reparto di cui da tempo ci facciamo vanto. Ci pettinano, come si suole dire in questi casi. Alla fine, però, il risultato parla chiaro, con il +1 che vale molto di più. Perché? Perché funziona il resto, funziona le testa dei nostri disposti in campo, con Andrea Masi (Man of The Match) che viene ispezionato dai calci alti e profondi di Francois Trinh-Duc e sui quali regge all’urto portato dai trequarti in maglia blu.


I galletti si muovono per fasi strette, non trasmettono al largo e la difesa azzurra ha così l’occasione di reggere il ritmo e tenere la barra nella confusione creata dai portatori di palla avversari che non hanno varchi, respingendoli al mittente. La banda di Marc Lièvremont non ha ritmo e l’Italia si può così organizzare e rubare palla. Giocando a modo suo, senza sbruffoneggiare come fatto a Twickenham. Intendiamoci subito: non si tratta di partire rassegnati e indossare i panni della vittima sacrificale, ma di adattarsi al ruolo che a noi risulta più congeniale, con un low profile che fa la differenza. Presente le due vittorie argentine contro la Francia ai Mondiali 2007? Ecco, quello si intende. Non è un caso che appena la partita si spezza, i bleus passano e vanno a marcare meta. Prima un’infilzata in mezzo al campo di Maxime Medard, poi un calcio di Masi dai nostri 22 che non esce e dà ulteriore ossigeno ai transalpini levandolo ai nostri. Nel tenere vivo il possesso, con gli spazi attorno non presidiati, la Francia fa quello che le riesce meglio e mette Vincent Clerc uno contro uno con Canale che viene bruciato dopo un calcetto a seguire dell’ala avversaria che poi schiaccia a terra al 14’. Parra sbaglia la trasformazione.


È il primo vero sussulto francese come Dio comanderebbe, se fosse mera esclusiva transalpina. Al 18’ Aurelien Rougerie si allunga sotto i pali, ma al momento di schiacciare a terra perde il controllo dell’ovale sull’intervento all’ultimo di Alessandro Zanni e Fabio Semenzato. Come detto, i galletti hanno preso le misure al nostro pack, targettando il lato di Castro, e guadagnano un calcio di punizione che Parra non può non sbagliare per il 3 - 8.
Calmi, calmi. Si sono scossi, ma non padroneggiano. E così Gonzalo Canale finalmente mostra le qualità che da tempo non si vedevano in lui quando alle prese con la maglia della nazionale. Il centro gioca bene, muove le gambe, incrocia, trova il varco al 22’ fingendo un passaggio e scappando a Yannick Jauzion e Yohan Huget, venendo ripreso da Rougerie mentre esplora i 22 francesi, ma Lawrence punisce la difesa ospite con un calcio di punizione realizzato da Bergamasco. E si torna a -2.
È solido il lavoro svolto dalle guardie della terza linea, con due cacciatori di ovali come Robert Barbieri e Zanni e Sergio Parisse che prova a dare il dinamismo nell’area del break down e appena fuori. Però è lo stesso capitano a commettere fallo in ruck alla mezz’ora con Parra che dalla linea dei 10 metri calcia sul palo. Sul rimbalzo, Parisse acciuffa l’ovale, ma Thierry Dusatoir come un avvoltoio lo agguanta e lo porta nella propria are a di meta per una mischia sui 5 metri che però non regge all’urto della prima linea italiana.


Al 34’ si vede per la prima volta Parra che si incarica di mettere in movimento la linea offensiva da un raggruppamento. La Francia avanza, conquista un vantaggio, ma non si placa, perdendo poi il possesso dopo aver spostato l’accampamento nei nostri 22, con Carlo Festuccia che sfila l’ovale. Non è tutto perfetto come si dovrebbe: la touche continua a tentennare nei momenti chiave, ma tutto sommato la tara le è stata fatta nelle ultime due settimane. Il gioco al piede dovrebbe essere preciso e ben calibrato quando hai di fronte i trequarti che hai di fronte – e la meta di Clerc lo testimonia. Ma c’è il sangue freddo, a temperatura giusta, perché si sistemino le cose. C’è un mediano di mischia maturato in poco tempo, Fabio Semenzato, che si lascia alle spalle le imprecisioni e si dà da fare per quello che sta accadendo, opponendosi fisicamente quando viene braccato. Tutto serve a mantenere oltre che il possesso, la consistenza mentale per proseguire a giocare, come Italia comanda. Stretti, senza strafare, evitando di andarsi a consegnare nelle mani nemiche e quando ciò accade, il rimorchio arriva in orario.


Secondo tempo - Si va così negli spogliatoi sul 6-8. E la sensazione che questa Italia, quella del 12 marzo 2011, abbia il focus ben chiaro in testa si fa via via più consistente perché rientrata in campo, non si fa sorprendere. Lezioni apprese, finalmente. Il possesso è azzurro all’inizio della ripresa, gli italiani lo gestiscono risalendo il campo. Orquera si inventa un off load che libera Masi che entra nei 22 avversari, poi di nuovo per Orquera che opta per un calcetto che finisce nelle mani di Clerc che spazza oltre la metà campo. Non c’è abbrivio e consistenza fisica nella linea difensiva dei galletti, non c’è un game plan nemmeno di quello sofisticati che consentano di illuminare comunque la via. Non c’è neppure la comunicazione tra i reparti, nel senso che la gente non si parla.
Veniamo due volte riportati nei nostri 22. Prima con Tommaso Benvenuti che isolato riesce comunque a districarsi, consentendo di riorganizzarsi. Poi con Semenzato, anche lui isolato, che regge a sua volta alla tenaglia dei trequarti, ma alla fine arriva il calcio di punizione per Parra che stavolta non sbaglia e al 46’ è 11-6 per quelli d’Oltralpe.
Cominciano i cambi, arrivano le forze fresche. Dentro Totò Perugini e Leonardo Ghiraldini, fuori Andrea Lo Cicero e Festuccia. Sull’altro fronte ci sono singoli che giocano (il capitano Dusatoir e il biondone Rougerie), ma non c’è un’armonia. A meno che non cambi il passo, come accade attorno al 50’ da una rimessa laterale nella nostra metà campo: serie di fasi attorno al raggruppamento che portano gli avanti in avanti, senza spumeggiare, ma nel momento in cui c’è tanto spazio al largo, Trinh-Duc sfugge alle braccia di Parisse alzatosi rispetto alla trincea azzurra: a quel punto c’è lo spazio in mezzo che consente al sostegno portato da Parra di schiacciare sotto i pali. Con la trasformazione è 18-6. E la loro mischia ha definitivamente scardinato la nostra.


A dare epopea alla giornata ci pensa Carlo Del Fava che ha dei problemi dopo una botta, fatica a muovere le gambe, viene assistito dai medici in un paio di occasioni, ma non molla l’osso. Arriva anche il turno di Paul Derbyshire per Barbieri e di Kris Burton per Orquera. E altra epopea e passione arrivano a partire dal 55’, quando il calcio di Bergamasco dai 10 metri arriva corto. E ripete l’errore due minuti più tardi, appena fuori i 22. Uno fa il conto e dice che mancano sei punti, che poteva essere 12-18. E che forse questa è un’altra di quelle volte. E invece no, perché se sono sei i punti mancanti al piede, l’Italia ha voglia comunque di giocare e lo fa molto bene, senza strafare, puntando al sodo e allora ecco la meta di Masi, che arriva con una bella e insistita percussione sulla fascia sinistra, con un ball carrier come Zanni, un inserimento di Benvenuti che manca il riciclo per Parisse, ma c’è l’arrivo dell’estremo aquilano. Bergamirco trasforma per il -5 al 60’.
Le lancette dei minuti compiono altri tre giri di orologio e arriva il -2, con un piazzato del biondo riccioluto veneto giusto per far pesare la conta degli esponenti del Racing Metro nel computo finale dei punti. Tu pensali, i francesi, che al 65’ tentano di staccare nuovamente con un drop di Trinh-Duc che esce largo. È in questo frangente che Del Fava rimane a terra, assistito immediatamente da Imanoel Harinordoquy che è nel frattempo entrato in battaglia al posto di Sebastien Chabal. Ma anche un cavaliere come lui, senza truppa al seguito, non può combinare nulla. Al 67’, Parra ci prova da metà campo per un tenuto di Castro e centra i pali per il 16-21, ma al 70’ la possibilità di ricucire subito passa per Bergamirco che non sbaglia.


Dieci minuti alla fine. Dieci minuti per essere dentro o fuori. L’Italia è dentro. Break di Semenzato che raccoglie il brutto lancio in rimessa francese, ma nel contatto nella metà campo avversaria perde palla in avanti. Però che bello avere un mediano di mischia che attacca la linea. E che bello il calcio ad incrociare di Burton, con guadagno di rimessa nei 22 avversari perché Huget si fa cogliere di sorpresa e tocca la linea laterale. Giocata veloce e arriva un calcio di punizione, da posizione defilata al 75’. Bergamirco si presente al lancio, fa dei bei sospironi e l’ovale passa in mezzo ai pali. Sorpasso. 22-21. 


Uno dice: fischia, arbitro, fischia. Perché in cinque minuti basta poco a loro per rimediare. Se ne tornerebbero in patria tra le dure critiche dei giornali, ma con la vita salva. Ma questa Francia non ha voglia di giocare. Pare quasi che abbia partecipato al Six Nations 2011 perché costretta dal regolamento. Ben chiaro: è pur sempre la Francia campione in carica, una nazionale che sa cosa vuol dire arrivare in fondo alle Coppe del Mondo. Si sposta avanti, nella nostra metà campo. Il piano è semplice: andare di mischia, dove c’è netta supremazia, e conquistare un fallo. Un piazzato, centrale. Tre punti e vittoria. Vorrai mica perdere proprio oggi. Invece perdono, con gli ultimi due minuti di gara che ruotano assieme al pack azzurro appena fuori dai 22. Lawrence fa ripetere, non aziona il fischietto anche quando arriviamo al limite. Altro giro, altra corsa, mancano scampoli. Mancano secondi. Il tempo regolamentare è finito. Al primo stop, tutti a festeggiare e a strappare champagne o a scrutare l’orizzonte con l’occhio inquieto e frustrato di chi sa di esserci andato vicino, ma molto vicino.
E invece è festa, perché i francesi non controllano l’ovale in uscita e finiscono allo spiedo. Ottimi per il banchetto per brindare alla storia e al Trofeo Garibaldi.



Le début de la fin - RUGBY - 6 NationsUpdate 1 / "E' il momento più bello da quando sono allenatore della nazionale", ha commentato alla fine della partita Nick Mallett. "Per la prima volta abbiamo vinto contro una squadra di alto livello. Ora andiamo in Scozia restando umili, ma vincere anche all'estero sarebbe importante". "Oggi è una giornata storica", ha dichiarato Martin Castrogiovanni. "E' la prima volta che battiamo la Francia al Sei Nazioni, siamo stati uniti a parte tutte le critiche. E' sempre bello vincere così".


Update 2 / Ore di tensione nell'entourage transalpino. Il tecnico Marc Lièvremont non le ha mandate a dire ai suoi giocatori e non ha nascosto la delusione e la rabbia per il risultato. Già prima del kick off, ai microfoni di Sky Sport aveva lasciato trasparire una certa tensione, mettendo in conto che non sarebbe stata facile per la Francia. Parole di convenienza, di sicuro. Ma aveva ragione e con il senno del poi, quell'aria preoccupata aveva un suo perché. 


Update 3 / Lui l'aveva detto. Stiamo parlando di Austin Healey, ex dei Leicester Tigers, che su Twitter, prima che il match avesse inizio, aveva previsto una vittoria azzurra per un punto. Ripasseremo sul suo account nelle prossime occasioni. 

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente !

Comunque una bella vittoria.
Il rugby è "crudele" e vince sempre il più forte.
Oggi l'Italia è stata più forte.

Loro non hanno sfruttato al meglio (come di solito fanno) i cambi di ritmo ed il velocissimo gioco alla mano. I francesi, sempre a mio parere, hanno puntato troppo sulla mischia.

Saluti.

Roberto C.

P.S. Nel 15O° anniversario dell'unità d'Italia vincere il Trofeo Garibaldi ha un gusto molto particolare.

Abr ha detto...

Corretto Roberto: volevano infilzarci puntando sulla mischia (dove ricollocarci al giusto posto: secondi parimerito con altri, dietro ai maestri cioè loro) e sul dinamismo.
Col primo elemento ci sono riusciti, col secondo no, la nostra difesa attenta a presentare varchi - trappola per richiuderli subito, ha pounito la loro sufficienza. Han provato ad accelerare un po' attorno al 45-50', come se potesse bastare, e di fatto ci han dato 12 punti di distacco. Ma non gliè bastato stavolta. Sfavati.

Quanto al Garibaldi, believe me, battere i francesi non ha prezzo in tutti i momenti. E pere tutto il resto c'è Visa. Di più, l'anno del 150' lo si onorerebbe ancor di più qualora si battesse l'Irlanda a Dunedin, in ottobre.

Anonimo ha detto...

Ragazzi che meraviglia! Mi spiace quasi essere in ferie la prossima settimana: quando mi ricapita più di poter sfottere i colleghi francesi!
Consentitemi un commento da puro tifoso:
GRANDISSIMI AZZURRI!!

Abr ha detto...

Non è un commento solo da tifoso, stsvolta: rispecchia quanto razionalmente visto in campo!

massimo coppa zenari ha detto...

mi sembra di vivere in un sogno! come sono contento! che soddisfazione! che gioia!

Abr ha detto...

Finalment eun po' di soddisfazione dopo gran ingrato lavorio, sovente misconosciuto. Meritano tutte le lodi dopo tanta m..... , sovente eccessiva soprattutto addosso a Mallett.

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