I Santi marciano in finale in Europa
E allora saranno i Northampton Saints ad andare ad affrontare il Leinster a Cardiff, il prossimo 21 maggio, per la finale di Heineken Cup. Al mk:stadium di Milton Keynes finisce 23-7 per il club inglese contro un Perpignan che viene travolto da un primo tempo all’assalto dei Saints, salvo gli ultimi minuti che apparentemente sembrano scombussolare i piani dei padroni di casa. In realtà, gli ospiti non hanno abbastanza focus mentale per sistemare il proprio gioco e cedono all’indisciplina, alla frustrazione e non hanno punti di riferimento solidi, eccetto la rimessa laterale, ma non può bastare.
Catalani che provano subito a mettere pressione con un calcetto per la rimessa sulla linea dei cinque metri per i Saints, che rispondono con una corsa del Numero 8 Rogers Wilson che va a testare la prima difesa avversaria, prima di rubare una touche al Perpignan di nuovo nei propri 22. Calci contro ball carrier, ma sono soprattutto le due linee di trincea a fare la differenza nei primi dieci minuti, rallentando il gioco e mettendo gran pressione. E' già evidente comunque che sono i Santi a dettare i ritmi, alti per schiantare i più compassati francesi. Nicholas Laharrague è ridotto a provare un drop da quasi metà campo, esaurite tutte le opzioni d'attacco. Ancora Wilson riesce finalmente a sfuggire centralmente agli artigli, la palla va al largo e Nothampton si ritrova con un calcio di punizione che Stephen Myler non riesce a trasformare defilato sulla sinistra al 14’. Ma è solo un primo assaggio, perché un minuto dopo la pressione Saints riapre il secondo buco, stavolta fatale nella linea catalana: la terza linea Phil Dowson trova un varco, muove bene le gambe, arriva a ridosso dell’area di meta con Perpignan che non si riallinea e chiude il tutto Ben Foden. Myler non sbaglia per il 7-0.
È nel ritmo che i Saints hanno l’arma in più, con Foden e Chris Ashton che si trovano a proprio agio grazie in particolare alla vivacità dell’estremo inglese. Il compito degli avanti è di placcare avanzando i diretti rivali appena fuori dai raggruppamenti o al primo presagio di maul. Nicolas Mas e i suoi hanno difficoltà a dettare l’avanzata, i calci alti innestano il veloce triangolo allargato inglese, che poi sbatte contro il peso massiccio degli ospiti.
Al 25’ un fischio del sovente inadeguato arbitro Clancy chiama una partenza davanti al calciatore che proprioo non esiste, sul piede morbido di Laharrague che avrebbe lanciato David Marty verso meta. La partita avrebbe preso una piega diversa? Si sarebbero dsuniti i Saints una volta raggiunti, avrebbero preso coragio gli Arlecchini frano-catalani? Non si sa, anche se la superiorità fisica e mentale e la solidità dei Santi lascia intendere che no, è solo un episodio di cattivo giudizio arbitrale. La derubirchiamo quindi, da potenziale svolta della partita a elemento che avrebbe potuto produrre una gara più equilibrata, almeno per un tempo.
Sarebbe ora di discuterne in spirito costruttivo, il momento giusto è alla ripartenza post mondiale: queste semifinali europee sono state caratterizzate tutte da gioco velocissimo e di conseguenza tanti errori arbitrali: è ora di aiutare gli arbitri, magari dando pià responsabilità ai guadalinee, oppure sperimentando due arbitri in campo, alla basket (nel football americano ce n'è decine).
L’ingresso laterale in ruck della seconda linea Robins Tchale-Watchou inve c'è tutto e stavolta l’ovale di Myler centra i pali per il 10-0.
I Saints sentono l’odore del sangue: continuano a spingere, i catalani li vedi nelgi occhi che stano smarrendo la fede; al 29’ l'ala Julien Candelon commette un errore non porvocato perdendo una facilizzma palla in avanti dentor i propri 22 metri, dopo la mischia la palla neroverde viaggia al largo e la velocità del secondo centro Jon Clarke infilza in mezzo la difesa. Poi la conversione ed è 17-0 al 30’.
Sul riavvio del gioco, lo stesso Candelon si becca il cartellino giallo per un fallo di frustrazione sul mediano Lee Dickson che si trovava in aria per raccogliere il pallone.
Tutti i catalani han ceduto in testa, l’indisciplina non solo comportamentale ma anche negli schemi non c'è più, in tali situazioni si potrebbe configuare un massacro da Colosseo. Un avanti francese consente alla mischia del Northampton di mettere sotto di nuovo quella avversaria ed ecco altri tre punti dalla piazzola, al 38’ è già 20 -0.
Siamo allo scadere del primo tempo, sempre in inferiorità numerica, l'orgoglio catalanobatte un colpo nelle sembianze del tallonatore Guilhem Guirado, che finalizza una umaul da una touche sui 5 metri, propiziata da un fallo in ruck regalato dagli oramai rialssati padroni di casa. Questa volta sono i catalani ad avere la determinazione, la voglia di rimanere in vita e non sprecano l’opportunità. Alla fine del primo tempo, il punteggio dice 20-7, con la trasformazione di Jerome Porical.
Al rientro in campo, i Saints cercano il colpo dle matador per smorzare ogni residua velleità della formazione di Brunel, grazie anche alla versatilità del pilone Soane Tonga’uhia che agisce da mediano pick&go, da stoppatore dei grubber di un Melè del tutto insufficiente a questi livelli (quanto è mancato Cazenave in mediana ai francesi) e infine da Mosè che in due occasioni ravvicinate apre la strada pestando sulle gambe, servendo sulla seconda la palla ad Hartley che viene spinto fuori all’ultimo prima di marcare visita.
Perpignan non riesce a mettere il naso fuori dai suoi 22, nè in 14 nè tantomeno quando recupera la parità numerica. Northampton si affida all’abilità dei suoi trequarti di agire sempre a sostegno. E Myler porta a casa altre tre punti al 49’, saranno lgi unici del secondo tempo. A Perpignan non resta che ancorarsi a una unica giocata, la rimessa laterale sui 5 metri avversari dopo fallo dei Saints, esattamente quella che ha fruttato la meta nel primo tempo. Al primo tentativo la maul viene fermata illegalmente, altro calcio, ma stavolta la palla esce, Tonga’huia bracca Guiraod che si stacca e lo porta fuori. Il lancio dalle mani di Hartley naviga pericolosamente, ma gli inglesi si salvano. Ci riproveranno altre due colte i catalani, con esiti analoghi: i Sants gli han preso le misure anche lì, con le buone o con le cattive.
Nel frattempo ha fatto il suo ingresso Henry Tuilagi, una boccata di Vigorsol per il Perpignan: l’anziano energumeno pacifico fa sentire il suo peso nelle portate di palla. Gli arlecchini del Sud della Francia grazie a lui prendono un po' di campo nell’ultimo quarto di gara, ma tra imprecisione gestuali e manovra poco organizzata fanno il gioco dei Saints.
L'ala Plantè tenta con la corsa ad aggirare la trincea, ma il tutto si ferma in seguito ad un avanti; dalla mischia spunta la faccia sorridente di Tonga’huia che mette alle corde Mas. I Saints non hanno l’abbrivio in attacco come nel primo tempo, ma giocano in casa e han la mente più sgombra.
I Saints trionfano spazzando via un avversario scomparso dal campo dopo quel semaforo rosso subito dal solito Clancy al 25', segno di mente "bacata" nei catalani, di fragilità prima di scendere in campo. Del resto sono arrivati qui dopo che progressivamente tutte le luci che si sono accesi da soli - un girone Heineken vinto su Leicester, un recupero favoloso in Top14 - se le sono anche spente progressivamente tutte, da soli. Se Brunel gli ha spiegato che quella era l'ultima occasione del suo ciclo, per molti di loro è risultato un messaggio destabilizzante più che motivante.
Northampton è apparsa solidissima, ben amalgamata ed allenata, ha saputo sfruttare alla perfezione per la seconda volta il fattore campo (mai da sottostimare nel rugby), allestendo una gara a cento all'ora, possible solo quando hai la razione extra di energie che ti arriva dal suppporto del tuo pubblico - o se sei gli Harlequins quelli inglesi. Vedi ad esempio la prima linea: è rimasta tutta in campo fino al 78', questo è il modo perfetto per supplire alle ristrettezze d'organico provocate dal salary cap.
Catalani che provano subito a mettere pressione con un calcetto per la rimessa sulla linea dei cinque metri per i Saints, che rispondono con una corsa del Numero 8 Rogers Wilson che va a testare la prima difesa avversaria, prima di rubare una touche al Perpignan di nuovo nei propri 22. Calci contro ball carrier, ma sono soprattutto le due linee di trincea a fare la differenza nei primi dieci minuti, rallentando il gioco e mettendo gran pressione. E' già evidente comunque che sono i Santi a dettare i ritmi, alti per schiantare i più compassati francesi. Nicholas Laharrague è ridotto a provare un drop da quasi metà campo, esaurite tutte le opzioni d'attacco. Ancora Wilson riesce finalmente a sfuggire centralmente agli artigli, la palla va al largo e Nothampton si ritrova con un calcio di punizione che Stephen Myler non riesce a trasformare defilato sulla sinistra al 14’. Ma è solo un primo assaggio, perché un minuto dopo la pressione Saints riapre il secondo buco, stavolta fatale nella linea catalana: la terza linea Phil Dowson trova un varco, muove bene le gambe, arriva a ridosso dell’area di meta con Perpignan che non si riallinea e chiude il tutto Ben Foden. Myler non sbaglia per il 7-0.
È nel ritmo che i Saints hanno l’arma in più, con Foden e Chris Ashton che si trovano a proprio agio grazie in particolare alla vivacità dell’estremo inglese. Il compito degli avanti è di placcare avanzando i diretti rivali appena fuori dai raggruppamenti o al primo presagio di maul. Nicolas Mas e i suoi hanno difficoltà a dettare l’avanzata, i calci alti innestano il veloce triangolo allargato inglese, che poi sbatte contro il peso massiccio degli ospiti.
Al 25’ un fischio del sovente inadeguato arbitro Clancy chiama una partenza davanti al calciatore che proprioo non esiste, sul piede morbido di Laharrague che avrebbe lanciato David Marty verso meta. La partita avrebbe preso una piega diversa? Si sarebbero dsuniti i Saints una volta raggiunti, avrebbero preso coragio gli Arlecchini frano-catalani? Non si sa, anche se la superiorità fisica e mentale e la solidità dei Santi lascia intendere che no, è solo un episodio di cattivo giudizio arbitrale. La derubirchiamo quindi, da potenziale svolta della partita a elemento che avrebbe potuto produrre una gara più equilibrata, almeno per un tempo.
Sarebbe ora di discuterne in spirito costruttivo, il momento giusto è alla ripartenza post mondiale: queste semifinali europee sono state caratterizzate tutte da gioco velocissimo e di conseguenza tanti errori arbitrali: è ora di aiutare gli arbitri, magari dando pià responsabilità ai guadalinee, oppure sperimentando due arbitri in campo, alla basket (nel football americano ce n'è decine).
L’ingresso laterale in ruck della seconda linea Robins Tchale-Watchou inve c'è tutto e stavolta l’ovale di Myler centra i pali per il 10-0.
I Saints sentono l’odore del sangue: continuano a spingere, i catalani li vedi nelgi occhi che stano smarrendo la fede; al 29’ l'ala Julien Candelon commette un errore non porvocato perdendo una facilizzma palla in avanti dentor i propri 22 metri, dopo la mischia la palla neroverde viaggia al largo e la velocità del secondo centro Jon Clarke infilza in mezzo la difesa. Poi la conversione ed è 17-0 al 30’.
Sul riavvio del gioco, lo stesso Candelon si becca il cartellino giallo per un fallo di frustrazione sul mediano Lee Dickson che si trovava in aria per raccogliere il pallone.
Tutti i catalani han ceduto in testa, l’indisciplina non solo comportamentale ma anche negli schemi non c'è più, in tali situazioni si potrebbe configuare un massacro da Colosseo. Un avanti francese consente alla mischia del Northampton di mettere sotto di nuovo quella avversaria ed ecco altri tre punti dalla piazzola, al 38’ è già 20 -0.
Siamo allo scadere del primo tempo, sempre in inferiorità numerica, l'orgoglio catalanobatte un colpo nelle sembianze del tallonatore Guilhem Guirado, che finalizza una umaul da una touche sui 5 metri, propiziata da un fallo in ruck regalato dagli oramai rialssati padroni di casa. Questa volta sono i catalani ad avere la determinazione, la voglia di rimanere in vita e non sprecano l’opportunità. Alla fine del primo tempo, il punteggio dice 20-7, con la trasformazione di Jerome Porical.
Al rientro in campo, i Saints cercano il colpo dle matador per smorzare ogni residua velleità della formazione di Brunel, grazie anche alla versatilità del pilone Soane Tonga’uhia che agisce da mediano pick&go, da stoppatore dei grubber di un Melè del tutto insufficiente a questi livelli (quanto è mancato Cazenave in mediana ai francesi) e infine da Mosè che in due occasioni ravvicinate apre la strada pestando sulle gambe, servendo sulla seconda la palla ad Hartley che viene spinto fuori all’ultimo prima di marcare visita.
Perpignan non riesce a mettere il naso fuori dai suoi 22, nè in 14 nè tantomeno quando recupera la parità numerica. Northampton si affida all’abilità dei suoi trequarti di agire sempre a sostegno. E Myler porta a casa altre tre punti al 49’, saranno lgi unici del secondo tempo. A Perpignan non resta che ancorarsi a una unica giocata, la rimessa laterale sui 5 metri avversari dopo fallo dei Saints, esattamente quella che ha fruttato la meta nel primo tempo. Al primo tentativo la maul viene fermata illegalmente, altro calcio, ma stavolta la palla esce, Tonga’huia bracca Guiraod che si stacca e lo porta fuori. Il lancio dalle mani di Hartley naviga pericolosamente, ma gli inglesi si salvano. Ci riproveranno altre due colte i catalani, con esiti analoghi: i Sants gli han preso le misure anche lì, con le buone o con le cattive.
Nel frattempo ha fatto il suo ingresso Henry Tuilagi, una boccata di Vigorsol per il Perpignan: l’anziano energumeno pacifico fa sentire il suo peso nelle portate di palla. Gli arlecchini del Sud della Francia grazie a lui prendono un po' di campo nell’ultimo quarto di gara, ma tra imprecisione gestuali e manovra poco organizzata fanno il gioco dei Saints.
L'ala Plantè tenta con la corsa ad aggirare la trincea, ma il tutto si ferma in seguito ad un avanti; dalla mischia spunta la faccia sorridente di Tonga’huia che mette alle corde Mas. I Saints non hanno l’abbrivio in attacco come nel primo tempo, ma giocano in casa e han la mente più sgombra.
I Saints trionfano spazzando via un avversario scomparso dal campo dopo quel semaforo rosso subito dal solito Clancy al 25', segno di mente "bacata" nei catalani, di fragilità prima di scendere in campo. Del resto sono arrivati qui dopo che progressivamente tutte le luci che si sono accesi da soli - un girone Heineken vinto su Leicester, un recupero favoloso in Top14 - se le sono anche spente progressivamente tutte, da soli. Se Brunel gli ha spiegato che quella era l'ultima occasione del suo ciclo, per molti di loro è risultato un messaggio destabilizzante più che motivante.
Northampton è apparsa solidissima, ben amalgamata ed allenata, ha saputo sfruttare alla perfezione per la seconda volta il fattore campo (mai da sottostimare nel rugby), allestendo una gara a cento all'ora, possible solo quando hai la razione extra di energie che ti arriva dal suppporto del tuo pubblico - o se sei gli Harlequins quelli inglesi. Vedi ad esempio la prima linea: è rimasta tutta in campo fino al 78', questo è il modo perfetto per supplire alle ristrettezze d'organico provocate dal salary cap.
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