Anche il Ceo scozzese si rassegna
Dopo quello dell'inglese John Steele, a stretto giro di posta è il turno di Gordon McKie, (in foto) Chief Executive Officer della Scottish Rugby Union (SRU) a rassegnare le dimissioni, forzate o meno non è dato sapere.
Come Steele, anche lui si è dimesso nonostante avesse ricevuto il supporto ufficiale del Board federale appena qualche settimana prima, sulla scorta dei dubbi riguardo l'ultimo Sei Nazioni, partito con speranze addirittura di vittoria sulla scorta dei test novembrini e finito evitando il Wooden Spoon solo per la differenza punti - il che non fa una gran differenza ...
In marzo McKie aveva chiamato la prima "review" di tutto il rugby scozzese dal 2007, inclusiva di coach Andy Robinson, ma le risultanze non avevan visto sangue scorrere; in questi casi si sa, gli dei rimangono turbati e prima o poi il fulmine scarica. Oltretutto è vero che aveva sanato i conti federali, ma al prezzo del rinnovato esodo di campioni verso campionati esteri ripreso lo scorso anno.
A differenza del collega Steele, era in carica da oltre sei anni; nei quali aveva preso una Federazione sull'orlo della bancarotta, risanandola e portando la nazionale fino al top ever del sesto posto nel ranking a inizio anno (ora dopo il Sei Nazioni è tornata al nono) e una franchigia alle semifinali della Celtic League la stagione passata.
Finita la parte ascendente della parabola, lui e/o il Board del Presidente Allan Munro han deciso "to part", con tanti ringraziamenti reciproci e senza nostalgie, per affrontare la nuova fase con forze, idee, spirito e personale nuovi. Esattamente come in Italia, dove di manager non si sente certo il bisogno: solo yes men dove impera il faso tuto mi.
Come Steele, anche lui si è dimesso nonostante avesse ricevuto il supporto ufficiale del Board federale appena qualche settimana prima, sulla scorta dei dubbi riguardo l'ultimo Sei Nazioni, partito con speranze addirittura di vittoria sulla scorta dei test novembrini e finito evitando il Wooden Spoon solo per la differenza punti - il che non fa una gran differenza ...
In marzo McKie aveva chiamato la prima "review" di tutto il rugby scozzese dal 2007, inclusiva di coach Andy Robinson, ma le risultanze non avevan visto sangue scorrere; in questi casi si sa, gli dei rimangono turbati e prima o poi il fulmine scarica. Oltretutto è vero che aveva sanato i conti federali, ma al prezzo del rinnovato esodo di campioni verso campionati esteri ripreso lo scorso anno.
A differenza del collega Steele, era in carica da oltre sei anni; nei quali aveva preso una Federazione sull'orlo della bancarotta, risanandola e portando la nazionale fino al top ever del sesto posto nel ranking a inizio anno (ora dopo il Sei Nazioni è tornata al nono) e una franchigia alle semifinali della Celtic League la stagione passata.
Finita la parte ascendente della parabola, lui e/o il Board del Presidente Allan Munro han deciso "to part", con tanti ringraziamenti reciproci e senza nostalgie, per affrontare la nuova fase con forze, idee, spirito e personale nuovi. Esattamente come in Italia, dove di manager non si sente certo il bisogno: solo yes men dove impera il faso tuto mi.
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