sabato 18 giugno 2011

Autoscontri sudafricani

l'ultima giornata di SuperRugby in terra sudafricana riserva un paio di incontri molto caratteristici di rugby sublimemente offensivo, senza tregue e a dei ritmi che in Europa non siamo abituati, con un livello di fisicità inaudito, quasi intimidatori, assolutamente centrati sullo spazzar via ogni ipotesi di "trattativa" diciamo così, di compromesso nei punti d'incontro; come quegli incontri di boxe in cui i pugili se le danno tutt'e due di santa ragione dall'inizio alla fine. Tra le bòtte e le mete poi, spunta anche qualche sorpresa.

- Bulls 23 - 26 Sharks
Due mete, due trasformazioni e tre punizioni per parte, alla fine la differenza e la sorpresa della vittoria esterna nella gara spareggio per l'ultimo posto disponibile ai playoff la fa un drop, centrato all'ottavo minuto da Fredrick Michalak apertura titolare dopo il convincente esordio della settimana precedente. E a uno verrebbe da dire, un drop, come nelle migliori finali in Europa ...
Nulla di tutto questo: la partita è veemente e violenta ma correttissima (zero cartellini gialli), giocata a mille all'ora con dei Tir senza freni lanciati in percussione tra scrambling defense arrembanti, in uno spettacolo d'altissimo livello veramente sudafricano. Il risultato è un continuo equilibrismo mortale e mai stabile, vinto meritatamente dalla squadra in trasferta che ha giocato la partita mantenendo l'iniziativa e dettandone il ritmo asfissiante. Soccombono i campioni in carica, autori di una partenza di stagione deficitaria e di un recupero splendido, proprio sul più bello.
Sharks del tutto privi di ogni timore reverenziale impongono alla gara un ritmo altissimo, a tratti sostenuto con affanno dai più compassati e "pesanti" Bulls: sono più violenti e determinati nei punti di incontro, con la terza linea Keegan Daniels, Jean Deysel e Ryan Kankowski a prevalere di poco sui dirimpettai Stegmann-Pogieter- Spies. E' quanto serve e basta, se aggiunto alla prima linea titolare Springboks Tendai Matwarira più Bismark& Jean Du Plessis (con capitan John Smit ridotto a rilievo di The Beast nel tardo secondo tempo), contenuti con fatica dalla prima linea Bulls e soprattutto ai due in seconda Mostert (un ex Lions) e Heargreaves, che in aria e nella mobilità mettono in crisi il fiato e la lucidità dei più quotati Matfield e Botha.  Non c'è un ovale avversario che non tentino di rallentare, non c'è una apertura di Francois Hougaard e di Morne Steyn lasciata tranquilla. Dall'altra parte, Charl McLeod e Michalak impongono le cadenze più elevate che possono e il secondo, protagonista della gara, si diverte a illuminare di fantasia pedestre il Loftus Versfeld, abituato a spettacoli al piede di alto livello ma più "concreti"; comunque lo fa solo dopo aver centrato quel drop d'introduzione ai lavori, come a dire "mica siamo qui a pettinar le bambole". Patrick Lambie è rischierato estremo e partecipa frequentemente come quinto trequarti in linea e seconda apertura, mentre sul fronte opposto Zane Kirchner tenta sfondamenti individuali: Lambie dà accelerazioni e varianti, Kirchner prevedibili ulteriori punti d'incontro e testate conseguenti.
Dopo mezz'ora è 6-9, con Lambie e Steyn a calciare le punizioni: i Bulls reggono ma fan fatica a riprendere il pallino dalle mani degli Sharks.
I primi a guadagnar carichi di lavoro dai ritmi altissimi sono i centri: Wynand Olivier e Jaco Pastorius lato Bulls si danno un gran da fare ma sono Meyer Bosman e soprattutto Stefan Terblanche a scavare il primo solco: l'ex estremo, ora centro elettrico alla Poitreanud, va in meta al 35', portando il risultato sul 6-16. Prima della fine del tempo entrano però in scena le ali: non ancora Lwazi Mvovo e JP Pietersen degli Sharks ma il duo Bulls Bjorn Basson (impressionate la sua velocità: ricorda il giovane Habana) e Gehrard van den Heever, che va in meta prima dell'intervallo: è 13-16, gli Sharks non si scoraggiano, i Bulls paiono sorpresi dal ritmo e inseguono, ma sono lì.
Nella ripresa è ancora un correre senza sosta per tutto il campo, con scontri epici nei punti d'incontro, offload come se piovesse, controruck ogni volta che si può e recuperi mozzafiato; Basson si rende protagonista di un fugone sulla sinistra dell'attacco così veloce da isolarsi completamente e di un recupero su una incursione dei neri da chiedersi ancora com'abbia fatto.
Al 51' Steyn pareggia ma gli Sharks continuano a menare le danze; dopo cinque minuti ci pensa Michalak a ripristinare i tre punti di vantaggio prendendosi la responsabilità anche dei piazzati.
La meta decisiva per gli Sharks arriva al 73', quando Mvovo aggancia e deposita sull'angolo sinistro un lancio al piede perfetto di Michalak. Il francese piazza anche la difficile trasformazione. I Bulls non possono mollare, gli Sharks cambiano pochi uomini e tardi e difatti i padroni di casa rispondono con Francois Hougaard, tornato al suo ruolo standard di ala col rientro in campo di Fourie Du Preez in mediana. Con la trasformazione di Mornè Steyn fa 23-26, siamo al 77' e basterebbe un piazzato o un drop, infatti in caso di pareggio si qualificherebbero i Bulls per il maggior numero di vittorie. Invece finisce qui, premiando la impostazione di gara spavalda, aggressiva, quasi sfacciata dei neri di Durban, saliti sull'Altipiano a dettare i ritmi ai maratoneti.
Il Sudafrica manda ai èòayoff una squadra capace di tenere un ritmo più alto ma perde l'esperienza dei campioni in carica e un quarto di finale casalingo: i Bulls si sarebbero qualificati al quinto posto per il numero superiore di vittorie, mentre gli Sharks finiscono sesti per la differenza punti inferiore a quella dei Waratahs.

Cheethas 34- 44 Stormers
Quella di Bloemfontein è anch'essa partita molto sudafricana, tutta offensiva giocata viuulentemente a mille all'ora, una prova da Currie Cup più che da SuperRugby; un inedito per la proverbiale difesa Stormers che non subiva quattro mete da chissà quando. Ma i Cheetahs in casa possono questo ed altro; in particolare possono tralasciare di difendersi (a tre quarti gara avevano 22 placcaggi falliti e 54 fatti), consentendo la goleada di cinque mete ai tipicamente parchi Capetonians, rifacendosi in attacco, in particolare con l'ala Ryno Benjamin autore di una tripletta.
Rientra Peter Grant negli Stormers, nel primo quarto di gara è sfida tra lui e Sias Ebersohn dalla piazzola (6 pari), quando Gio Aplon estremo ospite s'invola in mezzo all'allegra difesa di casa e marca meta. La trasformazione di Grant e ulteriori penalty portano i Capetonians al tranquillo 6-19 del 40', quando il nr.8 dei Cheetahs Davon Raubenheimer (che gioca blindside, lasciando il fondo mischia al potente zazzerone Ashley Johnson) finalizza la pressione del suo reparto allungando i suoi due metri fino alla linea di meta. Il primo tempo finisce 13-19, l'impressione è che gli Stormers siano in controllo ma che il team di coach Naka Drotske si/ci voglia e possa divertire.
L'impressione è corretta: nel giro di dieci minuti nel secondo tempo, tra 48' e 58', gli Stormers guadagnano l'inutile bonus (gli basta la vittoria per avere la certezza della semifinale in casa) mandando in meta Juan De Jongh lanciato perfettamente dal compagno di reparto Jaque Fourie, poi Nick Koster che aveva appena rilevato il nr.8 Vermeulen con uno sfondamento centrale, e infine Bryan Habana che meritava per un paio di discese in velocità fatte vedere in precedenza. Per i Mielies era però già cominciato il Ryno Benjamin show: al 55' prendeva da equilibrista sulla linea laterale sinistra un calcio-apertura di Ebersohn, ritornando poi a visitare l'area di meta Stormers al 65' di forza e al 77' di agilità, festeggiando in modo insolito: usando l'ovale come un telefonino.
Nei minuti finali i Cheetahs vanno vicini al secondo punto di bonus, che avrebbero meritato a coronamento di una parte finale di stagione ricca di soddisfazioni. Chiudono 11' assoluti, a pari punti coi Chiefs e davanti a Western Force, Brumbies, Lions (quel che più conta) e Rebels.
Gli Stormers già qualificati raggiungono il loro obiettivo del secondo posto assoluto superando i Crusaders, ma sarebbero stati più felici di raggiungerlo segnando meno mete ma subendone meno in questa ultima partita. Che fine abbia fatto la loro super difesa? Tranquilli ci vien da dire, sono questi Cheetahs ad esser super in casa.

Alla luce dei risultati della 18' giornata, conclusiva della stagione regolare di SuperRugby, la classifica è la seguente:
1' Queensland Reds, Brisbane 66 punti;
2' Stormers, Capetown, 63 punti;
3' Crusaders, Christchurch, 61 punti;
4' Auckland Blues, 60 punti;
5' Waratahs Sidney, 57 punti, 10 vittorie, dp +146
6' KZN Sharks, Durban, 57 punti, 10 vittorie, dp +68.


Una curiosità: sommando i punti fatti da ogni Conference, "vince" la Nuova Zelanda con 248 punti totali, segue il Sudafrica con 239, infine l'Australia con 217. Un altro dato di interesse è il "divario": 42 punti tra prima e ultima in Australia, 38 in Sudafrica contro soli 21 nella più competitiva Nuova Zelanda.

Gli accoppiamenti e i campi per la fase finale che derivano dalla classifica sono i seguenti:
- Venerdì 24 giugno, h19.35 locali all'Eden Park di Auckland: Blues vs Waratahs
- Sabato 25 giugno, h19.35 locali al Trafalgar Park di Nelson, Crusaders vs Sharks.

Direttamente nelle semifinali, i Reds ospiteranno sabato 2 luglio a Brisbane la squadra vincitrice dei quarti di finale qualificatasi al posto più basso in stagione regolare, mentre gli Stormers ospiteranno a CapeTown l'altra vincente dei quarti di finale nella stessa data. 

(Su
 il grillotalpa gli highlights già raccolti di tutta l'ultima giornata).

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