L'Australia imbriglia gli All Blacks e si prende il Tri-Nations
Partita seria, partita tosta a Brisbane. Là dove i Reds avevano battuto i Crusaders nella finale di Super Rugby all'inizio di un'estate trascorsa sullo stesso binario: Australia contro Nuova Zelanda. Il risultato è lo stesso perché i Wallabies sono i campioni del Tri-Nations, impresa che non accadeva dal 2001, mentre gli All Blacks mettono in conto la seconda sconfitta di fila dopo quella contro il Sud Africa della scorsa settimana che ha fatto del match nel Queensland il traguardo finale del torneo. E' finita 25-20 (su RR tumblr il tabellino e gli highlights), con un primo tempo controllato e gestito pienamente dai padroni di casa e una ripresa durante la quale i neozelandesi hanno innestato le ridotte e comandato il possesso, sono andati a marcare le mete che han riaperto i giochi, ma sono stati trafitti nuovamente subito dopo: segno che se da una parte il solito killer istinct o componenti affini non è bastato, dall'altra la squadra di coach Robbie Deans si è scrollata di dosso la paura. Ci sarà da divertirsi alla Coppa del Mondo.
L'inizio partita è ad alta tensione: gli All Blacks intonano la Haka versione Kapa o'Pango con tanto di gesto del taglio della gola, solitamente riservata alle prestazioni in casa. Come dire siam qui solo per vincere. Un committment forte, tipo quel Conquistador che bruciò le sue navi per far capire ai compagni che indietro non si tornava. E l'Australia prende atto: partendo forte, fortissima.
Non lascia respirare la Nuova Zelanda, alla mano o al piede, ovunque gli spazi del campo sono presidiati dagli uomini in giallo/verde che fanno della pressione il grimaldello per forzare la tana nemica. Una tattica brillantissima messa a punto alla perfezione dai Wallabies è quella di concentrare la difesa vicino al punto d'impatto, invogliando l'avversario che vede il largo sguarnito ad aprire; a quel punto, "spie" lanciate trasformano il rischio in opportunità. E' una gran bella soluzione, considerato il possibile mismatch al centro, col duo McCabe-Faingaa contrpposto algi scafatissimi ed affiatatissimi Ma'A Nonu - Conrad Smith.
Con tutti i varchi chiusi, altro che total rugby e gioco espansivo, il calcio di spostamento rimane una fase preziosa per far girare la testa a chi in quell'istante non ha messo a fuoco l'obiettivo: Dan Carter non ci pensa due volte ad alzare alte "candele" per allentare la pressione e aggirare il munitissimo presidio avversario, con buona pace degli strali che Graham Henry destinava a quel gioco quando lo subiva.
Quade Cooper, a proposito di piede, apre le marcature al 3' dalla piazzola ed è solo il primo colpo di un quarto d'ora di fuoco che vede i Wallabies assalire chiunque tra gli AB abbia il pallone tra le mani. Dan Carter viene stoppato mentre tenta la liberazione dai propri 22, nel break down si procede veloci e già si nota una certa fatica neozelandese a far circolare il traffico, con tante guardie assorbite.
Adam Ashley-Cooper schierato oggi ala al posto del discolo James O'Connor, fa il doppio lavoro, presentandosi da centro aggiunto e tamponando la linea costantemente in sottonumero come detto sopra, grazei al suo dinamismo nello "scalare". E' solo questione di poco per vedere l'Australia che porta a casa pure i punti: al 13', da una rimessa nei 22 avversari, la linea offensiva si fa sempre più vicina all'ultima barriera e dopo diverse fasi è Will Genia a trovare il varco finale raccogliendo da una raggruppamento sotto i pali e aggirando il pilone Owen Franks che rimane largo. Cooper converte, il primo break (10-0) è fatto.
Il problema di quando il breakdown è sotto pressione - a questo sono obbligati gli All Blacks - è che ogni errore di ball handling o placcaggio costa caro, in termini di metri persi o peggio. Gli ospiti tentano di reagire e com'è nella loro tradizione, alla prima vera folata rischiano di portare a casa il massimo dei punti, ma l'estremo Mils Muliaina viene fermato sul più bello dall'intervento del centro Anthony Faingaa. Sarà lo stesso Muliaina più tardi con un abilissimo gesto a fregare l'ovale di mano ad Ashley-Cooper che sta per schiacciare l'ovale a terra. In compenso Carter con un apunizione al al 23' smuove lo zero nel tabellino, ma rimarrano gli unici punti Tutti Neri del primo tempo, il che la dice lunga su quel che i quasi 52.000 spettatori han vosto al Suncorp Stadium.
La forza propulsiva dei Wallabies del primo tempo è nella zavorra di capelli del Numero 8 Radike Samo che va a marcare la seconda meta al 33', rubando palla nella sua metà campo, partendo al galoppo stile figiano di Sevens e scalzando via Adam Thomson che tenta di arrestarlo in mezzo al campo aggrappandosi all'altezza delle spalle. La terza linea tuttanera lascerà poi il campo per guai alla spalla e al gomito sinistro. Non è l'unica vittima del gioco duro e vero: anche Kieran Read ha dovuto dar forfait e per lunghe fasi anche Ali Williams, costringendo Henry a ridisegnare il reparto dei loose forwards. Si va negli spogliatoi sul 20-3 tra trasformazione e altri tre punti di Cooper al 32' per penalty.
Con la ripresa, la musica cambia. Più che tirare il freno a mano, i padroni di casa devono realmente contenere la fase neozelandese che è fatta di roba scarna e semplice: la cavalleria che scende da cavallo, va in trincea e, più umile di una Boreale di media tacca, gioca chiuso che più chiuso non si può; conquista metro su metro su metro in modo lento e defatigante. Al 46' il calcio di Carter per il 20-6 , poi lenti e metodici la meta al 52' di Conrad Smith che rimane uno degli uomini ai quali aggrapparsi. Il centro è innescato da un passaggio elegante di Carter che viene imbragato da due placcatori, ma con il braccio sinistro serve il compagno che lo assiste all'esterno. Ed è lo stesso Smith che sei minuti dopo consegna il vassoio a Ma'a Nonu che gli gira attorno: Smith fa il palo, Nonu è il ladro che si infila in casa. 20-20 con la conversione di Carter. Guarda caso, alla fine sono i due centri Tutti Neri a marcar meta, sfruttando quel famoso punto di mismatch esperienziale tra team in canpo cui si faceva cenno già in fase di preview. Tutto avviene con l'impego umile e continuo degli avanti ch enon fanno veder palla per venti munti ai gialli di casa. Terzo quarto di gara di netto predominio di possesso per gli ospiti, messo a frutto nel migliore dei modi col raggiungimento del pareggio.
Stavolta però l'Australia c'è, non si spegne. L'Australia ha imparato dalle lezioni subite ed è cresciuta in maturità: non si sfalda più. L'Australia non per caso non porta più i panni del geniale ma incostante Giteau, non distrae più Rocky Elsom a far politica arbitrale; ha David Pocock che non s'intimidisce al cospetto del maestro McCaw, al contrario si esalta nel momento più difficile e riprende il sopravvento nelle battaglie di ruck. Poi ciascuno fa la propria parte, compreso il nuovo capitano James Horwill, che è pure il capitano dei Reds e chi ha orecchie per intendere, intenda.
E poi c'è sempre Genia: stavolta manda a zonzo Keven Mealamu e Sam Withelock che ripetono l'errore di Franks nella prima meta trascurando la difesa nei pressi del punto di incotnro, per infinalarsi e servire l'ala Digby Ioane con un'autostrada davanti a sé, ma giusto per stare sicuri passa a Kurtley Beale che al 60' marca per il nuovo scatto in volata dei suoi. Cooper non converte, si rimane sul 25-20.
Se poi uno volesse guardare alle piccole cose, il fatto che gli avanti neozelandesi non riescano a riprendersi il pallone dopo un drop dai propri 22 di Carter è emblematico: quante volte nelle ultime uscite abbiamo assistito ad una esecuzione meticolosa e precisa del gesto in questione. Così, giusto per rimarcare che dopo i venti minuti di risveglio avversario, ai Wallabies non riesce nemmeno troppo pericoloso difendere i cinque punti di vantaggio.
Tri-Nations coqnuistato dopo dieci anni, un enorme risultato per Deans e i suoi. A Graham Henry quest'anno rimane la Bledisloe Cup, veramente poco per pretendere di ipotecare il Mondiale, se lo dovranno sudare come gli altri (pochi): tre anni di successi resi inutili in due partite. Aveva il viso preoccupato sabato scorso a Porth Elizabeth, a Brisbane si è incavolato non poco in alcune occasioni a favore di telecamera: cosa rara.
Qualche parola sull'arbitro, l'inglese Wayne Barnes: è dura per i Boreali tenere il ritmo di gara australe, ma lui ha il merito di focalizzarsi: ha fischiato immediatamente il primo fallo di Richie McCaw, alla prima ruck, alla prima azione. E il nr.7 Tutto Nero, che gioca borderline non perché sia un irruento senza cervello, ma per mettere alla prova l'arbitro come gli avversari, non ci ha più provato nel resto della gara. E il resto dei suoi avanti l'ha seguito, come fanno in tutto e per tutto. Barnes è rimasto molto consistente con tutti per tutta la gara. Certo, essere fiscali sui fuorigioco sistematici attorno alle ruck oggi è difficile, è un po' come pretendere che il feed delle mischie ordinate non sia storto a favorire la propria parte. Ma queste son cose minori: l'importante è stato chiarire agli All Blacks che in campo c'era uno che non si fa prendere per il naso nei punti di incontro. Poi dice che con Barnes i neozelandesi si trovino male ... (mi sa che ad arbitrare la finale non lo vediamo).
L'inizio partita è ad alta tensione: gli All Blacks intonano la Haka versione Kapa o'Pango con tanto di gesto del taglio della gola, solitamente riservata alle prestazioni in casa. Come dire siam qui solo per vincere. Un committment forte, tipo quel Conquistador che bruciò le sue navi per far capire ai compagni che indietro non si tornava. E l'Australia prende atto: partendo forte, fortissima.
Non lascia respirare la Nuova Zelanda, alla mano o al piede, ovunque gli spazi del campo sono presidiati dagli uomini in giallo/verde che fanno della pressione il grimaldello per forzare la tana nemica. Una tattica brillantissima messa a punto alla perfezione dai Wallabies è quella di concentrare la difesa vicino al punto d'impatto, invogliando l'avversario che vede il largo sguarnito ad aprire; a quel punto, "spie" lanciate trasformano il rischio in opportunità. E' una gran bella soluzione, considerato il possibile mismatch al centro, col duo McCabe-Faingaa contrpposto algi scafatissimi ed affiatatissimi Ma'A Nonu - Conrad Smith.
Con tutti i varchi chiusi, altro che total rugby e gioco espansivo, il calcio di spostamento rimane una fase preziosa per far girare la testa a chi in quell'istante non ha messo a fuoco l'obiettivo: Dan Carter non ci pensa due volte ad alzare alte "candele" per allentare la pressione e aggirare il munitissimo presidio avversario, con buona pace degli strali che Graham Henry destinava a quel gioco quando lo subiva.
Quade Cooper, a proposito di piede, apre le marcature al 3' dalla piazzola ed è solo il primo colpo di un quarto d'ora di fuoco che vede i Wallabies assalire chiunque tra gli AB abbia il pallone tra le mani. Dan Carter viene stoppato mentre tenta la liberazione dai propri 22, nel break down si procede veloci e già si nota una certa fatica neozelandese a far circolare il traffico, con tante guardie assorbite.
Adam Ashley-Cooper schierato oggi ala al posto del discolo James O'Connor, fa il doppio lavoro, presentandosi da centro aggiunto e tamponando la linea costantemente in sottonumero come detto sopra, grazei al suo dinamismo nello "scalare". E' solo questione di poco per vedere l'Australia che porta a casa pure i punti: al 13', da una rimessa nei 22 avversari, la linea offensiva si fa sempre più vicina all'ultima barriera e dopo diverse fasi è Will Genia a trovare il varco finale raccogliendo da una raggruppamento sotto i pali e aggirando il pilone Owen Franks che rimane largo. Cooper converte, il primo break (10-0) è fatto.
Il problema di quando il breakdown è sotto pressione - a questo sono obbligati gli All Blacks - è che ogni errore di ball handling o placcaggio costa caro, in termini di metri persi o peggio. Gli ospiti tentano di reagire e com'è nella loro tradizione, alla prima vera folata rischiano di portare a casa il massimo dei punti, ma l'estremo Mils Muliaina viene fermato sul più bello dall'intervento del centro Anthony Faingaa. Sarà lo stesso Muliaina più tardi con un abilissimo gesto a fregare l'ovale di mano ad Ashley-Cooper che sta per schiacciare l'ovale a terra. In compenso Carter con un apunizione al al 23' smuove lo zero nel tabellino, ma rimarrano gli unici punti Tutti Neri del primo tempo, il che la dice lunga su quel che i quasi 52.000 spettatori han vosto al Suncorp Stadium.
La forza propulsiva dei Wallabies del primo tempo è nella zavorra di capelli del Numero 8 Radike Samo che va a marcare la seconda meta al 33', rubando palla nella sua metà campo, partendo al galoppo stile figiano di Sevens e scalzando via Adam Thomson che tenta di arrestarlo in mezzo al campo aggrappandosi all'altezza delle spalle. La terza linea tuttanera lascerà poi il campo per guai alla spalla e al gomito sinistro. Non è l'unica vittima del gioco duro e vero: anche Kieran Read ha dovuto dar forfait e per lunghe fasi anche Ali Williams, costringendo Henry a ridisegnare il reparto dei loose forwards. Si va negli spogliatoi sul 20-3 tra trasformazione e altri tre punti di Cooper al 32' per penalty.
Con la ripresa, la musica cambia. Più che tirare il freno a mano, i padroni di casa devono realmente contenere la fase neozelandese che è fatta di roba scarna e semplice: la cavalleria che scende da cavallo, va in trincea e, più umile di una Boreale di media tacca, gioca chiuso che più chiuso non si può; conquista metro su metro su metro in modo lento e defatigante. Al 46' il calcio di Carter per il 20-6 , poi lenti e metodici la meta al 52' di Conrad Smith che rimane uno degli uomini ai quali aggrapparsi. Il centro è innescato da un passaggio elegante di Carter che viene imbragato da due placcatori, ma con il braccio sinistro serve il compagno che lo assiste all'esterno. Ed è lo stesso Smith che sei minuti dopo consegna il vassoio a Ma'a Nonu che gli gira attorno: Smith fa il palo, Nonu è il ladro che si infila in casa. 20-20 con la conversione di Carter. Guarda caso, alla fine sono i due centri Tutti Neri a marcar meta, sfruttando quel famoso punto di mismatch esperienziale tra team in canpo cui si faceva cenno già in fase di preview. Tutto avviene con l'impego umile e continuo degli avanti ch enon fanno veder palla per venti munti ai gialli di casa. Terzo quarto di gara di netto predominio di possesso per gli ospiti, messo a frutto nel migliore dei modi col raggiungimento del pareggio.
Stavolta però l'Australia c'è, non si spegne. L'Australia ha imparato dalle lezioni subite ed è cresciuta in maturità: non si sfalda più. L'Australia non per caso non porta più i panni del geniale ma incostante Giteau, non distrae più Rocky Elsom a far politica arbitrale; ha David Pocock che non s'intimidisce al cospetto del maestro McCaw, al contrario si esalta nel momento più difficile e riprende il sopravvento nelle battaglie di ruck. Poi ciascuno fa la propria parte, compreso il nuovo capitano James Horwill, che è pure il capitano dei Reds e chi ha orecchie per intendere, intenda.
E poi c'è sempre Genia: stavolta manda a zonzo Keven Mealamu e Sam Withelock che ripetono l'errore di Franks nella prima meta trascurando la difesa nei pressi del punto di incotnro, per infinalarsi e servire l'ala Digby Ioane con un'autostrada davanti a sé, ma giusto per stare sicuri passa a Kurtley Beale che al 60' marca per il nuovo scatto in volata dei suoi. Cooper non converte, si rimane sul 25-20.
Se poi uno volesse guardare alle piccole cose, il fatto che gli avanti neozelandesi non riescano a riprendersi il pallone dopo un drop dai propri 22 di Carter è emblematico: quante volte nelle ultime uscite abbiamo assistito ad una esecuzione meticolosa e precisa del gesto in questione. Così, giusto per rimarcare che dopo i venti minuti di risveglio avversario, ai Wallabies non riesce nemmeno troppo pericoloso difendere i cinque punti di vantaggio.
Tri-Nations coqnuistato dopo dieci anni, un enorme risultato per Deans e i suoi. A Graham Henry quest'anno rimane la Bledisloe Cup, veramente poco per pretendere di ipotecare il Mondiale, se lo dovranno sudare come gli altri (pochi): tre anni di successi resi inutili in due partite. Aveva il viso preoccupato sabato scorso a Porth Elizabeth, a Brisbane si è incavolato non poco in alcune occasioni a favore di telecamera: cosa rara.
Qualche parola sull'arbitro, l'inglese Wayne Barnes: è dura per i Boreali tenere il ritmo di gara australe, ma lui ha il merito di focalizzarsi: ha fischiato immediatamente il primo fallo di Richie McCaw, alla prima ruck, alla prima azione. E il nr.7 Tutto Nero, che gioca borderline non perché sia un irruento senza cervello, ma per mettere alla prova l'arbitro come gli avversari, non ci ha più provato nel resto della gara. E il resto dei suoi avanti l'ha seguito, come fanno in tutto e per tutto. Barnes è rimasto molto consistente con tutti per tutta la gara. Certo, essere fiscali sui fuorigioco sistematici attorno alle ruck oggi è difficile, è un po' come pretendere che il feed delle mischie ordinate non sia storto a favorire la propria parte. Ma queste son cose minori: l'importante è stato chiarire agli All Blacks che in campo c'era uno che non si fa prendere per il naso nei punti di incontro. Poi dice che con Barnes i neozelandesi si trovino male ... (mi sa che ad arbitrare la finale non lo vediamo).
12 commenti:
Io godo! :D
Primo perché sono supertifoso Australia da quando vidi un signore con la n. 10 soprannominato "Bernie" perché assomigliava a Bernie di Weekend con il morto, solo senza baffi!
Ed erano cazzo di 10 anni che non vincevano qualcosa!
Secondo perché due bastonate agli All Blacks fan sempre bene.
In 2 partite, l'attitudine dell'Australia è cambiata radicalmente: aggressivi, incazzati, spesso anche un po' oltre le regole nei placcaggi.
Ma altrimenti quel talento era supersprecato!
Nei primi 20' contro il Sudafrica, a Durban, hanno ribaltato chiunque: Smit, Rossouw, Bakkies Botha!
Invece gente come Samo, Higginbotham dalla panca, McCabe, Vickerman, Faingaa's twins, Ashley-Cooper redivivo all'ala portano veramente la squadra ad un livello successivo.
Son 2 anni che dico che all'Australia servono solo delle gran facce da culo che li traghettino nei raggruppamenti e nei placcaggi.
Elsom da capitano era un morbidone, McCalman uguale: ora sono tutti affamati da far paura!
Fantastico "nonno" Samo! Idolo delle folle!
Curioso: per me dovranno fare un monumento al peggiore e più criticato allenatore della loro storia recente (più bassa % di vittorie).
Li ha cambiati radicalmente, gli ha insegnato a cambiare modo di giocare e ora, stabilizzato il gruppo, gli sta insegnando a vincere con una certa costanza.
Tremo per l'Italia, ma almeno sto guadagnando una gran fiducia per il match contro l'Irlanda.
Partiamo dal finale Madfly: nonc'ìè da tremare per l'Italia, è già in preventivo cosa ci capita. Pu più, storicamente, e soprattutto ultimamente, con loro siam sempre andati meno peggio che con altre: perchè ci han sempre snobbato. Speriamo lo facciano anche stavolta. Purtroppo per noi sarà la prima gara, quella che setta il tono.
Ciò detto, e passata la gara con l'Italia, mi associo al tuo pensiero, ho goduto anch'io.
Prima di tutto perchè a Graham Henry più che ai neozelandesi in genere, gli sta bene.
Poi perchè, faccio outing, ho scommesso in tempi non sospetti su AUSTRALIA VINCENTE AL MONDIALE. Sarà dura, ma non scommetto mai chi ha una quota 1.7 (All Blacks) ...
Degli Ozzy ho sempre ammirato il gioco, quello si "espansivo" altro che i calci in aria che Henry raccomanda a Carter quand'è sotto pressione! (me pareva Mornè Steyn nel primo tempo!). Fondato sulla grande tecnica individuale dei trequarti.
Devono ringraziare Deans, concordo, perchè senza stravolgere queste capacità tradizionali, ha saputo innestarvi un pack "alla Crusaders", dove vecchi (Elsom, Vickerman, Sharpe) e "nuovi" (Higginbotham, il 35enne Samo che tutti avevano già dimenticato, Simmons etc.) hanno imparato a gestire collettivamente il breakdown.
Ma se un nome devo fare, è il jolly pescato dal mazzo (sudafricano o già di lì) chiamato Pocock. Oggi ha surclassato il nr.7 in nero.
Temevo molto i due centri apparentemente novellini contrapposti a Ma'a Nonu e Smith, i quali non per caso han segnato; ma tutto sommato han retto bene anche loro.
Ma sì senza considerare che hanno segnato dopo fasi e fasi di pick and go e difesa "attirata" nei paraggi del raggruppamento.
Nonu poi ha inventato la sua meta, una palla sotto pressione (DC davvero non in forma), un cambio di fronte e la combinazione col suo fratello 13. E comunque ripeto, dopo diverse fasi.
Bene così, speriamo almeno che porti un po' di divertimento alla Coppa del Mondo!
Già, degli AB ho molto ammirato oggi la capacità di reinventarsi, chiusa quanto la più becera delle francesi del sud ouest quando gioca in casa di qualcuno di forte. E sono pervenuti al pareggio così!
In altro tempi, ai tempi di Giteau, tanto sarebbe bastato per sfaldare gli Aussie. Ora hanno imparato a tener botta. Per questo scometto per loro.
aaahhhhh! che piacere! una sonora lezione agli sbruffoni in nero, ogni tanto, pure ci vuole! bentornati sulla terra... ed ora il mondiale dove, guarda un po', non sono più gli scontati favoriti...
Io non sono così certo che i Wallabies possano arrivare fino in fondo al Mondiale. Ma glielo auguro e non sono auguri per portale male, sia chiaro ;)
Il miglioramento di questa nazionale è ora sotto gli occhi di tutti, ma il lavoro fatto negli ultimi anni è stato preciso. Ed è passato anche per partite giocate male (tipo contro l'Italia a Firenze a novembre, per riportare a galla ricordi freschissimi) dove però questi lasciavano intravedere benissimo il dna: giocare, giocare, giocare. Salvo poi affidarsi alle cose sicure e concrete (i pali) quando il Piano A non funzionava. Avessero gente più salda dalla piazzola, allora basta, discorso chiuso. Perché questi i falli se li vengono a prendere nel vero senso della parola.
Ah: quando saltano a prendere i loro calci. Aussie rules, in ogni senso.
Ps: dico che non sono convinto che vincano perché qualcuno scherzando ha scommesso assieme a Rowland Phillips che vince il Galles... Il caldo, senza dubbio il caldo.
Quando saltano ozzy rule: bella lì!
(se il Galles vince il mondiale, m'impegno a pubblicare la mia foto nudo stile "les frocieux du stade") :o
Io pensavo che il Galles sarebbe potuto andare molto più avanti di tutte le altre Europee.
Tiferò un po' anche per loro sicuro.
Però ora gli infortuni in prima linea sono pesanti: tutti e 2 i tallonatori titolari, e Matthew Rees fu quello che salvò la mischia dei Lions nel 2009, proprio contro Mtawarira e Du Plessis...
La vedo dura battere il Sudafrica per vincere la pool.
Chi vince la pool d poi, se la vedrà con la seconda della pool c ... potremmo esser noi, e allora tanta fatica per niente ;)
In che senso "per niente"? :|
Nel 2007 perdemmo di 2 dalla Scozia (se non ricordo male) che comunque diede del filo da torcere all'Argentina nel quarto di finale.
(io tifavo Scozia)
Pur di rompere le palle alla prima della Pool D, ci farei la firma ora!
Specialmente se ci dovesse essere un Galles che non può contare su una prima linea solidissima.
Caccia via...
Ma credo proprio ci sarà il Sudafrica (sempre che Pidivvy non continui con John Smit titolare)...
Era solo spirito: tanta fatica per niente per il Sudafrica/Galles che si troverebbe non un ostacolo ma L' ostacolo Italia!
Non tifo mai per nessuno (il tifo è una malattia schifosa, una autentica piaga sociale a tutti i livelli, dal campetto di periferia col papi che perde il lume quando gioca il figlio fino alle curvesud) ma a me nel 2007 avrebbe fatto molto piacere che quel calcio di punizione di Bortolussi nel finale fosse entrato, consentendoci di vincere per un punto contro gli Scots (ricordi bene, perdemmo di due, la partita la vinse Paterson).
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