giovedì 10 novembre 2011

Spot the differences

Il governo inglese è in guerra con la FIFA, il governo del calcio. Motivo del contendere le magliette che la nazionale di Fabio Capello vorrebbe indossare questo week end per la partita contro la Spagna: i britannici in questi giorni festeggiano il Remembrance Day, il giorno in cui ricordare i caduti in guerra non solo del Regno Unito, ma del Commonwealth in generale. Ufficialmente cade l'11 novembre, mentre questa domenica il Primo ministro, il leader dell'opposizione e le alte cariche dello stato accompagneranno il sovrano all'Epitaph che sorge in Westminster per rendere omaggio ai morti, posando alla base del monumento una corona di papaveri. I Poppy Days: papaveri ovunque, appuntati sul vestito, sulle home page e nelle testate dei quotidiani, chiunque o qualunque cosa abbia una rilevanza pubblica, non manca di ricordare l'appuntamento. 
Ma la FIFA ha detto di no, che il poppy sulla maglia dell'Inghilterra non va bene e nemmeno su quella del Galles, perché in questo modo si verrebbe meno alle regole stabilite, si creerebbero precedenti, bla bla bla. Lo scorso fine settimana, i club dalla Premier all'ultima delle Division hanno spedito in campo i loro giocatori con le proprie magliette ornate di papaveri, a ricordare le distese sul fronte occidentale della Prima guerra mondiale colorate dal rosso dei fiori in questione e del sangue dei figli dell'Impero. 
Così recitano i primi versi della poesia "In Flanders Fields" composta nel 1915 dal colonnello canadese John McCrae
In Flanders fields the poppies blow 
Between the crosses, row on row 
That mark our place; and in the sky 
The larks, still bravely singing, fly 
Scarce heard amid the guns below.

E' accaduto anche nel rugby e la memoria non inganna: perché quest'anno si sono da poco chiusi i Mondiali e i Test Match novembrini sono saltati, ma solitamente le nazionali dello United Kingdom e delle colonie che ad esso appartenerono si presentano con il papavero assieme al simbolo delle federazione (foto), mentre una corona viene posta tra le due squadre schierate durante l'inno. Anche sulla divisa degli All Balcks risalta il rosso nelle prime settimane di novembre. Nessuno ha mai fatto storie, tanto meno la International Rugby Board.  

Più volte abbiamo celebrato la nobiltà della palla ovale e l'abbiamo descritta - metaforicamente - come una battaglia di trincea: la linea del Piave, le bombarde al piede, i colpi di mortaio dalla distanza - leggi i drop alla alla sudafricana -, gli esploratori fuori dai raggruppamenti, le teste di ponte che vanno all'assalto della trincea avversaria, i tank della prima linea, la cavalleria dei trequarti. Abbiamo rammentato il valore intrinseco di questo sport: il sostegno, quanto mai fondamentale quando ci si ritrova in su un vero terreno di scontro. Il compagno che protegge le spalle, che ti para il culo, il tenente che ti insegna come sopravvivere. Nell'immaginario comune, la Grande guerra è più che ingiallita: è più probabile che ci si ricordi della Seconda guerra mondiale piuttosto che di quella del '14-'18. In Italia, il 4 novembre di Caduti non si parla più, dev'essere diventato scorretto, la data è stata "trasformato" in una sciapa festa (festa) dell'Esercito.  

I morti nei conflitti nella storia contemporanea provocano qualche prurito di troppo. Il board che gestisce il gioco più diffuso al mondo ha stabilito che la nazionale inglese non possa ricordare i propri. Il mondo ovale fortunatamente non è ancora del tutto contagiato dalla vulgata di politically correctness

13 commenti:

Nick ha detto...

I campi di Fiandra, Ringo... Il loro rosso ampiamente meritato. Nomi come Ypres (Ieper) od Oostende, Blankenberg, Niewpoort meritano di vivere per sempre nei nostri cuori. Anche se non siete in Britannia, se per caso qualcuno di voi passa per Bruxelles in quesi giorni faccia un giro alla basilica di Koekelberg, lungo la navata destra c'è un altare dedicato alla RAF, in paricolare al reparto operazioni clandestine detto Comete. Passateci davanti, poi fate voi.

http://www.207squadron.rafinfo.org.uk/wesseling/koekelberg_207_060505.htm

gsp ha detto...

se fai spot the differences si nota anche le maglie da calcio non hanno sponsor e quelle di rugby si.

ma ci sono anche altri piani sotto i quali analizzare la questione, crociata contro il politically correct a parte, e quello del calcio vs rugby.

la mia opinione e' che governo, opposizione e giornali, ed un posto al sole per prince william, abbiano montato una campagna un po' inutile . le regole FIFA sono chiare ed eque. bastava aver messo il polsino col papavero e non si sarebbe fatta nessuna polemica.

e' giusto il regolamento FIFA? penso proprio di si. vieta simboli politici, e quindi vieta anche svastiche, facce di stalin, repubblichini, partigiani, tigri arkan, ed anche che i tedeschi ricordino i caduti nazisti. abbiamo qualche idiota la governo per cui i partigiani erano gli oppressori, ed i repubblichini i padri della patria. ognungo onori e commemori i suoi, in privato.

mi metto il poppy? si ma l'ho modificato, tagliandoci un terzo.

concordo personalmente col poppy per ricordare i caduti delle guerre mondiali, una nazione che si unisce per difendersi, dove tutti hanno un ruolo, uomini, donne e bambini.

lo metto anche per i soldati delle guerre che vanno e tornano, anche feriti o morti, per stipendi da fame, e che i governi usano e dimenticano.

ci ho tagliato un terzo perche' non appoggio delle guerre inutili, che ammazzano innocenti, tipo iraq ed afghanistan, dove mandi la gente a morire, senza un perche', e senza una ragione. non mi metto il poppy perche' qualsiasi governo non si illuda di avere il mio supporto. tutta la gente a dimostrare solidarieta' ai soldati di oggi, ma il governo li manda a morire come carne da macello, senza alcuna necessita'. le guerre di oggi non sono quelle di ieri.

ringo ha detto...

Il Poppy simbolo politico, gsp? Mah, secondo me è più che altro un simbolo a ricordo di qualcosa.

ringo ha detto...

Brussels, Nick? Ci sono stato lo scorso maggio per lavoro, una settimana. Con puntata nelle Fiandre. Quei nomi hanno effettivamente qualcosa da raccontare. Una birra per noi, quando puoi.

Nick ha detto...

Giusto Ringo, Brussels più che Bruxelles. Va bene una Westmalle?
Sulle guerre di oggi e di ieri: il senso nazionale Australiano e Neozelandese è nato a Gallipoli - decisamente ieri e non proprio una campagna militarmente azzeccata (You'll come a-waltzing matilda with me!).

Abr ha detto...

@Gsp, da quelle parti si dice, right or wrong, my country.
Da noi invece nuove generazioni molllto più intelligenti, sanno distinguere nettamente e senza dubbio alcuno tra morti "giusti" e "sbagliati".

Abr ha detto...

@nick: il 25 aprile è l'ANZAC DAY, festa delle forze armate australian-neozelandesi, proprio per commemorare lo sbarco a Gallipoli.

nella guerra successiva, i primi alleati a liberar le mie parti il 27/28 aprile furono proprio dei New Zealander con tanto di Maori (12 Lancers del 9th infantry, 13th Corps - Gen. Harding, sotto il famoso Freyberg); nella mia famiglia a scanso di equivoci, il 25 aprile è l'Anzac Day.

Tempo fa in un sito Nzl recuperai la seguente testimonianza di quei giorni:
‘In village after village the crowds had increased, lining the streets to shout (...) a new word we had not heard before. It sounded like “Chow”, was written, we discovered “Ciao”, and meant a mixture, so far as we could see, of “Hurrah—Good luck—and Good-bye.”
(nota etnolinguistica: "ciao" non l'avevan mai sentito fuor del veneto, pur essendo in italia da un paio d'anni: ergo, se ne deduce che l'uso di "ciao" s'è diffuso nell'italiano solo nel dopoguerra).

Non fu una passeggiata: di fatto l'attraversamento del Po e dell'Adige furono gli ultimi combattimenti organizzati in Italia. Da sinistra c'erano sudafricani, poi i neozelandesi (e uno si domanda come mai a Rovigo e Padova piaccia tanto il rugby) e dietro i Gurkha nepalesi; davanti il 1 paracadutisti tedesco e il battaglione Morosini della X Mas che avrebbero dovuto presidiare la "Venetian Line" (alla cui costruzione lavorò mio padre 16enne).

"In one village I asked when the Germans had left. “leri Sera—last night,” and they had left “molti morti.” What, dead Germans? No, “molti morti Italiani.” The parachutists had wanted bicycles, and had shot down half the men of the village in seizing them….’
Questa cosa avvenne nel paesello di mia madre.
Sorry per l'escursione OT.

gsp ha detto...

@ringo, non e' un simbolo politico per me, penso che lo sia per la FIFA. poi una cosa' mettere delle regole in un paese, una cosa e' fare delle regole che valgano per tutti le nazioni del mondo che giocano a calcio. il problema delle guerre e' sempre il solito. il soldato britannico caduto in guerra potrebbe essere quello che ha sparato un tedesco e viceversa.

ringo ha detto...

allora qualcuno dica alla FIFA che al prossimo Mondiale, dovesse mai ripresentarsi, la Corea del Nord dovrebbe cambiare lo stemma che ha sulla maglietta.

Nick ha detto...

Ho capito Abr, grazie per il bellissimo OT. Riguardo al "Ciao", ti dico una cosa buttata lì (cioè non verificata): un mio professore delle superiori - un sacerdote che insegnava Storia alla scuola pubblica! - sosteneva che il termine derivasse da "sciao", con sci pronunciata come per sciare. Voleva dire "servo", da cui un modo di salutare delle nostre parti (lo posso dire, dai): "sciao suo, sìor". Tanto per tornare in topic!

Nick ha detto...

Altra curiosità, visto che prima parlavo di Koekelberg: quando si prende commiato da qualcuno, anche in Belgio si dice ciao. Ma se è per questo, lo fanno comunemente anche nel Massachusset.

ringo ha detto...

Anche a Malta, mi pare.

Abr ha detto...

Nick, il tuo prof aveva ragione senza "probabilmente": "s-ciao vostro" era tipico commiato veneziano, enfatico e "barocco" quanto "yours faithfully", "à toute l'heure" (disponibile a...), o anche "grazie" (il Cielo vi sia riconoscente inviandovi doni).

Ciao lo senti anche a Hong Kong o Melbourne. E' diventato fully international da puramente dialettale nel giro di trenta anni. La globalizzazione ...
Belli questi OT.

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