sabato 25 febbraio 2012

Roba per cuori forti a Twickenham

Six Nations - Twickenham
England 12-19 Wales 

Partire dal fondo, una rivalità lunga cento e passa anni che si condensa in cinque minuti in un Twickenham formato catino. Quell'armadio di Courtney Lawes che perde palla, gliela sfila Scott Williams che va di piede, raccoglie il rimbalzo e corre a marcare meta al 75', per il 17-12 gallese che diventa 19-12 con la conversione di Leigh Halfpenny. David Strettle si tuffa nell'angolo allo scadere placcato, arriva di gran carriera George North a metterci il piede, la gamba, si butta a terra anche lui. Meta o non meta? Possibilità per Toby Flood di spedire tra i pali uno dei calci più importanti della suacarriera per pareggiare, o no? L'arbitro australiano Steve Walsh chiede al guardalinee che non ha visto bene, allora si passa per il TMO, Iain Ramage che risponde di non avere le prove che sia meta. E il fischio finale che consente al Galles di battere l'Inghilterra 19-12 a Londra e di conquistare la Triple Crown, il trofeo che spetta a chi delle vecchie Union fa lo scalpo a tutte le altre nel 6 Nations

La cronaca
Ci vuole un cuore sano per affrontare match come questi. Dove i gallesi partono bene, per venti minuti sono padroni del campo. Poi è il contrario, la squadra di Stuart Lancaster non si limita a placcare, ma prova a giocare a rugby e ci riesce pure, ispirata soprattutto da Owen Farrell (che tenta una cosa alla Shane Williams nel primo tempo, un calcetto a seguire con il quale salta la linea difensiva avversaria) e da Lee Dickson, l'elettrico mediano di mischia. Non è forse un caso che quando al suo posto entra Ben Youngs (al 60') i padroni di casa tornano un passo indietro. 
I dragoni rossi imbastiscono lunghe fasi, arrivano a sfiorare quota venti, ma non riescono a trovare un varco perché la trincea opposta è salda: non va a contendere nelle ruck, se ne resta fuori e sui blocchi di partenza. La mischia gallese mette alle strette quella inglese e dà ad Halfpenny la possibilità di aprire le marcature, ma l'estremo che sguscia via ai placcaggi sbaglia piuttosto clamorosamente. Il leit motiv iniziale è questo, ma come spesso succede, ad andare nei 22 avversari (ci prova subito uno scatenato North un paio di volte, prima servito dopo una touch in mezzo al campo, poi sul lato chiuso) e tornare senza macinato, si finisce sotto. 

Al 23' Farrell non sbaglia dalla piazzola, dopo che Manu Tuilagi e Ben Morgan indossano i panni che meglio vestono: ball carrier di grande resistenza all'impatto. La risposta arriva da lì a tre minuti, stavolta è la seconda linea Mouritz Botha che si butta a terra in ruck e Halfpenny pareggia i conti. Ma a Warren Gatland occorre un gran placcaggio del capitano Sam Warburton per fermare il solito Tuilagi al 28' da guai peggiori: Farrell segna il 6-3 perché ancora una volta i gallesi si fanno pescare in off side, ma visto l'andazzo del secondo quarto di gara è poca cosa. 
Il Galles perde la bussola: Rhys Priestland non è al 100%, il gioco al piede è tarato male - punizioni calciate in rimessa che non escono in più occasioni. E quando l'ovale si impenna, la rete sale lentamente. Mike Phillips è lento nel fare uscire il pallone dai raggruppamenti, anche il velocissimo Dickson a volte si prende il suo tempo fin che tutti non son schierati al posto giusto, con Walsh che non sollecita la trasmissione. Di fronte al ribaltamento di situazione, la disciplina conta. Così se Halfpenny pareggia nuovamente al 34', al 38' un sealing off consente a Farrell di fare ciò che gli riesce meglio e di mandare i suoi negli spogliatoi in vantaggio. 

Secondo tempo
L'inerzia è destinata a rimanere la stessa nella ripresa. E se qualcuno considerasse ancora un caso le mete di Charlie Hogdson che va a stoppare il calcio di liberazione dai 22, allora deve ricredersi quando al 45' è Botha, sempre scuola London Saracens, a fiondarsi su Priestland, a intercettare la traiettoria e a costringere la stessa apertura gallese a beccarsi il giallo per un placcaggio "cinico" sul pilone Alex Corbisiero che è senza palla, accorrente a dare una mano al collega di pack. Farrell porta l'Inghilterra a +6 e a Twickenham  ci credono, si sente dai cori e si vede dalle facce. Il Galles reagisce, si organizza, attacca, ma sul più bello finisce per ricordare quello di un paio di stagioni fa: si arena. 
Invece non è più QUEL Galles. E' la gestione dell'inferiorità numerica a darne tutto il segno: a cominciare dalle 20 e più fasi, 4 minuti e 30 secondi di possesso vòlto a far passare il tempo. Tanto che Halfpenny segna al 54', pareggiando i conti del dare-avere in inferiorità numerica: un segnale forte di controllo, non è più il Galles di una volta tanto fumo e poco arrosto.
Si entra nell'ultimo quarto con le sostituzioni: entra
Ryan Jones per AW Jones tra i gallesi, entrano Lawes e Youngs per Botha e Dickson tra gli inglesi. Poi ci si mette il caso: la gita londinese Priestland non la ricorderà con piacere, commette anche un tenuto che Farrell potrebbe punire al 64', ma stavolta sbaglia. 

E così, è il momento di Williams, entrato per Jamie Roberts all'inizio del secondo tempo. Al 67' non serve al largo il solito Halfpenny dopo essersi infilato nella linea difensiva opposta che comincia a tirare il fiato. Al 72' l'estremo pareggia i conti (12-12) e l'indisciplina comincia a pesare sull'altro fronte, con l'ennesimo ribaltamento di situazioni. A cinque dalla fine, la svolta: corre per cinquanta metri dopo che l'Inghilterra prova a muovere palla in mezzo al campo per risalirlo, il meccanismo non è così oliato come cinquanta minuti prima, gli interpreti sono diversi - è arrivato nel frattempo anche Flood per Farrell. Lawes non gestisce (gli toccherà una settimana under pressure) e Williams scatta, ruba palla di mano all'inglese e corre in meta.  Un'azione individuale rompe l'equilibrio, torto di chi non ha chiuso la partita quando poteva.
L'Inghilterra si riversa in avanti, il tempo stringe. Il Galles si chiude a difesa della propria base e può permettersi di spendere falli, che a piazzarli non si va da nessuna parte. Una rimessa, due rimesse, palla al largo, cambio di lato, terza rimessa, di nuovo cambio di lato con superiorità al largo dove c'è Strettle che può andare verso la meta e TMO con il cronometro che segna l'83'. 

L'ala inglese è abbastanza solida da sfondare il placcaggio disperato, ma si trova a pancia verso l'alto e deve torcere il braccio per appoggiare palla a terra. C'è la mano o il piede di North, ragazzone solido. Oppure addirittura il braccio di Strettle rimasto sotto la palla. Oppure non c'è stata pressione sull'attrezzo. Sta di fatto che il TMO non concede la meta e Warburton può salire i gradini della tribuna per andare a sollevare la Triple Crown
Approdata finalmente tra le mura di casa, l'Inghilterra formato Lancaster conferma quanto fatto vedere a Edimburgo e Roma (Chris Ashton e Ben Foden si muovono come pedine sulla scacchiera, non sono ammessi virtuosismi) e qualcosa di più nelle intenzioni di impostazione, grazie allo spiritato Dickson, allo sfondatore Tuilagi, al dominante Parling (ha annullato in aria Alun-Wyn Jones, sostituito poi da Ryan Jones), mentre appare rivedibile l'apporto di Ben Morgan, che pure chiarifica i ruoli nel pack ma risultando di peso specifico inferiore a quello di Mouritz Botha in termini di attrezzi portati avanti.
Il Galles ha una tempra (non più) nervosa, regge: è successo a Dublino, si è ripetuto oggi e anche a Cardiff contro la Scozia. Merito di un regista arretrato  come Halfpenny che ci mette pedate, precisione e un pizzico di fantasia quando serve, e uno ancora nervoso ma nel senso giusto davanti come Phillips; merito di tutti gli altri, avanti e arretrati, che fan il loro mestiere senza inventarsi ognuno salvatore della patria come in passato, ma senza mai cedere un millimetro o un millisecondo. Incluso il ragioner Priestland, un po' di errorucci oggi ma nessun spreco di energie per se e i suoi compagni: contrariamente ai suoi più dotati predecessori nel ruolo, si "sostiene" e si copre da solo anche quando sbaglia. E poi quel fantasmagorico Warburton che ha reinventato il ruolo del fetcher, sempre pronto ad arrivare SECONDO, mai primo alla Schalk Burger ad ogni placcaggio, poco importa se in possesso gallese o avverso, in modo da poter "imporre le mani" e poi con Lydiate e Faletau te lo trovi a sostegno, a imporre placcaggi inattesi ai trequarti avversari.
Quando il suo gioco non ha sfogo il Galles non cede più alla frenesia o all'indisciplina, riesce a ritrovarsi, a fare quadrato. Incassata la prestigiosa Corona Tripla, ora si gioca il torneo contro la Francia all'ultima giornata in casa, sempre che domani i Galletti non si sciolgano al Murrayfield, riescano a imbrigliare i ringalluzziti irlandesi e i mastini inglesi allo Stade de France: il guaio (per noi) è che di mezzo al Millennium Stadium ci andrà l'Italia, nel prossimo turno.

9 commenti:

Abr ha detto...

"Non è forse un caso che quando al suo posto entra Ben Youngs (al 60') i padroni di casa tornano un passo indietro".
E' proprio così: aldilà di quella splendida capacità di gestire l'inferiorità numerica del Galles, un segnale psicologico potentissimo, e pur dando onore al merito a dei Dragoni diversissimi da quelli tutto spirito e poco macinato in casa del passato, questa è una partita persa da Lancaster quando ce l'aveva in tasca. Persa coi cambi.
Fuori Botha, il lavoratore sporco delle ruck; fuori Dickson, il metronomo a clock più che triplo del Youngs odierno, quando è il momento; fuori Farrell (toccato duro, ma poteva ancora stringere i denti), dentro un evanescente Flood.
Suicida.

ivanot ha detto...

Peggior cambi era difficile farli, suicidio su tutta la mediana!!!

Abr ha detto...

"Peggior cambi era difficile farli": anche Brunel sul tema ci ha dato dentro, comunque ... (a Dublino almeno non c'era storia, era persa comunque).

Abr ha detto...

Certo che vien da riflettere sui destini umani: pensa a Lancaster. Assunto come "caretaker" (traduzione: precario con contratto a termine), alla fine della giornata dsi poteva trovare con 3 vittorie e zero sconfitte e una ipoteca sul titolo, pur avendo ancora la Francia fuori casa (che a sua volta però aveva il Galles fuori, senza contare le rogne Scozia e Irlanda).
Voglio dire: avrebbe appoggiato il cappello sulla sedia di allenatore a tempo indeterminato, con tanto di articolo 18 in vigore.
Invece ... sic transit gloria mundi: ha sbagliato i cambi, ha perso la partita, ha lanciato definitivamente il Galles, l'Inghilterra non riesce a difendere il suo titolo e lo perde a Twickenhma.
In Sudafrica qualcuno che conosciamo bene ha sudato freddo ma alla fine si può fregar le mani soddisfatto (mors tua ...).

Brugo3 ha detto...

E ' strano come mettete in luce il precariato di Lancster che cmq ha dato una sua impronta all'Inghilterra che possa piacere o no è un altra cosa ma cmq adesso sono propio english bulldogs sul campo . Mentre dall'altra parte la tranquillità della federazione gallese di lasciar lavorare Gatland dal 2007 con alti e bassi ma con continuità di lavoro con giocatori arrivati dalle franchigie fino ad arrivare a questo livello di gestione del gioco .Questa resterà un partita che rivederla sarà sempre un piacere ed anche da studiare bene .

Abr ha detto...

Tnxs per il contributo Brugo3.
Molto vero che sarà gara da rivedere nel tempo: gran competenze, pochissimi errori (ma uno decisivo, un altro quasi, a zittire quelli che da noi vorrebbero gli zero errori).

Quanto al rimarcare la precarietà di Lancaster, è un fatto (è scritto sul suo contratto: "caretaker", letteralmente si tradurrebbe "badante") e i fatti si riportano non si rimarcano.
Quel che ho sottolineato è il contrario: come quel precario sia stato a un passo dal conquistarsi il tempo indeterminato per meriti sul campo.
Ci ha provato, gli è andata male: ha impostato bene la ricostruzione, indubbio, fregandosene di quelli che come da noi vorrebbero veder le cavalcate per il campo; ha fallito coi cambi in questa partita, my opinion.

elpigna ha detto...

Abr, concordo, come il 99% delle volte, sui cambi a papocchio.
DIssento solo su Farrell, io lo avrei pure tolto 4-5 minuti prima, mi pareva davvero "spompato" e anche la punizione mancata e l'infortunio sul calcio mi son parsi sintomi di mancanza di ossigeno.
ma proprio perchè avrei cambiato farrell, avrei lasciato dickinson in campo, per lasciare un po' di cervello e ritmo (che abbia messo youngs per mettere a suo agio il compassato flood, forse dickinson è troppo per il flood fuori forma di oggi?)
piuttosto a proposito di cambi, mi vien da notare come gatland invece abbia insistito sulla mediana fino alla fine nonostante non fossero proprio in giornata di grazia, phillips era di una lentezza esasperante, ancor più evidenziata dal dinamismo della sua controparte e non e' che priestland ne abbia azzeccate molte...

Abr ha detto...

ci sta, elpigna. Ovvio che il peso grosso è stato il cambio di Dickson (e di Botha). Ma flood non s'è proprio visto.

Beh Gatland chi vuoi che facesse entrare, con Hook che s'è preso la varicella, St.Jones? Sarebbe un tornare indietro al pre-mondiale, quando non ne vincevano più una; ha scovato Priestland per disperazione, un po' come Mallett con Semenzato.
E poi guarda, non sottovalutiamo troppo Priestland: è un po' il Trinh-Duc dei gallesi, meno bravo ma razionale, affidabile. Ha fatto un paio di cappelle ma ha il pregio di recuperarsele - e pagarle - da solo.
Gli altri due (hook, jones) son più bravi sulla carta, ma fai 'na fatica a stargli dietro ...

Non concordo su Phillips: ha gestito le sue ruck con la solita veemenza - e i soliti passettini laterali. Ho imparato che lo fa per cercar varchi, quel che perde in timing lo guadagna (non sempre) in quesiti che pone ai difensori. E le "spie" vanno in fuorigioco.

ringo ha detto...

Ci aggiungiamo: Galles che dopo 24 anni vince la Triple Crown nella tana del nemico. Gli è proprio capitata male al sergente maggiore.

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