sabato 11 febbraio 2012

Un tempo per parte all'Olimpico e la spunta l'Inghilterra

Six Nations - Rome
Italy 15 - 19 England

A poche ore dal calcio d'inizio la parola d'ordine negli ambienti inglesi era diventata "ugly win": anche male, purché si vinca. L'Inghilterra alla fine ha vinto all'Olimpico per 19-15 sull'Italia nella seconda giornata di Six Nations (il tabellino), al termine di ottanta minuti dai quali non era lecito attendersi un rugby particolarmente bello, con un terreno mezzo innevato e condizioni atmosferiche che ben sappiamo. Ma soprattutto per 47 minuti gli Azzurri sono stati avanti arrivando a +9, concretizzando cinicamente gli errori forniti dagli ospiti e costruendo quella dose di gioco necessaria per tenerli nella propria metà campo. Poi la tramontana è cambiata. Vediamo come. 

La cronaca 

Si gioca, non si gioca, si gioca eccome a Roma dove nel pomeriggio si era rimesso a nevicare e con la parte non riscaldata del campo tinta di bianco. Righe rosse, un po' di pale e si comincia. Gli uomini di coach Stuart Lancaster tendono a giocare nella metà campo Azzurra per cercare la marcatura rapida, prima di tutto piazzando qualche falletto fischiato da un emozionato e non lucidissimo arbitro Jérome Garcés, che pure gran cappelle non ha fatto. Gli uomini di Jacques Brunel reggono bene la difesa, mantengono il sangue freddo e infine riescono anche a far qualcosa sia pure non efficacissimo col gioco al piede, affidandosi a Kris Burton, preciso in modo discontinuo. I placcaggi degli italiani danno consistenza, si afferra l'avversario e lo si porta indietro. Martin Castrogiovanni torchia Alex Corbisiero nell'ingaggio anche se Garcés non ne vuol proprio sapere di fischiare il pilone sinistro inglese che entra sempre di traverso. Poste la basi, l'Italia si porta in attacco, mette piede nei 22 opposti ma senza provocare sconquassi nell'attenta difesa albionica, finendo nel paio di occasioni per accelerare più del dovuto, nel senso che vengono anticipati i tempi per proseguire l'azione, che così si blocca. 
E' una guerra di nervi e si rimane svegli, come fa Tommaso Benvenuti al 21' quando libera e allenta la pressione con un bel calcione dopo un attacco nel quale Ben Foden perde palla in avanti. Gli ospiti tentano di alzare lievemente un ritmo che rimane basso, Ben Youngs è il metronomo regolato su adagio e  andante senza brio. Al 27' aprono le marcature con il piazzato di Owen Farrell per un fallo di Burton su David Strettle, l'apertura lo sbilancia su un calcetto a seguire - ed è un fischio molto fortunato per noi: nel proseguimento dell'azione, cominciata da un pallone perso dai padroni di casa in mezzo al campo, Farrell aveva rubato il possesso a Benvenuti e Corbisiero era arrivato a schiacciare in meta. 
Gli italiani reagiscono, dopo lo svantaggio e il brivido corso sono ancora più intenzionati a usare l'ovale per spingersi oltre la propria metà capo. L'intenzione c'è, l'avanzamento meno e intanto il carismatico Castrogiovanni, autore di mote percussioni, al 34' è costretto a lasciare spazio a Lorenzo Cittadini in prima linea per un doloroso infortunio alle costole. Il piano di guerra avversario si affida nuovamente al preciso piede di Farrell al 36' per il 6-0 a punire la nostra mischia ordinata, ma non fa i conti con i pasticci dietro. Così quando Benvenuti per la seconda volta nella medesima azione usa il grabber dopo Burton, una volta che la manovra entra nei nei 22 inglesi grazie soprattutto a un break iniziaot da Gori e fatto decollare da Ghiraldini, Foden e Charlie Hodgson bisticciano con l'ovale e Giovanbattista Venditti in agguato lo raccoglie prima che esca in rimessa o l'arbitro fischi l'in-avanti avversario, marcando nell'angolo per il 5-6 (nella foto), dato che la conversione non va a buon fine. 

Gli avranno fatto il mazzo a Foden, negli spogliatoi: allo scadere raccoglie un calcio impreciso di Burton, fa lo "sborone" ripartendo e si inventa una giravolta in mezzo al campo; la rete azzurra lo bracca e mentre tenta di riciclare per Hodgson, Benvenuti in agguato intercetta,  si spara cinquanta metri di gran carriera e va a marcare sotto i pali: evita il salto alla Chris Ashton, se lo avesse fatto almeno ci saremmo ricordati che in teoria era stata schierata anche l'ala suddetta. Tant'è, si va negli spogliatoi, già ci bastava il 5-6 ma sul 12-6 e si respira ancor meglio. 

Secondo tempo 

La seconda parte dello spettacolo parte con i presupposti migliori: dopo aver retto la sfuriata iniziale inglese ed essersi resi minacciosi con un tentativo di drop di Burton, si registra il penalty infilato ancora da Burton al 47', appena prima di uscire per lasciar posto Tobias Botes e subito dopo il secondo errore su calcio lungo a cercare la rimessa laterale. In campo intanto c'è qualcosa che bolle in pentola: prima Tom Palmer poi Tom Croft targettano con stile ruvido capitan Sergio Parisse, il piazzato punisce la seconda. Una settimana a ricordare quanto sia forte e completo e la seconda linea compagno di squadra allo Stade Francais lo bracca mentre è in volo e la terza linea gli riserva una vecchietta, mentre il Numero 8 italiano si lancia in esplorazione con un altro calcetto a seguire. 
E' come se fossimo già entrati nell'ultimo quarto di gara, il momento chiave in un incontro a punteggio stretto. Ma è solo il 49' quando Hodgson replica paro paro la meta della scorsa settimana con la Scozia, intercettando il calcio di liberazione di Andrea Masi e riapre i giochi. Con due mediani di mischia sul terreno di gioco (Gori e Botes), a trasmettere il pallone all'estremo aquilano fuori da un raggruppamento nei pressi dei nostri 22 è Marco Bortolami. Ironia della sorte, tutto era cominciato con il fetcher Robert Barbieri che aveva rubato agli avversari un fantastico possesso in ruck. Farrell non sbaglia la trasformazione per il 15-13, ma il +2 si percepisce come un pareggio o peggio, i nostri smettono di giocare per molti minuti. Il giovane centro dei Saracens non sbaglia cinque minuti più tardi e gli ospiti tornano fatalmente in vantaggio. 

Giro di cambi: Fabio Semenzato per Gori, Antonio Pavanello per Quintin Geldenhuys. Dall'altra parte Lee Dickson per Youngs e Ben Morgan per Phil Dowson: usando un eufemismo, il giro di numeri è a tutto guadagno per gli inglesi, pur non avendo il duo mediano Azzurro titolare impressionato molto. Dei cambi inglesi, il primo mette velocità, il secondo è il ball carrier che occorre a Lancaster per andare a contatto e fare metri di fronte ad una difesa italiana che rifiata. L'Inghilterra accelera, cercando la seconda marcatura pesante o al limite i falli da punire; Botes è lesto in un intercetto che evita guai. Al 66' la prima linea nella quale intanto Tommaso D'Apice ha preso il posto di Leonardo Ghiraldini crolla nei propri 22 e Farrell allunga sul +4. Il discorso rimane aperto e Botes è concesso di accorciare dall'indisciplina ospite, ma calcia male e l'ovale si spegne lontano dai pali. 
L'Italia riesce nell'intento di alzare il baricentro cercando la rimessa sui 5 metri, azione sprecata dal mestiere inglese che affossa la maul senza falli troppo evidenti e Semenzato che fallisce un paio di gestioni di palla, aiutato anche da un errore di Parisse.  Quando si entra negli ultimi dieci minuti, sbuca fuori Ashton, che spintona Botes senza palla. Il mediano non guarda alla rimessa, fissa i pali e ci riprova. Ma anche stavolta, da distanza potabilissima anche se lievemente angolato, fallisce in modo miserevole, la palla manco si alza. L'ultima emozione, mentre ricomincia a scendere del nevischio. Da domani si ritorna in cantiere, mentre l'Inghilterra va alla pausa con due vittorie che servono per il morale e le convinzioni. Belle o brutte che siano, a Lancaster fanno molto comodo. Tra due settimane, trasferta a Dublino contro l'Irlanda

9 commenti:

ivanot ha detto...

Quando si parla di essere cinici....

Abr ha detto...

risposta esatta. Traducendo "cinici" con "sagaci".
Del resto, la sagacia non la si insegna: se l'esperienza è la somma degli errori commessi, essa può solo maturare nel tempo.

catoplepa ha detto...

Ho visto Inglesi al pub con lo stupore dipinto in volto, peccato sia durato un po' meno di 80 minuti..Bravissimi i nostri ragazzi, peccato per Castro, pare salterà il resto del 6 nations.

Zamax ha detto...

Direi che la mancanza di cinismo a volte si traduce in un super-realismo da operetta. Parlo dell'ultimo calcio di Botes, che ci avrebbe potuto portare - e prima bisognava centrare i pali - nientepopodimeno che sul .... -1 a tre minuti dalla fine con un bel po' di campo da risalire - sempre che sul calcio d'invio non succedessero pasticci - prima di tentare un drop o trovare una calcio piazzato non impossibile. Si poteva ottenere tranquillamente una touche ai 5 metri e lì giocarsi tutto cercando la meta, senza preoccuparsi della successiva trasformazione. Il duello decisivo. Col pubblico che spingeva. Peccato!

Abr ha detto...

L'ho vista anch'io come Zamax, quell'ultimo calcio con tutta la pressione su Botes che aveva già fallito - e non per poco - il tentativo precedente.

Abbiam perso Castro., importante carismatico ma è 1/15, s'è visto oggi (è uscito che eravamo sotto 0-6). Cittadini (a destra) è un ottimo sostituto, anche in fase dinamica. In mischia abbiamo altri problemi da risolvere, direi di "credibilità" con la classe arbitrale.

Andrea B. ha detto...

Ciao Abr, non ho visto la partita per intero, quindi mi astengo da un giudizio complessivo sull'Italia, ma a proposito della nostra credibilità con la classe arbitrale, Garces ieri non ha detto un po' troppo volte "no more time" ai nostri avversari ?
Ok, "arrabbiarsi per un errore dell' arbitro è come prendersela con il vento che ti sposta il pallone", ma il problema in generale rimane.

Abr ha detto...

Garcés è un buon arbitro, francese quindi di mischie ne ha viste, esordiente nel 6Nazioni. Di solito la vulgata "calcistica" dice, arbitro junior influenzabile dall'ambiente, quindi a favore della squadra di casa.
Invece s'è visto un esordiente un po' incerto e poco autorevole in generale e, visto che gli Azzurri giocavano di più, sono stati relativamente più penalizzati.

Cmq. nessuna delle sue decisioni è risultata decisiva, tranne forse una per nostra fortuna: ha fischiato subito il fallo su Strettle mentre Corbisiero marcava meta nel primo tempo, un vantaggio assolutamente concedibile da arbitri meno frenetici.
Se vogliamo, avrebbe potuto fischiare lo stesso tipo di fallo sulla meta di Venditti, chiamando un in avanti volontario che interrompeva l'azione e ci privava della meta. Meglio così.

Ha preso poi tutta una serie di cappellucce in mischia ordinata (ma i nostri devon rifletterci molto sopra, ribadisco: abbiamo un grosso problema di "credibilità" - non vorrei mai dover vedere Monti col numero 1 o 3 in campo ....).

Cappellucce tipo chiamare "maul", assistere al crollo e non fischiare il turnover a nostro favore. O assistere senza fischiare al casino difensivo inglese su una delle nostre maul nel secondo tempo. Minimalia.

Poi, come sottolinei tu, era un po' di deficit di autorevolezza. Ma è stata una partita tutto sommato non compromessa dai suoi errori, anche se una punizione in meno per loro e una in più per noi ci sarebbe stata. S'è visto decisamente di peggio.

elpigna ha detto...

credibilita'. ne parlava pure paul rees sul the guardian giusto giovedi'. ecco la sua to do list per le six nations in vista della next world cup 2015
(qui l'articolo intero http://www.guardian.co.uk/sport/2012/feb/02/the-breakdown-six-nations-coaches?CMP=EMCSPTEML866)
England should be thinking how they can start taking control at the breakdown; Scotland how they can end their try-shyness; France how they can rise to all occasions; Ireland how they can replicate the success of their leading provinces in Europe; Wales how they can keep their players fit; and Italy how they can get on the right sides of referees.

E' incredibile come i soci siano sempre sul pezzo, eh? :-)

Abr ha detto...

Grazie elpigna, per la conferma da Houston, me l'ero persa.
L'ho sempre stimato quel Rees, di rugby ne capisce ... :)

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