mercoledì 30 maggio 2012

Il futuro delle Coppe Europee

Interessante articolo sul Telegraph firmato da Gavin Mairs, corrispondente di Rugby News, la nostra primaria fonte sulla sidebar qui a fianco.
L'articolo presenta rumors, voci (la formula molto anglo-professionale è "Telegraph understands") di una prossima conflagrazione politica ai vertici del rugby europeo di club e spiega i retroscena di quello che era rimasto misterioso per noi poveri periferici: come mai il format delle ammissioni alla Amlin Euro Challenge fosse rimasto invariato, nonostante l'evidente squilibrio tecnico tra  squadre presenti, amplificato come ben sappiamo in Italia, da questioni di motivazione (quand'è solo la grana, non è sufficiente in nessun campo dell'umano agire).
Eravamo convinti che la ragione del perdurare del format con quattro italiane ammesse anche nel 2012/13, fosse dovuto al "voto di scambio" tra il rieletto presidente Irb Bernard Lapasset e il fedele Giancarlo Dondi, recentemente premiato con la presidenza di un comitato internazionale (quello antidoping). A leggere l'articolo sovrastimavamo l'influenza del Nostro ai piani alti, la realtà sarebbe altra.
In buona sostanza impariamo che le Coppe Europee, sia Heineken che Amlin, sono regolate da un accordo quinquennale tra le Federazioni che spira tra due stagioni. Al Telegraph risulta la Rfu inglese stia per denunciare l'accordo, seguita a ruota dalla Lnr/Ffr francese. L'obiettivo inglese non è far secessioni dall'Europa dell'ERC, come peraltro avvenne nella stagione 1998-9: verrà piuttosto proposta una nuova composizione dei due tornei, finalizzata a renderli più fair e competitivi. Un calcio al formicaio, finalizzato a indirizzare un inevitabile compromesso finale che non sarà semplice da trovare, verosimilmente entro il prossimo autunno per dare il tempo necessario a gestire tutte le transizioni del caso, soprattutto finanziarie, traguardate alle Coppe  Europee edizione 2014/15, giusto prima dei mondiali londinesi.

Si parte dall'alto, dalla sopraggiunta inaccettabilità da parte inglese (e francese) del presente format della competizione maggiore, la Heineken Cup: li irrita  e frustra che le Celtiche abbiano un posto garantito in Coppa, mentre le loro per venire ammesse devono qualificarsi entro i primi sei posti in campionato. Gli inglesi si sentono cornuti e mazziati: la possibilità di riposi programmati per gli atleti di punta celtici, impossibili nei due altri campionati maggiori europei, ha a dire inglese come conseguenza il fatto che tra Leinster e Munster l'Irlanda abbia potuto conquistare cinque massimi tornei europei degli ultimi sette, con le inglesi ferme dal 2007 (titolo dei Wasps, quello del famoso "regalo" di Poitrenaud).
Per inciso, l'articolista inglese non perde occasione per mostrar i soliti pregiudizi sulle italiane: per rafforzare l'idea che tutte quelle Celtiche presenti "a gratis" falsino il torneo e alcune più ancora di altre, sostiene che "currently, pools containing Italian sides tend to provide two qualifiers for the quarter-finals". Farebbe meglio ad aggiornarsi: le  prestazioni casalinghe della Benetton in Coppa (una vittoria e un pareggio) hanno tagliato la strada a Ospreys e Biarritz in questa edizione, tanto che la seconda è andata a vincere la Euro Challenge. Evidentemente i successi dell'oimè unico club competitivo italiano rimasto devono diventare seriali ed eclatanti per venir segnalati dagli arrugginiti radar  albionici. 

Dar tutta la colpa ai riposi dei guerrieri celtici è peraltro un po' un boomerang, evidenzia le scarse prestazioni delle inglesi; questi preferiscono insistere sul tentare di rendere più fair l'ingresso al torneo europeo. La loro proposta in sintesi: riduzione della Coppa Europa da ventiquattro a venti squadre, cui verrebbero ammesse le prime sei francesi, inglesi e celtiche dei rispettivi campionati, più due posti per le vincitrici di Heineken Cup e Amlin Euro Challenge dell'edizione precedente. La cosa conferirebbe come byproduct maggior competitività alla Celtic League, che pur rimarrebbe l'unico campionato maggiore privo di retrocessioni.
Se facessimo la simulazione e applicassimo il modello proposto all'oggi, la semifinalista Edinburgh sarebbe esclusa dalla prossima Heineken, come la Benetton (e l'altra italiana, ca va sans dire), Cardiff e Connacht: tutte giù in Euro Challenge.

Appunto, e la Amlin Euro Challenge? Per come ci viene presentata nell'articolo, secondo la proposta inglese ci andrebbero i successivi sei club Pro classificati nei tre campionati maggiori. Per garantire la possibilità di sviluppo al resto del movimento fuori dai Paesi Guida sì caro a Lapasset, i restanti due posti sarebbero per le vincitrici di un processo di qualificazione third tier da definire, riservato a squadre dei campionati dell'Europa minore da un punto di vista rugbistico: Spagna, Portogallo, Georgia, Romania, Russia etc.etc.
L'articolista da bravo inglese dimentica l'Italia non celtica, ma immaginiamo che anche i francesi avrebbero qualcosa da dire sulla proposta inglese, ammesso sia questa: come dice la parola stessa, nel Top14 ci sono 14 club non solo 12, quindi tolte le sei prime in Heineken ne rimarrebbero otto per la Challenge e non sei. A meno che i francesi non accettassero che le loro due neopromosse non vengano "distratte" dalle Coppe, cosa che potrebbe avere un senso sportivo (quest'anno Agen lo disse chiaro e forte) ma non certo finanziario.

L'impatto più grosso di tale cambiamento, finanziario prima di tutto, sarebbe sul rugby italiano: che una riduzione della partecipazione delle Eccellenti alla Euro Challenge sia nell'aria da tempo è scontato viste le prestazioni, ma passare da quattro club a zero e vedersi accomunati a tutte le altre minnows Semipro, sarebbe un colpo ferale per Dondi e le sue clientele.
La soluzione di compromesso che avanziamo nel nostro piccolo potrebbe essere prevedere un torneo Euro Challenge non a venti ma a ventiquattro squadre, com'è attualmente la Heineken Cup, assegnando i posti in più alle due francesi e alle finaliste dell'Eccellenza (che potrebbero trovarsi al cospetto di italo-celtiche non qualificate alla Heineken: sarebbero dei bei derby, carichi di veleni "di classe"), oltre a due minnows selezionate mediante torneo third tier nell'anno precedente. Salterebbe il posto fisso in Challenge per due italiane, di rumena e spagnola: spiace per le Querce poi Lupi di Bucharest che effettivamente han fatto dei progressi ma non per le spagnole, tecnicamente ferme come le italiane. Del resto i soldi oggi bisogna andarseli a guadagnare, basta bamboccioni e garantiti.

La battaglia politica autunnale sarà tosta, i soldi in ballo elargiti dalla ERC sono tanti e fan gola: rappresentano per molte la differenza tra respirare e rimanere in apnea se non peggio - chiedere al proposito alle italiane, in primis al Petrarca quest'anno. La chiave sarà l'atteggiamento dei francesi: si allineeranno alla Rfu nell'assestare il calcio al formicaio o preferiranno lo status quo di una Euro Challenge saldamente nelle mani delle loro "piccole"? Il costo sarebbe di continuare a render facile la vita alle celtiche in una Heineken Cup in cui i loro mega-club iniziano a far davvero fatica a insidiare le irlandesi.

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