lunedì 14 maggio 2012

Tigri fin da giovani

Per certi versi Leicester Tigers - London Saracens, terminata 24-15, ha molto ricordato l'altra semifinale di Premiership, differendo nell'esito: alla fine non ha vinto la squadra che ha mostrato più iniziativa, ha vinto la più cinica. Con una differenza fondamentale rispetto all'altra semifinale: i Tigers contrariamente ai Saints, non si sono limitati alle difesa passiva e alle ripartenze, hanno aggredito costantemente e con veemenza i Sarries sui punti di contatto. Oltretutto, han pure detenuto una costante supremazia sulle fasi cosiddette statiche, che è un po' dove i Quins han costruito il loro successo nell'altra semifinale. Benvenuti nel rugby inglese allora, dove si corre si calcia e si passa ma alla fine vince chi sa spingere di più, con più decisione e costanza.

L'inizio della gara ricorda proprio l'altra semifinale in tutto e per tutto, a parti rovesciate: iniziativa in mano costante agli ospiti Saracens, i quali del resto non han certo le caratteristiche per reggere passivamente dei pesi massimi come i Tigers, e sfida iniziale al piede tra due giovanissimi, il già testatissimo Owen Farrell schiarato come al solito secondo centro e l'astro nascente George Ford (nella foto di gruppo dei giovani in campo), 19 anni evidenti nel faccino pulito e dalla gara solida anche se non impeccabile, ma che, scusate se è poco a 19 anni,  dopo aver trascinato le Tigri alla vittoria nella Anglo-Welsh Cup, approfitta dell'infortunio del titolare Toby Flood dichiarato indisponibile immediatamente prima dell'inizio,  per mettersi in mostra nel più positivo dei modi.

Gara che ricorda l'altra semifinale si diceva, con quell'equilibrio instabile e l'iniziativa Sarries, ma solo nel primo quarto. Sul 3-6 per i Sarries e una meta mangiata dal solito David Strettle che poi scompare (riesce a danzare con miglior equilibrio di Carla Fracci sulla linea dell'out, ma perde il controllo dell'ovale schiacciandolo in meta, come nei minuti finali contro il Galles), la situazione pare sotto controllo. Invece il patatrac arriva praticamente al primo affacciarsi dei Tigers nei 22 metri avversari. E' la combinazione di una bel colpo d'occhio e apertura di Ford (il ragazzo non ha solo i piedi), un angolo perfetto di Alesana Tuilagi in taglio da destra verso il centro, un errore al centro della difesa che abbocca a una corsa civetta: ecco la meta che muta il corso della gara, impedendo la "deriva" thriller fino alla fine stile Quins-Saints. A questo punto appare chiaro chi si trovi a spingere in salita e chi invece abbia la partita in mano. Un terribile colpo d'incontro per i Saracens, che stavano rosicchiando certezze oltre che metri e disciplina. Ciononostante gli ospiti riprendono il loro dispendioso gioco fatto di coraggio, sfonda e allarga veloce per il dominio territoriale, con Neil De Kock in mediana a dar velocità e Charlie Hodgson all'apertura a fare da regista e metronomo.
La disciplina dei Tigers viene messa a dura prova: i Saracens recuperano quasi con nonchalance, senza strappare o strafare, fino al 10-12, per essere superati da un altro piazzato di Ford che porta le squadre al riposo sul 13-12.
In evidenza nel primo tempo oltre ai già nominati, da una parte la pur rimaneggiata terza linea di massacratori delle Tigri: Newby instancabile uomo-ovunque anche se impreciso, l'impenetrabile Mafi e lo sfondatore Waldrom, più il coraggio dell'estremo Geordan Murhpy che emula il connazionale Kearney - gli ovali volanti son tutti suoi; dall'altra parte si mettono in mostra lo skipper Ernst Joubert e il lucido e intraprendente estremo Alex Goode. Le seconde linee di assoluto livello Botha e Bortwick, Skivington e Parling, si annullano a vicenda in una battaglia continua e strisciante che alla fine fa vittima l'anglo sudafricano sul versante "sbagliato" (la proprietà dei Saracens è di una società del Paese Arcobaleno), uscito per una botta in testa. Nel quadro del tipo di partita, il mediano di casa Ben Youngs fa il suo, difende e sbaglia poco, ma non contribuisce a far diminuire il casino che i suoi combinano in fase di possesso.

Il copione è il medesimo nel secondo tempo: iniziative Saracens e aggressività Tigers sui punti d'incontro, col peso della mischia sempre più duro da tenere per gli ospiti. Al 47' arriva il momento chiave della partita: ancora il ragazzino Ford trova il varco nella linea, serve il centro sfondatore Manu Tuilagi che viene fermato a pochi passi dalla meta ma riesce a riciclare a  uno dei più tosti protagonisti dello scontro a ritardare e frenare gli impatti, il tongano Steve Mafi, che firma la meta risolutiva dell'incontro. Una fase o due, tutto quello che le Tigri sanno allestire, ma è quanto basta.
Farrell prova a risalire il gap ma riesce solo a limare lo svantaggio, più tardi arriverà un altro piazzato di Ford, quando la pressione della mischia ordinata Tigers si fa sempre più devastante, col contributo aggiunto da Castrogiovanni che subentra a Cole. Addirittura a un certo punto la prima linea Tigers sente l'odore del sangue e sfida gli avversari per lunghi minuti e rifacimenti sulla linea dei cinque metri, rinunciando addirittura a un facile piazzato. Si sa come vanno a finire queste cose, l'arbitro fischia 50-50 e alla fine ha ragione il subentrato Carlos Nieto che mette in difficoltà Ayerza, ma comunque i Tigers hanno consumato un bel po' di tempo tenendo lontani i Sarries dalla loro metà campo e facendo riposare i trequarti.

Sia come sia, "“We wanted to spend as much time as we could in their half but we couldn’t score whereas they took their chances", ha sintetizzato con efficacia il director dei Saracens Mark McCall. Campioni in carica estromessi dalla finale, netta la vittoria dei Tigers, che vendicano la sconfitta all'ultimo atto dell'anno scorso e raggiungono meritatamente l'ottava finale di Premiership consecutiva, dove sarà prima contro seconda della stagione regolare.
In previsione dello scontro finale, le Tigri faran bene ad esercitarsi non poco: coi Quins, proibito dar via tutte quelle punizioni e far tutto quel casino in fase di possesso. Sul piatto positivo della bilancia, una maggior capacità di sfruttare l'attimo sfuggente: il cinismo, come si dice in modo anglofono. Obiettivo alla portata di Leicester, un raro double ancorché "locale", avendo quest'anno già in tasca la LV= Cup. Presa guarda caso grazie al decisivo contributo di un giovanotto che forse non pensava di giocare (e che l'Equipe insiste a dare in Francia l'anno prossimo: prendiamolo come segnale che 'sto George Ford non è una promessa, è una certezza). 

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