martedì 18 settembre 2012

Nuovo corso e vecchie torte

Silenzio, parla il Gavazzi Alfredo nuovo presidente Fir in carica, delineando i temi d'azione per il suo quadriennio. Lo fa  al romano Corriere dello Sport e troviamo che ci siano degli spunti di interesse.
Diciamo in sintesi che l'uomo vuol tracciare il solco e quindi innovare, ma lo fa guardando indietro, o meglio "da dietro" quelli più avanti qua vicino, facendo cherrypicking tra pratiche estere e mentalità correnti. Non traspare un disegno complessivo, ancorché mutuato da esperienze lontane (notorio ad esempio la fascinazione di Munari per il modello argentino: certo, piacerebbe anche a noi, ci fossero i criquet, rugby y polo clube che han laggiù), anche se un certo "movimentismo" non manca. Un muratore sveglio ma senza architetto insomma: rischio incombente di forno per pizza in taverna e nani in giardino ...

Partiamo con le quisquilie: il Gavazzi liquida lo scambio di messaggi con Benetton post elezioni come polverone mediatico, ribadendo ancora una volta il suo "ti stimo fratello"nei confronti del club della Marca. Ha ragione, è un polverone; ma visto che non è nato ieri, dovrebbe sapere che razza di medioman tarati sui modelli calcistici tutti titolòn e bandieròn galleggino nell'informazione sportiva; si spera che la lezione gli serva, e la prossima volta trattenga nella strozza cavolate freudiane tipo "in campagna elettorale sono stati usati metodi leciti e meno leciti".
"Vogliono farci litigare", afferma il Gavazzi: si riferisce solo ai giornalai o indica "mandanti", qualcuno che abbia l'interesse a tener alta la tensione? Se crede di poter reclamare "non voglio noie nel mio locale" come in epoca dondiana, allora non avrebbe capito cos'è successo stavolta. Ivi incluso rischio di disimpegno dei Benetton, fatto che ovviamente non lo turberebbe minimamente anzi: in Federazione e non solo, sono pronte in fresca da anni le bottiglie di champagne per festeggiare l'evento.

Ulteriore spunto "all'indietro" è come il neo Presidente liquidi la questione Aironi-Zebre. La versione ufficiale del plenipotenziario ad acta nominato nell'estate da Ponzio Pilato Dondi, resta l'improbabile obtorto collo: «Se fosse stato possibile (salvare gli Aironi, ndr), l’avremmo fatto. Non avevamo alcuna convenienza a mettere in piedi una franchigia federale». Basta tradurre quel "possibile" in "conveniente sul piano del potere" e tutto si compone. Resta palpabile una certa sua distanza dal neonato quadrupede non purosangue parmense.

Lasciamo il passato e veniamo alle grandi strategie per il futuro.
Partiamo con una sua affermazione apparentemente banale: "«Nel rugby non s’inventa niente. Il Galles, a mio avviso la nazionale che oggi gioca meglio, ha lavorato benissimo sui giovani nella prima metà degli anni Duemila, per poi imporsi a livello assoluto».
Nel Galles come in tutti gli altri Paesi rugbisticamente dominanti, il lavoro sui giovani non nasce "nella prima metà degli anni 2000" ma è una costante, sostenuto dal sistema educativo. Aldilà di questo c'è però un senso importante: non si ottiene nulla un giorno per l'altro, bisogna iniziare a lavorare seriamente dalla base, per ottenere risultati nel medio-lungo termine. Il traguardo che il Gavazzi s'era fissato in una intervista precedente erano i mondiali giapponesi del 2019, per Londra chi ha dato ha dato. Di più, al "non vinciamo mai" del giornalaio di turno, il Gavazzi contrappone un deciso il tempo e il ptenziale giocano a nostro favore: «I 70.000 all'Olimpico hanno impressionato i nostri partner: se loro sono tecnicamente più avanti di noi, il futuro è qui. Chi può crescere più dell’Italia?».
Questo, accompagnato alla attenzione riproposta per la formazione e lo sviluppo dei tecnici («Dobbiamo creare una Coverciano del rugby»), farebbe ben presagire.

Invece alle belle intenzioni purtroppo corrispondono idee un po' da orecchiante. Intendiamoci, è pur sempre un passetto avanti rispetto al "nicht fur uns, alles fur Azzurri" dell'era dondiana: difatti nell'intervista Gavazzi la Nazionale manco la nomina, era ora.
Quali sono le idee del Gavazzi Alfredo per sviluppare la base?
La piramide si fonderebbe sull'idea non a caso faraonica già esposta all'inizio della campagna elettorale, quella delle Accademie distribuite sul territorio: «Il mio progetto prevede una ristrutturazione del sistema delle accademie. Una base di 24 centri di formazione Under16, poi 12 accademie provinciali Under18/19 lì dove ci sono i numeri e le strutture – Milano, Brescia, Treviso, Roma – in modo da coprire l’intero territorio nazionale, e all’apice i club di Eccellenza. L’obiettivo è anche tenere i ragazzi il più vicino possibile alle famiglie e alla propria scuola». Unico sano dubbio, riguarda il futuro della Madre di tutti i fallimenti Accademici, Tirrenia: «E’ possibile che rimanga come centro d’elite», è possibile - tiè Saccà.
Strana l' idea geografica gavazziana di tenere "i ragazzi vicini alle famiglie" concentrandoli su 12 o 24 centri in un Paese lungo, che conta venti regioni e un centinaio di province. E poi, benedett'uomo, non sarebbe più logico oltre che naturale, lasciar le Società deputate a formare e sviluppare i ragazzi? Non sarebbe meno costoso oltre che più efficace, invece di far muovere i ragazzi, far girare i tecnici federali nelle società del territorio in qualità di ispettori (e formatori dei formatori)?
Francamente pare un'idea maturata nei pensieri di chi abbia esperienza di realtà sportive dai vivai fragilini, che ora si aspetti che la Federazione glie li sistemi. Di più, l'output rischia di essere il solito castellone centralista, vòlto a generar stipendi e quindi fedeltà; solo smistato un po' più in giro di prima, a beneficio dei cacicchi locali; ricorda tanto quel "federalismo de'noantri" che a livello politico ha prodotto auto, ville e cene a base di ostriche per i beneficiati regionali e ulteriori oneri e balzelli con servizi sempre più remoti per chi paga.

C'è anche spazio nella mente fervida del Gavazzi per il copiaincolla delle pratiche più retrive dal calcio e dal rugby dei Paesi cosiddetti evoluti: «In certi ruoli dovremmo individuare qualche isolano (del Pacifico, non siculo, sardo o del Giglio, ndr) che a 16-17 anni sia disponibile e farlo crescere da noi. Ormai lo fanno tutti. Non dico cinquanta, qualcuno».
La tratta dei ragazzini è un segno (miope) dei tempi che cambiano (in peggio); vorrà dire che dopo l'epopea conclusa degli oriundi argentini - che almeno portavan quasi tutti cognome italiano ma che han lasciato buchi che ancor oggi scontiamo, entreremo anche noi nell'era dei Fijiff come li chiamano in Francia, acronimo sorto mescolando "figiano" con la sigla che designa i giocatori di cosiddetta "formazione nazionale". Non avendo noi basi nel Pacifico contrariamente a francesi e inglesi, ovviamente dovremo accontentarci delle seconde scelte: è il destino dei followers.

Salendo di livello, emerge del buono in mezzo al meno buono nelle intenzioni del presidente. Il buono: «Ogni squadra celtica dovrebbe poggiare su quattro club d’elite e avere in organico 12 giovani con doppio tesseramento, che possano giocare sia in Celtic che in Eccellenza. Così si porta il territorio ad identificarsi con la franchigia». Deo gratias ci sono arrivati finalmente, alla faccia di chi insisteva nell'apartheid per farsi i suoi giochini locali coi fioi, ecco stabilito un inizio di missing link tra Eccellenza e Celtiche! Vedremo se questo Consiglio Federale, tra dondiani doc ed esponenti del localismo più "old skool", glie la passerà.

Quattro (club Eccellenti) per franchigia fa tre franchigie: ne deriva la necessità "aritmetico-politica" di aprire la famosa Terza Franchigia Celtica. O sarà solo una favoletta sega-Zebre, tipo "Southern Kings de'noantri"? Secondo il Gavazzi anche gli scozzesi vorrebbero la loro terza e noi ci metteremmo in scia.
Rimane il problema di chi ci giocherebbe, viste le difficoltà di Zebre e prima Aironi a identificare personale di livello. Le idee son sempre quelle dei tempi di Dondi: esponi giovani "normodotati" ai raggi della Kryptonite celtica, aggiungi un pizzico di allenatore francese, agiti prima dell'uso e otterrai dei Superman.
A noi pare si rischi di ottenere solo una ennesima generazione di giocatori medi abituati a perdere, ma tant'è, il fascino di un "Connacht de'noantri" colpisce sempre - come se non ne bastasse uno. Si preparino allora i club Eccellenti a nuove, più estese spoliazioni di talentini. Così imparano a votarselo.
Il fatto incontrovertibile resta che l'Italia nel breve non dispone di 100 giocatori di alto livello (magari!).
Aldilà di chi gioca poi, il punto critico è piuttosto chi la paga la Terza Celtica. Ci sono le centinaia di Accademie da aprire, le Zebre già sul groppone federale ... Vaste Programme. Beh, Gavazzi ha già messo gli occhi sul contributo d'iscrizione alla Lega Celtica (un milione a franchigia a stagione se non ricordiamo male, a totale carico federale): dal prossimo giro smetteremo di pagarlo, sostiene. Approviamo, ma vedremo quei "ragni" dei nostri partner come la vedano.

A proposito di soldi: di tivu ovviamente non si parla (sinora son stati solo costi con le varie Sportitalia e La7), del resto è oggettivamente prematuro pensare a ricavarne del grano in Italia. Non lo è invece a Dublino, dove oggi si apre il meeting della ERC. All'ordine del giorno il futuro delle Coppe Europee post 2014. Gli inglesi arrivano bellicosi con tanto di nuovi lucrosi contratti in tasca come sappiamo; i francesi guardano con l'acquolina in bocca ma per adesso affermano "buonisti" che gli piacerebbe tanto giocare anche le celtiche, veramente veramente. Vedremo; il rischio non è l'esclusione ma è ben più grave: che le "torte" Irb, Rbs, Erc da cui Dondi si ricavò fette non trascurabili in altri frangenti e su cui Gavazzi conta, possano fatalmente cambiare. In peggio e in tempi rapidi.

35 commenti:

franky ha detto...

il punto positivo principale del gavazzi-pensiero è il maggior legame fra celtic e eccellenza che ricordiamo farà pure pena per essere un campionato, presunto, professionista ma nelle altre nazioni celtiche i campionati nazionali molto meglio non sono anzi (quindi sfruttiamolo per far giocare i vari esposito, fazzari della situazione tanto per fargli ricordare cos'è un campo di gioco) :)
punto negativo : creazione di accademie, centri di reclutamento ecc in sè non sono negativi ma nel contesto italia a mio parere non vanno bene, con la nostra estensione e popolazione dobbiamo puntare in ogni sport, soprattutto i principali, a una diffusione capillare di esso attraverso le piccole società mettendole in grado di educare, umanamente e sportivamente, i ragazzi (strutture, tecnici, professionisti del settore ecc). E poi non è che le nostre accademie formino come le accademie irlandesi quindi non sarebbero una grave perdita; se ci sono devono essere per un elite, dai 18 in su, ma legate alle due franchigie; si, due, perché per ora tre non ce le possiamo permettere sia per costi che per mancanza di giocatori che per deficienza nella gestione. Come detto già le zebre ora sono il nostro Connacht, formare un'altra squadra (neanche ci sono sponsor che vogliono investire al momento nel nostro rugby celtico penso) vuol dire prendere uno scarto di 50 punti se non di più (e non voglio pensare all'heineken).

Abr ha detto...

Ista est

ivanot ha detto...

Credo che il ripescaggio d'ufficio della squadra battuta dal San Donà sia una delle pietre per la costruzione della futura terza franchigia. Su On Rugby ho appena finito di leggere la lettera di Marzio Innocenti..... dimenticavo, come al solito lettura perfetta della situazione Abr, qualcuno riuscirà a riconoscere a Munari di aver parlato subito che i giocatori fuori dai 23 dovevano giocare in eccellenza?

Abr ha detto...

Tnxs Ivan, l'importante è che lo facciano, non chi l'ha detto per primo.
Sono ancora dubbioso, coi nuovi poteri del consiglio federale. Prima quel che diceva Dondi era legga (anche se Gavazzi si faceva i gavazzi suoi anche allora) ma adesso non so. Son curioso.

Abr ha detto...

Su quella lettera aperta, meglio stendere un pietoso velo.
Capisco la rabbia, ma a la guerre comme a la guerre, inutile far tanto le verginelle ex post.

Inoltre, antico difetto veneto, la provincia non si batte con la provincia al cubo.

Gsp ha detto...

Munari qualcuna la canna pure (god forbid). A qualcuno e' passato per la mente di andare a chiedere a properzi, casellato, cavinato, e gli altri se vogliono un centro, apertura, srconda linea che non si allena con la squadra durante la settimana? Sarebbe diverso se ci fossero delle squadre b.

ivanot ha detto...

le seconde squadre non mi ricordo chi ne parlava....

Gsp ha detto...

Ne parlava proprio lui ad inizio avventura celtic. E sarebbe stato un altro costo in piu' che nussun'altro avrebbe potuto sostenere.

Gsp ha detto...

Oggi 100 giocatori non ci sono.

I soldi per la terza, se fossero solo a contributo FIR, alla federazione costerebbero meno di oggi. Anzi potrebbero anche portare i contributi a 3mln per tutte le 3 squadre e spendere meno di oggi.

Ammazerebbe l'eccellenza pero'. E li il dibattito e' aperto.

ringo ha detto...

Ma soprattutto: dopo la sconfitta delle Zebre Edimburgo sono tornati gli stessi commenti apparsi quando gli Aironi, al primo anno, tornavano a casa con le batoste - una settimana prima c'era chi inneggiava all'intuito di Dondi di chiudere l'esperienza di Viadana e dare il via alla franchigia federale. Insomma: dal punto di vista sportivo, si sa che ci vuole tempo, che le squadre fatte in un paio di settimane hanno bisogno di tempo. Dall'altro punto di vista: una seconda franchigia? Il vino in dosi massicce può provocare danni.

franky ha detto...

per me l'idea della seconda squadra o di un sistema più flessibile di scambio tra eccellenza e celtic è una bella idea; naturalmente c'è bisogno di collaborazione da parte di tutti, magari cercando di mettere dei limiti ai giocatori da avere in comproprietà con una sola squadra e con una retribuzione alle squadre d'eccellenza per convincerle. La seconda squadra come dice gsp sarebbe stata un problema per chi non fosse stato la benetton

ivanot ha detto...

Assolutamente vero, allora non chiudiamo le porte in faccia a nessuno, se Treviso può fare la seconda squadra ben venga, per gli altri si troveranno altre modi di cooperazione, se si vuole crescere, oltre ad accettare la sconfitta nelle elezioni, bisogna anche accettare che qualcuno forse può essere più bravo nel management e programmazione, oltre che sul campo per ora.

ivanot ha detto...

Si obbietterà che possono perché loro hanno i soldi, non vi è alcun dubbio, ma il rugby d'alto livello non mi sembra giri a pane e salame.

Abr ha detto...

Personalmente credo che inventarsi l'acqua calda sia sempre uno spreco di energie. Cosa fanno altrove? Ovviamente dove valga la pena di guardare. Risposta: mutatis mutandis, abbiamo "sistemi" di squadre a diversi livelli, oppure dove ci sono le "franchigie", le aree (Province etc.) con le squadre del territorio in un sisteam pienamente osmotico.
Questo è quel che bisogna fare anche qui: sistema osmotico, la palla è ovale uguale.

ivanot ha detto...

Vengono da un altro emisfero,non da un altro pianeta. GIOCHIAMOCELA........ma cosa avete capito sono eleggibili :-)

Abr ha detto...

@gsp: vero anche Munari sbaglia: qui ad esempio non siamo convinti che la sua infatuazione per il modello argenitina NON sia replicabile qui da noi, per una serie di motivi che è lungo spiegare in un commento.

Sul resto, siccome tutto è relativo, c'è chi ha sbagliato e sbaglia molto ma molto più di lui. Per una questione di (a) competenze (b) esperienze e last but not least (c) apertura e frequentazioni internazionali.
Della serie, il maggior difetto dell'Italia è l'essere culturalmente provincia, anche se qui con la cultura ci facciamo dei pipponi infiniti.

Se poi non ti offendi e nemmeno loro lo fanno, potrei anche risponderti "chissene di quel che piacerebbe a casellato cavinato % co".
Sempre per far battute, la questione "far sistema", "alles fur Azzurri" etc. varrebbe solo dalla Celtic in su?

Abr ha detto...

Appurato che l'attuale sistema a compartimenti stagni non piace manco a Gavazzi (alleluja!), la questione interessante: club/franchigia con enne squadre di enne livelli, o "sistema territoriale"?

Risposta: in Italia c'è un sistema misto franchigia/club ergo il club, che può permetterselo, si faccia pure la squadra eccellente coi suoi soldi, mentre la/le franchigie pubbliche (che non se lo potrebbero permettere) divengano "perno" di un territorio.
Col corollario che il Veneto (Rovigo escluso se non vuole starci) faccia "territorio" con la Benetton come ha fatto, sottotraccia e non (caso Marcato) sinora.

Idem per le Accademie: lo Stato le paghi dove non ci sono vivai. Punto.

ivanot ha detto...

Concordo, l'importante e quando ci si è messi daccordo di remare si remi tutti dalla stessa parte.

Abr ha detto...

Non comprendo il ragionamento di costo, gsp: se le ZEBRE costano 6ml/anno, perché i "FACOCERI" dovrebbero costar di meno? Perché avrebbero atleti più scarsi? C'mon, la media è media.
Nel post ho evidenziato dove Gavazzi spera di prenderne metà dei milioni che servirebbero: dalla quota di iscrizione celtica. Peccato che nel frattempo voglia fondar più accademie che Alessandro Magno città ... e poi la formazione dei tecnici, gli impianti etc.etc.

ivanot ha detto...

Messa giù in questo modo sembra semplice

Abr ha detto...

Le soluzioni sono sempre semplici, sono i problemi ad esser "complessi" (per chi non vuole risolverli).

Anonimo ha detto...

Pienamente d'accordo Abr in base a che calcoli la terza franchigia dovrebbe costare di meno non si capisce.
Aggiungo che Gavazzi fa il grosso parlando di aut aut dati ai celtici ma non sono cosi' convinto che dall'altra parte tremino e siano pronti a dare a Gavazzi tutto quello che vuole...anzi fosse Gavazzi andrei molto cauto dopo la figuraccia Aironi-Zebre, visto che all'alba della terza stagione si e' trovato un contratto TV che assicuri visibilita' in Italia (ma quanto frutta?E' ancora la Fir a pagare la produzione?)...come sempre per fare il grosso tira fuori i 70mila dell'olimpico.
La terza franchigia e' un'assurdita' come tutti sappiamo ma il caro signor Gavazzi prima di fare la voce grossa dovrebbe in caso preoccuparsi di confermare due squadre in CL.

Naoto

Anonimo ha detto...

Volevo poi dire che Gavazzi parla tanto del modello Connacht ma quel modello e' stato cambiato. Il Connacht e' stato ristrutturato 3 anni fa ed ora ha un board proprio e con le regole che entreranno in vigore il prossimo anno di giovani dalle altre Provincie ne vedra' di meno (se l'Ulster ha un pilone destro straniero Munster e Leinster non potranno averne uno quindi i piloni destri giovani se li terranno e non li lasceranno andare al Connacht...e cosi' via negli altri ruoli) tanto che al Connacht saranno permesse regole diverse piu' soft sugli stranieri.

Abr ha detto...

Infatti, Connacht sarà costretto a "rifarsi" con l'import ma già adesso e da anni che è "l'incubatore designato", pochi notano, il numero di stranieri su cui conta Connacht è regolarmente il doppio delle altre irlandesi.
Della serie, giovani e stranieri non sono antitetici anzi: formazione e sviluppo chiama esperienza. Non per i soloni fir, che t'insegnano a nuotare buttandoti in acqua alta e fredda.

Abr ha detto...

Il ragionamento del Gavazzi si fonda sul fatto che gli scozzesi vogliano la terza franchigia.
Boh, saprà ben lui, l'ho sentito dire da lui per primo. Difatti me lo vedo in kilt, nei weekend a St.Andrews ... :o

Anonimo ha detto...

Gli scozzesi e' dal fallimento dei Border Reivers che "sognano" di riavere la terza franchigia...certo perche' l'Italia riesca ad avere la terza franchigia (che per me sarebbe assurdo) bisogna che gli scozzesi anche abbiano la terza franchigia o questi ultimi non voteranno mai a favore, di fatto le due unions dovranno allearsi al riguardo ma bisogna anche vedere se nel board c'e' effettivamente la volonta' a salire a 14 squadre che significa 4 partite in piu' in un calendario gia' fitto cosi' com'e' ed a quel punto terrei d'occhio anche i Gallesi che potrebbero spingere per una loro quinta franchigia.
La cosa per me piu' ridicola sono gli aut aut che Gavazzi afferma la Fir abbia dato al board...

Anonimo ha detto...

Appunto e tutto nasce dalla difficolta' ad avere una squadra decentemente competitiva (si puo' anche perdere il 70% delle partite ma ci sono sconfitte e "sconfitte"...scusate il gioco di parole che scritto forse non e' facile da esprimere) ed attraente per il pubblico in una Provincia fortemente dominata dal GAA...la ristrutturazione del Connacht nasce proprio dal fatto che cosi' com'era il Connacht non era sostenibile.

Sugli stranieri...regole Fir assurde...se vuoi 12 giovani in ogni franchigia chi gli insegna veramente?Se un ragazzo di 19-20 anni si allena due anni con un Contemponi (od un Parks per restare al Connacht) qualcosina la imparera'...a me l'idea della terza franchigia fa paura e basta perche' temo che poi si spingera' affinche' vi sia una distribuzione piu' o meno equa dei "forti" e di quelli "da far crescere" negando quindi la possibilita' ad una delle 3 di puntare a qualcosa di piu'.

Abr ha detto...

Non lo so se lo sognino anonimo, quando c'è da pagare, gli scots si fanno improvvisamente meno "romantici" di noi ...

Quanto agli aut aut, la Fir non ci rimette e se va bene ci guadagna.
Se infatti non lo concendessero, chiederà alle squadre di pagarsi l'iscrizione. A quel punto uno ce lo dovrà mettere la Benetton. E' un guadagno rispetto a due pagati prima: un bel +100%, usabile per iscrivere la terza.
Tutto come se la pagasse la Benetton ...

Abr ha detto...

Beh la provincia del Connacht,la più "celtica", è anche quella dove il rugby è meno popolare. Sul resto siamo in linea.

Sulla distribuzione dei "forti", per fortuna storia dimostra che alla fine è il mercato che batte ogni fola regolatrice e livellatrice.
Coi soldi di cartone non si va lontano.

A maggior ragione non arriva da nessuna parte chi scambi un campionato sportivo per un calesse: un mezzo di trasporto per giovani dalla Accademia alla Nazionale.
Potrebbero avere i migliori allenatori del mondo e i migliori esempi vicino, ma se nessuno gli instilla giorno e notte l'educazione all'AGONISMO (devi vincere!) non faran altro che creare dei bravi perdenti.

la vera preoccupazione è un'altra: che Benetton si stufi di regolette, balzelli e furtarelli e si concentri tutto sul torneo topolino.

Anonimo ha detto...

Abr il problema e' che io temo che davanti ad una terza franchigia che diverrebbe la seconda federale (se per la seconda franchigia nessun privato si e' fatto avanti non vedo perche' dovrebbe esisterne uno per la terza) la Fir partirebbe con regole assurde per cercare "un'equa distribuzione" del talento livellando tutto verso il basso e spingendo Benetton fuori...salary cap e/o regole su un numero minimo di Under "X" in rosa tanto per buttare li' qualche idea di regola che potrebbero partorire...poi ammetto che posso essere prevenuto ed aver poca fiducia nella nuova dirigenza ma sareste tanto stupiti se succedesse?

Anonimo ha detto...

Bella quella degli scozzesi Abr...

Il discrso aut aut lo trovo assurdo, mi sembra molto il nuovo Presidente che cerchi di dire "sono un duro e detto io le regole ai celti" quando in realta' c'e' da ricostruire credibilita' dopo l'affaire Aironi e come e' stato gestito...aggiungici che ad oggi la CL non e' che sia chissa' che successo finanziario in Italia c'e' ben poco da fare i supercazzuti che dettano le regole.

PS non avevo rifirmato ma son sempre Naoto

Abr ha detto...

Tnxs naoto, è sempre un piacere condividere e discutere le tue idee, anche se sei anonimo!

Abr ha detto...

Si si è chiaro e condivido, nella mia risposta li chiamavo balzelli, regolette e furtarelli che Benetton prima o poi si stufa e fa solo il Topolino.

Abr ha detto...

La sensazione è quella di una contea formalmente inserito in un impero, il cui conte è così potente per cui l'imperatore non può farne a meno, prescinderne o metterselo troppo contro.

D'altro canto un "conte" così, nel mentre giura la sua fedeltà all'imperatore e si fa i cavoli propri, meglio per lui se giocasse di sponda con qualcun altro fuori dall'impero (Francia? Zatta frequenta il Leinster, pochino), per tener l'imperatore sulle spine ed evitar colpi di mano.

Abr ha detto...

Ora che ci penso, era la tattica Benetton ai tempi della Lire: giocarsi regolarmante il "e io me ne vado in Celtic League".
Poi l'imperatore che ha fatto fuori la Lire, glie l'ha "occupata".
Urge trovarsene un'altra (Top14 che diventa 15? "Trevise" suona bene in francais).

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