giovedì 27 settembre 2012

The Rugby Championship NON è finito

Con otto punti di vantaggio della prima classificata Nuova Zelanda a due turni dalla fine, il primo The Rugby Championship è già da considerarsi bell'e aggiudicato. Per vincerlo anche formalmente, agli All Blacks basterà un punto per gara: il criterio dirimente in caso di squadre che concludano a pari punti, dopo il numero di vittorie sono difatti gli scontri diretti.
Nonostante questo The Championship è tutt'altro che finito: si trasforma in una mini serie di due Test Match per squadra, resi succulenti dal fatto che si va a giocare in Argentina e Sudafrica, dove nulla è garantito. L'unica certezza sulla base delle caratteristiche (tigna e fisicità) delle squadre di casa, chiamate quindi a dettare il passo, è che avremo sfide molto combattute, al limite del sanguinolento.

L'Argentina conferma in blocco la squadra che s'è così ottimamente comportata - per almeno un'ora/settanta minuti - nelle trasferte australasiane. Il fatto che Los Pumas saranno in casa aggiungerà se possibile ulteriore garra ai biancocelesti. Il tutto verrà mitigato dal fatto che ora All Blacks e Wallabies sanno bene cosa li aspetta; ciò non toglie comunque il rischio di vedere una o ambedue le prime nel ranking mondiale, trovarsi incaprettate ai piedi delle Andes come capitò al Sudafrica. Anche perché a quanto pare, le motivazioni sono rimaste un po' a casa e alcuni protagonisti paiono iniziare a chiamarsi fuori.

C'è la maretta in casa australiana nei riguardi dell'allenatore, il poco amato neozelandese Robbie Deans. Le due vittorie in fila casalinghe non hanno placato le polemiche e ora vengono usate all'uopo anche i siluri critici via Twitter di un altro neozelandese di nascita, Quade Cooper, che ha parlato di importazione di "toxic culture": un gioco slegato dalle tradizioni d'attacco dei Wallabies. Forse era indispettito per essere l'unico cambio, ancorché infortunato,  per la partita in Sudafrica (rimpiazzato da Kurtley Beale!), o forse ha la testa già al League dove lo stanno chiamando in tanti, a partire dall'amico Sonny Bill; oppure sa qualcosa che noi non sappiamo sul futuro del coach: la risposta della Aru, la federazione, è stata che non commenteranno pubblicamente tali dichiarazioni.

Si prosegue col "chiamarsi fuori" passando addirittura dal capitano Tutto Nero Richie McCaw. Per il quale, autentica risorsa nazionale, si sta valutando un periodo sabbatico di sei mesi lontano del rugby. Inizierà una volta chiusa la pratica The Championship - un vero capitano non abbandona la nave prima che entri in porto sicuro - ma è pur sempre un annuncio in qualche maniera destabilizzante, secondo l'adagio in voga negli spogliatoi che chi si sottrae dalla lotta ...
La logica della decisione è lapalissiana: a trent'anni suonati, il monumento vivente sull'orlo delle cento vittorie (non test) come capitano (non solo come normale giocatore), è pieno di traumi nemmeno tanto micro - basta guardarlo in faccia o ricordare le stampelle con cui s'è mosso per mesi a fine mondiale - per cui è opportuno che centellini le prove, se vuole avere la possibilità di giocare il terzo mondiale da capitano ed entrare definitivamente nella leggenda.

C'è un siparietto comico collaterale al riguardo, un Off-Topic che tocca l'Italia e la dice lunga su certe derive dell'informazione anche specialistica.
In sintesi, è bastato che un giornalista neozelandese fingesse di non capire la logica del pit stop di McCaw (fermarsi prima di finire il carburante) e rivangasse con aria saputa, antichi ipotetici "pour parler"  relativi a destinazioni europee gradite al duo Carter-McCaw. Tra le quali spiccava l'Italia per via di sponsor, link milanisti etc. Tanto è bastato per far impazzire di desiderio l'informazione nostrana: rilancio immediato del segnale con amplificazione al massimo, l'opinionista Kiwi promosso seduta stante a "fonte molto attendibile"  e vai coi titoloni ... Al che i boccaloni abboccano, spandendo fiumi di commenti nei blog: obiettivo numero di contatti raggiunto. Odora di bufala da un miglio sottovento ma è pur sempre una "notizia": mica la si può "bruciare", no-o?
Il tutto parrebbe catalogabile come wishful thinking pro masse, stile "bombe del calciomercato"; analogo a quel ricorrente sottolineare la "spaccatura" tra franco-inglesi riguardo del futuro delle Coppe Europee, quando invece rimangono allineatissime nel taglio dei posti alle Celtiche. Usiamo da tempo il neologismo "calcificazione" per descrivere questo trend nazional-popolare della informazione rugbystica. 


Torniamo al rugby sul campo. Come affronta le due partite casalinghe il criticato Sudafrica di Heyneke Meyer? Al contrario dell'Argentina: pochi cambi ma nelle posizioni chiave centrali, con un occhio decisamente fisso al futuro. Come se il periodo di transizione che il coach aveva impostato, sia dichiarato terminato per manifesta assenza di leadership e quindi barra avanti tutta, largo ai nuovi. Nel mentre oltre alle critiche tecniche si scatenano gli isterismi dell'ex coach Peter DeVilliers, che prova a guadagnar righe di cronaca facendo fare al rugby sudafricano un salto indietro al pre-2007 e farnetica: "troppi bianchi nei Boks".
Due i nomi chiave nuovi (bianchi) che significano futuro, o meglio tre (il terzo è nero): l'appena ventenne Johan Goosen titolare all'apertura, dopo i due tutto sommato convincenti anche se sfortunati scampoli di gara giocati. Potrebbe debuttare titolare anche Jaco Taute, di poco più anziano, un centrone-estremo dei Lions che molto ricorda Frans Steyn e che sarà titolare al centro in coppia col capitano Jean de Villiers nel caso Steyn stesso risultasse unfit, altrimenti partirà dalla panca. Notare, Taute come Goosen ha solo un paio di partite sulle gambe causa infortuni, ma evidentemente Meyer non può più attendere. In panca siederà un altro giovane della stessa generazione, l'apertura Elton Jantjies anch'egli dei Golden Lions, in gran spolvero nella Currie Cup. Ciò significa che Morné Steyn starà a casa, nonostante le dichiarazioni di stima di Meyer che giustifica il sack col peso di tutte le gare giocate dall'apertura dei Bulls, è ora di fargli tirare il fiato. Il terzo della stessa generazione in realtà è stato il primo ad arrivare agli Springboks: Pat Lambie, ancora(to) in panchina; Meyer continua a preferirgli Kirchner in posizione di estremo, boh.
Davanti sarebbe il vero problema dei Boks, squadra attitudinalmente a trazione anteriore, ma l'esplorazione dei ricambi è terminata, dato che il problema è al contrario la inesperienza complessiva a livello di reparto: rientra Bekker in seconda linea col compagno di club Etzebeth che ha scontato la pena, Louw viene confermato openside al posto di Coetzee (pronto in panca), in terza linea assieme a Alberts e  Vermeulen. Nessuna novità nemmeno in prima linea: Mtawarira, Strauss e Jan DuPlessis, più Liebenberg e il nuovo Coenie Oosthuizen in panca al posto di Cilliers.  Anche in fondo confermati Kirchner, Hougaard e Habana, metronomo in mediana resta l'affidabile anche se un po' scontato Ruan Pienaar.

7 commenti:

Alessandro Cossu ha detto...

Mai commento fu piú appropriato, per quel che riguarda la bufala di McCaw. Quanto al sito che ne ha dato notizia per primo, gratificarlo della definizione di "informazione specialistica" mi pare troppo benevolo: basta leggersi i commenti su quel blog per capire che tipo di pubblico ha. Com'è che qui non trovo mai risse verbali? Suvvia, datevi da fare: rendete piú appetibile questo sito antidiluviano (scherzo, ovviamente...).

Saluti da Monaco invasa da torme di sbevazzatori (cheppalle!)

Abr ha detto...

Oktoberfest ja! Una sorta di rito di passaggio per tutta la gioventù del Nordest!

Come alla Fest di Munchen, ognuno ha gli avventori che si merita, sulla base della birra che mesce ... Grazie quindi a te e agli altri due o tre dai gusti più sofisticati!

Puntare sulla massa è un obiettivo come un altro, richiede comunque un certo tipo di professionalità; noi invece meno siamo meglio stiamo, quindi ringraziamo.
Questo sia chiaro, non è snobismo: se per attirare la massa si adotta un approccio, un linguaggio "calcificato", si rischia inconsapevolmente di devastare il set valoriale stesso, quello che distingue questo sport da altri "giuochi".

(Ogni tanto devo dirti caro Alessandro, qualche scorfano - in gergo veneto costiero, magname..da - si spinge anche di qua, per fortuna raramente; solo non trova l'humus diciamo così nè le "sponde" e quindi migra rapidamente: merito vostro).


RugbyBurger ha detto...

Johan "il messia" Goosen titolare! Morne sul divano! era ora! sono veramente contento. Nonostante tutto i giovani bokken stanno emergendo. Taute si merita alla grandissima questa convocaione, devo dire che la formazione per sabato mi piace veramente. Provate a immaginare questa formazione:
The Beast
Bissie du Plessis
Oosthuizen
etzebeth
Kruger
brussow
alberts
vermeulen
pienaar/hoohaa
goosen
habana
steyn
taute
pietersen
lambulance

per i prossimi anni sulla carta, gameplan a parte, siamo alla pari degli ab, secondo me anche un filo sopra.

ringo ha detto...

Ci mettiamo le donnine? :D

RugbyBurger ha detto...

ps, c'è chi è pronto a scommettere che quando JP Pietersen tornerà a giocare ci sarà di nuovo spazio per Lambie ;)

Abr ha detto...

Interessante il link JPP - Lambie, non ci avevo mai riflettuto ...

Abr ha detto...

Non amo il Bismarck di questi ultimi tempi, già detto, troppo falloso. Strauss ha fatto il suo, ma devo dire che mi aspettavo di più. Evidentemente non si diventa leader di un pack come quello Bokke in due partite.

Broussow: un altro che ha giocato due partite quest'anno, intanto le interpretazioni sono cambiate rispetto ai tempi della mitica tournée dei Lions quando fu il number one.
Vediamo Coenie davanti com'è.

Dietro concordo, in prospettiva fan paura, e in più c'è la panca. A te non piace nessuno degli Steyn se non ricordo male, per me Frans rimane uno risolutivo, vedi a Mendoza. Lo proverei "impact player" alla basket, partente dalla panca, per caricarlo un po' ... a tratti di gara in effetti è assente.

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