domenica 10 febbraio 2013

L'Inghilterra si riprende l'Irlanda dieci anni dopo

Six Nations - Lansdowne Road
Ireland 6 - 12 England

Chi ben comincia è a metà dell'opera e  l'Inghilterra di Stuart Lancaster va oltre: esce con un'altra vittoria per 12-6 dal secondo turno di 6 Nations nello scontro diretto per la testa del torneo con l'Irlanda a Dublino, dove non si imponeva dal 2003, l'anno del Grand Slam prima e del Mondiale poi. Meglio augurante di così ... la ricorrenza tra l'altro fa sovvenire Mike Catt, assistente per calciatori e trequarti, in campo a portare il tee a Owen Farrell indossando un cappuccetto rosso calcato che lo ripara dalla pioggia. La RWC non è ancora in programma anche se si dice che Lancaster stia già indicendo riunioni su riunioni per pianificarla; il primo invece sì.
Match dai pochi fronzoli, non solo per l'attitudine fisica delle compagini in campo, ma anche per le condizioni atmosferiche con la pioggia che bagna giocatori e pubblico. Altra grande serie di botte e di scontri, di lotte serrate nei raggruppamenti dove accade di tutto - dalle mani sul pallone, a chi finge di dormire e si accomoda dalla parte sbagliata della ruck, incurante dei tacchetti finché Cian Healy non fornisce la sua dose a Dan Cole e chi passa per di lì si piglia. Arbitra il francese Jerome Garces, faccia da Mr.Beans che comunque nel panorama sinora abbastanza increscioso degli arbitraggi, se la cava dignitosamente.


C'è tanto in palio e la pressione si tasta, forse a reggerla meno sono gli Irishmen: "You want drama? You can't handle drama!", scrive l'amico Sean. Jamie Heaslip non rotola via dopo due minuti e per Owen Farrell si presenta l'occasione di sbloccare il punteggio e non fallisce. E' tutto quello che cercano gli ospiti, che puntano a non dare tregua quando l'apertura usa il piede per la profondità con traiettorie alte - e Mike Brown mette il fiato sul collo ancora di Heaslip che perde il controllo dell'ovale nell'agguantarlo. L'Irlanda al 7' mette piede nei 22 inglesi ma il lancio di Rory Best dalla rimessa viene intercettato, Farrell allontana automaticamente. Il triangolo allargato di coach Declan Kidney impatta la linea difensiva, guadagna un'altra touche in attacco: partono Healy e l'attivissimo Peter O'Mahony,  Conor Murray allarga l'azione ma la trincea avversaria non cede, anzi contrattacca su un pallone vagante con il calcio di Chris Ashton in profondità, presidiata da Rob Kearney che placcato commette in avanti e così l'Irlanda passa in pochi secondi dal territorio nemico a indietreggiare, mentre Simon Zebo abbandona la battaglia per problemi muscolari ed entra Keith Earls
E' storia così, condita dal gioco al piede che non funziona perfettamente a Jonathan Sexton che non trova la rimessa in un paio di occasioni. Quel che è peggio, facendo più gioco fatalmente gli irlandesi perdono più palle al ruvido contatto con la linea difensiva. E' guerra di nervi tra le rispettive terze linee chiamate agli straordinari e i ball carrier pesanti, a considerare i pochi centimetri guadagnati un passo importante. All'Inghilterra sta bene, è in vantaggio; le difficoltà sono per gli irlandesi che non trovano il ritmo. Intanto l'ovale scivoloso continua a cadere a terra e occorre l'inventiva di Brian O'Driscoll nel servire Earls sulla fascia per dare brio, ma anches tavolta quando nei 22 la palla giunge a Mike McCarthy, la seconda linea se lo lascia sfuggire di mano. 

Piove, pure sul bagnato per i verdi. Perché se Farrell approfitta di un altro penalty concesso da Heaslip al 28' (0-6), Sexton deve dare forfait per infortunio al 31' e lo sostituisce la vecchia volpe Ronan O'Gara. E' un placcatore in meno nella sostanza per l'Irlanda, in uno scontro che non può che passare da questo fondamentale ed è una pedina che gli inglesi mettono subito nel mirino: Joe Lanchbury non libera l'avversario a terra nei 22 irlandesi, O'Gara calcia verso la rimessa, ma non la trova e in seguito commette tenuto a terra sotto la pressione di Geoff Parling e capitan Chris Robshaw. Succederà ancora nel secondo tempo, par quasi che l'eroe di mille battaglie (coi pali) non abbia la velocità rischiesta da questo rugby così aggressivo. Farrell non trova i pali per un filo e si chiude il primo tempo sul sei a zero. Quanto basta perché la palla (dell'iniziativa) debba rimanere in campo irlandese, con masima soddisfazione dei marpioni inglesi. 

Con la ripresa l'Irlanda prova sul serio a guadagnar maggiore inerzia e pare riuscirci:  accorcia al 44', dopo aver imprecato per un'altra rimessa persa nei 22 in attacco, ma una sequanza di una mischia vinta su introduzione inglese e di una rimessa laterale rubata paiono girare sul serio l'inerzia della partita. O'Gara carica i suoi e Lancaster reagisce immediatamente accelerando i cambi. Sferzata importante, forse decisiva:  inserisce Manu Tuilagi per un Billy Twelvetrees poco propositivo tra i trequarti e Courtney Lawes per Launchbury nel pack. La partita di Lawes durerà poco, costretto ad abbandonare il campo dopo una botta alla testa placcando Gordon D'Arcy. Quanto a Tuilagi, già che piove ha pure il sapone sulle mani: quando O'Driscoll pasticcia sulla trasmissione dell'ovale davanti ai propri 22, il ragazzo arrivato dal Pacifico incespica a sua volta nel tentativo di raccoglierlo da terra con un bel corridoio sguarnito davanti a lui. 
E' il momento chiave quando al 56' sbuca anche il giallo per James Haskell che allontanandosi dalla ruck con il piede destro che incoccia nel pallone, fose a bekla posta forse no: sta di fatto che è lì, Garces non ci casca e O'Gara pareggia i conti con l'Inghilterra è in inferiorità numerica. L'inerzia di prima? A quel punto l'Inghilterra torna a prendere le redini dell'incontro (la BBC assegnerà il Man of the match a Robshaw e il commentatore ne sottolineerà il motivo: raggruppa i suoi nella fase più delicata) e gioca ammirevolmente senza riserve, ignorando bellamente l'inferiorità numerica.  Non pick and go per far passare il tempo ma attachci veri, i più ficcanti della partita, complice una Irlanda che perde i pezzi (anche BoD zoppica).  Albione costruisce la più chiara occasione da meta all'ingresso dell'ultimo quarto: calcetto di Brad Barritt a mettere pressione nell'angolo, Kearney chiuso da Brown e Ashton, l'estremo irlandese da terra allunga la mano sulla linea laterale per evitare di concedere un tenuto sui 5 metri e si passa dalla rimessa. Dalla base Ben Youngs calcia a scavalcare, ci si fionda Tuilagi, cui le mani vengono toccate da Earls mentre di  suo sta perdendo l'ovale della vita, tradito dal rimbalzo. In precedenza c'era un fallo irlandese, Farrell si prende di nuovo il vantaggio al 63' (6-9).

Inglesi in 14, inglesi tranquilli che difendono e sfruttano l'indisciplina irlandese, due minuti più tardi, con Farrell che fissa il +6: un break per come stanno andando la cose all'Aviva Stadium. E quando O'Gara si presenta alla piazzola poco dopo per un ingresso laterale di Dylan Hartley in maul, rimarca l'importanza di ogni occasione: la traiettoria non è precisa, il penalty non trova i pali, i sostenitori giunti dall'altra isola tornano ad intonare Swing Low, Sweet Chariot e quelli di casa non sono così pronti a zittirli con i loro cori. Potrebbe andare peggio: un tenuto a terra di O'Gara su up & under per Ashton, Farrell che da posizione defilata sbaglia. Il tempo corre, al 76' l'Inghilterra potrebbe ammazzare definitivamente l'incontro con una mischia in attacco vicina ai pali, ma la nuova prima linea avversaria (Sean Cronin, Dave Kilcoyne e Declan Fitzpatrick) guadagna la possibilità di risalire il campo e allentare le pressione. Haskell restituisce il favore rubando il lancio del tallonatore. E qui si chiude la pratica. 

Affare molto britannico, battaglia chiusa e a costringere gli altri a commettere più errori, annullando gente come Sean O'Brien o quel Best che otto giorni fa aveva suonato la cavalcata, concedendo sia possesso che territorio ma non la qualità e la velocità. Abbiamo iniziato a dargli un nomeil rugby di questi tempi.  Se non altro è risultata una tenzone con un po' più di ordine e organizzazione da ambo le parti, rispetto a quella altrettanto chiusa di ieri allo Stade de France. Un dato notevole a favore degli inglesi più wise, adatti a questo rugby chiuso sono le 12 punizioni concesse dagli inglesi, di cui però solo tre nella propria metà campo.  L'Inghilterra aggira il primo grande ostacolo per il Championship ed è ad un passo dal secondo trofeo: dopo la Calcutta Cup c'è ... direttamente il Sei Nazioni, essendo la  Triple Crown un probabile byproduct, visto che richiede di uscire indenni dal Millennium Stadium nell'ultima giornata. M anon è certo finita, o tutta in discesa: tra due settimane ci sarà Le Crunch a Twickenham, coi francesi a secco e bien incazzè. L'Irlanda proverà a riprendere la corsa con un'altra traferta celtica dopo Cardiff, a Edimburgo, ma intanto un tram importante, forse decisivo è già passato. Buon per l'Italia, che se la ritroverà all'ultima partita forse un po' scarica? 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

i "take that" sono stati svezzati dai sudafricani l estate scorsa nei 3 test che avrebbero potuto schiantarli hanno trovato gli anticorpi che gli permettono di gestire con sicumera ,al netto di qualche cappellata ,battaglie come quella di ieri .
gli U2 hanno perso il loro solista troppo presto ma cmq avevano già sbagliato approccio insomma qualche stecca era già partita .... ;D ironduke

ringo ha detto...

I Take That? :D
Mi sa che con un manager come Lancaster c'è poco da essere Take That, al più Duran Duran (anche per motivi anagrafici dell'allenatore).

Anonimo ha detto...

pure x me so i duranduran ma i takethat fa più ridere epppoi volevo sottolineare la differenza anagrafica delle 2 squadre :D
ironduke




















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