domenica 30 settembre 2007

Vamos a ganar, Argentina!

Ore 17.00:
nessuna sorpresa al Vèlodrome di Marsiglia: la Francia degli esclusi - Rougerie, Dominici, Jauzion, Mignoni fino al 20', il 22enne Beauxis all'apertura, Remy Martin dal 60' - regola in souplesse una appagata Georgia 64-7 e 10 mete.
Posto ai quarti e bonus acquisiti per la Francia; in più con 15 punti fa saltare una opzione: l'Argentina o vince il girone (le basta un punto) o è fuori. Ulteriore pressione o nuove motivazioni per i Pumas?
Quanto all'Irlanda (con alle spalle tutta la Francia, oltre a 25.000 irlandesi sugli spalti) può solo puntare a dilagare, segnando almeno 4 mete all'unica squadra che non ne ha subita ancora nessuna.

Argentina-Irlanda 30-15
Che bel rugby "stile boreale" competente e sereno, sia individuale che collettivo sa mostrare la nazionale con più cognomi italiani in squadra di tutte ;)
La più bella cosa fuor di Oceania che sia dato vedere oggi, alla faccia delle cinque partite l'anno che si può permettere una Federazione i cui problemi finanziari fanno sembrare le casse di quella scozzese (che polemizza con la nostra per i premi partita che essa non può permettersi) il deposito di Paperon de'Paperoni.
Di fronte i Pumas non hanno uno sconclusionato Galles o una mediocre Scozia, c'è un'Irlanda caricatissima e decisa, priva di punti deboli e che non commette errori; però la superiorità argentina in tutte le fasi ha quasi dell'irridente tanto è netta.
A livello individuale ognuno dei gauchos agisce secondo il suo ruolo senza approssimazioni e indiscipline: gli avanti giocano mischie e rimesse con esperienza e a terra con competenza e cattiveria senza pari, le ali Agulla e Borges sempre dove devono essere, i due centri gemelli Contepomi attenti e bene assortiti; e poi i piedi fatati di Corleto Felipe C. e dello stesso Pichot, per non parlare di quelli di Hernandez che incornicia tre drop.

A livello collettivo i Pumas difendono sono veloci e coprono il campo alla perfezione, si gioca stabilmente nella metacampo irlandese, salvo folate sempre respinte al mittente tranne in un paio di occasioni.
Cosa poteva fare di più la nazionale del Trifoglio? Francamente poco con il materiale disponibile, la partita non se la sono persa, l'ha nettamente vinta una Argentina migliore di loro; certo che dagli irlandesi non arriva nessun errore importante, ma come ultimamente solito, nemmeno lampi di genio o break decisivi.
Brian O'Driscoll segna la prima meta agli argentini di tutto il torneo (e mostra tutta l'ispida rivalità in campo - anche individuale - urlando "Shove it!" in faccia a due avversari); la meta di Murphy riapre le speranze dei devoti di San Patrizio a inizio secondo tempo, ma il resto della partita è la festa del gioco dalle pampas, fatto non solo di aggressività nel gioco a terra e calci "kick&clap" ma denso di varianti e opzioni:
- avanzamento supportato di centri e avanti a palla riconquistata;
- qualche riciclo in riconquista a schieramenti "rotti";
- seconda fase con calci in campo o (a volte) di ricerca della touche;
- fasi di pick&go o maul avanzanti in area dei 22m avversaria;
- se non c'è un'ala pronta a chiudere l'azione (una meta a testa, da manuale del classic rugby), apertura per l'inesorabile drop di Hernandez.
Ma che belli!
Finisce che i Pumas doppiano i punti degli irlandesi mentre gli bastava perdere con piccolo scarto, senza mai mollare il controllo della partita; alla fine sono due mete per parte, ma tre drop e tre punizioni argentine contro una irlandese, con possesso e territorio ampiamente appannaggio dei gauchos.
Onore e ammirazione per la nazionale che si afferma prima forza del rugby latino, dimostrando che la vittoria con la Francia non è stata un caso. Altro fatto notevole e inedito, le nazionali celtiche sono tutte fuori dai quarti tranne la più debole, la Scozia (per "merito" italiano; magra consolazione, i nostri veri "cugini", gli argentini, ci vendicheranno molto presto).
Altro che quarto di finale "potabile" come il solito incompetente (il sottoscritto) ha affermato, 'sti giaguari qui li può fermare solo una delle tre nazionali superstar.
In serata ottimo allenamento difensivo e di uscita da fasi statiche (rimessa e mischia) per il Sudafrica in formazione tipo, contro una tosta e spregiudicata squadra Usa che meritava di più nel torneo. Finisce 64-15, nove mete contro due.
Notevole l'ala Ngwenya from Zimbabwe, accreditato di 10'6" sui 100metri e lo dimostra piantando sul posto in velocità un certo Bryan Habana per volare in meta.

Finita la fase a gironi, i veri appassionati non si distraggono "solo" perchè l'Italia è fuori (sigh!), il prossimo weekend saranno quarti di finale: sabato Australia-Inghilterra a Marsiglia e Francia - Nuova Zelanda a Cardiff (che sabato!), domenica Figi-Sudafrica ancora al Vèlodrome e Argentina - Scozia a Parigi.
La settimana di Right Rugby che manca sarà dedicata ai bilanci e alle somme da tirare sinora dopo 40 partite giocate; siamo temporalmente a metà strada della Coppa del Mondo e restano 8 partite da giocare, quelle decisive: when the goings get tough, the toughs get going...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Impressionanti! Prova di forza in una partita dove avrebbero potuto persino risparmiarsi. La cosa che più mio colpisce è che sanno sempre cosa fare. Quindi, annullamento dei tempi morti, che, come nel calcio, è il vero segreto della "velocità" di una squadra. E questo si riverbera anche nel possesso della palla. Sembra quasi che Pichot non veda l'ora di raccogliere il pallone dalla mischia e ricominciare le danze. Se non riescono in un modo, poco male, non si scompongono, e ricominciano in un altro. Senza dar tempo di riflettere agli avversari. Giocano - davvero - sereni. Senza riserve mentali. Ognuno riesce a concentrarsi nel suo piccolo perché evidentemente sente di avere dietro tutta la squadra. Insomma, hanno voglia di giocare. Y muchissima confianza.
Stupenda l'azione della meta di Agulla, degna dei tutti neri.

Abr ha detto...

Vero Zamax?
E' sicuramente merito dell'esperienza (ci sono molti trentenni) ad alto livello (Fra, Irl, Eng).
Trovo siano tra l'altro un bell'esempio per l'Italia.
Dimostrano che non serve nè copiare i marziani australi, nè chiudersi un anno in convento per fare una bella squadra, o nascere in un ambiente dove si cresca a latte e rugby.
A patto di aver le palle, esser coesi e motivati, poter già contare su solidi fondamentali individuali sviluppati in campionati di medio ed alto livello.
Sarà il lavoro di Nick Mallet prossimo venturo. Speriamo.

Anonimo ha detto...

questi pumas sono stupendi, mi sono innamorato del loro gioco!
secondo me a questo punto lottano seriamente per la vittoria finale.

Abr ha detto...

Andrea, hanno delle gran belle rognose caratteristiche, che faranno trovar lungo a tutti; anche perchè sono relativamente poco conosciuti, non giocando nè al Trinations nè al Sei Nazioni.

E poi meritano il tifo come rappresentanti del rugby latino; nulla contro i francesi ma sorry, vorrei tanto tifare per loro ma proprio non ci riesco ;)

Peccato i Pumas siano destinati a incrociare in semifinale non gli australiani o gli inglesi ma i sudafricani.
I Boks non temono le squadre dagli avanti tosti (ne fanno un punto d'onore, sin dai tempi in cui i pochi Groot Trekkers sfidavano le moltitudini di Zulu sciamanti, d'avere LORO gli avanti più tosti di tutti).

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