mercoledì 15 luglio 2009

.. and the Celtic goes to ...

Roma – E’ convocata per sabato 18 e domenica 19 luglio, presso il Novotel Fiera di Bologna, la prima riunione 2009/2010 del Consiglio Federale della FIR presieduto da Giancarlo Dondi.
Tra gli argomenti all’ordine del giorno, spicca l’analisi delle proposte di partecipazione avanzate dalle realtà sportive nazionali intenzionate a partecipare alla Magners Celtic League dal 2010/2011. Il Consiglio, valutati i dossier pervenuti, INDICHERA' I NOMI DELLE SOCIETA' PRESCELTE, che verranno sottoposti al Board della Celtic League. Verranno inoltre rese note le liste aggiornate degli atleti di interesse nazionale, già parzialmente divulgate al termine della riunione del 3-4 aprile a Parma.
Il Presidente Dondi relazionerà i colleghi consiglieri sulla candidatura italiana alla Rugby World Cup 2015/2019 e sullo stato delle sponsorizzazioni federali, e saranno ufficializzate le sedi dei Cariparma Test Match di novembre contro Sudafrica (21 novembre) e Samoa (28 novembre).

Sono anche all’ordine del giorno, unitamente alle deleghe dei Consiglieri, la nomina del nuovo responsabile tecnico della Nazionale Under 20, del membro italiano del Consiglio 6 Nazioni e del membro italiano presso il Consiglio dell’European Rugby Cup.

Argomenti importanti, ma uno solo è topico e tutti sanno bene di quale si tratti: chi va in Celtic League, chi invece fa il salto all'indietro verso il semipro. Sotto tale profilo si preannuncia la Madre di tutti i Gran Consigli, una sorta di 24 luglio anticipato (chissà?).
E' chiaro che le docce scozzesi non fanno bene agli organismi già gracilini del loro come il rugby italico: per cui le conseguenze, qualunque sarà la decisione, sono destinate ad investire squadre, campionati, destino di giocatori di interesse nazionale. Uno tsunami in cui la debacle della Capitolina Roma e di Calvisano potrebbero rappresentare solo la punta dell'iceberg, i fenomeni premonitori.
Cinque sono le candidate alla Celtic, ma due sono evidentemente di seconda fascia, di rincalzo o di disturbo se vogliamo (una a Roma l'altra in ValPadana): abbiamo tre pretendenti serie, solide per motivi diversi, per i due posti disponibili oggi al sole celtico. Questo weekend queste tre si giocano molto, forse tutto. Esaminiamo le situazioni una per una.

Treviso - Il club indisputabilmente di punta del rugby italiano degli ultimi lustri é stato il protagonista sin dal 2004 di tutte le "fughe in avanti" che hanno portato gli italiani (alcuni e non tutti) sulla soglia della adesione alla Celtic League.
Alla fine tutto 'sto movimentismo ha solo portato alla luce la divergenza di interessi tra club di eccellenza grandi e piccoli, ammazzando la Lega (Lire) e aprendo il fianco al furto con destrezza dell'operazione Celtic operato dalla Fir alla fine dell'ultimo tragico Sei Nazioni, all'insegna del "io sbaglio, quindi rilancio e tu paghi".
Dopo l'iniziale sconcerto per tale irruzione, il club della Marca ha messo le cose in chiaro per bocca del suo presidente Amerino Zatta: quella di Treviso è una candidatura indipendente, con porte aperte a tutte le espressioni del movimento nella terra del rugby per antonomasia, il Veneto, ma a condizione di detenere una chiara e riconosciuta leadership che deriva dalla fonte del grano, anche perchè "el can de do paroni xe morto de fame".
Messaggio corroborato dalla decisione simbolica di denominare l'eventuale franchigia Benetton Dogi, dalla mitica selezione regionale ad inviti attiva nel secolo scorso, e dalla dichiarata intenzione a disputare partite in altre località venete: Padova in primis ma anche Rovigo.
I vantaggi di tale atteggiamento piu' aperto sono molteplici: Treviso offre le sue capacità organizzative avanti anni luce persino alla stessa Federazione (basta aver visto un Trofeo Topolino per capire) e la potenza finanziaria made in Benetton, assieme alla rosa di alto livello e pressocchè completa e recentemente potenziata (Rouyet, Rizzo, McLean etc.); al contempo può approfittare del "vivaio diffuso" veneto, inclusivo della punta di eccellenza Petrarchina e della passione di Rovigo per darsi una solida prospettiva nel medio e lungo termine.
Tale rinnovata apertura pur con i suoi distinguo, zittisce alcuni detrattori che brandivano la richiesta di " forti legami col territorio" per contestare il diritto a candidarsi da parte di un singolo club (il comunicato della Fir invece era genericamente aperto a tutto: "società, selezioni o franchigie").
Quindi, sul versante positivo Treviso ha dalla sua la logistica (due aeroporti, voli low cost e polo turistico veneziano molto attraente), la rosa di livello, la capacità organizzativa, il territorio e i vivai. Manca nulla? Parrebbe una ipoteca non scalzabile a uno dei due posti disponibili in Celtic.
Purtroppo nella patria dei "concorsi per titoli ed esami" non è così.
Sul versante negativo infatti ci sta la politica: la dirigenza Benetton, in particolare il popolare crooner Sky Vittorio Munari, non hanno mai fatto mistero della insofferenza con cui vivono l'approssimazione, il decisionismo da operetta, gli errori marchiani che da un decennio infarciscono l'operato della Federazione. Creandosi una fama da grilli parlanti, di rompiscatole un po' pieni di se' stessi. Al punto che sulla Tribuna di Treviso pochi giorni fa è apparsa una dichiarazione di Dondi di questo tenore:
Intervistatore: Dica la verità presidente Dondi, ma cosa vi ha fatto Munari? Treviso è tenuta in castigo lontano dalla stanza dei bottoni da anni.
Dondi: Non posso dimenticare che nelle ultime elezioni si sia dato parecchio da fare per cercare candidature alternative alla mia. Per amor di Dio, nulla vieta: ma sono scelte anche queste.
L'intervista è stata prontamente smentita, ma come si dice, la toppa risalta più dello strappo: «Non sono mai sceso in personalismi e non ho indicato in Munari un fattore ostativo alla scelta di Treviso" ha affermato il Presidente, dando però un chiaro warning: "Ribadisco la necessità di una stretta interazione fra Fir ed entità deputate a rappresentare l’Italia in Celtic League».
Caduta la pregiudiziale "territoriale", adesso viene alzata quella un po' maoista della "armonizzazione" tra franchigia designata e Fir Grande Timoniere; tradotto vorrebbe dire, la Fir dispone e ha voce in capitolo anche dove i soldi sono di Benetton.
Il presidente Zatta ha fatto orecchie da mercante fingendo di non capire e commentando che sarebbe strano che due sudafricani - Nick Mallett allenatore della nazionale e Franco Smith del Treviso - non si capissero tra loro. Andrea Benetton invece ha colto lo spirito dell' "avvertimento" e ha replicato con la giusta durezza: a nome della famiglia di gran lunga maggior sponsor del rugby in Italia, ha dichiarato che "ci saranno conseguenze gravi" se la Benetton non fosse una delle prescelte per rappresentare l'Italia in Celtic. Rimane da sperare per la Benetton che i soldi, dati i tempi, siano un fattore non trascurabile anche per la Fir e la tengano lontana dalle rigidita' preconcette e dai personalismi.

Plus della candidatura:
rosa, oganizzazione, esperienza, vivai, logistica.
Minus :
politica ("vestita" da scarsa volontà collaborativa con gli organi tecnici Fir).
Probabilità di successo
: 33%- 40%.
Cosa succede se va in Celtic: l'Italia avrà un team in grado di competere con almeno 5 squadre celtiche delle attuali 10.
Cosa succede se rimane fuori: un bel caos. Si può ipotizzare il grande ridimensionamento della sponsorizzazione o qualche forma di aperto boicottaggio della Fir: indipendentismo? Emigrazione?

Praetoriani Roma - Afferma il veneto Cavinato ex allenatore di Parma e in odore di un ruolo federale (Under20?): «Veneto e Lazio-Abruzzo fucine di talenti, le franchigie andrebbero qui», legando l'operazione Celtic ai vivai, che per l'appunto e' un altro modo di esplicitare il legame coi territori.
Roma quindi e' candidata naturale: il trio titolare Abbondanza, Biagini e Rebecchini l'ha impostata in modo diametralmente opposto a quella di Treviso: rimane un oggetto misterioso, solo dichiarazioni d'intenti supportate da immobiliaristi e da Enti pubblici (comune, provincia), appelli a tutto il CentroSud, ma sinora pochi schei e tante chiacchiere, sotto il vestito poco o niente.
E come un figlio piccolo si ama perchè dipende totalmente da noi, la candidatura romana pare molto apprezzata in Fir. O viceversa, a Roma sono tronfiamente certi che vinceranno il "concorso", da potersi permettere di far poco o nulla.
Tanto che la Almaviva Capitolina in disarmo sta devolvendo giocatori ovunque. Chi schiereranno in Celtic allora i Praetoriani? Basta leggere uno degli ultimi comunicati:
"Qualora la franchigia che riunisce Roma, Capitolina e Lazio ottenesse il lasciapassare per la Celtic, e la Rugby Roma al contempo accettasse di disputare la Challenge Cup al posto del ritirato Calvisano, i Praetoriani potrebbero infatti accogliere elementi quali Ghiraldini, Zanni, Cittadini, Garcia, Pratichetti, Bernabò, Ludovico Nitoglia, Bocchino, Toniolatti (senza squadra per la defezione sia del Cammi che della Capitolina) e girarli in prestito alla Rugby Roma".
Compreso? Potrebbero accogliere, so' pronti. Qualora. Se li scelgono per la Celtic; e già che ci siamo, se la Fir volesse far subentrare a Calvisano in Challenge Cup l'ultima classificata salva del Super10 ultimo scorso, allora qualcuno investirà, oltre che incassare il contributo federale spettante alle società che arruolano i giocatori di interesse nazionale.
In estrema sintesi a Treviso si adotta un approccio imprenditoriale: si investe e ci si candida, mentre a Roma no, investiranno solo se scelti, dragando risorse dagli esclusi, usando soldi federali cioè di tutti. Una chiara posizione da prestanome della Federazione, ma tant'è.
{UPDATE 16/7: Rugby Roma annuncia l'aquisto di Lance Persico (Viadana), Celestino “Tino” Paoletti (Petrarca) e Tommaso D’Apice (Calvisano). Qualcosina si muove}
Notevole rimane il tentativo di girare una oggettiva debolezza (no rosa di livello) in una opportunità (prenderemo tutti i nazionali rimasti a piedi); l'altra debolezza della candidatura Pretoriana, l'esperienza e la organizzazione, verrà prontamente coperta dall'intervento federale. Non serve poi dilungarsi su logistica e attrattività turistica: Roma caput mundi ...
Un problema serio puo' essere invece la reale disponibilità della Fir a sobbarcarsi il tutto: fossi in loro, di poco chiari gruppi immobiliari e delle amministrazioni pubbliche romane con tutte le loro promesse, mi fiderei il giusto.

Plus della candidatura:
allineamento con la Fir, logistica, attrattivita' turistica, vivai.
Minus :
parte con rosa pressocchè a zero, esperienza, organizzazione (subentrerà la Fir?), livello; dipendenza economica dalla Fir.
Probabilità di successo: 75% .
Cosa succede se va in Celtic: l'Italia avrà un team poco competitivo per un bel po'.
Cosa succede se rimane fuori: nulla: non hanno ancora cacciato una lira; il centro sud avrebbe la sua giusta dimensione nel semipro e Roma può sempre contare sul Sei Nazioni.

Aironi del Po - E' stata la prima franchigia ad aderire al progetto, la prima a fornire garanzie, la prima a rispettare le richieste federali di "radicamento territoriale" pur se un po' "scattered" e non così netta in termini di leadership come quella trevigiana. La franchigia rimane comunque imperniata su Viadana anche se vedrà confluire in caso di successo i concorrenti Duchi, riunendo tutti i team Padani tra Alta Emilia e Bassa Lombarda.
Una candidatura completa, a tutto tondo, dal bel coverage territoriale. Tanto allineamento e "perfezione" da far sospettare aderenze e suggeritori in alto loco.
Può contare su uno sponsor solido, il Montepaschi e sta facendo le cose abbastanza seriamente pur senza strafare, vedi ad esempio l'acquisizione di Del Fava da Ulster, di Michele Sepe e dell'italiano-trevigiano ventunenne mediano Michael Wilson dall'Academy dei Saracens.
E' in sintesi una situazione a metà tra quelle di Treviso e Roma: non allineata alla Fir come i Praetoriani ma sicuramente ben appoggiata; non una potente, organizzata ed esperta macchina da guerra come la Benetton ma un team che si fa rispettare: una realtà consolidata, già dotata una decente rosa di giocatori, politicamente ben vista.
I punti deboli: sono ultimanente un po' silenti a fronte delgi "strepiti" e delle dichiarazioni d'intenti romane: un o' dimarketing non farebbe male in questa fase. Il vero problema e' la logistica: impianti in cu.... al mondo, in attesa di uno stadio a Parma; situazione superabile velocemente se la Federazione s'impadronisse dello Stadio del Giglio di Reggio Emilia. Rimane che non è nei pressi di nessun aeroporto maggiore e la attrattività turistica della Bassa e' relativa se comparata a Roma o Venezia. Poi l'Italia è tutta bella eh ...

Plus della candidatura:
rosa, allineamento alla Fir, copertura territoriale e di club affiliati e affiliabili.
Minus :
organizzazione, vivai, logistica e attrattività turistica.
Probabilità di successo: 50% +.
Cosa succede se va in Celtic: l'Italia avrà un team probabilmente mediocre, al livello di Connacht.
Cosa succede se rimane fuori: dopo il già attuato ridimensionamento di Parma, effetto Calvisano incombente anche su Viadana.

Alla fine andrà come deve andare: una società di consulenza (Deloitte?) rivedrà bilanci e impegni, ci si deve attendere gran profusione di giustificazioni cartacee, dato che in ogni caso due sono i posti per tre candidature forti.
Fosse una fair decision basata sulla mera consistenza delle proposte - fossimo in Usa o Inghilterra insomma - sarebbe un no brainer, in Magners Celtic League ci andrebbero difilato Dogi e Aironi.
A maggior ragione se l'attivismo sul mercato fosse un indicatore: si parla di Ghiraldini, Zanni e Cittadini da Calvisano già "prenotati" da Treviso dopo Ruyet e McLean, mentre Viadana sembra puntare a Pratichetti, Nitoglia, Bernabò.
La Fir invece, che darà le carte, potrebbe fingere di tener conto delle preferenze logistico-turistiche Celtiche - ai quali Celti, ricordiamolo, spetta l'ultima parola - per far geopolitica e premiare l'allineamento dei Pretoriani, sempre che la Fir sia in grado di fornire garanzie economiche "in solido" in nome e per conto dei romani, mentre il secondo posto se lo giocheranno le due Nordiche.
Se i Celtici faranno sentire la loro voce passerà Benetton, se invece guida la Fir sceglieranno gli Aironi: più collaborativi, più rappresentativi (per numero di club aderenti, se si annetteranno i Duchi), dall'aria più "familiare" in Fir.
Rimane spazio per una ipotesi di "sparigliamento folle": per non scontentare nessuno si scontentano tutti, promulgando due selezioni federali, una a Roma e l'altra a Torino (sponsor) o chessò a Padova, Bologna o Reggio. A Milano manca uno stadio adatto (si va a Monza?).
Credo che questa ipotesi sia pooco viabile per dubbi sulla capacità economica della Fir di reggere due selezioni, a meno che non apparissero nuovi e munifici sponsor (un sogno al giorno d'oggi).

In tutti i casi assisteremo al crollo di un secondo squadrone (o di entrambi), ancora più grosso e fragoroso di Calvisano: in particolare non credo Treviso si rassegnerà al Super12, ma anche Viadana, nel caso, dovrà riconsiderarsi pesantemente.
In ogni caso, che scelte lungimiranti quelle della Fir!
Qualsiasi esperto di alto livello afferma che serva una platea di almeno 100-120 giocatori per fare una nazionale mediamente forte, cioè si deve contare su almeno 3 squadre di buon livello. La Fir ha invece progettato di ridurre in pianta stabile il rugby italiano di eccellenza a quaranta uomini distribuiti in due team, più 4 giovanili di rincalzo da mandare in Challenge. Un destino scozzese per un paese da sessanta milioni di abitanti. Auguri.

A valle delle decisioni sulla Celtic, in caduta dopo il 18 luglio deriveranno un sacco di altre questioni, a partire dal mercato: giocatori nella lista d'interesse nazionale da Calvisano a Roma o altrove, ma anche fughe dalla esclusa tra Aironi e Treviso (Roma non ha nessuno che scappi), almeno in previsione dell'anno successivo.
le tre "grandi" attendono nuove, mentre le più ambiziose - o le meno depresse - tra le minnows (l'Aquila, Rovigo, Prato) sono pronte a disputarsi le briciole semipro.
C'è anche da capire chi subentrerà come decima squadra del Super10 ultima edizione : già ripescata l'Aquila al posto della Capitolina, si fa il nome di Noceto al posto di Calvisano. Occhio però, potremmo assistere ad altre defezioni post 18 luglio.
C'è anche da decidere chi subentrerà in Coppa Challenge: Rugy Roma come caldeggiato dai Praetoriani o Venezia, miglior classificata tra le escluse nell'ultimo Super10?
Fine settimana impregnato di politica: abbiamo presentato la situazione con tutta l'oggettività che possiamo pur senza esimerci dal commentare apertamente, ma vivremo con la massima serenità qualsiasi decisione che verrà presa.
Avremo altro a cui pensare, col Tri Nations alla prima giornata.

5 commenti:

tagus ha detto...

ciao abr,bella la tua analisi.
provando a pronosticare,
dal punto di vista dondiano la cosa dovrebbe essere così:

treviso è invisa alla fir(il giornalista della tribuna potrà forse aver accomodato un po' l'articolo pro domo sua ma la sostanza è quella).

i praetoriani sono,in sostanza, la fir con la parrucca di psyco.

i viadanesi non sono invisi alla fir ed in più potrebbero far rientrare dalla finestra alcuni compagni di merende come gavazzi e gente dell' overmach(e cavinato oltre che a roma,dopo un anno di under 20 potrebbe accasarsi anche a viadana).

la fir ha ancora quattrini a disposizione ma non ne ha x sostenere 2 franchigie.forse un paio d'anni fa avrebbe potuto tentare il colpaccio(ed oggi ne pagherebbe duramente le decime) e farsi carico di 2 squadre,ma ora anche per la fir l'eldorado continua ad esistere ma è un po' meno dorado.e questa è la mia unica speranza.

la logica direbbe dogi ed aironi.(i celtici si accontenterebbero credo di venezia e della cucina emiliana,visto che a roma centro c'è già il 6naz.)
il mio timore è che in fir di logica ne giri pochina e che quindi si scelgano aironi e praetoriani.
con conseguenze nefaste sulla culla del movimento che sarebbe tagliata fuori dal rugby di vertice,o quantomeno dalla via fir al rugby di vertice.

Abr ha detto...

Tnxs tagus, anche la tua analisi funziona.
la mia idea e' che sia tutto legato al grano disponibile in Fir.
Se solo potessero infatti, si farebbbero due selezioni nazionali.

Qualcuno diceva che, non dovendo piu' organizzare il Mondiale la Fir avrebbe risparmiato parecchio e portrebbe riversarli nella Celtic, ma e' cosa che dubito.
Per un mondiale infatti servono garanzie da Stato e Coni, alla Fir rimane solo qualche mazzetta da saldare, qualche escort per gli arbitri e poco piu'.

Ancora a bocce bocce ferme e risorse infinite ad esempio, la vedo come Cavinato: Lazio-Abruzzi dopo il Veneto e' fucina di giocatori. Ma Dondi e' di Parma, avra' un peso questo?
E i posti a disposizione rimangono due ...

Oltre alla sentenza, sara' spassoso leggerne le motivazioni.
Il mio punto e' che pensare che il rugby italiano si salvi o addirittura cresca perche' in Celtic ci andranno A+C piuttosto che B+C, sia fuorviante.
Rimango dell'idea che sia la strutturazione stessa dell'operaszione il problema, non chi passera': una operazione che produrra' piu' danni che benefici, ma spero sempre di sbagliare.

Abr ha detto...

.. certo che in ogni caso si puo' far pronostici: e' un modo di vivere anche questo evento gioiosamente e "sportivamente" - salvo poi assistere agli stracciamenti di vesti e alle maledizioni, agli atti in tribunale etc.etc.

Personalmente per i motivi "meritocratici" sopra detti preferirei Benetton - Aironi, ma se dovessi metterci dei soldi sopra scommetterei Praetoriani-Aironi.
Motivo: allineamento, vivai veneti che fanno troppa gola per lasciarli in mano alla Benetton.
Unica speranza: i Celtici che s'impuntano, allora sara' Praetoriani-Benetton.

Anonimo ha detto...

Standing ovation per il post!
Non aggiungo altro alle vostre analisi/previsioni che condivido. Compresa la probabile fuga di Benetton in caso di esclusione... che altro potrebbero fare? :-(

Abr ha detto...

Tnxs forthose, appreciate :)

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