martedì 20 aprile 2010

Southern Mess

Come volevasi dimostrare e come da noi anticipato, sempre attenti come siamo alle questioni sudafricane: c'e' un problema ben piu' grosso dei mondiali di calcio incombenti da gestire, i Southern Kings vogliono un posto nel Super15, subito.
La sesta franchigia sudafricana per il SuperRugby, presentata in gran spolvero l'anno scorso con un incontro nientepopodimeno che coi B&I Lions, raggruppa le tre Union costiere sull'Oceano Indiano, tra quelle storiche degli Stormers (WP, Boland) e gli Sharks: l'Eastern Province basata a Porth Elizabeth (la squadra in Currie Cup si chiama Mighty Elephants), i South Western Districts (gli SWD Eagles) a George e il Border (i Bulldogs) a East London.
Sostenuta dalla federazione sudafricana (SARU), la franchigia forte del nuovo "Nelson Mandela Stadium" (in foto sotto), nonchè terra natale sia di Mandela stesso che dell'attuale presidentissimo Jacob Zuma, aveva partecipato al bid per la quindicesima franchigia nel SuperRugby australe, risultando qualificata in termini finanziari e di potenziale ma chiaramente sfavorita rispetto a Melbourne sul piano logistico e geopolitico. I "saggi" nominati dalla SANZAR non poterono che scegliere i Rebels per il semplice fatto che, dovendo giocare tutto il girone con franchigie australiane, conveniva a tutti che tutte le squadre fossero basate li'.

A quel punto il cerino e' tornato in mano Saru, allora alle prese con il rinnovo dei vertici. Si sa come vanno le cose in questi casi: promesse ("i Southern Kings parteciperanno al Super15 nel 2011"), azioni esoteriche (il presidente Saru in persona che incontra i membri del Board Celtico per sondare la partecipazione dei Kings alla Magners League) etc.etc.

Una volta rieletto Oregan Hoskins ai vertici Saru, la montagna ha partorito il topolino: ha comunicato che si fara' parte attiva per far entrare i S.Kings nel SuperX (a 18 squadre?) previsto per il 2013.
A questo punto questi ultimi non ci stanno: il Ceo Stephan Pretorius col supporto dei presidenti delle tre Union azioniste - Cheeky Watson dell'Eastern Province Rugby Union, Bantu Ondala (acting) del Border Rugby Union e Hennie Baartman del South Western Districts Rugby Union - ha dichiarato non solo che sono pronti a giocare nel 2011 "come loro promesso", ma che ogni tentativo di impedirlo va "a detrimento di tutto il rugby sudafricano".


I conoscitori del "Paese Arcobaleno" avranno gia' capito dove si va a parare: perso il confronto con Melbourne, stanno cercando di "fregare" una connazionale. Film già visto da altre parti?
Inizia così il "fuoco amico" pesante: "The Southern Kings expresses concern over Saru's apparent protection of the Lions and Cheetahs franchises - which have consistently performed poorly since the onset of the Super 14 in 2006 and presently occupy the 13th and 14th places in the 2010 Super 14 standings".

Potrebbero i Southern Kings far di meglio? Non si direbbe, a giudicare dalle prestazione delle tre "Province" componenti in Vodacom Cup o il loro status in Currie Cup (tutte e tre in First Division, cioe' seconda classe).
In Sudafrica pero' si sa, da una quindicina d'anni la parolina magica nel rugby è Transformation: le tre Unions reclamano di essere piu' avanti di tutte sul tema della "creazione di opportunita' per i giocatori neri e l'ampiamento del supporto di base (nero) al gioco". Questo avvantaggia la franchigia costiera nei confronti di approcci antiquati e razzisti ancora prevalenti altrove, come per esempio selezionare i giocatori sulla base delle loro mere qualita' atletiche ...
Vedremo cosa s'inventerà la Saru per uscirne: amichevoli, inclusione nella Currie Cup ... tutto sembra too little too late al punto in cui siamo, vanno considerati infatti anche contratti, sponsor etc.etc.
Immergendoci nella geopolitica, risulta difficile pensare che i Lions, pur ultimi nel Super14 ma insediati a Johannesburg, la citta' piu' popolosa del Sudafrica, possano venir tolti dal giro. Il rischio quindi e' tutto a carico dei Cheetahs, franchigia del relativamente poco popolato (dai neri) "Stato Libero di Orange" che perdipiù comprende la Union dei Griquas, incorrect gia' dal nome - è il nickname in Afrikaner, la loro lingua, di un gruppo etnico attualmente denegato dalla leadership e intellighentsja nera, quello chei bianchi chiamavano "Coloured", mezzi bianchi mezzi boscimani e Xhosa tacciati di collaborazionismo ai tempi dell'Apartheid, di cui peraltro si chiacchiera fosse parte "in incognito" nientepopodimeno che Nelson Mandela - da cui la sua competenza e interesse per il rugby già negli anni Novanta, insolita da quelle parti e in quelle situazioni per un "nero integrale".
Vedremo cosa succederà, la questione non è seria ma rimane molto delicata.

L'ideale spettacolare per tagliar la testa al toro in modo sportivo e non politico, buttiamo lì, sarebbe un mini torneo di qualificazione, oppure un sistema a punti cumulati tra le Union in Currie Cup. Il problema rimarrebbero gli investimenti: provarci per poi rimaner fuori sarebbe come uno Stade Francais fuori dalla Heineken Cup o una Juventus che non riesce ad entrare in Champions League ...

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