Si sa: con la Coppa del Mondo del prossimo anno che ospiteranno nel giardino di casa, i neozelandesi hanno in mente di fare le cose in grande. Non vincono il torneo dalla sua prima edizione, datata 1987 e disputata sempre nell'isola oceanica. Tre anni fa cedettero il passo alla Francia nel Millennium Stadium di Cardiff in un quarto di finale da cardiopalma. Poi alti e bassi, un po' opachi un po' brillanti. Alibi in patria non ne hanno, devono riscattare pesantissime critiche e scene poco memorabili (tipo quella mischia schiacciata dal pack azzurro a San Siro lo scorso novembre).
Graham Henry, rimasto sulla panchina dopo la spedizione transalpina del 2007, ha scansato le accuse, si è rimesso al lavoro e ha provato a riorganizzare un ambiente messo sotto pressione anche dalla voglia di alcuni talenti di emigrare in cerca di fortuna sui lidi europei. Ora ha cominciato a mettere chiarezza sulla nuova strategia: se nel 2007 i giocatori All Blacks non avevano partecipato al Super 14 per preservarli prima del Mondiale, nel 2011 la musica parrebbe dover cambiare.
Lo ha confermato al New Zealand Herald, dalle cui colonne ha svelato che tre anni non c'era armonia tra la federazione neozelandese e i club del Super 14, "quindi dobbiamo fare in modo di produrre qualcosa di davvero positivo questa volta". I vertici e gli staff della nazionale da una parte e dei team dall'altra si sono incontrati, hanno discusso e continueranno a farlo per cercare di non ripetere gli errori della scorsa volta.
Così sarà, dunque. Facendo le dovute differenze, le affermazioni di Henry (in realtà c'è poco di nuovo, nel senso che le diatribe tra club e nazionali ormai sono all'ordine del giorno, anche - e soprattutto - nell'Emisfero Nord) offrono un interessante spunto per il rugby italiano. Perché due selezioni, alla fine, le abbiamo anche noi: Treviso e Aironi, pronti a spiccare il volo in Celtic League. Come più volte abbiamo ricordato da queste di colonne, le due società dovranno fare i conti con il campionato, la Heineken e i giocatori chiamati a indossare la maglia dell'Italia durante i test di novembre e il Six Nations, periodi durante i quali la Magners non si ferma. Ne sanno qualcosa anche gli Ospreys. Dalle prese di posizione (?) della Fir, par di capire che la priorità va alla nazionale, e ci mancherebbe. Ma i capi dovrebbero anche mettere in conto che molti club celtici alzano la voce nei corridoi delle rispettive federazioni di appartenenza quando arrivano i termini delle convocazioni e i ritiri (qui invece pare se ne vogliano disfare, di alcuni club...). Non è tutto rose e fiori come traspare da quaggiù. Staremo a vedere: ci sono ancora talmente tanti punti oscuri in questa svolta per il rugby di casa nostra, che quest'ultimo va ad accomodarsi alla fine della fila.
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