lunedì 27 settembre 2010

Province d'Italia

Silenzio, parla Carlo Checchinato. E' il Dondi pensiero quello che espone il portavoce, pardòn il responsabile del "rugby d'Eccellenza" in Italia; non perchè il Presidente Dondi sia restìo ad esprimersi anzi, ma il primo c'aggiunge sempre del suo. E assieme raggiungono vette impagabili.
Il tema è quello del collegamento tra squadre italiane e italo-celtiche: è giusto tentare di costruire sinergie tra Aironi-Benetton e le "Eccellenti", finalizzate a chiudere eventuali buchi (vedi pilone destro per gli Aironi), testare giovani che si siano messi in luce, recuperare infortunati, tenere in forma i panchinari?
La pietra dello scandalo è stata una dichiarazione riportata di Nick Mallett il quale, da uomo criticabile fin che si vuole ma certo molto esperto del mondo del rugby, pare vorrebbe che anche qui da noi ci si strutturasse come si fa dove il rugby è evoluto prima e meglio. Aldilà di paroloni da consulenti (le Best Practices), il punto è che strutturar sport di squadra non è mandar razzi sulla Luna: non serve inventare, basta copiare in modo intelligente.
[Come sono strutturati altrove, Francia e Inghilterra a parte? Per chi non lo sapesse o volesse ripassare, si veda in appendice al post].
Eh si, col via della nuova stagione era logico e inevitabile emergesse da subito, ma guarda un po', una delle parti essenziali del compito del Checchinato: come garantire "l'Eccellenza" del rugby italiano. Non è una pratica usata altrove l'impedire al vertice del movimento cioè alle franchigie Celtiche, di avere squadre satelliti. Non basta, viene anche impedito loro di far network - alla luce del sole - con altre italiane. "Dialogare" si può ma solo come farebbero con Leeds piuttosto che coi Cheetahs, cioè solo sulla base del "io compro tu vendi".
La prima stroncatura sul nascere a idee imprudenti e moderniste diverse arrivava a stretto giro di posta dal Presidentissimo in persona: a margine del derby romano di ieri, rassicurava i suoi Grandi Elettori e liquidava le richieste di interscambio di giocatori Eccellenza - Celtic provenienti da Mallett come voci dal sen sfuggite:" Ho parlato con il tecnico e mi ha assicurato di non aver mai affermato nulla circa la necessità di questo dialogo tra Benetton-Aironi e i club del massimo campionato. Anche perché non possiamo certo ridurre l'Eccellenza ad un torneo-serbatoio per le celtiche".
Mettiamocelo quindi bene in testa tutti, la necessità di questo dialogo non esiste, altrove non hanno capito o, come dicono i più cani dei miei clienti, "si ma noi siamo diversi". L'ultima frase poi spiega tutto: l'Eccellenza non va "ridotta" (rispetto a che, di grazia?). Rimanga quindi una riserva indiana, un trofeo interbar, un cimitero per italiani e stranieri non troppo costosi ma anche per i giovani promettenti; il campo di azione per manovratori federali-locali, il sollazzo per sparute plebi tifoserecce, il lampione riservato a gazzettieri locali.
Poi arriva Checchinato, e al Gazzettino chiarisce il Dondi pensiero da par suo: "Ve la immaginate L'Aquila che si gioca la salvezza con Mogliano rinforzato dai big di Treviso?". A parte il cattivo gusto di citare realtà forse non a caso, il messaggio è che la priorità Federale è tutelare i compagnucci della parrocchietta e non i giocatori di interesse nazionale, presenti e futuri. Per quanto riguarda poi le prestazioni di squadre italiane mandate per le brughiere celtiche, evidentemente non sono problemi Fir.
Eppure ci sarebbero un sacco di modi intelligenti per preservare la regolarità del campionato di Eccellenza, senza per questo bloccare del tutto la possibilità di movimentare giocatori tra questo e la Celtic; ma indispettire i cacicchi locali è un rischio troppo grande da correre per gli equilibri di potere. E' veramente uno strano Paese il nostro, coi Federali protesi a tutelare il provincialismo più miope; ancor più sorprendente, è mentalità che attecchisce più nelle sedicenti "grandi città" che nella Provincia quella vera.
Ragion per cui il Dondi pensiero, tradotto come se magna, risulta più o meno il seguente: "Ho cazziato Mallett che ha ritrattato, i club locali stiano tranquilli. Il senso dell'operazione Celtic non cambia: era e rimane un toglierci dagli ovali la corazzata Benetton, chi c'è andato dietro e il loro inflazionare i costi per tutti; in più ora non correrete più il rischio che la Nazionale spacchi nazionali vostri, dato che non ne avrete quasi più. I panchinari Celtici? Chissene ("Il problema non è così grave" ha detto Checchinato, "Fatta la tara di stranieri e altre situazioni, si riducono a 5-6 giocatori per franchigia nell'arco di quattro mesi": cioè 10-12 nazionali su 30: hai detto pippa ...). I vostri giovani potenzialmente da Celtic? Sfruttateli e poi vendeteli, a una delle due o in Francia, come vi pare".
E' così che si sviluppa il rugby "provinciale". Quello con la "p" minuscola, altra cosa dal significato che il termine ha in Sudafrica, Nuova Zelanda o più vicino a noi, in tutta la Keltia. E l'inno per le nostre Celtiche ora e sempre sia "All by myself".


Appendice: Come funziona "il dialogo" altrove
Giovanili a parte, sono presenti vari livelli di competizione cui partecipano diverse tipologie di squadre, dalle super franchigie impegnate nel SuperRugby o nella Celtic Magners League, giù fino ai campionati provinciali a cui partecipano anche le Università, passando per campionati nazionali "minori" tipo Currie Cup o NPC (tutto è relativo). Il punto fondamentale e qualificante, in Sudafrica o Nuova Zelanda come in Irlanda o Galles, tale scenario variegato adatto a far giocare tutti, vede i club nei vari livelli strettamente inteconnessi a livello societario, col modello delle "Union": gli Ospreys piuttosto che i Cheetahs o le Counties Manukau rappresentanto di fatto la punta di un iceberg, il vertice un network di club imparentati. E' questo, non solo i successi di Munster o dei Crusaders, a render produttivi i vivai: i fiorellini appassiscono tristemente se nessuno li valorizza; serve inoltre a tenere in forma i panchinari, metter in evidenza i più promettenti, consente di recuperare gli infortunati.

Facciamo un esempio concreto: Sonny Bill Williams si accorda nell'estate con la Federazione neozelandese per diventare un potenziale All Blacks. Lasciata Tolone, ha scelto i Crusaders. Il che non significa giocare da subito con Richie McCaw: quelli non sono solo un team bensì l'espressione di vertice di una Union, una costellazione di società "unite". Infatti Sonny Bill ha esordito in Nuova Zelanda in un campionato di contea, col club universitario Sheldon Park di Belfast (sfido chiunque, persino Vittorio Munari, a giurare che lo conosceva da prima), dopo un po' col Canterbury nell'NPC, prossimamente coi Crusaders nel Super15 e, se tutto andrà bene, alla fine lo vedremo in maglia Tutta Nera. In tutti questi passaggi nessuno ha ceduto nessuno, nessun contratto è stato modificato. Meditate Checchinati, meditate.

10 commenti:

ringo ha detto...

Applausi al Socio, ha detto tutto quello che c'era di dire. E ha semplicemente ripreso quello che andiamo dicendo da tempo.
Mi permetto solo un commento "numerico": il senso di quel "lo fanno anche gli altri" che ha sottolineato il nostro lettore anonimo (che magari la prossima volta ci mette un nomignolo, così, per sentirci un po' più a casa) è di estremo provincialismo all'italiana. Lo fanno tutti, famolo anche noi? Sì, ma cosa? Prendiamo una regione della Keltia, il Galles: i top club davvero possono contare su Premiership (leggi Eccellenze) locali con un gran numero di squadre: la Principality Premiership gallese infatti ne conta 14. Tra queste citiamo: Cardiff, Swansea, Neath, Newport, Llanelli. Ohibò: e si badi che non sono le formazioni B di Blues, Ospreys, Dragons e Scarlets. Cito il Galles perché l'ingresso in Celtic, lassù, provocò un forte scossone anche "emotivo". Ogni anno, prima della nuova stagione, i Blues affrontano Pontypridd per tenere vivo l'accesissimo derby tradizionale, scomparso dai calendari stagionali con la nascita dei Blues, per l'appunto. E ancora, dai club minori al reclutamento universitario, che non è quello federale attraverso le accademie: http://rightrugby.blogspot.com/2010/06/arruolamento-tra-i-celtici.html
Sicuri che "fanno tutti così"?

Abr ha detto...

Grazie per il sostegno e la puntualizzazione gallica.

Il punto fondamentale è che ovunque le squadre ai vari livelli sono di certo distinte, ognuna ha l suo roster, ma non si peritano di "aiutarsi" a vicenda nell'ottica della Union.
Ad esempio prestando un pilone destro alla capofila, lanciando un diciannovenne promettente (Halfpenny, Biggar), recuperando un infortunato, tenendo caldi i panchinari di lungo corso etc.etc.

GiorgioXT ha detto...

Non sono d'accordo.
Anche prendendo le celtiche, i giocatori di "prima scelta" non finiscono a giocare nell'AIL... lasciamo pure perdere campionati come l'Inglese e il Francese (Clermont è andato a giocarsi la finale in 19 !) ... la mobilità REALE nell'emisfero nord è dal basso verso l'alto, ed anche gli esempi che citate (Biggar, Halfpenny)... e non mi risulta proprio a TV ci sia tutta questa voglia di fare una seconda squadra , di cui mancherebbero comunque i giocatori.
I club dell'eccellenza, sarebbero stati ben più contenti di prestare dei giocatori (in cambio di soldi) piuttosto di perderli per sempre senza contropartite (come fai a bloccare un giocatore che vuole andare a Viadana o Treviso? primo gli offrono almeno il triplo, secondo quella è la porta della nazionale)
Ma questa possibilità impedirebbe il controllo fa parte FIR dei roster italiani in ML ...

Non c'è molta utilità invece in far giocare gli "esuberi" della ML in eccellenza ...e questo non per la differenza di livello, ma per il semplice fatto con sono squadre diverse allenate in modo diverso.
La situazione SANZAR è anni luce distante dalla nostra, cercare di copiarla ci porta solo fuori strada.

Abr ha detto...

Grazie dell'opinione Giorgio. ovviamente il mondo non è bianco o nero ma a toni di grigio per cui c'è del vero in quel che dici, ma trovo che la tua controanalisi trascuri alcuni punti fondamentali e quindi non mi trova d'accordo.

Concordo invece quando dici "questa possibilità impedirebbe il controllo da parte FIR dei roster italiani in ML". Che è uno dei fattori critici di INSUCCESSO del modello attuale.
E poi c'è lo spunto sull'approccio anglo francese, radicalmente diverso .... DA QUELLO FIR, molto più che non da quello "a Union" degli altri paesi rugbisticamente evoluti.

Infine non lo mando giù quel tuo, very sorry, banale perchè sempre e comunque vero: "si ma da noi è diverso".

In sintesi, io credo che l'attuale situazione italiana sia uno stare in mezzo al guado (o al guano) per paura di decidersi (e per mantenere i poteri centralisti Fir in vigore)e sia una situazione instabile e pericolosa per il rugby in Italia.

Delle due l'una: o i club hanno la forza di tendere a un approccio anglo - francese, dove l'equivalente della fu LIRE decide tutto sui campionati (e allora la Celtic è un nonsense); oppure, se come dice qualcuno i club da soli non stanno in piedi, si scelga un approccio "alla Union" (cioè per territori) dove si uniscano le forze in modo strutturato e non sottobanco (e allora la Celtic ha senso).
Quello per territori sarebbe anche un approccio che aiuterebbe per iniziare a coinvolgere anche LE SCUOLE: fuori dalla cappa inefficiente centralista, fose qualche Union ooops territorio, troverebbe il modo.
Certi club virtuosi - in primis il tuo/mio - avrebbero tutto da guadagnarci.
Ovviamente Rovigo lo si lascerebbe "Union" a sè, ca va sans dire ;)

Abr ha detto...

Seconda parte: se interessa, una riposta punto per punto alla apprezzata (fa dibattito) controanalisi di Giorgio.

- "prime scelte" nelle serie inferiori in ottica di conditioning, test e e recupero: ho portato un esempietto concreto da niente, Sonny Bill Williams ... Uno a zero palla al centro :)
Mi risulta inoltre che anche in Celtic alcune prime scelte "siano finite" (temporaneamente) nei team collegati (anche lo stesso Andy Powell la scorsa stagione, mi par di ricordare).

- Ovvio che la mobilità auspicata sia quella bottom up, ma quesot non inficia nulla del modello.
Dove ci sono le Union territoriali strutturate, mica tutto è fermo ingessato, il mercato esiste, Celtic inclusa (es: in Irlanda), anzi: si veda al proposito riportate nelle ns. "News on the fly", la mole di "scambi" tra le franchigie neozelandesi in vista del Super15.

- Tv non vuol satelliti? Mi pare che abbia fatto di necessità virtù: in tempi non sospetti ci ha pensato intensamente, pur col caveat "el can de do paroni ..." etc.etc. (Zatta che voleva chiamersi "Benetton Dogi", la casa all'Euganeo etc.), poi visti i veti e la politica han ripiegato sul "dialogo" sottobanco (ma non per questo illegale) con Petrarca e Mogliano.

- I club d'eccellenza sarebbero stati contenti di guadagnar prestando: è quello che dico anch'io; ma questo non si fa, se non con avvitamento carpiato e scappellata a destra, per cui o vendi o nisba.
La differenza è che tu vedi solo l'alternativa vendita. Le Union, che da noi si chiamerebbero "territorio", funzionano diversamente: sono LORO a mettere a contratot i giocatori, che poi giocano dove meritano/servono, cfr. Sonny Bill.

- Come si fa a impedire a uno di andare a Tv? Semplice, NON LO SI IMPEDISCE: a uno studente eccellente non dovrebbe essere impedito di venir promosso nonostante l'età anagrafica.
Chissà come mai altrove a 19 anni si vince la classifica marcatori Premiership (Ashton), mentre da noi c'è Benvenuti e poco più? Risposta, usando le parole di Dondi: perchè manca "IL DIALOGO".

- "Esuberi": già detto che le cose stanno diversamente. Ovvio che non si tratti di masse di giocatori, ma fa ridere Checchinato quando afferma che sono "solo" 5-6 per squadra: E' UN TERZO DELLA NAZIONALE!

GiorgioXT ha detto...

Tv la squadra satellite ce l'ha avuta per tre stagioni... nell'ambiente era soprannominata "Alcatraz" , per il fatto che c'era la stessa facilità a scappare da lì che arrivare in prima squadra ...

Quando dico "siamo diversi" è con forte malincuore .. perchè lo siamo veramente : se pretendiamo di comportarci nello stesso modo di nazioni dove il Rugby è il primo sport ,il parco di praticanti è immenso, la tradizione e diffusione è centenaria e l'insegnamento tecnico è di alta qualità da generazioni oltre che a sbagliare ci stiamo raccontanto delle balle.

Come facciamo a costruire se non partiamo dalle nostre basi reali ?
Io avevo ipotizzato un processo di sviluppo del tutto diverso - ma ora abbiamo la Bicicletta Magners e dobbiamo pedalare .
Visto che da parte FIR (come previsto) l'interesse è solo per questa, cerchiamo noi di salvare il resto del NOSTRO RUGBY (difficilmente ci penserà qualcuna altro)
Inserire 5 o 6 giocatori degli Aironi nel Granducato (questo alla fine è il punto) non servirà a molto,nè per gli Aironi nè per loro salvo forse aiutare la nostalgia del "padrone"

Abr ha detto...

"Visto che da parte FIR (come previsto) l'interesse è solo per la Celtic": seee, dimmi a quante partite di Magners ha presenziato live il Dondi, il quale invece non mancava nel palco d'onore al derby romano di Eccellenza.
C'mon, finiamola di raccontarci le favolette, almeno tra noi.

Quanto al modo di far evolvere in ns. rugby, ribadisco il concetto base di BEST PRACTICES: checchè ne pensino quelli che "il problema è complesso", non stiamo mandando razzi s Marte, basta COPIARE in modo intelligente quel che han fatto altri.
I modelli sono DUE: o strapotere ai club come in anglo-francia (e allora al Celtic non ha senso alcuno perchè si sviluppa una Eccellenza eccellente e fuori si va a far la Heineken per vincerla) oppure si adotta il modello Union (e allora la Celitc ha senso). Tertium non datur. E che hai compreso che il modello misto mare italiano sian un accrocchio definito solo per salvar cadreghe, lo lasci intuire ogni frase che scrivi, quindi chettelodiaffà?
Eh dice, ma noi non abbiamo tradizioni, siamo sfigati .. Il concetto di BEST PRACTICE è che si copia (cum grano salis) proprio da quelli più avanti, mai dagli sfigati. A meno che non si voglia rimanerlo.
Ti dirò che sono più che convinto che alcuni lo desiderino fortemente, che il rubgy continui ad avere qui da noi un'aura sfigata: è più facile controllare e far "carrierine", magari nepostitiche, in ambienti poco frequentati che in ambiti rampanti, di successo, in crescita, che muova soldi che attirino belle teste.

GiorgioXT ha detto...

Un progetto alternativo , che partisse dalle società per uno sviluppo -finalmente sano- del nostro sport era possibile e non credo molto più costoso.
Purtroppo aveva delle controindicazioni serie:
- Non poteva risolvere i problemi della nazionale a breve termine
- Se fatto in modo serio, cioè promuovendo i meritevoli avrebbe scardinato non solo gli equilibri di potere fra i club, ma soprattutto quelli che sostengono la dirigenza FIR
- Avrebbe comunque ridotto il potere della Federazione .

L'altra scelta, che era poi il progetto iniziale FIR , era quella di una struttura di franchigie con sistema di formazione del tutto separato dai club e sotto totale controlo federale.
Era però semplicemente impossibile da fare, e avrebbe comportato il rischio concreto che il NE facesse da solo.

E' stata una scelta di compromesso, che però può dare dei risultati positivi a breve specie per la Nazionale; il problema è che andavano affiancate delle politiche evolute per incrementare il numero e la qualità dei giocatori... il nostro punto debole; invece si è andati nella direzione opposta; la perdita di DUE TERZI delle squadre Under 20 il sitomo più acuto ma non l'unico.

Abr ha detto...

La scelta di compromesso fatta non trovo abbia gran risvolti positivi manco per la nazionale (giocatori Celtici FERMI in panca o utilizzati una volta su due).
Questi risvolti positivi sono limitati a due soli club, che cresceranno progressivamente logistiche-managerialità-intensità-tecniche-esperienza a livelli superiori, o spariranno.
Il tutto però rimarrà chiuso senza vasi comunicanti verso il resto del movimento (lo scambio di giocatori è solo uno degli elementi di un "dialogo" vero tra livelli) per DECISIONE FIR - a supporto di qualche cacicco locale "grande elettore".

La perdita di DUE TERZI delle squadre U20 (vedi VeneziaMestre) non mi sorprende: sono poche (un paio?) le società strutturate per stare in piedi sui vivai, il resto lo faceva ANCHE, perchè si, stile calcio.
E il paradosso è che, a fronte di tale disastro incentivato e non certo minimizzato dal compromesso scelto, le scelte sono orientate al breve termine, e sbagliate per giunta: mi sono formato la convinzione che la Nazionale non trarrà gran benefici immediati, vuoi per i tempi stretti, vuoi per il blocco di 1/3 dei nazionali (un altro terzo è in Francia/Uk) cui è denegata qualsiasi modalità di reimpiego tra campionati. Idem per quel paio di nazionali "bloccati" in Eccellenza.

Abr ha detto...

Ulteriore rischio per la Nazionale: quest'anno e per la prima volta da sempre, 2/3 dei nazionali arriveranno spompati (e magari infortunati) dopo un campionato "vero" e stressante a 12 squadre più turni di Heineken, non più vissuti come una gitarella di piacere.

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