martedì 26 ottobre 2010

"This Sir is a rugby match not a cattle sale"


Le storie di passati leggendari, di campioni e di scontri epici sull'erba sono la quintessenza del rugby, bello da raccontare quasi quanto da giocare. Ma proprio per questo ogni tanto bisogna lasciarsi alle spalle le cronachette e darci dentro con legacy vive, che solo questo sport sa evocare senza cadere nello stucchevole.
Lo spunto ci arriva da Leicester: squadra ricca di tradizioni, storia e successi, tra i pochissimi club al Mondo che possono permettersi di sfidare regolarmente le prime Nazionali del ranking - e magari batterle, come coi sudafricani l'anno scorso (magistrale fu la prestazione di Castrogiovanni). Rispolverare in tali occasioni una antica tradizione identitaria, esalta tale prerogativa e al contempo rafforza la uniqueness del club e la sua forza.
La notizia è che nel prossimo (non) Test infrasettimanale del 9 novembre con l'Australia, Leicester scenderà in campo indossando le antiche "lettered shirts".
Di che si tratta? Fino ai primi anni del nuovo Millennio i Tigers hanno giocato con magliette contraddistinte da lettere al posto dei numeri e ne risultava un fascinoso effetto vintage, come si vede nella foto. Tale unicità fu abbandonata dietro moral suasion della RFU solo all'avvento del professionismo. Ma le tradizioni sono radicate a Leicester, tanto che in questo campionato il director of rugby Richard Cockerill l'ha ripristinata, inserendo le lettere in piccolo sulla parte frontale delle maglie, tra emblema del club e logo dello sponsor. E con l'Australia ripristineranno in toto la vecchia convenzione.
Lo schema delle lettere per ruolo era, nell'ordine dall'uno al quindici, ABCDEFHG - IJ - KLMNO (in panchina, dal P in avanti). Da questo il nome della prima linea dei Tigers, nota come "The ABC Club" e Cockerill stesso ne fece parte negli anni '90. Notata l'inversione H/G o 7/8? Non è un refuso, c'è un motivo storico ... Per inciso, la vicina Bristol era l'unica altra squadra inglese di alto livello ad usare le magliette letterate, ma con una convenzione diversa - dall'uno al quindici era HIJKLMNO - GF - EDCBA: "a rovescio" dal 15 al 9 e "dritta" dall'uno all'otto. Ma non è questo lo stesso ordine con cui molti giornali anglosassoni pubblicano le formazioni?

Ma andiamo curiosi con ordine. Fin dall'Ottocento fu posto il problema di aiutare gli spettatori (prima che l'arbitro) a identificare i giocatori: la prima gara di rugby in cui si abbia notizia di maglie numerate fu Down Under, un New Zealand vs. Queensland a Brisbane nel 1897, con i giocatori della squadra di casa numerati da 1 a 15 e gli ospiti da 16 a 30, secondo una logica che non fa una grinza. L'uso rimase comunque sporadico. Si narra ad esempio di una sfida Scozia-Inghilterra del 1928: Re George V che presenziava, chiese al presidente della Union scozzese come mai i giocatori in Blue Navy al contrario di quelli in bianco non portassero numeri sulle maglie. La risposta icastica di tal James Aikman Smith a suo Re fu: "This, Sir, is a rugby match not a cattle sale". Del resto ancor oggi si dice nel cricket: come riconoscere nei test ufficiali i giocatori, tutti di bianco vestiti e senza numeri? Risposta: dalla faccia ...
Alla fine le esigenze di chiarezza per gli spettatori prevalsero. Già nel 1921 le Federazioni inglese e gallese concordarono che i giocatori dovessero indossare maglie identificate individualmente, ma ogni squadra era libera di decidere come; la maggior parte adottò i numeri, mentre i gallesi e qualche club vicino ai confini come Bristol e Leicester preferirono le lettere.
In molti team tra cui Leicester, l'ordine teneva conto di un elemento "arcaico": un tempo la terza linea formava in mischia una autentica back row, coi tre legati tra loro alle spalle della seconda linea e non come oggi, coi due terze ali a spingere i piloni; per cui la sequenza 6-7-8 o FGH era originariamente attribuita nell'ordine in cui si legavano tra loro: blindside flanker - lock (come si chiamava un tempo il number eight) - openside flanker.


Già, l'ordine: questa full immersion nella tradizione grazie alla scelta dei Tigers ci porta dritti ad analizzare di dove arrivi la "fissità" nel rugby di numeri - o lettere che siano - secondo il ruolo in campo, raffigurata in figura qui a fianco. Fissità nemmeno incrinata dall'evoluzione del professionismo, dall'affermarsi di campioni o dalle necessità del merchandising come nel calcio.
La risposta: non è una regola scritta, almeno in Inghilterra (il Paese di gran lunga più rugbistico con oltre un milione di praticanti), si tratta di una convenzione, finalizzata alla maggior chiarezza per gli spettatori, peraltro adottata relativamente tardi rispetto alla storia ultracentenaria del rugby. Ma come si conviene a ogni tradizione, ha radici negli albori.
Ai primi tempi il rugby era un'unica, gigantesca e perpetua maul senza mischie ordinate nè aperture; un paio di "backs" avevano il compito di prendere l'ovale quando usciva dal groviglio e calciarlo per spostare il gioco avanti, a mo' degli "scarponi" nelle partitelle di calcio in oratorio, schierati in difesa col compito di rinviare lungo.
Presto i "backs" furono arretrati, inserendo vicino ai margini del mucchio gli "half-backs" (mediani), col compito di passar palla indietro per un calcio più comodo. Da fatto episodico s'era affinata una tattica per avanzare (detta heeling: tallonaggio) più efficace rispetto al tentare di strisciare ovale in mano tra le gambe degli avversari.
Tutti i giocatori si muovevano compatti in "pack" (branco) e facevano le stesse cose, tranne appunto i backs, i soli con ruoli e posizioni designate in campo: ragion per cui i loro nomi venivano riportati per primi nelle cronache che iniziavano ad apparire sui giornali.
Come le formazioni della prima partita internazionale della storia: Scozia-Inghilterra del 27 marzo 1871 al Raeburn Place di Edimburgh, riportate sul The Scotsman: i nomi degli inglesi elencati partono con tre "backs", tre "1/2 backs" e un "1/4 back" (quarter-back, col compito di estrarre la palla dal pack e passarla agli half- e full-back: avrebbe fatto fortuna in America) più 13 nominativi senza ruolo specifico (si giocava in venti per parte), mentre per gli scozzesi sono elencati tre backs, due mediani e 15 nomi indifferenziati del pack.

Col tempo il gioco si affinò e i ruoli divennero sempre più specifici, ma rimase l'uso di dare le formazioni partendo dai "backs" e fissando i numeri per ruolo, inizialmente "alla rovescia": fino agli anni '60 in tutta la Gran Bretagna il numero 1 era del fullback fino al 15 del "lock" (il numero 8 odierno). Con le lettere, è la convenzione usata da Bristol e l'ordine usato dai giornali ancor oggi nel riportare le formazioni. Ed è anche la medesima convenzione usata dal calcio, che da(va, prima del numero associato al nome e non al ruolo, stile basket) il numero uno al giocatore più arretrato. Di ciò rimane traccia nella numerazione ancora usata nel Rugby League.
Il cambiamento sorse, come il sistema metrico decimale e la guida a destra, in Francia (e Irlanda), dove fin dagli anni '50 il nr. 1 era del front rower di sinistra, fino all'estremo numero 15; negli anni '60 via via tutte le nazionali adottarono per i Test Match il sistema franco-irlandese e nel 1967 la RFU raccomandò ai club inglesi di uniformarsi a tale convenzione.
Leicester accettò la gentile richiesta (non così Bristol) ma conservò le lettere: a parte le competizioni internazionali in genere, si trattava e si tratta comunque di usi e moral suasion, non di regole - forse non tutti sanno che al contrario, nella NFL americana ci sono regole precise che fissano i numeri (in un certo range) per ogni ruolo. Nel rugby no, tant'è che le lettere furono presenti fino alle soglie del 2000, Leicester dava l'H al numero sette e Bath eliminava il numero 13 per motivi scaramantici. Mike Tindall al contrario giocò la finale di Coppa del Mondo 2003 col numero 12 pur da outside centre, perchè Greenwood voleva il numero 13.
Un'altra diffusa eccezione nella numerazione "fissa" riguarda blindside e openside flanker: se nella tradizione europea essi sono rispettivamente il nr.6 e il 7, è l'opposto in quella sudafricana, argentina e in qualche club veneto (almeno sino a qualche tempo fa). Idem per l'inversione ala destra-sinistra tra 11 e 14 vista a volte tra sudafricani e argentini e che ha contaminato qualche squadra francese.
Noioso questo tuffo nel passato e nei suoi perchè che vincolano il presente, scaturito dalla notizia di Leicester? Noi speriamo di no: ne parleremmo come in uno scambio tra appassionati allegramente ed epicamente meditabondi davanti a un paio di boccali di stout o porter.

14 commenti:

ringo ha detto...

Meraviglioso. Semplicemente meraviglioso. Il vecchio - non tanto a quanto pare - sistema per indicare le posizioni in campo.
Le cose fondamentali della vita.

tagus ha detto...

noioso?
per nulla,anzi splendido!

Abr ha detto...

Tnxs tagus, alla prossima stout o anche bionda alla spina :)

Anonimo ha detto...

Quoto in pieno tagus! Una storia meravigliosa. Come del resto è meravilgiosa la numerazione (o... letterazione!) del rugby.
Anzi, adesso segnalo questo post nel blog dei miei vecchi.

Abr ha detto...

Dei tuoi vecchi intesi come genitori? Mamma mia come siete avanti dalle tue parti ... ;)

Abr ha detto...

Ah, dimenticavo di sottolineare per Ringo: il sistema per indicare le posizioni in campo, non tanto vecchio e soprattutto ... FRANCESE! (come il sistema metrico decimale o la guida a destra, del resto) ;)

NR ha detto...

Splendido post, grazie Abr.

ringo ha detto...

Non c'è bisogno di ricordare sempre tutto.

ringo ha detto...

Tra l'altro, sui diversi modi di "schierare" le formazioni: ancora oggi ne troviamo riscontro nei tabellini, con alcuni che dopo aver messo in riga trequarti e mediani ripartono dalla prima linea, poi seconda e terza; altri che invece proseguono dritti dal 15 all'1.

Abr ha detto...

Grazie a te NR.

Andrea B. ha detto...

Mi ci è caduto l' occhio solo adesso: post splendido, grande Abr ...e grazie !
Adesso apro una bottiglia di birra e me lo rileggo con calma :-)

Abr ha detto...

Grazie a te Andrea B.
Se t'è piaciuto l'argomento di questo post, non perderti anche quello successivo, più o meno sullo stesso argomento "nostalgico".

Abr ha detto...

Sorry, è il post DUE posizioni dopo questo; per raggiungerlo basta premere due volte "post più recente" qui sotto.
Così c'è una ottima scusa per aprire una seconda bottiglia :)

Andrea B. ha detto...

Suggerimento accolto ben volentieri !
Anzi ...ambedue i suggerimenti ;-)

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