domenica 22 maggio 2011

Rovigo-Petrarca, sapore di storia

Almeno un vantaggio ha portato l'epurazione dei Pro dal rugby italiano, facendoli emigrare verso le brughiere celtiche: la fine del noioso domino di un solo super - nome e il recupero di un certo qual sapore di tradizione, dei tempi in cui certi stadi di alcune città(dine) si riempivano per i confronti tra club.
Difatti la finale del primo Torneo d'Eccellenza italiano - versione SemiPro del Super10 - sarà la super-classicissima quasi vintage Rovigo vs. Petrarca Padova. Così classica da non essere mai avvenuta prima: strano ma vero, le due non si sono mai scontrate in una finale scudetto. L'ultimo per i Bersaglieri risale al 1990, quello del Petrarca al 1987. In ogni caso sarà il dodicesimo scudetto per una delle due.
Giocheranno sabato prossimo in casa della Femi che ha vinto la stagione regolare mentre Padova s'era classificata terza. Chiaro che ai tempi gloriosi della foto non si torna certo in questo modo qui, ma oggi si guardi solo al bicchiere mezzo pieno.

Rovigo è arrivata in finale dopo aver dominato il campionato (è miglior attacco e miglior difesa del torneo), avendo ragione nella duplice sfida di semifinale dei Crociati Parma. Il 13-20 a Parma la scorsa settimana metteva la miniserie in discesa ed era ottenuto recuperando una meta del giovane estremo di casa Ruggero Trevisan a inizio del secondo tempo con due mete, dell'hooker Luke Mahoney e del centro Joe Van Niekerk. La pratica era chiusa in casa sabato con un apparentemente easy 24-9, raggiunto però solo dopo il 6 pari del primo tempo con due mete nella ripresa, stavolta unanswered, del lock Montauriol e del pilone Ravalle.
Il Petrarca Padova ha costruito il passaggio del turno con la vittoria in casa nella prima partita contro I Cavalieri Prato giunti secondi nella stagione regolare, gara vinta 31-18 e punto di bonus, depotenziando con la disciplina il capocannoniere del torneo Rima Wakarua e marcando quattro mete contro la doppietta dell'ala ex Granducato Filippo Vezzosi. Le mete patavine sono state marcate dal prima linea metaman del campionato Agustin Costa Repetto, dall'ala Steven Bortolussi, dal flanker Marco Barbini in nomination per essere eletto miglior giocatore del torneo, dall'apertura Tim Walsh, il tutto pur in assenza di Warren Spragg, finalizzatore d'elezione dei Tuti Neri.
Nel ritorno odierno di Prato, i punti da recuperare per I Cavalieri eran troppi e i petrarchini sempre privi di Spragg si impegnavano a stroncare ogni iniziativa; difatti i primi punti della gara arrivavano oltre l'ora di gioco con una meta di Billy Ngawini, apertura dei toscani; too little too late, non sarebbe comunque bastato per prevalere nel duplice confronto e in più ci pensava Ludovic Mercier, rientrato a casa dopo l'avventura di mezza stagione Celtica con gli Aironi, ad assicurare la seconda vittoria a Padova marcando due penalty nei minuti finali per il 5-6 conclusivo, per la vittoria 2-0 nella miniserie di semifinale come Rovigo.
Ed ora vinca il migliore - "speremo de no", avrebbe risposto El Paron Nereo Rocco.


[PS.: scriviamo poco di Eccellenza non per snobismo ma perchè, svincolati dal territorio in quanto "virtuali", non conosciamo le realtà locali quanto meriterebbero (non si può seguire tutto); RR poi non è certo agenzia di lanci, posto per "cronacare" copincollando i cartellini-partita dal sito della Fir: per quello, se serve, trovate enne link nella nostra sidebar.
Certo non abbiamo mai nascosto che la "botta" affibbiata al Super10 italiano, regredendolo a SemiPro, per noi sia stata massimamente deleteria e, contrariamente a quanto pensano i più, per nulla inevitabile. Tant'è.]

4 commenti:

Paolo C ha detto...

Rovigo e Petrarca non si sono mai affrontate in finale, ma si affrontarono nel 1977 nello spareggio che assegno' lo scudetto; la partita fu vinta (purtroppo) dal Petrarca e fu disputata al Friuli di Udine.

Abr ha detto...

Grazie per la precisazione Paolo, c'eravamo persi lo spareggio.
Aldilà delle statistiche, la nota voleva in effetti solo sottolineare una curiosità per la super-classica, il derby d'Italia del rugby; soprattutto voleva rimarcare che tutt'e due (purtroppo) i campionati li vincevano in era pre-playoff, cioè in tempi oimè andati.

GiorgioXT ha detto...

Per la precisione , all'epoca lo scudetto era della squadra che faceva più punti in campionato (niente playoff o altro); all'ultima partita della stagione allo Stadio Appiani davanti a 15000 persone il Petrarca battè il Rovigo arrivando a pari punti e costringedoli così alla partita di Udine .
Come adesso il Rovigo arrivava da una serie di successi ed il presidente dell'epoca arrivò a sbilanciarsi affermando che "sarebbe dovuto nevicare perchè vinca Padova"
Allo stadio Friuli venne effettivamente giù una grandinata spaventosa che imbiancò le tribune e perse anche la vita un tifoso di rovigo colpito da un fulmine (casualità incredibile - con tanti pali e torri luci, con la tribuna più alta ... invece il fulmine cade su un gruppo di persone, 6-7 che dopo il botto fortissimo si rialzano illese e solo uno rimane purtroppo a terra)

Degna di menzione successivamente,la "lotta fratricida" fra le due edizioni del "Gazzettino" con quella di Rovigo che fece una prima pagina con la foto di Dino De Anna che correndo in meta mette un piede fuori (motivo per cui ancora adesso quella partita viene ritenuta "rubata" da Stanghella in giù) e quella di Padova che la smentisce mettendo la sequenza che rivelava che la foto si riferiva in realtà ad un altra azione di gioco.
Foto della partita sul sito www.ipetrarchi.it

Abr ha detto...

Quella partita fu in effetti un coacervo di eventi tra sport e cronaca, purtroppo anche nera.

Sulla mia biografia sta scritto tra l'altro che tra i ventimila (così si disse allora) dell'Appiani, giovincello c'ero anch'io.
Quella e la partita degli All Blacks con l'Italia allargata a Guy Pardies, sono state le due più appassionanti e significative partite di rugby della mia vita.

Stanghella è in effetti ancora provincia di Padova, ma sulla "loyalty" dei suoi abitanti in effetti c'è da dubitare ...
Coach Presutti invece è più fiducioso, nella conferenza stampa il confine l'ha messo dove deve stare, a Boara Pisani; affermando che, ad ascoltare i più, una volta arrivati lì tanto varrebbe voltarsi e tornare a casa.

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