Mallett nervoso dopo l'ultima in Italia
Reduci dal Ferragosto, tagliamo corto: diamo per scontate le telecronache e vi fiondiamo diretti nelle analisi ex post.
I quasi 15.000 di Cesena e tutto il popolo del rugby pur in vacanza ha potuto vedere l'Italia emersa dal "ritiro" di Villabassa nel test col Giappone (concluso vittoriosamente 31-24) e farsi un'idea. La nostra, diciamo subito, pur senza gridare alla catastrofe, è abbastanza preoccupata. Espiciteremo i motivi, anche perchè come al solito non siamo ancora riusciti a trovarne traccia nella critica sedicente "ufficiale".
Eppure le nostre aspettative pre-partita, chiariamolo, erano tutt'altro che ottimiste: il rischio era un'Italia "imballata" dai carichi della preparazione fisica svolta e così non è stato, il finale dei nostri è stato in crescendo (pur godendo della superiorità numerica); si poteva paventare qualche defaillance in fase di affiatamento ed intesa in cabina di regìa Azzurra, visto il numero di "esami in corso" contemporanei voluti (o subiti per forza) da Mallett, ma i problemi emersi in fase di possesso non sono stati consistenti. Infine, eravamo sinceramente convinti che il Giappone dei due titoli vinti in fila negli ultimi mesi (Asian Five Nations e Pacific Nations Cup) fosse ben più completo e pericoloso. La partita ha invece mostrato un team di John Kirwan poco spendibile ad alto livello internazionale: pur contando su un gran bel reparto trequarti veloci, ficcanti coordinati e precisi (come si suol dire, ogni cane assomiglia al suo padrone ...), è una squadra che mostra un pack decisamente insufficiente, ricorda Samoa o Fiji di cinque anni fa. C'è ancora un bel gap tra undicesima e dodicesima squadra nel ranking (ora scesa al tredicesimo posto).
Eravamo quindi equipaggiati di aspettative molto caute, eppure gli Azzurri di Mallett sono riusciti a farci preoccupare.
Il primo quarto d'ora ci ha illuso, colpito, fatto letteralmente sognare: pressione e possesso ben gestito hanno prodotto una Italia mai vista negli ultimi lustri, premiata da due mete di ottima fattura, generate sia dal lavoro del team (pressione del pack, maul, gioco multifase largo) che da iniziative individuali (il passaggio di Bocchino sul taglio di Pratichetti, il blitz di Gori).
E' durata poco, e non per limiti di fiato. E' bastato che il Giappone s'impadronisse del possesso palla per evidenziare i limiti di questa versione Azzurra. Che stanno nella fase difensiva. Segnatamente, la difesa che non avanza e non pressa, non riuscendo a minacciare mai il possesso avversario, tantomeno a condizionarne le opzioni, facendo fare ai trequarti giapponesi la figura dei Wallabies; una difesa limitata al tamponamento e al riposizionamento e succube del primo errore individuale. Una linea giovane (età media dei trequarti schierati: 22 anni) ma arretrante e difensivamente troppo fragile, sia in mezzo che ai lati, rettasi praticamente solo sull'aggressività di Sgarbi e che non per caso ha subito due mete nel giro di cinque minuti.
L'altro limite evidenziato è stato la lucidità in mediana: o' Gori Ugo, l'hai visto che i trequarti in rosso la palla la sapevan gestire, allora perché continuavi imperterrito a regalargli possessi a suon di grubber? Mica abbiamo Habana, Corey Jane o Sivivatu, noi...
C'è voluto un "chiarimento" nell'intervallo per far capire al giovinotto che la partita la si vinceva a mani basse, al solo patto di tenerci il possesso facendo giocare il pack. E così è stato: il secondo tempo è stato dominato dagli Azzurri, più forti davanti. L'esame per Gori non è andato bene, nonostante l'ottima meta.
L'altro regista, Bocchino al su esordio, è parso uno dei punti deboli della cerniera difensiva; peccato perchè sia tatticamente che alla mano il viterbese ha fatto scelte oculate e anche nei piazzati è stato preciso (peccato per quel palo). Del resto dietro dopo quel quarto d'ora magico sono andati male tutti: qualche bel placcaggio in particolare di Sgarbi e di Toniolatti al largo, ma la linea, Sgarbi a parte, non sale e pressa poco. Solo l'ingresso di Canale ha un po' raddrizzato la baracca, quando comunque la partita era già stata ripresa spostandola davanti. Male anche il "giovane veterano" Luke McLean: poco presente, la prima meta è sulla coscienza di un suo intervento a dir poco leggerino.
Nelle note positive del giorno, oltre al risultato (quattro mete! Da quando non ne segnavamo tante?) e a Sgarbi, mettiamo la driving maul. Finalmente! Chi ci segue ricorda quant'è che la invochiamo, ora abbiamo due mete anzi praticamente tre su quattro, generate da tale meccanismo collettivo. Merito soprattutto delle ritrovate certezze in rimessa laterale: positivo Bortolami, ottimo l'esordio di Van Zyl che rende l'infortunio di Geldenhuys meno preoccupante.
Purtroppo contrapposta c'era ben poca cosa, quindi vedremo se è vera gloria solo contro Alasdair Kellock & Soci scozzesi la prossima settimana. Idem per la potenza e la tecnica della mischia ordinata, devastante anche col rincalzo Cittadini al posto di Castro: sospendiamo il giudizio fino a sabato prossimo.
Tra gli avanti tutto bene e tutti bravi: ottimo il rientro del "Richie McCaw de'noantri" Mauro B., molto preso Zanni, Parisse oscuro a sbadilare come anche Derby., pochi i minuti dell'esordio di d'Apice ma pare affidabile, mentre il titolare Ghiraldini è stato autore di una ottima prova. Per il pack l'unica nota preoccupante è la disciplina: l'aver incassato un cartellino giallo per antigioco e una meta di penalità non depone bene, anche la rimessa laterale Azzurra è stata sovente richiamata per mancato rispetto del corridoio (un classico delle Boreali, in specie le Celtiche). Ribadiamo, per gli avanti il giudizio va sospeso, in attesa del ben più probante warm up con la Scozia al Murrayfield.
La preoccupazione post primo Test non è solo nostra: lo provano i nervosismi di coach Mallett nelle sue dichiarazioni post ultima sua partita in Italia; dichiarazioni infarcite di polemiche del tutto gratuite dal suo punto di vista (oramai è troppo tardi) e troppo facilmente smontabili.
Da non crederci: l'uomo che scommise tutto su Gower per trovarsi all'ultimo minuto con un pugno di mosche in mano, che ci provò con Wisniewski e che a Bocchino l'ha provato in precedenza solo qualche minuto come mediano di mischia (!); 'sto qui ora si lagna se il giovanotto non ha accumulato minutaggio in Celtic League! Tante critiche si potrebbero fare agli Aironi, ma non certo di esser sordi ai Federali: se Bocchino fosse stato interessante per il management azzurro, bastava solo ventilarlo, come per Tito Tebaldi quando "piaceva".
A Gori, uno infortunato per mesi, forse la Benetton doveva fargli far minuti in campo con le stampelle, novello Enrico Toti? Con Semenzato, sviluppatosi nel suo disinteresse grazie alla stimolante concorrenza con Botes, proprio in Celtic, Mallett aveva pescato un jolly ma non è sempre domenica. Quanto a McLean, sostenere che stia "svaporando" per via della concorrenza interna con Dingo Brendan Williams, beh non merita nemmeno una risposta.
Caro Mallett e Brunel, mettetevi bene in testa che abbiam bisogno di "numeri nove, dieci, seconde linee, piloni e numeri otto tutti italiani" ma anche bravi, cioè svezzati non col posto fisso garantito ma con la sana concorrenza. Servirebbe offrire maggiori opportunità ai giovani aborigeni? Come no, quel che Mallett non ha mai dato a Bocchino! Per i club italo-celti, basterebbe un po' di intelligente "moral suasion", senza dover escogitare creative quanto ridicole nuove regole-capestro. Tant'è.
Mallett è palesemente nervoso dopo la prima uscita e la Scozia, secondo e ultimo test pre-Mondiale, s'avvicina. No buono, ma tutto serve.
I quasi 15.000 di Cesena e tutto il popolo del rugby pur in vacanza ha potuto vedere l'Italia emersa dal "ritiro" di Villabassa nel test col Giappone (concluso vittoriosamente 31-24) e farsi un'idea. La nostra, diciamo subito, pur senza gridare alla catastrofe, è abbastanza preoccupata. Espiciteremo i motivi, anche perchè come al solito non siamo ancora riusciti a trovarne traccia nella critica sedicente "ufficiale".
Eppure le nostre aspettative pre-partita, chiariamolo, erano tutt'altro che ottimiste: il rischio era un'Italia "imballata" dai carichi della preparazione fisica svolta e così non è stato, il finale dei nostri è stato in crescendo (pur godendo della superiorità numerica); si poteva paventare qualche defaillance in fase di affiatamento ed intesa in cabina di regìa Azzurra, visto il numero di "esami in corso" contemporanei voluti (o subiti per forza) da Mallett, ma i problemi emersi in fase di possesso non sono stati consistenti. Infine, eravamo sinceramente convinti che il Giappone dei due titoli vinti in fila negli ultimi mesi (Asian Five Nations e Pacific Nations Cup) fosse ben più completo e pericoloso. La partita ha invece mostrato un team di John Kirwan poco spendibile ad alto livello internazionale: pur contando su un gran bel reparto trequarti veloci, ficcanti coordinati e precisi (come si suol dire, ogni cane assomiglia al suo padrone ...), è una squadra che mostra un pack decisamente insufficiente, ricorda Samoa o Fiji di cinque anni fa. C'è ancora un bel gap tra undicesima e dodicesima squadra nel ranking (ora scesa al tredicesimo posto).
Eravamo quindi equipaggiati di aspettative molto caute, eppure gli Azzurri di Mallett sono riusciti a farci preoccupare.
Il primo quarto d'ora ci ha illuso, colpito, fatto letteralmente sognare: pressione e possesso ben gestito hanno prodotto una Italia mai vista negli ultimi lustri, premiata da due mete di ottima fattura, generate sia dal lavoro del team (pressione del pack, maul, gioco multifase largo) che da iniziative individuali (il passaggio di Bocchino sul taglio di Pratichetti, il blitz di Gori).
E' durata poco, e non per limiti di fiato. E' bastato che il Giappone s'impadronisse del possesso palla per evidenziare i limiti di questa versione Azzurra. Che stanno nella fase difensiva. Segnatamente, la difesa che non avanza e non pressa, non riuscendo a minacciare mai il possesso avversario, tantomeno a condizionarne le opzioni, facendo fare ai trequarti giapponesi la figura dei Wallabies; una difesa limitata al tamponamento e al riposizionamento e succube del primo errore individuale. Una linea giovane (età media dei trequarti schierati: 22 anni) ma arretrante e difensivamente troppo fragile, sia in mezzo che ai lati, rettasi praticamente solo sull'aggressività di Sgarbi e che non per caso ha subito due mete nel giro di cinque minuti.
L'altro limite evidenziato è stato la lucidità in mediana: o' Gori Ugo, l'hai visto che i trequarti in rosso la palla la sapevan gestire, allora perché continuavi imperterrito a regalargli possessi a suon di grubber? Mica abbiamo Habana, Corey Jane o Sivivatu, noi...
C'è voluto un "chiarimento" nell'intervallo per far capire al giovinotto che la partita la si vinceva a mani basse, al solo patto di tenerci il possesso facendo giocare il pack. E così è stato: il secondo tempo è stato dominato dagli Azzurri, più forti davanti. L'esame per Gori non è andato bene, nonostante l'ottima meta.
L'altro regista, Bocchino al su esordio, è parso uno dei punti deboli della cerniera difensiva; peccato perchè sia tatticamente che alla mano il viterbese ha fatto scelte oculate e anche nei piazzati è stato preciso (peccato per quel palo). Del resto dietro dopo quel quarto d'ora magico sono andati male tutti: qualche bel placcaggio in particolare di Sgarbi e di Toniolatti al largo, ma la linea, Sgarbi a parte, non sale e pressa poco. Solo l'ingresso di Canale ha un po' raddrizzato la baracca, quando comunque la partita era già stata ripresa spostandola davanti. Male anche il "giovane veterano" Luke McLean: poco presente, la prima meta è sulla coscienza di un suo intervento a dir poco leggerino.
Nelle note positive del giorno, oltre al risultato (quattro mete! Da quando non ne segnavamo tante?) e a Sgarbi, mettiamo la driving maul. Finalmente! Chi ci segue ricorda quant'è che la invochiamo, ora abbiamo due mete anzi praticamente tre su quattro, generate da tale meccanismo collettivo. Merito soprattutto delle ritrovate certezze in rimessa laterale: positivo Bortolami, ottimo l'esordio di Van Zyl che rende l'infortunio di Geldenhuys meno preoccupante.
Purtroppo contrapposta c'era ben poca cosa, quindi vedremo se è vera gloria solo contro Alasdair Kellock & Soci scozzesi la prossima settimana. Idem per la potenza e la tecnica della mischia ordinata, devastante anche col rincalzo Cittadini al posto di Castro: sospendiamo il giudizio fino a sabato prossimo.
Tra gli avanti tutto bene e tutti bravi: ottimo il rientro del "Richie McCaw de'noantri" Mauro B., molto preso Zanni, Parisse oscuro a sbadilare come anche Derby., pochi i minuti dell'esordio di d'Apice ma pare affidabile, mentre il titolare Ghiraldini è stato autore di una ottima prova. Per il pack l'unica nota preoccupante è la disciplina: l'aver incassato un cartellino giallo per antigioco e una meta di penalità non depone bene, anche la rimessa laterale Azzurra è stata sovente richiamata per mancato rispetto del corridoio (un classico delle Boreali, in specie le Celtiche). Ribadiamo, per gli avanti il giudizio va sospeso, in attesa del ben più probante warm up con la Scozia al Murrayfield.
La preoccupazione post primo Test non è solo nostra: lo provano i nervosismi di coach Mallett nelle sue dichiarazioni post ultima sua partita in Italia; dichiarazioni infarcite di polemiche del tutto gratuite dal suo punto di vista (oramai è troppo tardi) e troppo facilmente smontabili.
Da non crederci: l'uomo che scommise tutto su Gower per trovarsi all'ultimo minuto con un pugno di mosche in mano, che ci provò con Wisniewski e che a Bocchino l'ha provato in precedenza solo qualche minuto come mediano di mischia (!); 'sto qui ora si lagna se il giovanotto non ha accumulato minutaggio in Celtic League! Tante critiche si potrebbero fare agli Aironi, ma non certo di esser sordi ai Federali: se Bocchino fosse stato interessante per il management azzurro, bastava solo ventilarlo, come per Tito Tebaldi quando "piaceva".
A Gori, uno infortunato per mesi, forse la Benetton doveva fargli far minuti in campo con le stampelle, novello Enrico Toti? Con Semenzato, sviluppatosi nel suo disinteresse grazie alla stimolante concorrenza con Botes, proprio in Celtic, Mallett aveva pescato un jolly ma non è sempre domenica. Quanto a McLean, sostenere che stia "svaporando" per via della concorrenza interna con Dingo Brendan Williams, beh non merita nemmeno una risposta.
Caro Mallett e Brunel, mettetevi bene in testa che abbiam bisogno di "numeri nove, dieci, seconde linee, piloni e numeri otto tutti italiani" ma anche bravi, cioè svezzati non col posto fisso garantito ma con la sana concorrenza. Servirebbe offrire maggiori opportunità ai giovani aborigeni? Come no, quel che Mallett non ha mai dato a Bocchino! Per i club italo-celti, basterebbe un po' di intelligente "moral suasion", senza dover escogitare creative quanto ridicole nuove regole-capestro. Tant'è.
Mallett è palesemente nervoso dopo la prima uscita e la Scozia, secondo e ultimo test pre-Mondiale, s'avvicina. No buono, ma tutto serve.
11 commenti:
"quanto a McLean, sostenere che stia "svaporando" per via della concorrenza interna con Dingo Brendan Williams, beh non merita nemmeno una risposta": non so chi sia l'autore dell'uscita, ma di certo ha mancato di seguire tutta la scorsa stagione del Treviso.
Senza contare che, tra coppa, celtica e nazionale, cosa significa "giocare" per Mallett? Far tutte le partite?
Mah, chissà cosa glie ne viene con 'ste polemiche fuori tempo massimo: mette le mani avanti? O gli devono ancora pagare la liquidazione?
..bocchino napoletano ?????? è di viterbo...
Già. Chissà a che stavo pensando, al politico?
Correggo, grazie.
Che poi, viterbo, napoli, roma ecchessarà mai, viste da quassù non paiono poi così lontane.
Eh si, sono nel mood relaxed chissene giusto per farmi tanti amici, oggi :D :D :D
Quell'altro, Socio, era al mare con la Began ;)
Ah ecco perché lo pensavo! ;)
E' vero probabilmente che non abbiamo trequarti al livello degli avanti. Però, secondo me, e lo sostengo da tempo, è più una questione di gioco e di mentalità. Mi è sembrato di assistere ad una partita del Benetton: buono il possesso, efficaci driving-maul, pack spesso imperioso. Anche per la squadra di Treviso il problema in questo primo anno pur molto positivo di Celtic è stata la difesa: troppe mete subite troppo facilmente. E quindi la sua vera difesa è stato il possesso, strategia spesso vincente ma assai faticosa. Nel rugby del 2000 la “difesa che avanza e che pressa” per tentare di soffocare o almeno di contenere sul nascere – quello è il momento decisivo - le iniziative dell'avversario non è più un'azione di contenimento e basta, vi è implicita la volontà di cercare di trasformarla in un'azione di attacco, magari rinunciando a qualche uomo nei raggruppamenti per occupare meglio gli spazi, azzerando i tempi morti dopo la conquista dell'ovale in modo da trovare impreparata la squadra avversaria. Nel rugby italiano, generalmente, manca questa mentalità, questo “gusto” della conquista dell'ovale e forse persino questo allenamento al contrattacco manovrato che oggi è tanta parte del rugby ai livelli più alti. E così i nostri trequarti, già sacrificati nella fase di possesso da un gioco d'attacco “ragionevolmente” ancorato alle fasi statiche vista l'efficacia degli avanti, anche all'occhio dei giornalisti stranieri intristiscono fino a sembrare “nulli”.
Toh, ecco Zamax: controlla la mail, che avremmo del lavoro da assegnarti ;)
Vero Zamax.
Ma Mallett a questo serve, a dare ai ragazzi disposizioni "moderne". Già funzionarono abbastanza bene, qualche "buco" a parte, con Francia ma anche Irlanda e Galles nell'ultimo 6Nazioni.
Quella col Giappone invece m'ha ricordato la partita con la Scozia: passivi senza il possesso. Non si può sperare di battere l'Irlanda così.
Credo che una svolta "simbolica" sia stata la meta subita nel secondo tempo con la Francia: Parisse si staccò dalla linea per tentare un anticipo e il buco fu infilato (da Parra?).
Al che Mallett scese i gradini e disse al capitàn, no more blitz!
Ecco, ora i ns. 3/4 tengono la linea come la Vecchia Guardia napoleonica sul campo di Waterloo.
L'amichevole di Bayonne di ieri sera fra Benetton e Aviron conferma l'andazzo. Buono il risultato, sconfitta per 29-18, contro una squadra ambiziosissima che l'anno scorso ha sfiorato i barrages. Molte assenze da tutte e due le parti, ma sopratutto da parte trevigiana con quella dozzina di giocatori dati alla nazionale. Però: 4 mete a zero per i francesi. Ottenere 6 calci trasformati significa che Treviso ha avuto un buon possesso, poi però erano i baschi a bucare la difesa.
Oh yeah.
Ne facevo cenno riguardo proprio della nazionale: l'obiettivo di un team col pack potente e scarsa fiducia nei propri 3/4 è quello di guardagnar calci di punizione, "serrando" la difesa al centro e al largo più che può. Ma non sempre si può, nemmeno coi Giappo.
Tv poi in tael strategia ha il vantaggio di aver DeWaal o Botes a piazzare, gli Azzurri invece han Mirco ...
Se è vero che l'Italia potrebbe definire un "suo" modello di gioco, così com'è è gravemente incompleto: non esiste linea di 3/4 capace di reggere sul piede difensivo, sul gioco tattico e ripassaggio per ruck per 80 minuti. Servirebbe aggiungere chessò, almeno la propensione al blitz, al "furto con destrezza" ...
Posta un commento