venerdì 30 settembre 2011

Samoa strappa le redini di mano, dei Boks e dell'arbitro

Alla fine la Pool D conferma parzialmente le previsioni di chi l'aveva designato "Girone della morte", con l'iperfisico, aperto, animato e polemico incontro  Sudafrica - Samoa, finito 13-5.
Una partita tesa, distinguibile in due parti: primo tempo dominato da un Sudafrica attento e cinico, che  ha raccolto non tutto quello che ha seminato ma in ogni caso ha messo in sicurezza il risultato; secondo tempo coi Samoani a premere come un lago su una diga pericolante, trattenuti a stento e qualche volta ripresi per il collo dai sudafricani (anche in senso letterale).

Una meta per parte, la prima di Bryan Habana, messosi a segnare ora che sente il fiato sul collo di Francois Hougaard - la fortuna del miglior metaman della Coppa del Mondo 2007 è che l'ala dei Bulls serva in panca, come copertura per il posto di mediano. La meta samoana è nel secondo tempo, del terza linea sfondatore George Stowers, prossimamente agli Ospreys dopo un paio di stagione agli Irish. La differenza la fanno nel primo tempo la precisione di Morné Steyn (due su due) e la bombarda di Francois Steyn dalla linea dei dieci metri della SUA metà campo: prima centra la traversa, poi segna, infine sbaglia.
Agli Springboks bastava il pareggio per avere la matematica certezza del primo posto, evidentemente volevano raccogliere il massimo risultato col minimo sforzo in ottica quarti di finale. Il primo tempo pareva essere orientato in tale direzione ma al cambio di campo la partita è cambiata (complice il vento). Non è una questione di sforzo oltre il previsto - i Boks hanno cromosomi Afrikaner, quand'è ora di mettere carri in cerchio, non si tirano indietro. Piuttosto, nel secondo tempo si incrina l'impressione di granitica solidità d'approccio, mutatis mutandis stile "schiacciasassi 2007", che stanno edificando partita dopo partita.
Per Manu Samoa, terzo posto nel girone già assicurato, c'era la pia illusione di puntare al secondo, sperando nella sconfitta del Galles con le Fiji; nella realtà c'era da mostrarsi nazionale in grado di far soffrire chiunque dopo aver messo in crisi il Galles. E ci sono riusciti pienamente, almeno per un tempo, il secondo. Quando han saputo mettere in crisi l'implacabile macchina da guerra difensiva e la capacità di gestire il gioco tattico e i set pieces dei Boks, ripiegando a un gioco un filo meno "colto" e più "Pacifico", individuale e abrasivo. In questo sono stati agevolati dalle selezioni dell'ala David Lemi al posto di Tagicakibau e del centro Eliota Fuimaono-Sapolu, che hanno aggiunto elettricità e imprevedibilità alle  iniziative individuali di Alesana Tuilagi e sbocchi ulteriori alla regìa offensiva di Seilala Mapusua e Paul Williams. Lo scontro davanti è stato epico, a tratti avvincente e bellissimo, tutto muscoli e coraggio: che gran rugby divertente!

In una partita che più fisica non si può, ma si sapeva da prima, la nota stonata arriva dall'arbitraggio: Nigel Owens non è riuscito a tenere in mano la gara, ha cominciato da subito a farsi tirare nelle polemiche dal capitano samoano Swalger (in foto).  Alla fine ha degenerato  - lui e non i giocatori, che han mantenuto il medesimo contegno "sopra le righe ma non troppo" per tutta la gara.
Istigato dal guardialinee Barnes, negli ultimi dieci minuti Owens ha sventolato un cartellino rosso eccessivo in faccia a Paul Williams, per una manata in faccia a Broussow che non riusciva a liberarsi da un prolungato "resta qui con noi in ruck", per poi sistemar le cose con un giallo chiaramente "di compensazione" a John Smit. Pejo el tacon del sbrego, come si dice in Veneto.
Owens è un gallese, come Clancy fu irlandese per Italia - Usa: chiaramente esposti al "confitto di interessi". Sotto questo profilo, troviamo criticabile non tanto i due, quanto la scelta del grancapo Paddy O'Brien di mandar proprio loro, rischiando di infilarli in situazioni ambigue, solo per  affermare qualcosa di insensato: che la classe arbitrale del rugby sia "sovrumana", atarassica. Tipica ipocrisia puritan-anglosassone (poi son quelli che cambiano di nascosto i palloni quando calcia Wilkinson). Guarda il caso, i samoani ora puntano il dito, con Swalger che afferma: "I think the ref was pretty hard on us".
A noi pare "solo" che Owens non abbia saputo tenere in pugno le redini della partita. Ha anche fatto errori di "bias" - tradotto in italiano: Pregiudizio, come ad esempio ritenere ogni in-avanti incerto come provocato dai Pacifici (si è dovuto correggere un paio di volte su input dei guardalinee).  Stessa storia di Clancy, l'irlandese che arbitrò Italia-Usa: se gli Azzurri avessero fallito il bonus offensivo, come avreste commentato la sibillina frase da lui mormorata a capitan Parisse?

Sottolinear tutto questo non è destabilizzare, è parlar di fatti; i punto è smetterla di fingersi verginelle. Ci stiamo rivolgendo al management degli arbitri e ai "novizi", non a chi abbia giocato che ben lo sa: negli spogliatoi gli arbitraggi si criticano eccome, in certi casi anche fuori (basti ricordare Barnes nel 2007).
Il rugby conserva comunque questo importante vantaggio su altri sport più "stocastici": il risultato del campo è sempre corretto. Anche stavolta . Errori arbitrali però ci sono stati, smettiamola di far gli struzzi.

Sia come sia, ad attendere la seconda del nostro girone ora ci sono gli Springboks - che certamente faranno il tifo per noi, altrimenti troverebbero i Wallabies -  mentre per la prima ci sarà il Galles, comunque vada con Fiji domenica.

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