Arrivederci a chi lascia la scena
Rugbr-rica di riepilogo dopo una lunga giornata di rugby invero triste per gli italiani, più per la consapevolezza ritrovata della tacca in cui stiamo dopo periodi di illusione - settimane, mesi o anche anni - che per il rammarico di opportunità mancate. Tant'è, dopotutto il mondo va avanti e gli appassionati di rugby italico, da sempre abituati agli anni di vacche magre, tutti invariabilmente han sempre una nazionale B adottiva da tifare.
Dei quarti di finale riparleremo, tanto c'è una settimana di tempo: per adesso basti notare la divisione papale a mo' Tordesillas tra Emisferi Australe e Boreale prodotta dallo sconquasso irlandese, che alla fine ha travolto pure gli Azzurri. Tale discrimine sarà attivo fino alle semifinali, che saranno tra le vincitrici delle prime due partite qui sotto listate e tra quelle delle seconde due; garantiranno quindi una finalista del Nord e una del Sud del Mondo.
Dei quarti di finale riparleremo, tanto c'è una settimana di tempo: per adesso basti notare la divisione papale a mo' Tordesillas tra Emisferi Australe e Boreale prodotta dallo sconquasso irlandese, che alla fine ha travolto pure gli Azzurri. Tale discrimine sarà attivo fino alle semifinali, che saranno tra le vincitrici delle prime due partite qui sotto listate e tra quelle delle seconde due; garantiranno quindi una finalista del Nord e una del Sud del Mondo.
Quarter Finals
08/10 - 07:00
Ireland
-
Wales
Wellington
08/10 - 09:30
England
-
France
Auckland
09/10 - 07:00
South Africa
-
Australia
Wellington
09/10 - 09:30
New Zealand
-
Argentina
Auckland
Qui ora ci prenderemo cura delle eliminate: con la fine della fase a gironi, fuori i secondi, abbiamo dodici nazionali che lasciano la Nuova Zelanda, divise in due fasce: quattro privilegiate già ammesse di diritto a London 2015 e le altre indistinte otto. Tra l'altro ci sono fresche le ripercussioni sul ranking Irb.
- Le terze classificate nei gironi: tre deluse, una sorpresa
La Scozia NON passa ai quarti di finale pur avendo accumulato undici punti nel carniere, quanti la Francia. Pur essendo la migliore delle non qualificate, tonfa nel ranking dal settimo posto pre-mondiale al decimo. E' riuscita a marcare solo 4 mete in tutto, come gli Usa e meglio solo di Romania e Georgia (3). Tra l'altro tutte segnate nella medesima partita, la prima con la Romania, recuperata in zona cesarini grazie alla doppietta di Simon Danielli.
E' la prima eliminazione dalle fasi finali dei mondiali della storia scozzese, arrivata dopo il brivido rumeno, il controllo sotto la pioggia di una Georgia ancora impettita alla prima uscita e i due finali pazzeschi subiti da Argentina (13-12) e Inghilterra (16-12): dieci minuti totali contro 150 di controllo dello score, costati molto cari.
Esperti come Chris Paterson, Dan Parks, Blair Cusiter o Nathan Hines, giovani come Ruaridh Jackson o Richie Gray, attesi come Sean Lamont e Max Evans o Al Kellock, pochi sono riusciti ad emergere da quel guazzabuglio di gioco d'assalto e calci tattici ma con pochi neuroni impostato da coach Andy Robinson.
Seconda tra le non classificate è Samoa con 10 punti. E' undicesima, immediatamente davanti all'Italia nel primo ranking di ottobre, come a fine agosto quand'era però decima. Uno squadrone veramente impressionante, non solo stazza, ball handling e coraggio come nella tradizione delle Isolane, ma anche bella organizzazione di gioco, tanto da piazzarsi più in alto nelle classifiche difensive che non quelle offensive; ha subito solo 49 punti, come gli All Blacks, e meno mete, 5 contro 6!
E' arrivata "solo" terza nel "girone della morte"; invece di accusare l'arbitro Nigel Owens di "razzismo" (sarebbe meno infame e forse anche più aderente alla realtà parlare di "pregiudizi"), per quel 13-5 col Sudafrica, farebbero bene a prendersela con i solerti organizzatori, che li han fatti scendere in campo contro il Galles (persa 17-10) appena 4 giorni dopo la partita precedente e contro il Sudafrica solo cinque giorni dopo la passeggiata di salute con Fiji.
Squadrone senza ruoli scoperti, con protagonisti degni di giocare in una qualsiasi delle prime otto, ha perso giocandosela e solo con due tra le grandi. Ha impressionato particolarmente l'estremo Paul Williams, ex Sale prossimamente allo Stade, il nr.8 George Stowers, ex Irish in arrivo agli Ospreys assieme al mediano Kahn Fotuali'i, la sicurezza dell'apertura Tusi Pisi ora in Giappone come il grande Mapusua, la forza di Alex Tuilagi che più di altri sembra aver risentito degli impegni ravvicinati dopo un head start, e tanti altri, quasi tutti, complimenti.
L'Italia termina anch'essa a 10 punti ma ha una peggior differenza tra punti fatti e subiti rispetto a Samoa. Esce dal Mondiale con un posto nel ranking in meno di come c'era arrivata: ora è dodicesima.
Un torneo ottimamente pianificato ed eseguito a livello strategico: due squadre distinte per i due impegni maggiori e quello minore (con qualche titubanza nella gara con gli Usa), un tempo eccellente giocato con l'Australia e uno più che sufficiente con l'Irlanda, due affermazioni maiuscole premiate con bonus offiensivo con Russia e Usa. Tali da far scintillare la prestazione offensiva italiana, la migliore tra le eliminate, tra le prime otto della fase preliminare per mete segnate (13, come la Francia) e per punti segnati (92, più di Argentina e Samoa).
Tutto bene insomma, tranne quando serviva di più, quei due secondi tempi catastrofici, inguardabili: un parziale di 26-0 con l'Australia, uno di 27-0 con l'Irlanda. Il pattern comune è riconoscibile, già ci siamo dilungati.
Complimenti a coach Nick Mallett per aver spinto l'Italia fino ai suoi limiti nella sorda indifferenza federale, pur con qualche recriminazione per qualcuno lasciato in tribuna e per qualche nome "imposto" di troppo. Nessuno lo dice, ma in mezzo di dove ci è arrivata almeno una meta a partita è mancato Craig Gower.
Nessun nome ha spiccato, nessuno di quelli che avevan stupito al Sei Nazioni ha colpito - Masi e Semenzato su tutti; nessun giovane (Derbyshire, Gori, Benvenuti) è riuscito a mettersi in evidenza. Nessun leader - Parisse, Castro. - ha saputo prendere per mano la squadra in quei secondi tempi. Nessuna leadership è emersa nei trequarti per surrogare la debolezza all'apertura. Un nome solo merita: la sorpresa Corniel Van Zyl, il sistematore per larghi tratti del torneo della rimessa laterale italiana. Ce ne torniamo a casa con le nostre brave pive nel sacco.
Tonga ha raggranellato 9 punti ma è la sorpresa del torneo e anche del ranking Irb, che scala fino al nono posto, superando tutte e tre le nazionali citate in precedenza grazie alla "partita perfetta" con la Francia (19-14). E può recriminare la sconfitta 20-25 subita dal Canada, partita che guidava fino al 73', quando una meta ribaltava la situazione e ripristinava l'esito del primo tempo. Avendo poche occasioni di giocare assieme, migliorano sempre più man mano che giocano: a parte la partita inaugurale con la Nuova Zelanda, in cui comunque nel loro piccolo han limitato a sei il passivo mete e han marcato col pilone di Hawke's Bay e dei Chiefs Taumalolo, hanno ancora subito l'infortunio col Canada, ma poi sono arrivate le vittorie con Giappone e Francia. In entrambe è stato determinate Kurt Morath, 26enne ex Taranaki, il più cresciuto tra i suoi. Squadrone molto potente, a volte un po' "bradipo", impostato sulla potenza degli avanti macina pick and go e non dei trequarti come ogni altra Isolana. Del resto tra loro supera i 100kg persino il mediano di mischia: Taniela Moa di Bay of Plenty e Chiefs, ora atteso a Pau.
- Le quarte classificate: due bei passi in avanti, uno indietro
Il Canada conclude il mondiale con sei punti: guadagna un posto nel ranking, il 13', è la prima delle non automaticamente qualificate al prossimo mondiale e può decisamente mangiarsi le mani: avrebbe potuto sottrarre il posto di sorpresa dei Mondiali a Tonga, che peraltro ha sconfitto con una meta al 73' di Phil McKenzie, molto interessante ala 24enne nel Championship (serie A) inglese. Non fosse stato per il pareggio col Giappone, peraltro agguantato dopo esser stati sotto 7-17 a fine primo tempo, grazie alla meta del solito McKenzie e dell'apertura Ander Monro.
Fiji chiude il mondiale con 5 punti, derivanti dalle 5 mete alla Namibia (di cui tre di Goneva), ma si sono confermate deludenti, esattamente come nel precedente torneo Pacific Nations giocato - e perso - in casa. Tanti ticci grandi e grossi ma poco organizzati, dediti alle azioni individuali. Con tutta l'esperienza che possono radunare dai campionati europei! Non è più cosa di questi tempi: telefonare a Samoa, al limite a Tonga.
Georgia raccoglie 4 punti dal confronto coi dirimpettai di Mar Nero romeni (un netto 25-9 con meta di Gorgodze) e raggiungono il 14' posto nel ranking Irb. Un po' legati all'esordio con la Scozia, si sciolgono e mettono nettamente in crisi per un tempo gli inglesi, che si salvano grazie ai "contropiede" della cavalleria leggera e alla sconvolgente imprecisione dalla piazzola dell'apertura Merab Kvirikashvili, 27enne che gioca da anni in Féderale 1 francese e che si rifà contro la Romania. Nell'ultima partita contro l'Argentina provano a mettergli il bastone tra le ruote marcando meta con l'altra apertura, il giovane Lasha Khamaladze, ma la forza della terza linea caucasica trova pane per i suoi denti in Leguizamon e compagni, finalmente un po' "svecchiati" da qualche sano innesto dai PampasXV come Imhoff, Senatore etc. Tra i grandi vecchi comunque si distingue finalmente Felipe Contepomi (così abbiamo anche relazionato un minimo sulla prima partita notturna di domenica). Grande terza linea, alti e bassi nei piazzati, rimane un deficit cronico nel marcare mete (solo tre, la peggiore del torneo).
Quattro punti anche per gli Usa, rimediati nel confronto con l'altra superpotenza (militare) Russia, (6-13, meta di Mike Petri) ma peggior differenza punti rispetto alla Georgia. Nel ranking Irb guadagnano una posizione, ora sono al 17' posto. Squadra molto esperta, organizzata, ma poco prolifica: è il peggior attacco della prima fase torneo con soli 38 punti segnati, secondo peggiore per mete segnate (solo 4). Eppure sanno mettere in crisi l'Irlanda (22-10, due mete a una), forse grazie all'ex, coach O'Sullivan; non l'Italia, che nonostante l'arbitro Clancy gli strappa il bonus offensivo. Si distinguono il dinamico pilone Mike McDonald, Todd Clever anima (rognosa) della squadra, il mediano Petri, la star dei Sarries Chris Wyles schierato estremo (lasciato fuori dal confronto con l'Irlanda), i flanker Eccellenti Stanfill e Johnson, il centro Emerick, il lock Van Giessen mentre chi l'ha visto lo spauracchio Ngwenya di Biarritz?
- Le quinte classificate: un esordio promettente, un tonfo e stasi
La prima delle ultime è il Giappone per i 2 punti rimediati facendosi raggiungere nel pareggio col Canada. Nel ranking Irb perde tre posizioni, tonfando al 15' posto. I nippo-neozelandesi si agitano molto con la Francia, gli vien proprio male con gli All Blacks (thrashing più pesante del mondiale, 13 mete), non reggono la fisicità di Tonga, alla fine tirano fuori tutto col Canada, ma si fanno recuperare sul pari. Nell' hard core dei neozelandesi importati da John Kirwan si mette in evidenza l'apertura James Arlidge, uno dei migliori realizzatori della prima fase.
Il tentativo di Kirwan di identificare una "via asiatica al rugby", fatta di gran dinamismo e gioco coi trequarti, si è schiantato addosso alla crescita fisica generalizzata degli avversari; urgerebbe recuperare qualche atleta del Sumo in prima linea, o una nuova massiccia "leva" tra neozelandesi tongani da 1,95m x 110kg (della serie, il rugby sport per tutti i fisici).
La Russia guadagna un punto al suo esordio assoluto ai Mondiali, prende tanti punti (seconda peggior difesa del torneo) ma segna anche diverse ottime mete (otto, più di Fiji, Tonga e Scozia). Perde due posti nel ranking scendendo al 21' posto, ma mostra coi risultati che la pratica Sevens con cui sta facendo crescere il movimento è una scorciatoia di grande interesse ed efficacia.
Interessanti le ali Ostrouskho e il ventenne Simplikevic, coll'anziano Rachkov che recupera il suo posto all'apertura dopo un paio di tilt di Kushnarev, senza il quale la partita con gli Usa la potevano anche provare a vincerla. La stellina Artemyev, in forza ai Saints, s'è visto poco.
Troviamo la Russia stia seguendo la strada giusta per saltare tante tappe che affliggono tutte le altre minnows, anche nella categoria più alta: Sevens come se piovesse, in mancanza di League. Buoni nelle controruck, gli resta da far tanta strada nelle fasi statiche, lì potrebbe crescere rapidamente importando un po' di esperienza dei vicini.
La Romania non guadagna manco un punto di bonus e scende di un posto nel ranking al 18'. Tutto il suo mondiale è riducibile alla splendida prima partita con la Scozia, persa 34-24 recuperando il 15-3 del primo quarto fino al vantaggio 24-21 del 70'. Poi esce capitan Marius Tincu del Perpignan, Man of the Match, e Danielli va a marcare due mete in tre minuti. Il resto è casino con la Georgia e mismatch totali con Argentina e Inghilterra.
Passi indietro, o meglio nessun passo avanti mentre le altre avanzano, per una nazionale che contendeva all'Italia il posto nel Sei Nazioni prima del 2000; se il pack è più che a posto con l'esperienza di tutti quei "francesi", risulta fallimentare l'esperienza Federale con gli Oaks in Challenge Cup, se non riescono tirar su qualche giocatore dotato di un minimo di skill individuali nel ball handling; ne risulta tutto un buttati sopra e calcia lontano, come nel 1823.
Infine la Namibia: segna 44 punti totali come la Romania ma ne subisce la bellezza di 266, 70 in più della penultima Russia. Recuperano per demeriti altrui un posto rispetto a prima dei mondiali, ora sono 19'.
I vicini dei Sudafricani hanno un movimento giocoforza minimale, fatto di semipro tranne il Saracens Jaques Burger; eppure han tutti grandi skill individuali. Si distinguono Chrysander Botha, Theuns Kotze, Heinz Koll.
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