La finalina Boreale - Preview
Gli staff tecnici ovviamente lo stan facendo dal minuto successivo al fischio finale dei quarti, ora è giunto il tempo anche per noi di iniziare a meditare sulle semifinali mondiali.
Esse sono in buona sostanza le finaline di due mini tornei disputati nei quarti di finale, un Sei Nazioni d'élite da una parte (escluse le due da un decennio al fondo, Italia e Scozia) e l'anticipazione nuda e cruda del prossimo Quadri-Nations dall'altra.
Scopriamo la prima finalina, in onda sabato dall'Eden Park: Francia-Galles, apparentemente molto decifrabile ma non facilmente prevedibile nel suo esito. Anche se la Francia non ha mai prodotto due grandi prestazioni in fila ai Mondiali; l'assistant coach gallese Shane Edwards avvisa, al Sei Nazioni invece si ripetono alla grande e stavolta l'ambito, location a parte, ricorda molto.
Il fattore che ha reso il Galles vincente sinora è, straordinario a dirsi, la difesa. I Dragoni sono la squadra tra le rimaste che ha incassato meno punti: 34, contro quasi il triplo (96) incassati dalla Francia! (Il Galles è secondo overall, la migliore di tutte in difesa è il Sudafrica, 24 punti subiti). I Dragoni han preso anche meno mete tra le semifinaliste, al pari dell'Australia: quattro, contro le nove prese dai Bleus (sono terzi overall, i migliori sono stati gli inglesi, usciti con una sola meta in saccoccia marcata dalla Georgia, seguiti dal Sudafrica che ne ha incassate due in tutto).
Il Galles al contempo non s'è dimenticato d'essere una squadra tradizionalmente votata a intraprendere, a giocar palla negli spazi: sono secondi overall per punti fatti dopo gli All Blacks (180 contro 240), la Francia ne ha marcati 124; sono terzi per mete segnate, dietro alle altre due semifinaliste All Blacks e Australia (23, contro 38 e 25 rispettivamente): dieci di più di quelle segnate dalla Francia. Secondo i i numeri insomma, non c'è storia.
Coach Warren Gatland ha sottolineato quanto bene faccia ai suoi esser lontani dalle pressioni gossippare casalinghe, pensando forte agli inglesi, ma forse indirettamente già riferendosi ai compaesani All Blacks, che sogna di sfidare in finale; Edwards, il mastermind dei miglioramenti difensivi dei Dragoni, sottolinea che la gioventù del team previene da trappole psicologiche, tipo pensare che l'ultima vittoria con la Francia risalga al 2008, l'anno del Grand Slam e in casa. Nella realtà i confronti tra le due hanno una storia di singolare equilibrio: dopo ben 88 incontri dal 1908, si contano 43 vittorie gallesi, 42 francesi (e tre pareggi) e soli due punti complessivi segnati di differenza!
Sulla formazione, poco da dire: i temi tattici e i protagonisti oramai son quelli, l'unica variante sono gl'infortuni. Difatti l'unico cambio operato da Gatland è sostituite il mediano d'apertura per l'indisponibilità di Rhys Priestland. Ha scelto James Hook per evidenti motivi di forma, rispetto al sostituto più naturale Stephen Jones che va in panchina. Non sarà la copia carbone del diligentissimo giovane estremo degli Scarlets, Hook aggiungerà protagonismo individuale consono alla tradizione dei Dragoni, ma fatalmente si prenderà anche più rischi. Il resto è la formazione che ha retto e infilato l'Irlanda, inclusa la trovata a mio avviso determinante di Leigh Halfpenny estremo.
Se il Galles non deve e non può far altro che continuare per la strada che gli ha dato tante soddisfazioni sinora - difesa attenta, dopodichè "play the situation" in fase di possesso, applicando judgement in campo - la Francia invece, morale a parte, non ha molto a cui ancorarsi. Eppure non c'è nulla da cambiare, ritoccare ed adattare: non per caso è regolarmente la prima ad annunciare la sua formazione, che rimane giustamente invariata rispetto ai quarti di finale, ivi incluso Morgan Parra all'apertura e Trinh Duc in panchina. Uniche novità dell'ultima ora e non da poco in panchina, dove arrivano al posto di Picamoles per la terza linea il più flessibile Fulgence Ouedraogo e l'uncapped Jean Marc Doussain al posto del centro Marty: chiamato come seconda (a questo punto terza) apertura al posto di Skrela, forse più che come utility back (c'è Heymans) è lì come vice mediano, per non costringere Parra a spostarsi anzitempo nel caso Yachvili non ce la faccia.
Sul piano dei numeri, la presenza nell'alto delle prime quattro al Mondo dei Bleus è giustificata solo da quelli individuali: la posizione di leader della classifica dei marcatori di Vincent Clerc e la quinta tra i marcatori di Dimitri Yachvili, (39, due punti sotto a O'Connor, il primo è Morné Steyn con 62 punti segnati), che però s'è sporcato una percentuale favolosa nei quarti. Priestland, il migliore dei gallesi è solo decimo e il miglior marcatore di mete è Scott Williams con 4, ma il primo non c'è e il secondo sta in panca, chiuso dall'affiatatissimo e complementare duo Roberts-Davies, che con l'Irlanda han fatto la figura dei Nonu-Smith Boreali.
Sul piano delle fonti del gioco, sarà uno scontro ai massimi livelli: prime linee galattiche in termini d'esperienza su ambo i fronti. Più solidi e ricchi di opzioni forse i francesi in rimessa laterale, data la presenza contemporanea di Bonnaire e Harinordoquy oltre a Nallet e Papé aldilà del lanciatore Servat; sarà anche grande sfida sul mantenimento del possesso nelle fasi dinamiche tra Warburton leader di una terza linea giovane e iper dinamica, che proverà a infilare i marcantoni francesi, vs. Dusatoir, di cui nessuno parla mai ma che meriterebbe l'epiteto di nuovo Mr.Nobody (perchè Nessuno è perfetto e lui non sbaglia mai niente), leader di una terza linea che ha fatto vedere i sorci verdi ai pur tosti inglesi.
Il gioco tattico è usato dai gallesi per alleggerire le situazioni, contando molto sulla difesa e sugli errori altrui; sarà forse un capitolo molto studiato da Lievremont per Medard e Palisson, più come opportunità d'attacco che per imitare.
Per mettere le proprie individualità nelle condizioni di offendere, la Francia dovrà "solo" studiare a tavolino situazioni e combinazioni nuove, partendo dal presupposto a lei gradito, di avere una buona dose di possesso, senza distrarsi dalla necessità di presidiare bene gli spazi per tenere le ripartenze a razzo gallesi. Marc Lievremont e il suo staff si devono focalizzare sul game plan di giornata. Per capirci, un po' come fecero con l'Irlanda nei warm up premondiali, in cui prepararono iniziative specifiche con target il centro d'Arcy-O'Driscoll.
Al coach in particolare non è richiesto fare alcun lavoro psicologico sui suoi o sull'ambiente: a parte che quando ci prova sbaglia, tra i francesi è connaturata la consapevolezza di poter battere chiunque in ogni face-to-face. E' uno stato d'animo radicalmente diverso dal credersi i migliori al mondo, che ha radici nella coscienza (a mio avviso molto corretta, condivisa dagli Argentini) che il rugby è sport che più si attaglia allo spirito epico "latino-celtico-gotico" che a quello schiacciassassi "germanico" anglo-sassone o anche franco.
Se la Gaule è l'antica Francia celtica, i Gallesi in francese sono i Gallois: nulla di più simile, anche nel gusto per il "gioco champagne", nei cromosomi di entrambe le contendenti. Potrebbe risultare una sfida piacevolissima e gradita ad ambo le parti, perché si tengono l'iniziativa, i gallesi li reggono e tentano di infilarli negli spazi con le loro ripartenze ed iniziative individuali ben sostenute. Il primo che sgarra e deraglia o si fa sfuggire l'iniziativa individuale estemporanea, perde.
Esse sono in buona sostanza le finaline di due mini tornei disputati nei quarti di finale, un Sei Nazioni d'élite da una parte (escluse le due da un decennio al fondo, Italia e Scozia) e l'anticipazione nuda e cruda del prossimo Quadri-Nations dall'altra.
Scopriamo la prima finalina, in onda sabato dall'Eden Park: Francia-Galles, apparentemente molto decifrabile ma non facilmente prevedibile nel suo esito. Anche se la Francia non ha mai prodotto due grandi prestazioni in fila ai Mondiali; l'assistant coach gallese Shane Edwards avvisa, al Sei Nazioni invece si ripetono alla grande e stavolta l'ambito, location a parte, ricorda molto.
Il fattore che ha reso il Galles vincente sinora è, straordinario a dirsi, la difesa. I Dragoni sono la squadra tra le rimaste che ha incassato meno punti: 34, contro quasi il triplo (96) incassati dalla Francia! (Il Galles è secondo overall, la migliore di tutte in difesa è il Sudafrica, 24 punti subiti). I Dragoni han preso anche meno mete tra le semifinaliste, al pari dell'Australia: quattro, contro le nove prese dai Bleus (sono terzi overall, i migliori sono stati gli inglesi, usciti con una sola meta in saccoccia marcata dalla Georgia, seguiti dal Sudafrica che ne ha incassate due in tutto).
Il Galles al contempo non s'è dimenticato d'essere una squadra tradizionalmente votata a intraprendere, a giocar palla negli spazi: sono secondi overall per punti fatti dopo gli All Blacks (180 contro 240), la Francia ne ha marcati 124; sono terzi per mete segnate, dietro alle altre due semifinaliste All Blacks e Australia (23, contro 38 e 25 rispettivamente): dieci di più di quelle segnate dalla Francia. Secondo i i numeri insomma, non c'è storia.
Coach Warren Gatland ha sottolineato quanto bene faccia ai suoi esser lontani dalle pressioni gossippare casalinghe, pensando forte agli inglesi, ma forse indirettamente già riferendosi ai compaesani All Blacks, che sogna di sfidare in finale; Edwards, il mastermind dei miglioramenti difensivi dei Dragoni, sottolinea che la gioventù del team previene da trappole psicologiche, tipo pensare che l'ultima vittoria con la Francia risalga al 2008, l'anno del Grand Slam e in casa. Nella realtà i confronti tra le due hanno una storia di singolare equilibrio: dopo ben 88 incontri dal 1908, si contano 43 vittorie gallesi, 42 francesi (e tre pareggi) e soli due punti complessivi segnati di differenza!
Sulla formazione, poco da dire: i temi tattici e i protagonisti oramai son quelli, l'unica variante sono gl'infortuni. Difatti l'unico cambio operato da Gatland è sostituite il mediano d'apertura per l'indisponibilità di Rhys Priestland. Ha scelto James Hook per evidenti motivi di forma, rispetto al sostituto più naturale Stephen Jones che va in panchina. Non sarà la copia carbone del diligentissimo giovane estremo degli Scarlets, Hook aggiungerà protagonismo individuale consono alla tradizione dei Dragoni, ma fatalmente si prenderà anche più rischi. Il resto è la formazione che ha retto e infilato l'Irlanda, inclusa la trovata a mio avviso determinante di Leigh Halfpenny estremo.
Se il Galles non deve e non può far altro che continuare per la strada che gli ha dato tante soddisfazioni sinora - difesa attenta, dopodichè "play the situation" in fase di possesso, applicando judgement in campo - la Francia invece, morale a parte, non ha molto a cui ancorarsi. Eppure non c'è nulla da cambiare, ritoccare ed adattare: non per caso è regolarmente la prima ad annunciare la sua formazione, che rimane giustamente invariata rispetto ai quarti di finale, ivi incluso Morgan Parra all'apertura e Trinh Duc in panchina. Uniche novità dell'ultima ora e non da poco in panchina, dove arrivano al posto di Picamoles per la terza linea il più flessibile Fulgence Ouedraogo e l'uncapped Jean Marc Doussain al posto del centro Marty: chiamato come seconda (a questo punto terza) apertura al posto di Skrela, forse più che come utility back (c'è Heymans) è lì come vice mediano, per non costringere Parra a spostarsi anzitempo nel caso Yachvili non ce la faccia.
Sul piano dei numeri, la presenza nell'alto delle prime quattro al Mondo dei Bleus è giustificata solo da quelli individuali: la posizione di leader della classifica dei marcatori di Vincent Clerc e la quinta tra i marcatori di Dimitri Yachvili, (39, due punti sotto a O'Connor, il primo è Morné Steyn con 62 punti segnati), che però s'è sporcato una percentuale favolosa nei quarti. Priestland, il migliore dei gallesi è solo decimo e il miglior marcatore di mete è Scott Williams con 4, ma il primo non c'è e il secondo sta in panca, chiuso dall'affiatatissimo e complementare duo Roberts-Davies, che con l'Irlanda han fatto la figura dei Nonu-Smith Boreali.
Sul piano delle fonti del gioco, sarà uno scontro ai massimi livelli: prime linee galattiche in termini d'esperienza su ambo i fronti. Più solidi e ricchi di opzioni forse i francesi in rimessa laterale, data la presenza contemporanea di Bonnaire e Harinordoquy oltre a Nallet e Papé aldilà del lanciatore Servat; sarà anche grande sfida sul mantenimento del possesso nelle fasi dinamiche tra Warburton leader di una terza linea giovane e iper dinamica, che proverà a infilare i marcantoni francesi, vs. Dusatoir, di cui nessuno parla mai ma che meriterebbe l'epiteto di nuovo Mr.Nobody (perchè Nessuno è perfetto e lui non sbaglia mai niente), leader di una terza linea che ha fatto vedere i sorci verdi ai pur tosti inglesi.
Il gioco tattico è usato dai gallesi per alleggerire le situazioni, contando molto sulla difesa e sugli errori altrui; sarà forse un capitolo molto studiato da Lievremont per Medard e Palisson, più come opportunità d'attacco che per imitare.
Per mettere le proprie individualità nelle condizioni di offendere, la Francia dovrà "solo" studiare a tavolino situazioni e combinazioni nuove, partendo dal presupposto a lei gradito, di avere una buona dose di possesso, senza distrarsi dalla necessità di presidiare bene gli spazi per tenere le ripartenze a razzo gallesi. Marc Lievremont e il suo staff si devono focalizzare sul game plan di giornata. Per capirci, un po' come fecero con l'Irlanda nei warm up premondiali, in cui prepararono iniziative specifiche con target il centro d'Arcy-O'Driscoll.
Al coach in particolare non è richiesto fare alcun lavoro psicologico sui suoi o sull'ambiente: a parte che quando ci prova sbaglia, tra i francesi è connaturata la consapevolezza di poter battere chiunque in ogni face-to-face. E' uno stato d'animo radicalmente diverso dal credersi i migliori al mondo, che ha radici nella coscienza (a mio avviso molto corretta, condivisa dagli Argentini) che il rugby è sport che più si attaglia allo spirito epico "latino-celtico-gotico" che a quello schiacciassassi "germanico" anglo-sassone o anche franco.
Se la Gaule è l'antica Francia celtica, i Gallesi in francese sono i Gallois: nulla di più simile, anche nel gusto per il "gioco champagne", nei cromosomi di entrambe le contendenti. Potrebbe risultare una sfida piacevolissima e gradita ad ambo le parti, perché si tengono l'iniziativa, i gallesi li reggono e tentano di infilarli negli spazi con le loro ripartenze ed iniziative individuali ben sostenute. Il primo che sgarra e deraglia o si fa sfuggire l'iniziativa individuale estemporanea, perde.
2 commenti:
Sarà una bellissima partita e l'esito dipenderà molto più dalla francia che dai gallesi.
Ringo commenterà la partita? :D
Io terrò d'occhio le mie azioni.
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