sabato 8 ottobre 2011

Wales col vento in poppa


Westpac Stadium, Wellington, RWC 2011 Quarter-Finals
Ireland 10 - 22 Wales
Attendance: 35.787,  Half-time: 3 - 10
Tries: Earls
Cons: O'Gara
Pens: O'Gara
Tries: JJV Davies, Phillips, SM Williams
Cons: Priestland 2
Pens: Halfpenny

Lo Stretto di Cook, braccio di mare su cui s'affaccia il Regional Stadium di Wellington, in termini di vento è ben peggio del mitico Golfo di Hauraki davanti ad Auckland, quello dell'America's Cup quand'era una cosa seria: teso, rafficato, abbatte le bandierine e porta pioggia a scrosci.
La barca che meglio sa sfruttare queste condizioni di vento si mostra essere quella gallese: non tanto nel "tratto di bolina" (controvento), condizione nella quale sia i Dragoni (primo tempo) che i Trifogli (secondo) marcano una meta, quanto nella tratta "al lasco" (in favore di vento), quando (è il secondo tempo) i gallesi riescono a raggiungere l'area punti con due mete; nel primo tempo invece gli irlandesi premono, si dannano, dòminano possesso e territorio a livelli del 60%, ma riescono a raccogliere solo tre miseri punticini, contro due mete dei rossi.
La sintesi della partita è abbastanza semplice a dirsi ma molto potente negli effetti, crediamo anche per il proseguo del Mondiale: i gallesi sanno fare gli "irlandesi" meglio degli originali nel secondo tempo, quando sfruttano il campo "in salita" facendoli girar matti di gioco tattico e punendoli con due ficcanti azioni personali, di quelle che deliziano gli allenatori australi come Gatland ("play the situation"); nel primo tempo i Dragoni sfoggiano quella difesa fisica ben strutturata e coperta (molto meno "avanzante" di quella contrapposta, qualsiasi cosa significhi, per rinfocolare le polemiche di retroguardia nostrane). E' la difesa che li ha fatti sopravvivere con onore nel "girone della morte" ma che già avevamo evidenziato nel warm up premondiale contro l'Inghilterra. Un Galles mai visto insomma: concentrato per ottanta minuti, disciplinato, attento nelle "fasi oscure" del gioco e non solo ad esaltarsi quando parte la cavalleria.

Il Galles gestisce magistralmente il primo possesso palla, portandosi sotto il pali avversi a suon di vittorie nel punto di contesa e poi sfuttando al meglio le gambette di Shane Williams schierato sul lato "sbagliato" (a destra) rispetto al suo numero (11).
Due minuti, sette a zero, è una capitalizzazione cruciale; ne restano trentotto per resistere resistere resistere, perché oggi il vento rende il Westpac veramente in salita.
Difatti il resto del primo tempo si gioca quasi esclusivamente nella metà campo gallese, coi Verdi a giostrar bene i possessi e gli attacchi ma i gallesi concentrati e solidi in difesa. Le rimesse laterali, regolarmente cercate da O'Gara sui falli spesi dai Dragoni, sono in particolare una spina nel fianco: con le maul i Verdi arrivano un paio di volte fino all'area di meta, ma vengono tenuti alti; con azioni multifase in serie ben lanciate da Conor Murray, tentano di allargare la difesa per i tentativi di penetrazione di O'Driscoll, ma i Gallesi difendono con ordine e senza rischi eccessivi, puntando più sulla velocità di salita che sull'anticipo. In particolare Jonathan Davies, che risulterà uno dei protagonisti, pressa O'Driscoll e gli fa perder palla in una occasione particolarmente favorevole.
Il suo collega di reparto Jamie Roberts s'incarica si portar palla nei tentativi gallesi di risalire il campo. Al 23' la punizione guadagnata dai Verdi è troppo centrale per essere convertita in rimessa laterale da O'Gara, che accorcia sul 7-3.  Pochi minuti dopo è Leigh Halfpenny a centrare i pali da poco oltre metà campo, restituendo al Galles il break di vantaggio, 10-3 . Ah avere piazzatori dalla lunga distanza, in condizioni come queste è essenziale. Halfpenny oggi merita più di una menzione per la potenza: Gatland ha finalmente trovato all'estremo la miglior collocazione per una promessa che ha speso i suoi migliori anni a fare il "vice-Shane" al largo. Elettrico nelle ripartenze, sicuro nelle prese aeree, intelligente nelle scelte, è stato essenziale anche nella meta gallese come assist man.

Il secondo tempo parte a campi rovesciati, stavolta è l'Irlanda a rendersi conto di avere il campo in salita ma reagisce esattamente come il Galles nel primo tempo, usando la potenza dei suoi avanti per portar su palla in sfondamento. In modo magari più "frantic" dei gallesi, ma l'efficacia è la medesima: in 4 minuti, Keith Earls marca all'angolino opposto rispetto agli avversari, il Tmo De'Sanctis valuta bene la millimetrica regolarità della meta, con la trasformazione di O'Gara è 10 pari.
Le parti sono rovesciate rispetto al primo tempo, ora spetterebbe all'Irlanda difendere ermeticamente e ripartire al galoppo; se la seconda parte qualche volta riesce, in special modo grazie alle iniziative di Bowe, di un d'Arcy positivo come non mai e qualche spunto di Kearney,  invece non è lo stesso per la difesa. Al 50' una serie di ruck sfaldano la trincea Verde, fino a quando si forma un punto d'incontro sul lato sinistro del campo e il mediano Phillips s'avvede che manca la guardia sul lato cieco, assorbita dalla ruck precedente. Per una volta i suoi passettini ritardanti in passaggio sono utili, li trasforma in una corsa lungolinea con perfetto tuffo in meta, a centrare il centimetro quadrato lasciato libero dal recupero di ala e estremo irlandesi: è 15-10.
Sale in cattedra la freddezza dell'apertura gallese Rhys Priestland, che ricaccia regolarmente indietro gli irlandesi a ogni recupero palla, instupidendoli di avanti e indrè per il campo.
All'ora di gioco il secondo guizzo personale decisivo per la gara, ironia della sorte, molto simile a quello fallito da O'Driscoll nel primo tempo: il centro Davies riceve palla in attacco sul centro - destra, a Earls che difende al suo esterno, i precetti della difesa a salire o "rovesciata" impongono di anticipare l'apertura al largo; peccato non tenga conto che il difensore al suo interno è un pilone. Il centro gallese non deve far altro che sfruttare il passaggio a livello aperto, Healy non h ala velocità per raggiungerlo. E' la meta definitiva, trasformata da Priestland per il 22-10. A proposito di difesa che sale, che è sempre un'arma a doppio taglio.
Così, addio sogni di gloria per la "golden generation" irlandese oramai al tramonto. Non male aver raggiunto i quarti di finale, non è risultato abituale per i Trifogli, solo che dopo aver battuto l'Australia e soprattutto con l'autostrada che s'è aperta davanti nel calendario, c'è da mangiarsi le mani. Le han provate giustamente tutte nel primo tempo per arrivare alla meta, l'eccellente difesa gallese glie l'ha impedito.
La freschezza della giovane terza linea Warburton-Lydiate-Faletau ha retto ed esaurito la potenza di Ferris-O'Brien-Heaslip, mentre Charteris (fin che è durato) e Alun Wyn Jones hanno disturbato le rimesse di O'Connell-O'Callaghan, che pure è rimasta l'arma più potente in mano ai Verdi, e li hanno in qualche modo retti anche nelle ruck. Se le due linee mediane si sono grosso modo equivalse anche sul piano tattico (il che non è complimento da poco per Priesltalnd), una minima differenza a favore dei gallesi arriva dalle linee arretrate, sistemate alla perfezione con Halfpenny in fondo e coi due centri ben assortiti. La partita però l'ha vinta la difesa - e la capacità di prendere meglio il vento. 

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