martedì 23 agosto 2011

Sudafrica, buon ultimo, ai Mondiali

Delle grandi mancava solo la formazione del Sudafrica campione del mondo in carica, è appena stata rilasciata in conferenza stampa dal coach P.Divvi (il mercuriale Peter de Villiers, simil rapper Sean Combs, ex Puff Daddy poi P. Diddi).
Nella realtà gli annunci ufficiali sono stati sinora diciotto sulle venti nazionali partecipanti (seguiteli tutti sul nostro tumble-log di servizio RR Tumblr); mancano ancora Samoa (impegnata fino al 27 in una serie di test casalinghi con Western Force) e Romania.

Nel caso del Sudafrica non c'erano dubbi che si sarebbe trattato di una selezione fondata sui "soliti noti", un gruppo ereditato dal 2007 e definitosi nel 2009 con la tournée dei Lions. Difatti di quelli mancano solo Juan Smith e il lungo Bekker, non recuperabili. La "Vecchia Guardia" è tornata sugli scudi all'ultimo momento utile - del resto, quando il gioco si fa duro ... - con la vittoria sugli All Blacks di sabato scorso. Un evento che ha risollevato le sorti di quel "patto" tra senatori e coaching team che era sembrato vacillare. Di fatto, ora con l'accordo di tutti s'è tornati al punto di partenza: 18 convocati su 30, quasi 2/3, sono campioni del mondo reduci. Come sempre però, nell'esercizio sottile della selezione, mezzo arte mezzo scienza, mezzo sensibilità ed equilibri mezzo statistiche, c'è spazio per qualche sorpresina.

Neanche a dirlo, il Sudafrica andrà in Nuova Zelanda col modulo classico 16 avanti - 14 trequarti.Partiamo dal fondamentale reparto avanti.
- I quattro piloni prescelti sono Tendai "The Beast" Mtawarira, Gurthrö Steenkamp, CJ van der Linde e il dottor Jannie du Plessis. Decisamente i più testati, dato che nessuno dei "nuovi" provati nelle trasferta è riuscito a mettersi in evidenza, l'unica alternativa credibile rimaneva BJ Botha ma s'è infortunato.
- Logici anche i tre specialisti del tallonaggio: Bismark DuPlessis, capitan John Smit e il rinfrancato Chiliboy Ralepelle (un paio di mete nelle trasferte del TriNations). Non per caso anteponiamo il fratello del pilone al capitano: la partita di sabato ha dimostrato, se ce ne fosse stato il bisogno, che i Boks non possono prescindere dalle capacità di Bismark, che oltre a costituire un ottimo ancoraggio in mischia e un buon lanciatore in rimessa è anche e soprattutto una terza linea aggiunta nel gioco aperto, fungendo da ball carrier numero uno e da leader nei breakdown. Una figura chiave alla luce dell'assenza dell'altro percussore da davanti Juan Smith. L'ha sottolineato lui stesso - guardate che sono prezioso - sbuffando apertamente, quasi da calciatore, quand'è stato sostituito.
Il capitano dal suo verso è imprescindibile sul piano della leadership, degli equilibri interni: dovrà ricavarsi in accordo col management un ruolo più defilato, di minor minutaggio, quasi da impact player (cosa che non è), sperando venga usato come pilone jolly solo contro le Pacifiche (il suo rendimento a destra o a sinistra non è di alto livello, diciamo).

- In seconda linea, assieme ai due eterni granatieri attenti-a-quei-due Victor Matfield e Bakkies Botha, viene chiamato a sorpresa dall'Irlanda il poco provato Johann Muller. Il quarto è il veterano multi-impiego nei loose five Danie Roussow. Qui non sorprende tanto lo scarto di Gherardt Mostert - era già partito per Parigi, il Top14 inizia questo fine settimana, quanto quello di Flip Van der Merwe che molti davano per certo, forse le risultanze sullo stato di salute del giovane non sono positive.
- Siamo alla terza linea, reparto fondamentale per tutti, cruciale per il modello di gioco Boks. Qui l'assenza grave è quella di Juan Smith, il re dei blinsdide. Al suo posto il più basico Shalk Burger, pur mai visto in campo dall'infortunio in semifinale del SuperXV, uno dei primi integrati nel gruppo dei senatori dal 2008; un altro cooptato da tempo è lo scultoreo Pierre Spies, tornato recentemente in forma, al nr.8, il quale assieme ai due centri trovo caratterizzi molto bene questa edizione Springboks: potenza, fisicità ma anche una certa qual ruvida eleganza.
Il cruciale openside flanker -il ruolo di McCaw, Pocock, Dusatoir - è Heinrich Broussow: al Nelson Mandela Bay Stadium s'è rivisto il re dei grillotalpa che distrusse i Lions nel 2009.
Occorreva poi scegliere backup di livello per un torneo lungo e dispendioso e per dei campioni fragili, soprattutto i due flanker. Roussow è decisamente uno; lato aperto è stata una scelta per esclusione (dopo i ripetuti no show di Deon Stegmann): Francois Louw, in auge l'anno scorso ma poi sparito, tanto da accettare di trasferirsi a Bath. Lato cieco il prescelto (logico anch'esso) è Willem Alberts; oltre a Spies, gli altri ball carrier avanzati dalle altre linee sono in primis Bismark, poi Danie e The Beast. Non prendono l'aereo il poco decisivo Ryan Kankowski, lo zazzeruto Ashley Johnson, Deysel etc.etc.

Se davanti sono gli infortuni a determinare le scelte, dietro invece la vittoria di sabato sugli All Blacks ha restituito certezze non solo e non tanto sulle persone, quanto sul modello di gioco. Inutile spremersi le meningi, il Sudafrica funziona quando gioca "fisico", sacrificandosi nell'applicare ottanta minuti di implacabile scrambling defense alla morte sia a metà campo che a un centimetro dalla propria linea di meta, nel caricare a tutta forza il punto di impatto, nella mobilità prima di tutto difensiva di centri e ali.
- La regìa delle ripartenze è di Fourie DuPreez; nel ruolo P.Divvi porta due mediani che NON possono sostituirlo; uno è alternativo, entrambe sono di impiego flessibile: Ruan Pienaar può anche fare l'apertura, è mediano più "flemmatico" che può venir buono nelle partite "B", quando il pallino ce l'avranno i Boks; Francois Hougaard fa l'alter ego di DuPreez ed è anche una gran bell'aletta.
- All'apertura, sabato s'è pienamente riguadagnato il posto Mornè Steyn, ma Butch James continuerà a marcarlo stretto anche in Nuova Zelanda. L'apertura dei Bulls s'è dimostrato ideale per quel modello di gioco old skool applicato. Obbliga agli straordinari difensivi i compagni, ma li ripaga con gli interessi finalizzando tutto: con lui in campo l'opzione drop è sempre ON e le difese avversarie devono alzare la loro "no fault zone" di venti metri (sabato ha segnato 4 punizioni da metà campo).
- Al centro, sabato ha strappato applausi come ai vecchi tempi la coppia Jean de Villiers - Jaque Fourie (il migliore in campo). Il loro rincalzo sarà Juan De Jongh. Al posto inside ci può andare Butch o anche Frans Steyn, come nel 2007 (il ragazzo avrà messo su venti chili, ancora un po' e prende il posto di John Smit come jolly in prima linea!), per il posto di backup esterno il centro di Western Province è preferibile a Wynand Olivier.
- In fondo al campo, le buone notizie della non gravità degli infortuni di Frans Steyn e del 20enne Patrick Lambie non lasciavano apparentemente spazi, e invece P.Divvi si porta anche il controverso Gio Aplon. Evidentemente Lambie lo si considera anche per l'apertura, Steyn potrebbe fare il centro e piacciono più le cariche da lontano del fullback di Città del Capo che quelle di Zane Kirchner; comunque rimane strano da vedere (e un rischio in difesa), lui così minuto in una squadra tutta over 100kg anche in fondo.
- Ai lati si son riguadagnati i loro posti con onore i veterani Brian Habana e JP Pietersen ma a loro rincalzo, sorpresa sorpresa, torna Odwa Ndungane, preferito al più giovane e potente ma meno esperto - soprattutto nei piazzamenti difensivi - Lvazi Mvovo. In più c'è Hougaard.
E' un reparto arretrato contrassegnato da una grande flessibilità e intercambiabilità. Tanto là dietro per i sudafricani c'è poco da pensare agli schemi: con palla in mano è giù il gettone, senza possesso invece vale la regola per la cavalleria nei campi di battaglia del Settecento, va' dove senti rombare il cannone.

Come detto ben 18 sono i veterani della campagna di Francia e 13 quelli che scesero in campo nella finale (mancano solo Os DuRandt, Juan Smith, Percy Montgomery - oggi assistant coach per i calci - e Wikus van Heerden, unico subentrato in gara, assieme a Bismark per ferita sanguinante del suo "amico" John Smit).
Abbiamo nove Bulls, otto Sharks, sei Western Province, due Lions e un Cheetahs, mentre quattro sono "stranieri" anche se altri partiranno dopo il mondiale (due Ulster, un Racing, un Bath). Fortunatamente di "transformation" in Sudafrica se ne parla meno, è stato forse il vantaggio maggiore, la "garanzia" offerta da coach PdV; alcuni ricorderanno il casino sulle "quote razziali" nel 2007 con tanto di convocazioni presidenziali a coach White. Sia come sia e giusto per la cronaca, nella nazionale 2011 abbiamo 22 bianchi e 8 tra neri e "Griquas".
Finiti gli impegni extra con una nota in crescendo, adesso per i Boks basta polemiche, ripensamenti, alternative o cambi di gioco (peraltro tutti silenziati dopo la partita "old skool" di sabato), ora tutti sono focalizzati nella difesa del titolo: unite behind the Boks. (nb: the Boks, non "i Protea").
Il loro è il girone forse più aperto, imprevedibile: Namibia a parte, ci sono Fiji un po' in crisi ma mai da sottovalutare e Samoa, cresciuta tantissimo nel collettivo e con individualità da brivido, più il Galles.

UPDATE 24/8: P. Divvi ha rivelato anche la lista dei preallertati, quelli che, in caso di emergenza, si rompe il vetro e devono arrivare.

2 commenti:

ringo ha detto...

Ecco finalmente la nazionale del Socio - dopo l'Italia, ovviamente ;)
Ci vediamo domenica 11, a Wellington. Dopo Australia-Italia, ovviamente ;)

Abr ha detto...

... ehhh il primo grande amore, ehhh le affinità elettive ... (il tifo no, per nessuno: il tifo è una malattia schifosa, lo dice la parola stessa).

Sostegno all'Italia col cervello acceso in ogni caso (hai notato cmq. che son più i pessimisti cronici a spegnerlo di frequente?).
Se poi è già ora di pronostici, due lirette le punterei sull'Australia ... ma aspettiamo sabato prima di sbilanciarci.

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